Questo libro, pubblicato da Xenia qualche tempo fa (Milano, 1989) dovrebbe essere consigliato, oltre a chi ama la poesia, nelle scuole superiori e all'università per dare un minimo di profondità storica alle giovani generazioni. Attraverso versi che pur attingendo a piene mani dalla cronaca sanno traformarla in ritmo, condensarla in immagini efficaci, proporla in uno stile elegante e riverberante di significati e suggestioni, Ottavio Rossani offre uno spaccato poetico (appunto) ma non elusivo della storia del nostro paese dagli anni Cinquanta agli anni Ottanta: «i cortei sono finiti, / c'è l'insufficienza di prove» (p. 9); «Gli occhi svuotano il cronometro, / rivestono i colori primigeni. / In ascensore il corsaro Pasolini / abilmente silenzioso / ostinato calciatore dilettante / non lo vedono, ma è davvero morto?» (pp. 14-15); «Chi comanda non muore / e nasce già dorato di luna.» (p. 16); «Trestanzeconservizi Inacasa. / I topi della mansarda in legno / sconfitti da pubblico concorso.» (p. 21); «Col viso riverso, un filo rosso / alla nuca usciva da piccolo foro. / Nel rigagnolo il fotografo / impresse un particolare banale, / il mocassino marrone un po' storto.» (p. 41, si fa riferimento all'assassinio di Walter Tobagi).
Anche gli eventi intimi, personali sono condivisi: l'Autore sa coinvolgere senza mai indulugere in pietismi, con uno sguardo che penetra la realtà dei fatti nel loro nucleo che viene “esposto” senza bisogno di aggettivi: «Nell'orto della quiete nane / piante sfamano fantasmi. Aspettano lì fuori molte cose, / arrampicarsi alle nuvole, / scavare una falda acquifera, / esplorare» (p. 23); «Qui, stanzone di carta, sono nati / affetti futuri dalla polvere. / La città draga sempre trame / mefitiche. Il reporter s'imbratta, / sbroglia, dimentica.» (pp. 32-33); «frettoloso esplodeva il sesso / nel groviglio dei covoni, / dormivano al sereno fottendo / tra lingue di fuoco i falciatori,» (p. 39).
Notevole la capacità di fondere parole, di usare varie strategie retoriche, di utilizzare frasi nominali in modo catturante: «Max tasteggia un itinerario / l'aria è cartamarcia, / sui tavoli i giornali morti.» (p. 34); «Rinati col vino assolato cantavano / i mietitori ti vitti alla jumara / e poi quotidiana impotenza ricadeva / sulle donne, menate e infilzate.» (p. 36); «(infinestrato / orizzonte pioggiafumoso tra pioppi / righe di lembi nebbiosi)» (p. 46); «Notte chiara, radiopassante / sull'aria vocativa di Zanzotto.» 8p. 51); «dalla costa videro il capezzolo / Lampedusa spuntare al mare / quando il cielo spiritò fulmini / per divertire Giove.» (p. 55)
Vorremmo concludere questa sommaria carellata con un distico che ci pare sempre attuale, per quanto forse un po' pessimistico: «Non c'è veggente oggi che spieghi / l'incrocio delle cose» (p. 61).
Molto bella anche la postfazione (o Nota critica) firmata da Carlo Bo che inizia con queste parole: “La prima impressione che prova il lettore di fronte a Falsi confini di Ottavio Rossani è quella di aver assistito a una singolare operazione poetica di travaso generale della realtà. ” (p. 69)
Ottavio Rossani (Sellia Marina, 1944) è poeta, scrittore, pittore e giornalista (per il «Corriere della Sera» ha scritto di politica, economia, cultura, cronaca e cura il litblog poesia.corriere.it). Ha intervistato molti personaggi in Italia e all’estero, viaggiandoo nei diversi continenti, in particolare in America Latina. Ha pubblicato le sillogi di poesia: Le deformazioni (1976), Falsi confini (1989), Teatrino delle scomparse (1992), Hogueras (1998), L’ignota battaglia (2005). I saggi: L’industria dei sequestri (1978), Leonardo Sciascia (1990), Le parole dei pentiti (2000), Stato società e briganti nel Risorgimento italiano (2002). Il romanzo: Servitore vostro humilissimo et devotissimo (1995). Per il teatro ha scritto testi e ha curato alcune regie, come la “mise en espace” delle poesie di Federico Garcia Lorca per il centenario della nascita, con musica e ballo di flamenco: Se mueren de amor los ramos (Caffè Letterario, Milano, 1998). Ha esposto i suoi quadri in molte mostre personali e collettive in Italia e all’estero. È presente ne Il silenzio della poesia (Fara, 2008) con la plaquette Scorrerie.




























































