sabato 24 maggio 2008

Il tuo volto è un tumulto non autorizzato (Filippo Amadei)

Come nei versi recentemente pubblicati ne Il silenzio della poesia, la voce di Filippo Amadei anche in queste nuove poesie esprimono una tensione al limite del tragico (o dell'assurdo dell'assurdo) pienamente (ironicamente) riuscita: le venature lirico-nostalgiche sono infatti molto sobrie e direi scientificamente oggettivate, così che il messaggio arriva con notevole efficacia e riverbera nel lettore creando una inquietudine o emozionandolo con intelligenza. Un autore che trovate in questo blog e che mi pare adotti una “strategia” simile è Vincenzo Celli.
V. anche nota di lettura a Saperti a piedi nudi.


“Paura. Di te. Amarti
è il rischio più alto.”
Pedro Salinas


*

Quando cerco di dormire e chiudo gli occhi
il tuo volto è un tumulto non autorizzato
l’insurrezione improvvisa dei pensieri
nella piazza del mio cervello.


*

Ho boschi grigi nella testa
pieni d’uccelli e se mi chiami
è così forte il richiamo del tuo vento
che mi scuoti alle radici del pensiero
tutti volano via.


*

Ho troppe poesie, mi rendo conto
da farti leggere – le ammucchio
tutte in pila alle pareti, colonne
così alte da diventare alberi
portanti delle mie stanze, della casa
che mi abita il cervello e sembra stare
lì, come a chiedermi ancora qualcosa
ora che è finita ed è sempre vuota
– come ad aspettarti.


==========


“Scivola la penna
verso l’inguine della pagina,
e in silenzio si raccoglie la scrittura.”
Valerio Magrelli


*

Quando getto la poesia sulla carta
lei ancora si dimena, scalcia
e arrotola la coda delle parole
pure cambia colore questa bestia
che non riesco a imbalsamare
muta testa in zampe e viceversa, stride
nella bocca di chi vuole averla
finalmente immobile, catalogata
nella teca di vetro del verso.


*

Si sta sciogliendo la mia lastra di piombo
nella fornace delle parole che gocciano
sullo stampo vergine del foglio.
Ecco condensarsi nuvole, immagini
figure vive. Un altoforno è la mia poesia.


*

Le parole sono brocche alte
riempite all’orlo della bocca
e non basta a volte richiuderle
dentro il pozzo delle viscere
le parole non riescono sempre
a contenerci, a portare nel ventre
calmo la cascata delle cose.



Filippo Amadei, nato il 16 novembre del 1980 a Ravenna, vive a Forlì. Diplomato al Liceo Classico “Gian Battista Morgagni”, si è laureato nel dicembre del 2003 in Economia Aziendale, all’Università di Bologna, sede di Forlì. Attualmente lavora presso uno studio di consulenza aziendale. Sue poesie, scelte da Maurizio Cucchi, sono state pubblicate rispettivamente sul n. 436 dello «Specchio della Stampa» e sulla «Stampa Web» del 20-07-2007. Ha vinto la Sezione Giovani del Premio nazionale di Poesia “Aldo Spallicci” 2004. Nell’estate del 2005 pubblica la sua prima raccolta di poesie intitolata La Casa sul Mare (Il Ponte Vecchio, Cesena). È tra i fondatori dell’Associazione “Poliedrica”, nata nell’agosto 2007 con lo scopo di diffondere il messaggio artistico nelle sue molteplici forme.

2 commenti:

morena fanti ha detto...

"Quando getto la poesia sulla carta
lei ancora si dimena, scalcia
e arrotola la coda delle parole"

"Le parole sono brocche alte
riempite all’orlo della bocca"
ma anche
"le parole non riescono sempre
a contenerci, a portare nel ventre
calmo la cascata delle cose."

La tensione del verso di Amadei è sempre viva e molto 'pulita'. Ho apprezzato la sua poesia già a Francavilla ma devo dire che a così poca distanza lo trovo ancora più efficace e intenso, anche nella forma. Molto bravo. MF

Filippo ha detto...

Grazie Morena. Le tue parole mi lusingano. E grazie a te, Alessandro per avermi dato l'opportunità di pubblicare in un sito così ricco di voci ed autori.