Dopo l'attenta
lettura della pregevole introduzione di Enzo Bacca al testo e, nella
parte finale, delle sensibili note di Claudia Piccinno, a cui va
attribuito il merito dell'insigne lavoro dell'accurata traduzione
dall'inglese in italiano, ho avviato la mia personale analisi della
raccolta poetica di "LA FARFALLA TATUATA" di ALI AL HAZMI,
poeta di meritati riconoscimenti a livello internazionale.
Nella letteratura
greca compare spesso un riferimento alle Muse, un' invocazione alle
dee delle arti, figlie di Mnemosine, sia nei proemi, sia nel corso
delle opere, elemento che diverrà un topos letterario per gli
scrittori successivi. Così la musa della poesia, Calliope,
inizialmente canta attraverso il poeta che mantiene l'anonimato,
nascosto dietro questa figura; nel tempo, poi, il poeta, attraverso
un processo d'interiorizzazione, si inserisce in prima persona e,
accanto alla divinità, appare l'uomo con il suo canto. Si
assiste così ad una specie di sdoppiamento nel poeta,
dell'ispirazione, divina o meno, attenta e vigile da un lato, e dell'
"IO" che canta ciò che gli detta il cuore.
Nel testo "UNA
FARFALLA TATUATA", il poeta ALI AL HAZMI non appare sotto
l'investitura mimetica di una divinità. Nonostante "il
desiderio metafisico" presente nel suo animo, si rivolge ad una
donna e nella forma di un "tu" interlocutorio,
afferma di essere "il sole" della sua pazienza e di non
attenderlo. Con l'incipit al sole, emblema di luce nella mitologia,
il poeta intende esordire, aprire il suo canto, che deve essere un
canto di rinascita e di abbagliante splendore. Così, come un sole,
come un "principe della luce", il poeta inizia il suo
viaggio introspettivo, analizza, verifica, mentre l'ombra
dell'altro "sé " langue nell'assenza dell'amore.
In sintesi prendono
via via vita nel cuore con il canto le "Memorie incise con
l'argento del gelo"( lirica "Una farfalla
tatuata" ,pag 10). Esse sono: le ombre che hanno ostacolato i
passi lungo il cammino; la fase del "lutto" con il ritorno
alle origini; il dolore per la perdita dei genitori; la stasi
dell'animo con il silenzio; l'isolamento; infine la ripresa del
cammino.
Il titolo
dell'opera,"UNA FARFALLA TATUATA", sottolinea l'immagine di
una farfalla in atterraggio, ma non su un fiore, come di solito
avviene in natura, bensì, come metafora, sulla pelle e il tatuaggio
implica l'impronta indelebile, il segno, il risvolto profondo che
lascia nell'animo. Così la farfalla, simbolo di bellezza e di
leggerezza, di amore, determina il percorso di uno scavo interiore
visto nelle varie sfumature che la sofferenza determina.
Circa la struttura
del testo, la raccolta si presenta composta da 11 liriche iniziali,
in cui si delineano le tappe della storia d'amore, e una seconda
sezione, dal titolo "Nei margini della città", composta da
16 liriche. Le strofe, di diverse lunghezze, presentano versi
in metro libero e senza rima. Ricercato, a volte prezioso, il lessico
presenta ricchezza di termini esotici desunti dal paesaggio ed
esposto con varie figure retoriche, tra cui preminenti sono le
metafore, i paragoni, le metonimie, gli ossimori, le assonanze,
l'uso dell'enjambement. Si sottolinea la forma interlocutoria rivolta
a un "TU" e un "IO" che rappresenta lo
sdoppiamento del poeta in un altro da sé (poesia "In
compagnia di me stesso", pag 15, <" In
compagnia di me stesso/ due metà allo specchio/ due sogni
rubati/ un unico sé. Due opposti che si attraggono/ nella melodia
del canto/ due silenziosi sognatori">).
Il poeta
indica i diversi stati d'animo che prova dopo la rottura del rapporto
con una donna, che chiama "Laila", e che definisce <Sogno
infranto nei miei occhi, flebile voce oltre il recinto di tormentate
attese>. Sottolinea i risvolti dell'abbandono, in particolare
la solitudine, lo smarrimento, l'assenza di conforto, di obiettivi,
il senso di estraneità, il rimpianto, la fragilità, il blocco nelle
emozioni che sfocia nell'indifferenza con i dubbi e i quesiti sui
motivi della fine.
Con la memoria il
poeta ripercorre le tappe felici e sofferte di un amore: l'origine
della storia, il loro primo incontro al mare, l'incompatibilità e il
contrasto delle diverse visioni di vita definite "orbite
differenti "( lirica "Laila" pag.16). La passione
travolgente che li ha uniti diventa, poi, motivo di dolore, di
silenzio, di stasi, di isolamento nel "grigio dei desideri"
che rallentano la capacità di avvertire emozioni successive. Poi il
tempo ha apportato, con la caduta dei veli dallo sguardo, la
conquista progressiva di chiarezza e di verità, la consapevolezza di
non essere amato dalla donna con la stessa intensità del sentire del
poeta. Così prende vita la ripresa di un sogno da sempre
perseguito, quello del canto dell'anima, del canto della poesia.
Il poeta non senza
difficoltà ha rivolto il suo sguardo all'ambiente circostante,
avvertendo un senso di estraneità "Oltre le Alte Mura"
quando afferma:< Straniero oltre le porte della
città / smemorato il passo / anni irrequieti inquietano l'anima/
gioventù bruciata> ( pag .18).
La sua voce avverte
gli aneliti che provengono dalle piazze, dai problemi sociali e ne
coglie il palpito, le proteste, le frustrazioni dei <"giovani
corpi in fiamme nel gelo della notte/ prima dei diletti sogni[...]
sconfitti nello spirito./Soli in attesa del giorno>.
Ha sottolineato la
violenza e il degrado sociale nelle <"donne che appoggiano
le spalle ai lampioni,/ sull'uscio, al terminar del vicolo/ nei
traviati amori, nel riscatto / oltre le sbarre di uomini al tramonto/
nelle gabbie, nelle illusioni nello spezzare catene. (poesia
"Schiavitù dell'istinto" pag. 35). Voce bella che
inneggia alla libertà è quella ricerca di un riscatto nelle donne
nell'illusione di spezzare le catene, in donne rese prigioniere da
uomini rissosi. Il poeta ha poi contratto matrimonio, ma l'amore che
traspare nella poesia "La sposa" non è l'amore con
l' "A" maiuscola, quello che dà i brividi, quello
che fa tremare il cuore, quello che fa soffrire nel crogiolo di
emozioni contrastanti che danno la vita e la morte. La sposa,
nonostante metta a fuoco le sue migliori armi seduttive, non
raggiunge, né ha riflessi nel cuore del poeta e il suo amore non
viene neppure notato. Lo sguardo del poeta cerca l'acqua, da sempre
fonte di vita, e il fiume umanizzato diventa la sua memoria e
il suo confidente a cui trasporre le sue esitazioni, la sua angoscia
e al fiume rivolge lungo le rive i desideri della luna.
Alle soglie dei
quaranta anni fa il punto della situazione e avverte che senza la
poesia è difficile vivere. Affida al sole la funzione di vita,
di riscaldare con la rugiada la crosta di muschio sulle rocce che la
sofferenza ha determinato nell' "Io" ( <Noi muschio
sulle rocce> nella bellissima lirica "il sole di agosto ",
pag 44). Il ritorno alla vita è sancito, come in apertura, dal
sole affinché muti <"il cielo in argentate notti/ per
destarci all'alba/ nel miele delle api/ sulle bacche di loto/">,
mentre, <"La farfalla[...] leggera e soave /verseggiava sui
primordi di un amore"> e il sentimento si trasformava in
poesia.
Nella parte finale è
al ricordo dei genitori che il poeta rivolge la sua voce accorata, in
particolare al padre che perde la vita in mare e, insieme al suo,
rappresenta anche il dolore della madre dopo la scomparsa. La
consapevolezza porta il poeta a rendersi conto, in un appuntamento
che si svolge in un angolo appartato, dell'indifferenza della donna
nei suoi confronti che non si accorge, né della solitudine
dell'uomo, la cui tensione lo porta tra i cerchi di fumo a tenere una
avida sigaretta tra i denti, né della farfalla d'amore che l'uomo
aveva tatuato per lei nel suo cuore.
Il testo offre
lo spunto per una serie di considerazioni.
Si presenta come un
viaggio di sofferenza e di redenzione, viaggio che il poeta percorre
all'interno di sé stesso e dei bisogni della sua anima. Il percorso
vede l'inizio in una "eterna fame", perviene poi nel
desiderio celato nell'animo in seguito alla consapevolezza della
assenza "nell'altro da sé", del sentimento sperato,
sentimento che è stato intenso e profondo solo nel poeta. Si
sottolinea l'ambivalenza del sentire nell'animo umano, lo
sdoppiamento della personalità in due metà allo specchio
( pag 15). Entrambi (TU e IO) i protagonisti della storia, sono
definiti <"fragile onda anomala, un significato e il suo
contrario, /[...]la tua voce emersa dal labirinto/ come grappolo di
inviti/ sulle praterie del nuovo orizzonte"> ( pag 20, in
"La mia voce mi riporta a te"). Qui il poeta accenna
alla potenza della seduzione determinata dalla fragilità. Calzante a
questo proposito è la riflessione che emerge dal seguente passo: <
"Sedurre - dice Jean Baudrillard in "Il destino dei sessi e
il declino dell'illusione sessuale" - significa rendere fragili.
[...] Seduciamo con la nostra fragilità e mai con poteri o
segni forti. È questa fragilità che mettiamo in gioco con la nostra
seduzione. Seduciamo con la nostra morte,
con la nostra vulnerabilità, con il vuoto che incombe su di noi.
[....]La seduzione non si basa sul desiderio o sull'attrazione.
[...] La posta in gioco è provocare e deludere il desiderio,
la cui unica verità è brillare e restare deluso">.
Alla fine della
lirica il poeta si pone una domanda importante relativa al senso
dell'esistenza e con voce accorata si chiede: <"Cosa
rimane dell'argento vivo del racconto, della fantasia, di noi, di me,
di te, dei desiderio...se ci incontriamo non troviamo
altro che il vuoto">? Non c'è alcuna
indicazione da parte del poeta, che lascia a chi legge una possibile
risposta.
A conclusione della
mia analisi, mi sento di delineare una possibile
riflessione. Non il vuoto resta, dopo questa esperienza, ma la lotta
per la vita, con la parola che diventa strumento per cogliere i
barlumi dell'indicibile, per dare forma all'informe e voce al
silenzio; resta il percorso di maturazione, di crescita interiore e,
con la crescita, la consapevolezza della propria fragilità e di
quello che si considera importante da raggiungere. < "Essere
presenti -dice Heidegger in una sua citazione - significa
tenersi fermi nel nulla">
Lidia Loguercio