lunedì 6 settembre 2010

nota di Raffaele Piazza a Economia, di Domenico Lombardini

Raffaele Piazza

nota a Economia, di Domenico Lombardini

Puntoacapo editrice, Novi Ligure, 2010







Domenico Lombardini, l’autore del testo che prendiamo in considerazione in questa sede, è nato nel 1980 ad Albenga. Tutte le poesie del composito testo Economia cominciano con la lettera minuscola e questo ne amplifica il senso di vaghezza, nel dare al lettore la sensazione di una misteriosa e arcana provenienza del discorso. Programmatico il primo componimento sulla percezione che, dai sensi, giunge all’intelletto:-“/inguaribile strabismo dell’osservazione -puntate/ un dito frangendo uno schermo acqueo che riverbera/ in onde concentriche i tocchi, così osservare/ modifica l’oggetto senza una possibile soggettività/”-. In questa originale poesia, Lombardini tocca il tema dell’anamorfosi, della ricerca di una percezione di un oggetto, contemporaneamente da ogni suo lato, cosa possibile solo teoricamente, procedimento che tenderebbe, da parte dell’osservatore, ad un’ appropriazione, ad una conoscenza globale e totalizzante dell’oggetto. E’ sempre una poesia fondata sulla riflessione, quella del nostro, nella quale è molto elegante la forma icastica e sinuosa nella sua leggerezza, una poesia in cui incontriamo uno slittamento forte tra significato e significante, anche a causa del forte scarto dalla lingua standard. C’è sempre un forte senso della corporeità, in questi componimenti. Avvertiamo la presenza di una forte sospensione, in queste poesie, sospensione che trae origine nel nominare i vari sintagmi, le parti del discorso, di volta in volta, l’una collegata all’altra in maniera non casuale, ma empatica. Quella di Lombardini è una poesia dalla forma e dallo stile molto complessi e articolati. E’ questa una scrittura originalissima, nella quale, difficilmente si riescono ad identificare delle tematiche. Tutto il discorso di Lombardini è magmatico, densissimo e non privo di una vaga luminosità interna e, difficilmente, si vengono ad identificare dei nuclei tematici, in un ambito nel quale dominano la densità metaforica e sinestesica. Tutte le immagini sono misteriose, neoorfiche ed immerse in un forte onirismo purgatoriale. Quasi tutti i testi della raccolta sono privi di titolo e ciò ne accentua il senso di mistero. La poesia di Lombardini si staglia sulla pagina come una riflessione sull’esistenza in tutte le sue sfaccettature, una vita che, da un osservatorio soggettivo e privato, getta il suo sguardo su ogni possibilità d’osservazione, interiore o esteriore, che può divenire occasione del discorso poetico. Non è un procedimento alogico, quello usato da Lombardini, anche se i nessi tra un’immagine e un’altra, nella stessa poesia, tra una poesia e un’altra, possono risultare vaghi e poco legati alla chiarezza e alla nitidezza. Nella poesia eponima Economia, troviamo un chiaro esempio di quanto suddetto in un tessuto linguistico nel quale si procede per associazioni libere, pur essendoci un nesso logico tra i vari segmenti in ogni singola poesia; così inizia Economia:-“(certo che si potrebbe fare/ lì all’entrata un bell’archetto/ l’intonaco fresco è un/ bel vedere, e anche questo/ odore di calce fa/ pensare al nuovo, mi/ accanisco sulle asperità/ levigando furiosamente/ con carta vetrata la parete/ la polvere caduta l’accumulo/ ordinata assieme al resto), sopra la pietà ho costruito la mia casa, questa pietra presto friabile, fatta/ poltiglia colloidale dalla volubilità degli eventi, vagotonia/ della storia o si direbbe sinusalità;/”; incontriamo in questo inizio di poesia due piani che s’intersecano, quello della fisicità della casa come edificio costruito con elementi di genere materiale e quello di una casa costruita sopra la pietà, una categoria del sentimento, in una pietra presto friabile, fatta poltiglia colloidale dalla volubilità degli eventi; è presente l’immagine di una casa che vuole essere curata anche con le unghie, per essere levigata in ogni singola parete o anfratto, poesia affascinante nel suo procedere in lunga ed ininterrotta sequenza, con i periodi inframmezzati solo dalle virgole, che del resto, sono rare. Altre volte è un discorso viscerale, fino ad arrivare a tinte grottesche, quello che il poeta ci presenta:-“ /a furia di contundere: (lingue/ di bava, tracce lascive, vorrei/ aprire il pericardio al mondo, farmi/ pe-ne-tra-re): posso contenere solo/ quantità finite di vuoto, la cute/ edematosi denuncia cavernosi…/-“ in questo desiderio di aprire il pericardio del mondo leggiamo un forte disagio dell’io poetante che, poi, in un delirante procedere, afferma di voler essere penetrato e di poter contenere solo una quantità finita di vuoto. In questi versi c’è anche la tensione pensosa verso la malattia e in essi si avverte un forte disagio che finisce con l’essere controllato in versi che, comunque, sono debordanti e fortemente gridati. Come scrive Francesco Marotta, nell’acuta prefazione ad Economia la cifra peculiare della scrittura poetica di Domenico Lombardini, il filo rosso che unisce in una trama unitaria le varie tappe del suo ancora breve ma già significativo percorso, condotto sempre con profonda discrezione e rigorosa attenzione ai presupposti e ai risvolti tematici del lavoro in fieri, è da ricercarsi nella presa d’atto dello snodo traumatico che la nostra epoca rappresenta, tanto sul piano etico che su quello culturale ed estetico, e nella piena consapevolezza, da cui la sua ricerca in gran parte si origina e dispiega.

Raffaele Piazza

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