lunedì 6 settembre 2010

il segno di Croce

Il segno di Croce

Oggi nembi di luce stanno a terra,
stracciati dentro riviere d’acque
ospitali per lunghi fenicotteri
alti dentro stagni
già anfiteatro di pescatori e sale.

Un olio di sole si frantuma
tra i giochi di sorrisi regalati
ai tuoi amici, stranieri e muti
al tuo fedele volto d’amore.

Ti cerco.
E arranco verso il silenzio
dove uno stormire di canne
diviene fracasso ed urla
contro l’insanguinato tacere di un bambino
appeso alle nostre res gestae.

Ti cerco,
ed il tuo fare diventa sì,
quel sì che mi brucia,
rapido rosso di sterpi,
violenta fiamma di foglie e paglia,
carne incendiata ad olocausto,
vita, fino al tuo termine, viva
come il vuoto d’abissi che mi mostri,
aperti a tutte le urla umane tagliate zitte
dentro le nostre molli pietre d’acque.

Ti cerco,
e la tua voce s’assottiglia:
luce che si fa buio,
sole che si fa ombra,
il tuo istante “sì” che cresce
in rapidissime volute di anni luce.

Ecco la tua paziente attesa d’amore,
la quieta attesa amante
sotto al tuo legno d’amore e sangue,
dove aspetti il tuo amante,
nato d’amore per questo tuo amore,
questo tuo amore venduto a nulla,
per la fame di una povera,
per la poca vita di un bambino.
Tu.
Santo.


Questa poesia nasce anche dai due testi, bellissimi, di Massimo Cacciari e Sergio Givone, che vi metto qui sotto ripresi da L'Avvenire, in linea oggi sabato 4 settembre 2010.
http://www.avvenire.it/Cultura/Quale+Dio+in+croce_201009040804522530000.htm

Nessun commento: