giovedì 30 settembre 2010

Gorizia: autori in osteria (di giovedì)

FARE VOCI IN OSTERIA
Incontri, letture, musica



Ottobre 7, 14, 21, 28 Novembre 4
osteria “L’Alchimista”
via Garibaldi 16/3 Gorizia



Cinque appuntamenti con gli autori del nostro territorio.
Cinque serate nel nostro tempo, dove si può stare bene.



Giovedì 7 ottobre ore 21

letture:
Valter Lauri, Zlatko Smrekar, Marjeta Manfreda Vakar, Roberto Marino Masini

con
Alberto Valentinuz, voce chitarra canzoni
Pietro Spanghero, contrabbasso



Giovedì 14 ottobre ore 21

incontro:
Michele Obit presenta la raccolta “Le parole nascono già sporche”

a seguire

concerto:
Piero Sidoti, voce chitarra canzoni
Claudio Giusto, percussioni
presentano il cd “Genteinattesa”, finalista al Premio Tenco 2010


Giovedì 21 ottobre ore 21

letture:
Erika Crosara, Cristina Micelli, Mila Bratina, Marina Giovannelli

ambientazione sonora:
Sandro Carta, tromba



Giovedì 28 ottobre ore 21

incontro:
Maurizio Mattiuzza presenta il libro di racconti “Il derby della luna”.
con il giornalista Roberto Covaz

a seguire

concerto:
Priska, voce chitarra canzoni

presenta il cd “Eppure ti vedo ancora”



Giovedì 4 novembre ore 21

letture:
Pericle Camuffo

con
Stefano Schiraldi, voce chitarra canzoni


a cura di Giovanni Fierro e Francesco Tomada

A Bologna il Tratto di Cinzia Demi 13 ott

Cinzia Demi

mercoledì 29 settembre 2010

PREMIO A.N.A.P.S. scad. 30 ott

BANDO DI CONCORSO

Articolo 1
L’Associazione Nazionale Artisti Poeti e Scrittori bandisce il PREMIO A.N.A.P.S. - 1a Edizione del Concorso Nazionale di Poesia “Omaggio a Nino Marzà” - (info 3478618297).

Articolo 2
Il Concorso si divide in due sezioni:
A) poesia a tema libero nei vari dialetti d’Italia;
B) poesia a tema libero in lingua italiana.
Sez. A: Ogni concorrente potrà inviare un massimo di tre poesie, fornite di traduzione in italiano obbligatoria, dattiloscritte in quadruple copia su foglio bianco formato A4. Le poesie dovranno essere inedite, avere lunghezza massima di 30 versi e riportare la regione di provenienza del dialetto; esse non dovranno contenere generalità o altri indizi che possano identificare il concorrente.
Sez. B: Ogni concorrente potrà inviare un massimo di tre poesie, dattiloscritte in quadruple copia su foglio bianco formato A4. Le poesie dovranno essere inedite, avere lunghezza massima di 30 versi e non dovranno contenere generalità o altri indizi che possano identificare il concorrente.
Si può partecipare ad entrambe le sezioni.
Al fine di ammortizzare le spese di segreteria, è richiesto un contributo di euro 10 per ogni sezione.
I testi inviati non saranno restituiti. La proprietà letteraria resta degli autori.

Articolo 3
Le poesie dovranno pervenire per raccomandata in plico chiuso entro e non oltre il 30 ottobre 2010, farà fede il timbro postale.
In una busta chiusa dovranno essere inseriti la scheda di partecipazione e la dichiarazione di consenso al trattamento dei dati (modello, da ritagliare, allegato al bando). Tale busta dovrà essere inserita in quella di spedizione, unita-mente alla somma richiesta e alle copie delle poesie. Nel caso di poeti minorenni le dichiarazioni dovranno essere rilasciate da un genitore o da chi ne fa le veci.
Sulla busta di spedizione dovrà essere indicata la seguente dicitura: - Contiene elaborati per il Premio A.N.A.P.S. 1a Edizione Concorso Nazionale di Poesia “Omaggio a Nino Marzà”, anno 2010 - .
La busta di spedizione dovrà essere inviata a mezzo posta raccomandata presso il seguente indirizzo:

Associazione Nazionale Artisti Poeti e Scrittori
Via Teatro Massimo, 17 - 95131 Catania

Articolo 4
La composizione della Giuria, il cui giudizio è insindacabile e inappellabile in qualsiasi sede, sarà resa nota all’atto della premiazione.
Ai primi tre classificati di entrambe le sezioni saranno assegnati i seguenti premi:
Al primo classificato: una prestigiosa opera pittorica autentica del valore di € 6.000,00 dell’artista Vittorio Ribaudo; l’iscrizione gratuita all’A.N.A.P.S.; il diploma e dei libri.
Al secondo classificato: una prestigiosa opera pittorica autentica del valore di € 2.500,00 dell’artista Vittorio Ribaudo; l’iscrizione gratuita all’A.N.A.P.S.; il diploma e dei libri.
Al terzo classificato: una pregevole serigrafia a colori autenticata del valore di € 500,00 dell’artista Vittorio Ribaudo; l’iscrizione gratuita all’A.N.A.P.S.; il diploma e dei libri.
Sono previsti premi speciali e segnalazioni per entrambe le sezioni.
I premi dovranno essere ritirati personalmente dai vincitori, che saranno avvisati dieci giorni prima della cerimonia di premiazione, o, in caso di grave impedimento, e per delega scritta, da altra persona non facente parte dell’organizzazione. Non è consentito l’invio dei premi per posta; in caso di mancato ritiro il premio rimarrà di proprietà dell’A.N.A.P.S..
Le poesie vincitrici e le segnalate della Sez. A saranno lette in occasione della cerimonia di premiazione dagli stessi autori; quelle della Sez. B saranno lette da un attore.
La mancata osservanza anche di una sola delle norme del presente bando comporterà l’esclusione dal Concorso.
La partecipazione al Concorso implica la piena ed incon-dizionata accettazione di tutte le norme contenute nel presente bando.

Articolo 5
La cerimonia di premiazione avrà luogo in Sicilia, nella suggestiva Ragusa Ibla, domenica 19 dicembre 2010 alle ore 18.00, presso il Santuario di San Rocco, Via Perrera - sn.
PREMIO A.N.A.P.S.
1a Edizione del Concorso Nazionale di Poesia
“Omaggio a Nino Marzà”
Anno 2010

SCHEDA DI PARTECIPAZIONE
(da compilare in modo ben leggibile)
Il/ la sottoscritto/a …………………………………………
Nato/a a ……………………………… Il ………………..
Residente ………………………………………………….
Via ……………………………………………. N° ………
Cap………….. Provincia ………………………………...
Tel. ………………………. Cell. …………………………
E-mail ……………………………………………………..
Accetta incondizionatamente tutte le norme del presente Bando di Concorso e dichiara sotto la propria responsabilità che le seguenti poesie inviate sono di propria creazione.
Sez. ……… Titoli poesie:
A) ……………………………………………………
B) ……………………………………………………
C) ……………………………………………………
Tutela dati personali: ai sensi della legge 31/12/96 n°675, art. 10, l’A.N.A.P.S. dichiara che il trattamento dei dati dei partecipanti al Concorso è finalizzato unicamente alla gestione del premio e all’invio agli interessati dei bandi degli anni successivi; fa presente inoltre che, ai sensi dell’art 11, con l’invio dei materiali letterari partecipanti al Concorso l’interessato acconsente automaticamente al trattamento dei dati personali.
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Alla Fondazione San Giuseppe

in occasione del centenario

di Franca Fabbri


COSA E COME DONARE E TESTI POETICI


Se non tutti hanno i doni necessari per il proprio cammino,
allora offri loro bisacce e sandali.

Se due vite non riescono ad avvicinarsi,
allora fa' che attraverso un ponte si trasformino in una.

Se la vita è un fragile fiume,
allora fa' che acquisti forza dagli altri fiumi.


Se la vita è un campo di battaglia,
allora non dimenticare di mescolare il sangue con gli amici.


ALLA FONDAZIONE SAN GIUSEPPE - AIUTO MATERNO E INFANTILE DI RIMINI


(STRUTTURA PRESSO LA QUALE SONO NATA) UN GRAZIE LUNGO CENTO ANNI


PER LE BISACCE E I SANDALI, I PONTI, L'ACQUA, IL SANGUE,


SEMPRE OFFERTI.


Poesie


Per nascere

Un figlio
chiese alla Madre
come si nasce.
“Un seme feconda la terra
– rispose –
diviene ninfèa.
Infine,
frutto maturo che cade dall'albero.


***


Avere
due occhi
due orecchie
due narici
due labbra
due mani
due piedi
e soltanto
un cuore.


***


Umanità

Luci nei palazzi
neri di notte:
occhi aperti
di umanità
indifferenti.

***


Lo stupro

Come resti
di un altare pagano
si ergevano nel bosco
muri marci di tempo
di muffe, di ragnatele.
Una ripida scala
condusse la vittima
e i carnefici
alla pietra sacrificale.

Urlò la violenza
rantolò la morte
rabbrividì il silenzio.

Il cielo pianse
la giovinetta uccisa
e per lungo tempo
lasciò cadere
nel bosco
gocce di luce.


***


Nei giardini sfogliati dall'impietoso inverno torneranno a sbocciare promesse di guarigione.

Mons. Francesco Lambiasi a Franca Fabbri

scheda del libro qui

L'ultima casa di Franca Fabbri

di Anna Maria Tamburini (recensione pubblicata su «La Voce di Romagna» del 23-8-10)
scheda del libro qui

Ad Anna Maria Tamburini

 di Piero Stefani

Nel coro delle tombe di antichi signori
il suo nome risuonò quella sera
davanti a suore e studenti.
La parola di Venanzio convocava,
quelle del giovane Fabrizio chiosavano,
Giovanni, familiare con la salita e con Bigorio,
vegliava da un mondo altro.
Le ali del colibrì ignorano soste,
a esse non è dato di fermarsi,
eppure, in quel frullo incessante,
accolgono paglie e le trasformano.
Il corsivo dialoga con il tondo
il bimbo con l'orso, come nel profeta
il cavalluccio di mare con il portamento
del figlio d'uomo nato dall'adamah

Ferrara 7.VII, 2010

martedì 28 settembre 2010

Su Storie minime di Maria Pina Ciancio

recensione di Margherita Rimi
pubblicata su  LA MOSCA di Milano - Intrecci di poesia, arte e filosofia, giugno 2010, n. 22 (p. 110/111)
___________________________

È tra i ricordi che ci conduce la realtà, nella storia dei luoghi, in percorsi per assenze:

“A chi resta a chi parte
(e non sa che lascia vuoti da riempire nelle crepe)”

Inizia così Storie minime di Maria Pina Ciancio.
La poetessa già dai primi versi avverte il lettore in quali territori intende condurlo.
Territori in cui ricordo e realtà si confondono, si scambiano nei luoghi della mente, dove ci si immerge ora nell’uno ora nell’altro verso.
Sono luoghi che hanno inciso nella carne la propria anima e con forte intensità vengono vissuti intimamente nelle storie di frammenti familiari ed individuali e nel destino di una comunità, di un popolo. Non a caso l’autrice fa riferimento nel sottotitolo, “Una poesia per Rocco Scotellaro” ad un poeta del Sud, della sua terra di Lucania, che fu anche uomo politico sensibile.
I versi sono pervasi da un presente che non sa dire senza la sua storia, senza un percorso che attraversa quei luoghi e li legge raccontandoli adesso, come allora.

“la storia
quella raccontata e quella dei ricordi
si impasta con la vita”

Dove sembra esserci un vuoto, un abbandono questi diviene presenza forte, traccia di continuità tra passato e presente, futuro e possibilità.
I paesi, le cose, gli oggetti, le strade, i muri, il vento sanno come muoversi in silenzio e sanno di essere, allo stesso tempo, una presenza che risuona e vibra di parole, di storie personali e individuali, di storie collettive.
Ed a mano a mano che sembrano spopolarsi nella descrizione, si ripopolano di storia e di senso.
È da tante storie che l’autrice si lascia attraversare, storie che appartengono alla sua, scandite all’unisono con il suo sentire.
Gioco della vita tra chi resta e chi se ne va.
Lacerazione dell’abbandono e dell’assenza, frammentazioni del destino, condizione di vivere nel sud.
È come se chi resta, in qualche modo, fosse andato via e chi se ne va fosse rimasto, è in questo gioco infinito che si compie una umanità che non ha più un luogo, è questa la terra in cui si compie il destino tra sradicamento e forte identità
Il luogo del sud diviene un territorio di transito, terra di passaggio, confine, simbolo della precarietà dell’esistenza in continuo e febbrile movimento, dove la morte e la vita, la memoria e la sua scomparsa, la partenza ed il ritorno, l’assenza e la presenza convivono in una sintesi di senso.

Agrigento, 07.09.2009

venerdì 24 settembre 2010

Verticali a Milano 28 set




Presentazione del libro di

 Bruno Galluccio
‘VERTICALI’  ( ed. Einaudi )


martedì 28 settembre  ore 18,30
Galleria Quintocortile  Viale Bligny 42 -  Milano


ne discuterà con l'autore Bianca Garavelli scrittrice e critico letterario
introduce Evelina Schatz artista e poeta

La presentazione avrà luogo nell'ambito della mostra di Evelina Schatz
Capriccio del cerchio


Note di Copertina di “Verticali”

esercizio lungimirante
fare calcoli sulle parti
riflettere su rimanenze
addentrarsi tra le parentesi
(sospendendo quel che premeva fuori)
e dire così addio all'eden degli interi

e impariamo che non possiamo sommarci subito
ma dobbiamo prima denominarci comunemente
conoscere la minima essenza condivisa
che ci moltiplichi


Quella di Galluccio è una poesia che tende a far affiorare «il lato rovescio del pensiero» attraverso vari modi: slittamenti semantici, spazi deformati, visionarietà onirica. In questo contesto entra in gioco anche una serie di metafore tratte dal linguaggio matematico che rimandano a un mondo di certezze e di perspicuità continuamente disatteso. Come nella poesia dedicata a Georg Cantor, vera e propria cerniera a metà del libro, dove alcuni aspetti di pensiero del grande matematico diventano l'occasione per una percezione diretta e acuta della complessità e del «confronto terreno fra infiniti».
I versi di Galluccio muovono da una ferita esistenziale che trova espressione in varie forme di disagio quotidiano, dilatandosi e trasformandosi in simboli capaci di spostare verticalmente le immagini, le distanze, i nodi irrisolti. Senza fare esplicitamente una poesia metafisica, Galluccio recupera tutta la pregnanza di scorie e residui della realtà interiore ed esterna, come se il prolungamento di questi dettagli potesse condurre, non tanto a risposte pacificanti, ma a nuove domande, a nuovi problemi che nessun teorema sembra in grado di risolvere


“POESIA E NATURA NEL PARCO”

DOMENICA 3 OTTOBRE 2010
in località CORNIOLO DI SANTA SOFIA , PRESSO Albergo-Ristorante PINI

Il Centro Culturale L’Ortica, in collaborazione con il Parco Nazionale Foreste Casentinesi M.te Falterona e Campigna, Coop Adriatica, Pro Loco di Corniolo, con il Patrocinio della Provincia Forlì-Cesena e del Comune di Santa Sofia, organizza
la 20a edizione di POESIA E NATURA NEL PARCO sul tema “gli alberi e le foreste che stanno ai loro posti…” (da un Canto Sioux Teton). Partecipano, con testimonianze e interventi di: Dr. Luigi Sacchini Presidente del Parco, Dr. Gabriele Locatelli, Vice Presidente Parco; Dr. Flavio Foietta, Sindaco di Santa Sofia, e l’addetto Responsabile Cultura del Comitato Soci di Coop Adriatica. Relatori: Prof. Giorgio Celli Entomologo dell’Università di Bologna; Prof. Maurizio Pallante e Luciano Foglietta, scrittore e giornalista, farà da cicerone lungo i percorsi delle Chiese di Corniolo dove si possono ammirare antiche immagini sacre come le famose maioliche dei Della Robbia, mentre il naturalista esperto del Parco Nevio Agostini farà da guida al locale Giardino Botanico; Prof. Oscar Bandini, Storico ed esperto del territorio del Parco, parlerà di “Origini ed evoluzione dell’Ente Parco”; il tutto ben condito con la partecipazione di numerosi poeti e scrittori provenienti dall’Emilia Romagna, Toscana e Marche. Attori del “Gruppo Ortica Slan-Sandra Mazzini”, con la Regia di Claudia Bartolotti, reciteranno i testi dei poeti prescelti, con presentazione di Davide Argnani, direttore della rivista L’Ortica.

PROGRAMMA: DOMENICA 3 OTTOBRE 2010:

Ore 7,45 – ritrovo e partenza da Forlì, in P.le della Vittoria (di fronte statua di Icaro) per chi proviene da Forlì. Ore 8 partenza per Corniolo, con mezzi propri. Chi ha necessità potrà richiedere un passaggio.
Ore 10,00 – ritrovo al Ristorante Pini per escursione all’Orto Botanico con Nevio Agostini, e visita alle opere d’arte delle Chiese di Corniolo con Luciano Foglietta.
Ore 12,00 – ritrovo per il pranzo al Ristorante PINI (Via della Madonna 10, 47010 Corniolo (FC) - tel. 0543/980250).
Ore 14,30-15 – inizio convegno nella Sala del Centro Visite del Parco (a pochi metri dal ristorante);
Ore 16,30 – recital: attori del Gruppo Gli Slan di Sandra Mazzini reciteranno i testi dei poeti prescelti dalla giuria.
Ore 18,00 – conclusioni
Coordinatore: Giorgio Casadei Turroni, Presidente del Centro Culturale L’Ortica.
Ai partecipanti omaggio del “Quaderno di Poesia e Natura nel Parco” 2010.


POESIA A CORNIOLO
AL RISTORANTE “PINI”

20ª EDIZIONE “POESIA E NATURA NEL PARCO 2010”
Fra i 61 concorrenti partecipanti alla 20ª Edizione Poesia e natura nel Parco, la commissione giudicatrice ha ritenuto validi i testi dei sottoelencati autori che per stile e contenuto hanno seguito il rispetto del tema assegnato: “… Gli alberi e le foreste che stanno ai loro posti…” dal verso di un Canto Sioux Teton:

Albini Elio (Alfero FC), Beoni Laura (S. Sofia), Briccolani Catia (Forlì), Campitelli Nicole (Rifreddo-Alfero FC), Castronuovo Rosario (Fiorano Mo), Cortesi Daniela (Forlì), Fanfani Paolo (Poggio Alla Malva-Prato), Fattori Narda (Gatteo FC), Fiumana Godoli Rina, (Forlimpopoli FC), Foglietta Luciano (S. Sofia FC), Forli Antonio Salvatore (Forlì),Giacomoni Nadia (Fusignano RA), Golfarelli Angelamaria (Forlì), Grieco Salvatore (Prato), Guaiana Marcello (Cesena FC), Lombardi Lucia (Rimini), Maraldi Maurizio (Forlimpopoli FC), Martini Anna Maria (Forlì), Massani Milena (Rimini), Massetani Stefano (Ghezzano di S. Giuliano Terme PI), Mazzuccato Lodovica (Ferrara), Mezzetti Marco (Bologna), Monti Marino (Forlì), Morgagni Gabriella (Forlì), Pasqui Umberto (Forlì), Perdisa Daniele (Forlì), Piccoli Renzo (Bologna), Pini Goffredo (Corniolo, FC), Puglia Laura (Parma), Ramberti Alessandro (Rimini), Ricci Silvano (Forlì), Rondoni Piero (S. Sofia), Rosetti Danila (Forlì), Spaccazocchi Maria Teresa (Peglio PU), Tenaglia Sylvana (Londa FI), Turci Elisabeth (Collinello Bertinoro FC), Versari Pasqualino (S. Piero in Bagno FC), Visani Anna Rosa (Forlì), Vitali Eugenio (Ravenna), Zaiti Maria Filippa (Forlì), e, fuori concorso Giorgio Bolla di Padova, escluso perché residente in regione non appartenente al Parco, ma la giuria ha accolto la sua poesia in omaggio al poeta Dino Campana di Marradi.

giovedì 23 settembre 2010

Novembre di Domenico Cipriano

TRANSEUROPA Edizioni (collana INAUDITA)
INFORMA
DA NOVEMBRE IN LIBRERIA

NOVEMBRE
di Domenico Cipriano
+ CD MUSICALE “Ultimo volo – orazione civile per Ustica” di Pippo Pollina
Avrà per titolo NOVEMBRE, ed arriverà presto in libreria, l’atteso secondo libro di Domenico
Cipriano, a 10 anni dal libro di esordio. Una raccolta di poesie sofferte, che parlano del sisma dell'80, del Sud della penisola, della sua gente, di ricordi, di ricostruzione, di futuro.
Un poemetto già anticipato in parte sulla rivista della Yale University di New York: Italian Poetry Review, che ora trova la sua pubblicazione nella prestigiosa collana INAUDITA dell’editore Transeuropa.
Le poesie di NOVEMBRE sono ispirate al tragico terremoto del 1980 in Irpinia e parte del Sud della penisola, a 30 anni da quel 23 novembre. La poesia diventa voce e i fatti sono la materia a cui i versi danno significato. In un’architettura complessa, dove la disposizione dei testi porta a numeri e date diventate ossessive per non cancellare il ricordo, si sviluppa una poesia “sociale”, emotivamente coinvolgente, vera, ispirata da un novembre lontano ma sempre presente. Il libro si avvale della presentazione del prof. Antonio La Penna.
Originalità della collana, dove uscirà la raccolta di poesie, è che ogni libro d'autore è legato con un CD d'artista. Il lavoro musicale che accompagnerà il libro di Cipriano, sarà il CD di Pippo Pollina dal titolo “Ultimo Volo – orazione civile su Ustica”, un’opera realizzata per ricordare le vittime di Ustica, di cui anche quest’anno ricorrono i 30 anni dalla tragedia.
Il CD diventa uno sguardo inedito sulla tragedia di Ustica dal punto di vista dell'unico personaggio in possesso della verità: il DC9 ITAVIA. Un'opera coinvolgente, in perfetto equilibrio tra musica, teatro e narrazione, per cercare ancora la verità, e perché Ustica non venga mai dimenticata. Un emozionante e originale incontro tra musica e parole, dove alle letture, affidate alla voce recitante di Manlio Sgalambro (il filosofo noto anche come paroliere di Franco Battiato), si intrecciano le canzoni e le musiche di Pippo Pollina, accompagnato dal Palermo Acoustic Quartet e dagli archi della Filarmonica “Arturo Toscanini”.
È già possibile prenotare il volume richiedendolo il libreria.
Info autore:
www.domenicocipriano.it
Vedi anche la scheda su LA FELTRINELLI:
http://www.lafeltrinelli.it/products/9788875801168/Novembre_Ultimo_volo_Con_CD/Pollina_Pippo.html?prkw=domenico%20cipriano&srch=0&cat1=1&prm=
Per ulteriori informazioni:
Responsabile Comunicazione Transeuropa Edizioni
ufficiostampa@transeuropaedizioni.it

VIR-US poesia compie il primo mese!



Oggi, 23 settembre 2010, "VIR-US associazione poetica", il sito curato da Federica Volpe e Barbara Bracci (oltre che dai vari collaboratori) compie il suo primo mese di vita!

Nato con l'intento di diffondere la poesia come un vero e proprio virus, ringrazia chiunque si sia fatto infettare, e chi, già infetto, ha creduto in questa causa.

Ogni settimana VIR-US riceve molte poesie. Ogni settimana ha il suo vincitore (scelto sempre con grande difficoltà, vista la mole e la qualità delle liriche che ci vengono inviate).
Vogliamo riportare, per festeggiare questo primo mese insieme, le poesie vincitrici del concorso gratuito settimanale POEM OF THE WEEK:

- 23/08/2010-29/08/2010: ROBERTO MASSARO - NON IL CUORE
- 30/08/2010-05/09/2010: FIORELLA D'ERRICO - ERI TU
- 06/09/2010-12/09/2010: FEDERICO FACCHINI - LA NOTTE DEI PEGNI
- 13/09/2010-19/09/2010: GIORDANO CRISCUOLO - IV
- 20/09/2010-26/09/2010: ORESTE VERONESI - UNIFORME

(Il sito è visitabile tramite il titolo cliccabile di questo post)



Federica Volpe

martedì 21 settembre 2010

Tra stupore e attenzione. Una riflessione critica di Mario Fresa sulla poesia di Roberto Maggiani


La ricerca poetica di Roberto Maggiani impone al lettore un interrogativo costante e difficile: si devono considerare divise le strade dell’intuizione e della volontà, della logica e del paradosso, dell’ordine e del caso, della cultura e della natura? La trasversalità dell’atto creativo è veramente opposta alla compiuta geometria della riflessione scientifica?
Alcuni esempi alti del pensiero filosofico-teologico hanno negato l’eventualità di un’antinomia tra Mythos e Logos, volendo far coincidere la concreta immanenza dell’indagine razionale con l’ombra trascendente dell’impensabile, dell’imprevisto, dell’oscuro: potremmo ricordare, almeno, l’ardita e vertiginosa teoria dell’argomento ontologico di Anselmo d’Aosta, che liquida – finalmente – la falsa incompatibilità che riguarderebbe il rapporto tra “ragione” e “fede”, riuscendo a individuare in un pensiero che trascenda se stesso la constatazione dell’esistenza dell’idea del divino (e, di conseguenza, dell’esistenza del divino stesso). Come considerare, però, la specifica peculiarità dello strumento poetico? L’unica risposta possibile è quella di intendere la poesia come un’oggettiva antenna che sia capace di intercettare e di creare una miracolosa coincidenza tra l’Essere e il molteplice, tra finito e infinito (e, dunque, tra il qui e l’altrove: cioè tra l’assennata costruzione del rigore e l’imponderabile folgorazione dell’incongruo) .

Maggiani è un poeta sensibilissimo, che pone la sua voce su quella soglia che separa, labilmente, il limitato dall’illimitato (e l’uomo da dio). Così, la poesia medesima si rivela come l’estremo gioco di un acrobata: da una parte, essa è tutta sospesa sopra il vuoto dell’inconsapevolezza e della mancanza; dall’altra, è invece spinta a mirare verso l’alto, verso l’oltre, di là dal suo stesso sguardo. Ed è proprio nell’istante della visitazione del verso – dono che non appartiene al poeta, ma che il poeta riceve, e a sua volta trasmette – che la scrittura assurge ad angelica testimonianza di immediato collegamento tra l’individuale e l’universale, tra stupore e attenzione, tra sogno e coscienza.

L’ansia di tale infinito domandare è pienamente espressa da Maggiani – con esiti rimarchevoli – nella sua ultima raccolta poetica, intitolata Scienza aleatoria (LietoColle, 2010). Lo stesso titolo – uno straniante ossimoro – annuncia già il senso del turbamento che muove il poeta verso l’interrogazione interminabile delle regioni del visibile e dell’invisibile: la poesia è scienza (tentativo di conoscenza e di dominio per il tramite dello strumento “razionale” della parola), ma è anche e sempre aleatoria (cioè sfuggente, finita, sottoposta alla vanità e alla fragilità dei confini e dei limiti del possibile).

Ecco, di seguito, un esemplare testo poetico, tra i più densi e rilevanti di tutto il libro:



Similitudine


Una poesia è simile a un giorno di luce
che mostra i colori del mondo
e lo libera dalla notte dell’inconoscenza,
mostra i legami tra le presenze
che respirano nell’oscurità,
rivela la scrittura cifrata
racchiusa in sillabe
nelle bocche dell’universo.

Su L'amore del giglio

AA.VV.
SAMUELE EDITORE, 2010

recensione di Vincenzo D'Alessio

L’insieme dei poeti e poetesse, inclusi in questa antologia dedicata alla mamma, forma un altro contributo a quell’amore puro, sincero, che unisce il genere umano alla sua radice, alla sua tana. Come in un gioco, infantile, torniamo con la mente a nasconderci in quel luogo nel quale cresciamo e ci alimentiamo, volutamente ovattato, lontano da ogni sorta di sofferenza, ricolmo di una solitudine ancestrale che è comunione. Non si interrompe in nessun modo l’amore per questo luogo. Anzi, lo si costruisce nei momenti di pausa, lo si rinnova nell’atto di divenire madre o padre. Questa nuova condizione umana, e sociale, ci priva delle amorevoli cure materne e paterne; ci impone di pensare a chi, le stesse cure, si aspetta da noi.
Nascono allora i ricordi dell’infanzia. Ci trattengono sul limitare di un tempo, sospeso, protratto all’infinito. Una mèta continuamente allontanata dal periglioso cammino della vecchiaia. Senza neppure sfiorare l’idea, continuamente rimossa, della morte. Mamma è, in ordine di tempo, la password che apre il mondo dell’Amore. Il padre è il codice di accesso alle sicurezze esistenziali. In alcuni casi anche l’amore del padre convive in sintonia con quello materno (vedi C. Sbarbaro, della poesia A mio padre). Nel circuito poetico internazionale, gli autori inclusi in quest’opera, sono accomunati da diverse esperienze nel campo dell’amore materno. Vengono dal Messico, dall’Ucraina, dal Marocco, dalla Francia e dall’Italia.
L’autore italiano è Domenico Cipriano. Giovane con alle spalle già diverse esperienze di scrittura originale; di esperimenti poetico-musicali; di una sincera vena scrittoria che l’ha imposto all’attenzione della critica nazionale ed internazionale. Bene ha scritto nella prefazione, la grande poetessa Maria Luisa Spaziani, a proposito dei motivi che ispirano, da tempi lontanissimi, la necessità della scrittura: “Sono otto: la madre, Dio, l’amore, il padre, la morte, i figli, la patria” (pag. 7) e aggiunge, ancora, “i ricordi”. Sono rotte segnate sulle mappe dei tanti autori. Sono i meridiani e i paralleli per ricavarne longitudine e latitudine. Ma le correnti che solcano l’oceano uomo sono infinite e non quantificabili.
I versi che Cipriano ha consegnato in quest’opera sono di una leggerezza vicina alla verginità del fanciullo che arrossisce alle carezze della mamma. Lo indicano in modo chiaro, sopra le altre poesie qui contenute, i versi della composizione I cambiamenti:

(…)
Dovremmo essere rimasti
bambini sempre
per darle i baci e riceverne,
ma il tempo ci consuma
dentro, e non bastano le rughe
(a volte) per accettare l’inverno. (pag.71)

Quanti altri autori del Secolo Breve richiama questa bella espressione del Nostro! Tanti. Oggi a versarli nel nostro cuore è la mano di Cipriano che unisce due termini che, per noi, sono opposti e nel contempo necessari: “bambini sempre” e “accettare l’inverno”. L’avverbio “sempre” unito a bambino ci riporta all’affabilità dei versi di Giovanni Pascoli della poesia L’aquilone :“(…) ti pettinò co’ bei capelli a onda / tua madre… adagio per non farti male.”
Come non rinvenire nel verso “accettare l’inverno” il richiamo ai versi forti e pieni di memoria di Giuseppe Ungaretti della poesia La madre: “(…) Ricorderai d’avermi atteso tanto, e avrai negli occhi un rapido sospiro.”
Cipriano ha scelto la parte migliore per parlare della mamma. Ha scelto di versare la sacca dei ricordi come acqua che disseta dall’arsura del deserto. L’amore puro del “darle baci e riceverne”. La consapevole necessità che nessuna forza al mondo può sradicare il sangue che ci nutre e ci ha nutrito. È una linfa sempre viva, una energia perenne.
Come vorremmo che fossero in tanti a leggere i versi di questi autori. La società di questo nuovo secolo, appena iniziato, è lontana dai sentimenti. Ha tradito l’Amore puro e preferisce uccidere i figli, anziché crescerli. Preferisce l’egoismo al sacrificio. La discoteca, alla compagnia dei giochi e alle carezze ai figli. Quali ricordi conserveranno i figli? Quali i nipoti? E la figura semplice della madre e del padre, si trasfigureranno nei termini assoluti di eredità e benessere.
Belli i versi di Paolo Ruffili, utilizzati come epigrafe a questa raccolta poetica: “… il senso è cogliere/ (…) Di chi si gode la vita / ma anche ne è consumato.”
La sintesi, del percorso che abbiamo intrapreso è qui, nei versi di Domenico Cipriano della poesia Le distanze:

(…)
Non credo che dai giorni confusi
possiamo cogliere di noi
la stessa solitudine, quel vizio antico
di sopravvivere di passi quotidiani (pag. 68)

Onirica Edizioni: reading poetico a Pozzo d'Adda



Federica Volpe

lunedì 20 settembre 2010

Perle nere a Roma 8 ott

Antonella Catini Lucente, recente vincitrice del concorso Pubblica con noi, presenta la sua nuova raccolta edita da Perrone.

sabato 18 settembre 2010

Comedìa a cura di Sannelli ad Albenga 23 ott

Albenga. Sabato 23 ottobre (la data è stata anticipata è non è più il 30 ottbre) alle ore 17 presso la biblioteca civica “Simonetta Comanedi” verrà presentata la nuova edizione critica della Commedia dantesca curata dall’ingauno Massimo Sanneli, dantologo, scrittore e saggista. Il volume, a titolo “Comedìa”, è pubblicato da Faraeditore.
scheda del libro qui
Introduce Roberto Trovato, docente di drammaturgia dell’Università di Genova, presente il curatore Massimo Sannelli. Lettura di brani scelti a cura dell’attrice Elisa Calvi.




venerdì 17 settembre 2010

Ultranovecento. Dialogo tra arte e poesia

Il 18 settembre, da Muky, alla Loggetta del Trentanove a Faenza, in mostra nove giovani poeti ed artisti provenienti da tutta Italia, presentati da Gian Ruggero Manzoni.

In una serata-vernissage, il prossimo 18 settembre alle 21, ospiti della signora Muky, nella storica cornice neoclassica della Loggetta del Trentanove di piazza 2 giugno, Gian Ruggero Manzoni, poeta, pittore e critico, presenterà quattro artisti visivi e cinque poeti nell'esposizione Ultranovecento, “percorsi di ricerca oltre il secolo breve”, con l'accompagnamento musicale della violinista Gertrude Neri.

Ultranovecento, patrocinato da ALI, rivista di arte, letteratura e idee, è un progetto nato dall'incontro tra arte visiva e poesia e che presenta uno spaccato della nuova generazione di artisti italiani: Luca Ariano, Marco Baj, Daniela Barulli, Chiara De Luca, Matteo Fantuzzi, Francesco Terzago, Simone Zanin, il cesenate Jacopo Casadei e il faentino Martino Neri. Si tratta della terza di una serie di mostre che, nel corso del 2010, toccheranno le principali città del nord Italia, dopo l'ottimo riscontro delle date di Bologna e Pordenone.

«Il filo conduttore di Ultranovecento, che riunisce esperienze eterogenee e multidisciplinari» spiega Simone Zanin, ideatore del progetto «è la volontà da parte degli artisti coinvolti di portare avanti dei progetti di ricerca personale e condivisa, di non accontentarsi di replicare il passato, né di avventurarsi verso improbabili e pretenziose nuove forme artistiche vuote.» Gian Ruggero Manzoni condurrà la discussione alla ricerca delle linee che l'arte del novecento ha tracciato e che il XXI secolo, partendo da esse ed innovandole, deve portare avanti per sostenere i nuovi percorsi artistici di forma e contenuto. «Un grande poeta o un grande artista» chiosa Manzoni «non si fa mai soggiogare da ragioni esclusivamente formali nella composizione delle sue opere; anzi, con un singolare atto di parole o segni, è in grado di piegare la forma al contenuto che si era proposto. Da queste istanze e forti asserzioni ha preso vita la rivista d’arte, letteratura e idee ALI che dirigo, ai lavori della quale partecipano alcuni dei giovani artisti e poeti fautori di questo stimolante progetto d’insieme: ULTRANOVECENTO»

La Loggetta del Trentanove è l'unico elemento superstite originale del XVIII secolo di palazzo Bandini-Rossi, costruito dal grande architetto Giuseppe Pistocchi e fortemente danneggiato con i bombardamenti del 1944, al punto da essere demolito. Un luogo fortemente simbolico per ospitare un progetto che vuole mostrare che l'arte e la poesia ancora pretendono di andare oltre un secolo carico di esperienze e significati, riuscendo a rimanere “in piedi in un mondo di rovine„.

Invito, quindi, ospiti di Muky, per il 18 settembre, ore 21 alla Loggetta del Trentanove di Faenza, per ascoltare e vedere poesia e arte oltre il secolo breve.

Su Contratto a termine di Luca Ariano

recensione all'ultima raccolta del poeta apparsa su «Poesia»

VIR-US Associazione Poetica: INTERVISTA A STEFANO LEONI

Stefano Leoni: un uomo, un poeta.
Un'intervista interessante, alla quale Stefano risponde con schiettezza, umiltà e grazia.
Se volete saperne di più, andate nella sezione "Interviste" del sito VIR-US (di cui è riportato il link nel titolo cliccabile di questo post).

Intanto riportiamo la copertina della sua ultima pubblicazione, Basse Verticali, pubblicata da Edizioni Kolibris, ottima casa editrice bolognese fondata dall'altrettanto ottima editrice/poetessa/traduttrice/scrittrice Chiara De Luca, ed una sua splendida poesia.





Anche stamattina il cane mi morde le ciabatte
mentre premo la polvere di caffè nel filtro
potrei con movimento repentino
togliergli la preda, sentirlo guaire
mentre si nasconde nell’angolo vicino alla finestra.
Devo farmi la barba, fare scorrere l’acqua
e fingere di essere consapevole.
Il mio cane guarda, col muso inclinato, si concede
il tempo di amarmi per ciò che posso dare,
un biscotto, una carezza o un calcio nel sedere,
vede l’intero delle mie sottrazioni.

(pag. 33) (Da Basse verticali, Edizioni Kolibris, 2010)





Federica Volpe

lunedì 13 settembre 2010

Su Colibrì di Anna Maria Tamburini

Fara Editore, 2010
recensione di Germana Duca Ruggeri pubbicata su «L'immaginazione» n. 262, aprile-maggio 2011 (Anno 28°)

Nel cielo di parole di Anna Maria Tamburini si è librato in volo Colibrì (Prefazione di
Gianfranco Lauretano, postfazione di Loretta Iannascoli; pagg. 52, 10 euro), meditata raccolta io lei e la romagna di esordio. Tardivo, si direbbe, ma annunciato fin dagli studi universitari, compiuti dall’autrice sotto la guida di Ezio Raimondi, con cui discusse la tesi sull’opera di padre Agostino Venanzio Reali. Un interesse vivo per la poesia, che lei ha coltivato anche in seguito, da studiosa di letteratura contemporanea e teologia, come attestano innumerevoli articoli e saggi, spesso interdisciplinari,
quale il recente Campi immaginabili, sulla comparazione di prestiti biblici nei versi di Padre Reali,
Margherita Guidacci, Emily Dickinson.
Se tale dedizione, ora, muove felicemente i primi passi verso la scrittura poetica, scegliendo
il segno di una alata meraviglia, “il colibrì / fuoriuscito da strati di  vissuto”, si è tentati di
pensare a un percorso inarrestabile di perfezionamento, ovvero all’effetto di un istinto amoroso che Anna Maria, cercatrice di verità, ha saputo rinnovare e orientare nel tempo.
L’elegante dotto libriccino, con la copertina incisa dai colori luminosi di Enrica Rossi, è suddiviso in quattro sezioni, i cui titoli (sull’equoreo seno, affiora l’adamàh, alle superiori acque, puro fuoco) già suggeriscono una dinamica interiore che è parimenti riflesso di una ampiezza naturale, cosmica.
Di tale fusione ci si accerta procedendo nelle pagine, entro un variare sommesso di motivi, fra correspondences di sguardo e visione, già care a Baudelaire e, prima ancora, a Foscolo; come a tanti poeti del Novecento (si pensi a Rebora, richiamato in Prefazione da Lauretano, oppure ad Antonia Pozzi).
Sullo sfondo di queste liriche, troviamo delineati sorprendenti scenari, ove leggi fisiche, allusioni scientifiche, cenni a botanica, ornitologia, entomologia, legano e liberano il corpo-anima di ciascun essere vivente e il portato mistico di una scrittura in versi tutta in battere e levare.
Così l’intera raccolta, mentre restituisce il brusio dell’universo, il suo solfeggio, – “Da un capo all’altro / non un frullo si perde / non battito d’ala // di farfalla palpebra pinna / non ticchettio di sfera / d’ogni specie. Non si perde.” -, celebrando la resistenza dell’amore di Dio, diviene movimento di pupilla che, nel contemplare, comprende e loda; eco di pensiero che vuole “dire bene / se non si può dire bene dire”
l’ape e la libellula, l’ippocampo e i delfini, il merlo e l’orso, la mortella, l’orchidea.
Lo stesso colibrì, in tale scorcio, potrebbe essere figura dello Spirito. Simbolo di energia vibrante nel fuoco
pentecostale, nel vento ascensionale, silente o fragoroso, che spira quando e dove vuole: “È frastuono d’oceano nel silenzio // vasto il pieno d’orchestra / delle orbite celesti / e lo Spirito non sai /donde venga dove vada // solo avverti - del destino - / in nome del padre, / la vita e il compimento / in nome della madre / l’abbraccio di un grembo / e il nutrimento”.
Questo uno dei possibili sensi della silloge tersa e iridescente di Anna Maria Tamburini, specie nei passaggi in cui, rammemorando maestri e maestre, sostiene l’intima occorrenza di comprendere la vita.
Quasi non bastasse osservarla da ammiratori un po’ sordi e distratti quali spesso dimostriamo di essere.
Quasi fosse troppo poco anche il solo fatto di amarla.

Concorso La Gorgone d'oro sc. prorogata al 25 gen

venerdì 10 settembre 2010

Quell’andarsene nel buio dei cortili 18 set

Città di Pavullo nel Frignano
Assessorato alle Attività Culturali

Nell’ambito della mostra Via dell’Inizio di
Milo De Angelis  e  Viviana Nicodemo
Galleria Civica di Palazzo Ducale – Pavullo nel Frignano (MO)
Quell’andarsene nel buio dei cortili
Riflessioni tra parola poetica e immagine fotografica
sabato 18 settembre 2010 ore 17.30
incontro in mostra con Milo De Angelis e Viviana Nicodemo
intervengono
 Fausto Gianelli, Assessore alle attività culturali del Comune di Pavullo,
Paolo Donini, curatore della mostra
Isabella Vincentini, critico letterario

Sabato 18 settembre alle ore 17,30 presso la Galleria Civica di Palazzo Ducale a Pavullo nel Frignano (Modena), nell’ambito della mostra Via dell’inizio, Milo De Angelis e Viviana Nicodemo incontrano il pubblico in un’interessante conversazione tra poesia e fotografia.
Il punto di partenza è, come nella mostra in corso fino al 26 settembre 2010, l’incontro e il confronto fra due linguaggi, la parola poetica e l’immagine fotografica, sul comune terreno di concetti e temi condivisi, come il dolore, il corpo, la solitudine, i limiti dell’uomo.
Una conversazione a più voci, in cui poesia e fotografia si confrontano, interagiscono, e soprattutto sono capaci di parlare all'unisono al pubblico senza prevalere l'una sull'altra, raggiungendo un comune territorio espressivo e una rara affinità.
I temi cari a Milo De Angelis come la reclusione, l'incompiuto, la nudità, l'assedio, il grido, sono parallelamente "messi in scena" nelle fotografie di Viviana Nicodemo che fanno rivivere allo spettatore le sensazioni della lettura. L'esperienza visiva è di grande impatto: le figure, messe a nudo, incarnano situazioni o drammi del proprio vissuto e interagiscono con gli spazi, capannoni dismessi o vecchie fabbriche abbandonate della periferia di Milano.
Intervengono al dibattito: Isabella Vincentini, critico letterario, che ripercorrerà la poetica di Milo De Angelis attraverso un excursus sul suo lavoro fino alle poesie in mostra, che faranno parte della raccolta Quell’andarsene nel buio dei cortili, in prossima uscita presso Mondadori; Paolo Donini, curatore della mostra; Fausto Gianelli, Assessore alle attività culturali del Comune di Pavullo.

Galleria Civica di Palazzo Ducale
Via Giardini 3 - Pavullo nel Frignano (MO)
Orari mostra: martedì e giovedì 15.00 – 18.00
sabato 10.00 – 13.00 e 16.00 – 19.00
domenica e festivi 11.00 – 13.00 e 16.00 – 19.00
Info Ufficio Turistico tel. 0536 29964

Ufficio stampa AGENZIA04 Bologna
Per materiale stampa e informazioni contattare:
tel. 051 6490104 - mob. 333 3781246 - 348 3106144
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Lettera su Gli angoli della terra

Gentilissima Germana,
ho ricevuto il Suo libro Gli angoli della terra.
Perdoni il ritardo col quale Le rispondo, ormai fisiologico, per altro, ma aggravato in questo periodo da una serie di circostanze, fortunatamente anche liete, che mi hanno come travolta: anch’io sono diventata nonna.
La ringrazio, tanto, perché ho trovato il Suo libro “lieve” e al tempo stesso ricco di sapienza umile e grazia discreta: non leggero nel senso della sostanza delle argomentazioni; lieve nella complessità, nella sapienza della organizzazione strutturale e nella essenzialità - congiunta al nitore - della forma espressiva.
La struttura bipartita dichiara immediatamente le scelte di campo necessarie alla vita, la fede che sostiene questa esperienza di scrittura, lo sguardo sul mondo, pure in mezzo alla violenza della storia, soprattutto la capacità di leggere gli eventi anche ordinari dell’esistenza.
Dalla prima sezione, “gli angoli materiali”, si legge la propria vicenda personale con gli autoritratti d’apertura - autoritratto giovanile - e di chiusura , che hanno in comune non pochi elementi, in particolare il lago e la scrittura. Nell’ultimo, la ragazza, mutata nell’aspetto non è più sola; e infatti la poesia si arricchisce di tutta l’esperienza della vita, della maternità, della genitorialità dei figlia a loro volta… Il tempo, è vero, è la categoria esistenziale più rilevante.
Da “gli angoli immateriali” si rileggono gli eventi e i destini, sono restituiti i ritratti degli amici scomparsi, si ricompongono i volti, prende maggior forza la preghiera e infine la supplica alla pace, di fronte alla violenza della terra: “gli angoli della terra sono covi di violenza” è citazione  dal salmo 73 che fa da titolo-epigrafe all’ultimo testo della raccolta con lo sguardo sempre vigile sulla realtà della condizione umana nella storia. È rievocato anche lo strazio delle Torri Gemelle, ma la speranza è categoria fondamentale della poesia come della vita; e non viene meno:  “Pregare è ricevere delle forze” per orientarsi anche controcorrente: “e se guardando le ultime foglie che cadono / provassimo a vedere anche le piccole gemme / che spuntano / le bacche che resistono?” Di tanto c’è bisogno in questo e in ogni tempo.
Dalla specola delle realtà invisibili l’esistenza nell’orizzonte delle realtà visibili, analogamente alla siepe leopardiana, è quasi ostacolo alla visione. Forse soprattutto per l’aderenza al testo biblico ho avvertito grande sintonia con gli autori a me più cari.
Con stima buone cose e cordiali saluti
                                                                       Anna Maria Tamburini
Rimini, 4 agosto 2009

giovedì 9 settembre 2010

Un trittico di Emilia Dente

di Vincenzo D'Alessio

Le voci dei poeti sono un’orchestra magica, come l’orchestra e il coro che hanno accompagnato il maestro Ennio Morricone nel suo concerto a Bari in questi giorni, sincronie di atomi leggendari; infiniti che si armonizzano sul pentagramma del tempo, per trasmettere agli uomini, che sanno ascoltare, la grandezza della Vita.
Vivo! Scrivo! Compatisco! Volo! “M’illumino d’immenso”.
Senza distinguermi, nel cammino in mezzo agli uomini, “annodo il pensiero” alla forza Naturale. Trasmigro nel verde della Speranza. Mi acceco dei giorni che mi sono dati da vivere. Questo è quanto scrive, e trasmette, la poetessa, Emilia Dente, meridiana e fortemente meridionale.
È trascorso solo un anno dalla pubblicazione della sua raccolta Tarassaco e viole nel volume Legenda (Fara Editore, 2009), quella voce mite, semplice, sincera, che il critico Paolo Saggese ha definito “dell’amara Speranza e dell’acuta dolcezza” (Storia della Poesia Irpina, Elio Sellino Editore in Avellino, 2009), emerge dal suolo aridissimo e violento di un Sud disperato, violentato, tradito dalla sua stessa gente. La Mafia è viva da secoli. La violenza è perenne.
Una donna: piccolo castello di sabbia, costruito da mani fanciulle, di fronte alla violenza dell’oceano umano. Al Sud questa è la donna. Ascoltare, oggi, una voce libera e discreta, come questa della poetessa Dente, è veramente un inno alla Vita, alla sopravvivenza di fronte ai limiti immensi di una terra, dalle Alpi al mare di Sicilia, invidiosa della sua migliore gente, fino all’odio omicida.
“Attendo il mattino nella tana del lupo” (ammantellano i monti), cosi scrive Emilia,nel trittico di cui parliamo. Fa così anche il lupo (Feltrinelli, 1993), scriveva nel gennaio 1993, la bravissima scrittrice meridionale Licia Giaquinto, svelando il suo ancestrale Sud, la sua mitica infanzia “abitata da lupi e oggi devastata da sciacalli”.
Dov’è la Speranza per la nostra terra, sottomessa ai politici mafiosi? Dov’è la forza del sangue versato, a turno, dai suoi migliori figli per arginare il loro potere? Oggi è toccato ad Angelo Vassallo, ma dietro di lui c’è una infinita schiera di uomini unici: Pietro Paolo Parzanese, Rocco Scotellaro, Peppino Impastato, Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Livatino, e sacerdoti, donne, bambini, uomini veri, e nomi, nomi e volti, oggi fantasmi della mente. Chi difende il Sud? La penna dei poeti? Il sangue dei migliori suoi figli? L’esempio di una donna come la Dente?
Questi figli minori non hanno l’economia per arginare il potere politico mafioso che accumula, potere e denaro, per sé, per i figli e i nipoti. “Un orizzonte finito” (in volo). I passi compiuti in silenzio “i miei passi di velluto” (in volo) e il volo: unico atto di libertà per allontanarsi dalla marea fangosa dei vecchi uomini.
C’è Dio nella poetica di Emilia Dente che bussa dal “sepolcro di luce” (aleggiano preghiere), emettendo quel “fiat” da duemila e più anni: chi lo ascolta? Solo gli umili, solo gli ultimi, solo i migranti. Gli ingenui. I Rom. Si respira solo nelle case di cartone. Il potere di Pietro è caduto nelle mani di Giuda. Il sangue dei martiri è divenuto il salvagente per traghettare la frenesia terrena del clero.
I poeti di Milano, di Torino, di Trento, non sentono la voce, delle loro stesse voci, che viene dalle plaghe del Sud. No! Sono troppo vicini all’Europa. Sono anch’essi il Sud di altre nazioni. Noi, con la poetessa Dente, restiamo “semi verdi nei campi dell’odio” (aleggiano preghiere), nella convinzione temporale che le nostre preghiere fioriscano in un tempo e in un mondo lontano da “uomini soldati”.


in volo

alba
dietro porte di fumo

i miei passi di velluto
inseguono il volo
nella conca slabbrata
di un orizzonte finito

il tuo volo

***


ammantellano i monti
le spalle smagrite

si annoda il pensiero
al verde che mi acceca

cammino

attendo il mattino
nella tana del lupo

***


aleggiano preghiere
su vele
di libellule stanche
affondano vive
nel calco fangoso
del tempo circolare

soldati uomini soldati
padri figli soldati

semi verdi nei campi dell’odio
germogliano speranze
nell’orizzonte di fuoco

il riflesso della falce lucente
promette all’alba grano maturo
nel respiro del sepolcro di luce

H5N1





Vorrei far rivolgere qualche attenzione a questo gruppo di ragazzi, gli H5N1, che sono promotori della cosiddetta poesia di strada.
Il nome del gruppo prende spunto dall'influenza aviaria (H5N1 la formula chimica).
Gli H5N1, dunque, credono in una diffusione pandemica della poesia.


Le città coinvolte dal gruppo H5N1 sono o sono state Milano, Piacenza, Venezia, Brescia, Pisa, Bologna, Vimercate, Como, Alba, Vercelli, Potenza, Oslo, Dublino, Crema, Firenze, Sondrio, Barcellona, Lisbona, Hong Kong e Pavia. Si contano migliaia di poesie diffuse in differenti formati di stampa (A6-A0): la maggior parte dei testi affissi è opera del gruppo H5N1, ma non è raro incontrare sui muri opere di scrittori noti, perlopiù inconsapevoli, "rubate" ai libri e regalate alla strada. Tra gli altri: Italo Calvino, Enrico Brizzi, Angelo Maria Ripellino, Daniele Luttazzi, Andrea Zanzotto, Tiziano Scarpa, Pier Paolo Pasolini, Valerio Magrelli, Antonia Pozzi, Roberto Saviano, Giovanni Raboni, Kossa Komla-Ebri.


La loro azione, interessantissima, è documentata e testimoniata in questo loro blog,linkato al titolo.
Essi sono stati scelti, inoltre, da Marina Spada, la regista di "Poesia che mi guardi", film che vuole raccontare la vita di Antonia Pozzi in chiave moderna e non come semplice documentario.


Una bella prova d'amore poetico, quella degli H5N1 per la poesia!


Federica Volpe

lunedì 6 settembre 2010

Su Alluminio di Mario Fresa

Sovente un libro di poesie rappresenta la traccia di un itinerario temporale o geografico, o entrambe le cose, nel senso di una progressione di eventi e di stati d’animo che porta l’autore, e quindi anche il lettore, attraverso un mondo che viene mostrato ed espresso nella sua dinamicità, nel suo movimento insomma, da un punto spaziotemporale ad un successivo traguardo, che può essere confine, orizzonte, ma comunque mai meta definitiva, ché il viaggio del poeta è sempre interminabile, è sempre indefinito.
Ma altre volte, il complesso poetico che si sviluppa lungo la silloge, è tutt’altro che un viaggio, inteso nel senso fisico–temporale di cui parlavo prima, bensì una vera e propria “finestra”, uno spaccato che l’autore mostra e riflette, cortocircuitando in un certo senso la propria anima e la propria sensibilità con il mondo esterno. Non una progressione “orizzontale”, ma uno scavo “verticale”, profondissimo, quasi senza fondo, dal quale però il nocciolo duro e compatto del mondo intimo, genuino, intatto, originale, si apre a fiore raggiungendo la superficie. Ed è allora che tutta la poesia erompe come magma da un cratere vulcanico appena creatosi.
È questo il caso di Mario Fresa, che con la sua ultima raccolta poetica, intitolata Alluminio, vuol esprimere il suo quadro interiore e profondo, le sue riflessioni intense e magmatiche, che proprio nel titolo trovano una connotazione quanto mai appropriata: «… Dunque tu accogli questi solenni doni: / pazientemente qui bisogna / rilegarli nella notte dell’ascolto, / nell’alluminio delle superbe luci.» L’alluminio è infatti un metallo duttile e leggero, ma il suo colore scialbo denota un distacco e una freddezza “meccanica” e “superba”, che contrasta con gli impeti e le agitazioni imprevedibili, ma del tutto umane, del cuore e dell’anima. Insomma, la vitalità e la dinamicità di certi flussi di sensazioni e riflessioni profonde del poeta risaltano senza dubbio sul piattume polito ma laconico, freddo e impersonale di una realtà esterna “alluminizzata”. E dice bene Mario Santagostini nell’accurata prefazione al libro di Fresa: «Tutto procede, si muove come in un caleidoscopio: il quadro globale si evolve attraverso giochi di somiglianze, analogie sottili o palesi». In effetti, la poesia di Mario Fresa, in questa raccolta, è in appropriato bilico, o equilibrio, tra un mondo velatamente immaginario e uno stato reale delle cose, come se l’autore sbirciasse attraverso le fessure di un muro o appostato dietro un angolo di mondo. Ma la poesia alta è proprio questa osmosi tra le segrete sensazioni e le ragionevolezze esterne, osmosi lavorata con intelligenza, in cui le parole si liberano e si sganciano dagli stereotipi usuali per assumere valenze oltre il detto, oltre il mero significato intrinseco. E così anche il verso, che in questo modo, appunto come in un caleidoscopio, offre al lettore attento una molteplicità di visioni, di riflessioni e di sensazioni.
È una poesia forte, quella di Mario Fresa, che si basa molto bene su una struttura adeguata, con versi che si connotano spesso nella prosa poetica, con una pacatezza apparente, e nei quali si intravede, nel racconto di sé, un impeto al tentativo di mettere ordine al proprio vulcanico groviglio interiore: «Qui c’era un velo chiaro, proprio in alto, / che ricamava azzurre vanità, nettari nuovi; / c’era la dolce / santità dell’indugio che sapeva circondare / tutta l’aria: e poi le mani / avanti, adesso, per modellare il buio…».


Mario Fresa, Alluminio, LietoColle, 2008. Prefazione di Mario Santagostini.


Giuseppe Vetromile
(da htpp://circoloanastasianoletterario.blogspot.com)

il segno di Croce

Il segno di Croce

Oggi nembi di luce stanno a terra,
stracciati dentro riviere d’acque
ospitali per lunghi fenicotteri
alti dentro stagni
già anfiteatro di pescatori e sale.

Un olio di sole si frantuma
tra i giochi di sorrisi regalati
ai tuoi amici, stranieri e muti
al tuo fedele volto d’amore.

Ti cerco.
E arranco verso il silenzio
dove uno stormire di canne
diviene fracasso ed urla
contro l’insanguinato tacere di un bambino
appeso alle nostre res gestae.

Ti cerco,
ed il tuo fare diventa sì,
quel sì che mi brucia,
rapido rosso di sterpi,
violenta fiamma di foglie e paglia,
carne incendiata ad olocausto,
vita, fino al tuo termine, viva
come il vuoto d’abissi che mi mostri,
aperti a tutte le urla umane tagliate zitte
dentro le nostre molli pietre d’acque.

Ti cerco,
e la tua voce s’assottiglia:
luce che si fa buio,
sole che si fa ombra,
il tuo istante “sì” che cresce
in rapidissime volute di anni luce.

Ecco la tua paziente attesa d’amore,
la quieta attesa amante
sotto al tuo legno d’amore e sangue,
dove aspetti il tuo amante,
nato d’amore per questo tuo amore,
questo tuo amore venduto a nulla,
per la fame di una povera,
per la poca vita di un bambino.
Tu.
Santo.


Questa poesia nasce anche dai due testi, bellissimi, di Massimo Cacciari e Sergio Givone, che vi metto qui sotto ripresi da L'Avvenire, in linea oggi sabato 4 settembre 2010.
http://www.avvenire.it/Cultura/Quale+Dio+in+croce_201009040804522530000.htm

L'andatura

dalla riscrittura dei Venti sonetti (2004-2010)
di massimo sannelli


18
L’andatura si mostra come luce
particolare. L’uomo che ama vuole
solo toccare il lobo dell’orecchio
e non la pelle: ma il gioco seduce

e stravolge chi gioca. C’è l’amore
per la donna e il suo nudo, e come sta
nell’opera: è la pittura; mentre ora
la famiglia è la cosa molto onesta

che conforta: «e io ci sono!». Allora il torso
è scolpito perfetto, con la mano
che disperde la polvere; e occorre

il mezzo duro, con la forza sporca
del lavoro. Vediamo questa azione
liberissima e forte, a cui si corre.


I Venti sonetti, scritti nel 2004 e pubblicati nel 2006 dalla Camera Verde, assumono un’altra forma. La prima edizione è abbandonata.

nota di Raffaele Piazza a Economia, di Domenico Lombardini

Raffaele Piazza

nota a Economia, di Domenico Lombardini

Puntoacapo editrice, Novi Ligure, 2010







Domenico Lombardini, l’autore del testo che prendiamo in considerazione in questa sede, è nato nel 1980 ad Albenga. Tutte le poesie del composito testo Economia cominciano con la lettera minuscola e questo ne amplifica il senso di vaghezza, nel dare al lettore la sensazione di una misteriosa e arcana provenienza del discorso. Programmatico il primo componimento sulla percezione che, dai sensi, giunge all’intelletto:-“/inguaribile strabismo dell’osservazione -puntate/ un dito frangendo uno schermo acqueo che riverbera/ in onde concentriche i tocchi, così osservare/ modifica l’oggetto senza una possibile soggettività/”-. In questa originale poesia, Lombardini tocca il tema dell’anamorfosi, della ricerca di una percezione di un oggetto, contemporaneamente da ogni suo lato, cosa possibile solo teoricamente, procedimento che tenderebbe, da parte dell’osservatore, ad un’ appropriazione, ad una conoscenza globale e totalizzante dell’oggetto. E’ sempre una poesia fondata sulla riflessione, quella del nostro, nella quale è molto elegante la forma icastica e sinuosa nella sua leggerezza, una poesia in cui incontriamo uno slittamento forte tra significato e significante, anche a causa del forte scarto dalla lingua standard. C’è sempre un forte senso della corporeità, in questi componimenti. Avvertiamo la presenza di una forte sospensione, in queste poesie, sospensione che trae origine nel nominare i vari sintagmi, le parti del discorso, di volta in volta, l’una collegata all’altra in maniera non casuale, ma empatica. Quella di Lombardini è una poesia dalla forma e dallo stile molto complessi e articolati. E’ questa una scrittura originalissima, nella quale, difficilmente si riescono ad identificare delle tematiche. Tutto il discorso di Lombardini è magmatico, densissimo e non privo di una vaga luminosità interna e, difficilmente, si vengono ad identificare dei nuclei tematici, in un ambito nel quale dominano la densità metaforica e sinestesica. Tutte le immagini sono misteriose, neoorfiche ed immerse in un forte onirismo purgatoriale. Quasi tutti i testi della raccolta sono privi di titolo e ciò ne accentua il senso di mistero. La poesia di Lombardini si staglia sulla pagina come una riflessione sull’esistenza in tutte le sue sfaccettature, una vita che, da un osservatorio soggettivo e privato, getta il suo sguardo su ogni possibilità d’osservazione, interiore o esteriore, che può divenire occasione del discorso poetico. Non è un procedimento alogico, quello usato da Lombardini, anche se i nessi tra un’immagine e un’altra, nella stessa poesia, tra una poesia e un’altra, possono risultare vaghi e poco legati alla chiarezza e alla nitidezza. Nella poesia eponima Economia, troviamo un chiaro esempio di quanto suddetto in un tessuto linguistico nel quale si procede per associazioni libere, pur essendoci un nesso logico tra i vari segmenti in ogni singola poesia; così inizia Economia:-“(certo che si potrebbe fare/ lì all’entrata un bell’archetto/ l’intonaco fresco è un/ bel vedere, e anche questo/ odore di calce fa/ pensare al nuovo, mi/ accanisco sulle asperità/ levigando furiosamente/ con carta vetrata la parete/ la polvere caduta l’accumulo/ ordinata assieme al resto), sopra la pietà ho costruito la mia casa, questa pietra presto friabile, fatta/ poltiglia colloidale dalla volubilità degli eventi, vagotonia/ della storia o si direbbe sinusalità;/”; incontriamo in questo inizio di poesia due piani che s’intersecano, quello della fisicità della casa come edificio costruito con elementi di genere materiale e quello di una casa costruita sopra la pietà, una categoria del sentimento, in una pietra presto friabile, fatta poltiglia colloidale dalla volubilità degli eventi; è presente l’immagine di una casa che vuole essere curata anche con le unghie, per essere levigata in ogni singola parete o anfratto, poesia affascinante nel suo procedere in lunga ed ininterrotta sequenza, con i periodi inframmezzati solo dalle virgole, che del resto, sono rare. Altre volte è un discorso viscerale, fino ad arrivare a tinte grottesche, quello che il poeta ci presenta:-“ /a furia di contundere: (lingue/ di bava, tracce lascive, vorrei/ aprire il pericardio al mondo, farmi/ pe-ne-tra-re): posso contenere solo/ quantità finite di vuoto, la cute/ edematosi denuncia cavernosi…/-“ in questo desiderio di aprire il pericardio del mondo leggiamo un forte disagio dell’io poetante che, poi, in un delirante procedere, afferma di voler essere penetrato e di poter contenere solo una quantità finita di vuoto. In questi versi c’è anche la tensione pensosa verso la malattia e in essi si avverte un forte disagio che finisce con l’essere controllato in versi che, comunque, sono debordanti e fortemente gridati. Come scrive Francesco Marotta, nell’acuta prefazione ad Economia la cifra peculiare della scrittura poetica di Domenico Lombardini, il filo rosso che unisce in una trama unitaria le varie tappe del suo ancora breve ma già significativo percorso, condotto sempre con profonda discrezione e rigorosa attenzione ai presupposti e ai risvolti tematici del lavoro in fieri, è da ricercarsi nella presa d’atto dello snodo traumatico che la nostra epoca rappresenta, tanto sul piano etico che su quello culturale ed estetico, e nella piena consapevolezza, da cui la sua ricerca in gran parte si origina e dispiega.

Raffaele Piazza

News da Adele Desideri

Amici
vi segnalo alcuni eventi

* Evelina Schatz. Capriccio del cerchio. Qunitocortile, Viale Bligny, 42, Milano, 21 settembre - 5 ottobre 2010

Opere in legno, ceramica, specchio, carta, metallo, vetro, tela.
Comun denominatore il tondo e la consueta ironia che caratterizza le opere dell'artista russa.
Inaugurazione: martedì 21 settembre alle ore 18,30

orario: martedì - venerdì dalle 17,00 alle 19,00

Eventi in mostra

martedì 28 settembre alle ore 18,30 presentazione del libro di Bruno Galluccio ‘VERTICALI’ , ed. Einaudi, sarà presente l’autore

martedì 5 ottobre alle ore 18,30  serata di lettura e musica ‘Al ballo dei cerchi’ 

tra i poeti:  Antonella Anedda, Maria Attanasio, Franco Buffoni, Bruno Galluccio, Josif Galperin, Adele Desideri, Alberto Mori, Akim Sambaev, Evelina Schatz, Fausta Squatriti, Tibe, Pier Paolo Venier, Simone Zanin



*Per il ciclo di incontri al Caffè dell’Ussero di Pisa a cura di Valeria Serofilli: reading di poesia di Adele Desideri, con particolare riferimento al volume “Il pudore dei gelsomini”, Raffaelli 2010. Caffè dell’Ussero, Palazzo Agostini, Lungarno Pacinotti 27, Pisa, venerdì 8 ottobre 2010.

Il Caffè Storico Letterario dell’Ussero è situato nel quattrocentesco Palazzo Agostini, ed è stato “in passato luogo di ritrovo di molti esponenti di rilievo del panorama letterario e artistico” italiano, quali, per esempio, Giacomo Leopardi, Domenico Guerrazzi, Giosuè Carducci, Filippo Mazzei, Giuseppe Giusti, Renato Fucini.





*su segnalazione di Mia Lecomte, vi invito a visitare il sito della “Compagnia delle poete”:
la “Compagnia delle poete è nata nell’estate del 2009, per iniziativa di Mia Lecomte, poeta italo-francese e studiosa di letteratura della migrazione.  A comporla sono tutte poete straniere e italostraniere, almeno in parte italofone o residenti per un periodo dell’anno in Italia”…. http://www.compagniadellepoete.com
<http://www.compagniadellepoete.com>


*Recensione di Adele Desideri a Erika Reginato “Campocroce (2000-2007)”, Editoriale Sometti, Mantova, 2008, pubblicata ne Il Quotidiano della Calabria, 31 maggio 2010. 

 
Erika Reginato, Campocroce (2000-2007), Editoriale Sometti, Mantova, 2008, pag. 109, 10 euro

Campocroce è un delizioso, delicato libro di poesie, pubblicato in edizione bilingue (in spagnolo e nella traduzione in italiano di Emi Rabuffetti), per i tipi di Sometti, nella collana Archivio della Poesia del ‘900, diretta da Alberto Cappi.
L’autrice Erika Reginato si è laureata presso l’Universidad Central del Venezuela con una tesi su Giuseppe Ungaretti, è traduttrice di diversi poeti italiani contemporanei - tra i quali Milo De Angelis e Davide Rondoni - e ha collaborato con Santos López, in Venezuela, alla Settimana Internazionale della Poesia e al Festival mondiale della Poesia. Nata a Caracas, risiede ora in provincia di Vicenza.
Campocroce è un paese situato sul Monte Grappa, ma è anche un luogo di memoria, dove si nascondeva - nella Seconda Guerra Mondiale - il nonno della scrittrice, combattente tra le fila dei partigiani.
Così, la silloge Campocroce - dedicata agli antenati di Reginato -, affonda in una malinconica levità, in una pacata, matura nostalgia, evitando però qualsiasi sfumatura lugubre: “Quante volte devo/ piangere i morti?// (…)// Vengono dal paese del sogno/ a consegnarmi l’abbondanza/ del campo arato e dell’ulivo/”.
Il grano e il fiume, il merlo e la neve, il vento e l’oceano, la natura tutta, sono per Reginato una metafora dell’esistenza, della vita e della morte, del tempo che scorre, degli affetti che non tramontano, che restano anzi come perle di saggezza, come schegge di dolore - senza rancori - nei cuori di chi ripensa ai propri cari, nei sogni di chi sa fare tesoro del passato: “Offro il grano che ci unisce.// Le anime accendono il fuoco del ritorno/ albeggiano sopra i tetti.//”.
Un canto leggero, appena sussurrato, si innalza e riecheggia di verso in verso. Una preghiera melodiosa, mai rassegnata, si fa voce universale, orecchio che ascolta i fremiti dell’anima, segno di equilibrio nello spirito e nella forma, anche quando assume i toni della lamentazione: “La linea che divide/ la nostra anima, Padre/ è come la distanza tra il bordo/ e la salita del fumo.// (…)// Il cerchio disegna il nostro incontro.//”.
Non mancano accenni alle colpe, alle angosce, alle battaglie perdute: “Chi conosce/ le lenzuola di un morto,/ il sollievo dell’acqua,/ la sua mano rugosa nell’angoscia?//”, “Fino che ora/ ci sarà vigilia?// Gli sconfitti conversano/ abbracciano la colpa,/”.
Eppure Reginato non si ferma qui, non si arresta di fronte alle amarezze. Vuole proseguire sulla strada indicatale da chi l’ha amata; vuole, ad ogni sorgere del sole, sorridere ancora: “Canto scalza,/ ripeto segreti ai santi,/ accendo candele esposte all’alba/ attraverso l’umidità della vigilia,/ l’odore del miracolo.//”.
Ci si chiede, talvolta, quale senso abbia scrivere poesie, in un mondo come il nostro, che confonde la bellezza con la volgarità, che non ha più occhi che guardino il cielo, ma solo volti tetri o finti, reclinati nella sfera narcisistica del privato.
Leggendo queste pagine di Reginato, forse una risposta fa capolino. La poesia sfiora il limite, la soglia. Si inoltra negli enigmi dell’Assoluto. Non comunica certezze matematiche o scientifiche. Allude, evoca il mistero ultimo delle cose: “Sotto/ nella chiesa/ il corpo dorme./ Sopra/ una farfalla gioca/ vicina a Dio.//”.
E Reginato ci aiuta, alla pari di tanti altri bravi poeti, ad assaporare la musicalità dell’universo, a goderne l’infinitezza nei giorni modesti della semplice vita: “Campocroce è immenso perché la salita inizia all’alba in casa di zia Lena”.

Adele Desideri
Pubblicata ne Il Quotidiano della Calabria, rubrica Libri e letture, 31 maggio 2010

*Recensione di Matteo Fantuzzi a Adele Desideri “Il pudore dei gelsomini” Raffaelli, 2010, pubblicata ne La Voce di Romagna, rubrica Romagna Arte e Storia, lunedì 29 marzo 2010.


*Recensione di Alessandro Moscé a Adele Desideri “Il pudore dei gelsomini” Raffaelli, 2010, pubblicata ne L’Azione, settimanale marchigiano, 3 aprile 2010.



Lieta con voi

Adele