sabato 31 luglio 2021

Buon fine settimana e buona lettura da Arteinsieme (Renzo Montagnoli)



B E L L ‘ I T A L I A

1) Il comune più orientale d’Italia, di Renzo Montagnoli;

2) Sassari, la mia città, di Piera Maria Chessa.



P O E S I A

1) Bucoliche visioni in versi con Agrilirismo, di Cristina Bove;

2) Da Tutto il tempo sul petto (Fara, 2021) Al mattino le parole cercano…, di Carla De Angelis;

3) Da Quello che ancora restava da dire (Fara, 2020) All’incrocio, di Giuseppe Carlo Airaghi;


4) Da Piove (Fara, 2011) Compagno Bruno, di Gabriele Oselini;


5) Da Nel fruscio feroce degli ulivi (Fara, 2013) Di te conosco, di Angela Caccia;


6) Va al riposo in Dilegua il giorno, di Giovanna Giordani;


7) Il potere salvifico della natura in Finalmente appagata, di Piera Maria Chessa;


8) Per niente irriverente, anzi commovente è Il bue, di Michael Santhers;


9) Mistero e tante domande senza risposta in La notte del solstizio, di Renzo Montagnoli;


10) Non è di Malaparte, ma di Maria Attanasio La pelle;


11) Pochi versi scolpiti in Lacrime di pietra, di Gavino Puggioni;


12) Da Rosa del battito (Fara, 2020) Risvegli, di Donatella Nardin;





13) Un canto di serenità con Un giorno, un lago, un treno, di Piero Colonna Romano;


14) Da La nota irriverente (Il Cuscino di Stelle, 2019) Vigilia di ferragosto, di Claudia Piccinno.



N A R R A T I V A

1) Due tipetti del tutto particolari in Di mongolfiere e bolle di sapone e Susanna seduttrice senza sosta, di massimolegnani;

2) C’era in altri tempi La mia famiglia patriarcale, di Sergio Menghi.



E D I T O R I A L I


Ieri, oggi e domani, tre fasi di apprendimento, di Lorenzo Russo.








R E C E N S I ONI


1) Michele Strogoff, di Jules Verne, edito da Mondadori;

2) Sicilia esoterica. Alla ricerca dei miti e dei riti arcaici dell’isola del sole, di Marinella Fiume, edito da Newton Compton.




L E T T E R A T U R A

1) I detective selvaggi, di Roberto Bolano, edito da Adelphi e recensito da Franca Canapini;

2) Il giardino dei cosacchi, di Jan Brkken, edito da Iperborea e recensito da Siti;

3) Il volto dell’inganno, di Vincenzo Capretto, edito da Dialoghi e recensito da Katia Ciarrocchi;

4) La giornata di uno scrutatore, di Italo Calvino, edito da Mondadori e recensito da Siti;

5) Un marito all’ora del tè, di Marjan Kamali, edito da Giunti e recensito da Laura Vargiu;

6) Wallis Simpson. Una sola debolezza, di Elena Mora, edito da Morellini e recensito da Grazia Giordani.

Novità nei Freschi di stampa, nelle News e nelle Fotografie.



ARTEINSIEME ©2006
di Renzo Montagnoli
www.arteinsieme.net

venerdì 30 luglio 2021

INVITO ALLA POESIA 2021 - POESIE VINCITRICI

 

La giuria composta da

Hari Bertoja, Sofia Cassanelli Apostoli, Chiara Catapano, Ottavio Gruber Giancarlo Micheli, Assunta Spedicato, Fabrizio Stefanini, fra le 417 poesie pervenute ha indicato i seguenti vincitori dell’edizione 2021 del Concorso “Trieste… Invito alla Poesia”

I premio: Flavio Provini: Milano “Di questo nostro andare”

II premio: Davide Rocco Colacrai: Terranuova Bracciolini (Arezzo) “Concerto per Tchaikovsky”- assolo di donna dal Gulag

III premio ex aequo: Tiziana Monari: Prato “Come se non ci fossi” (dedicata)

III premio ex aequo: Andreina Trusgnach: San Leonardo (Udine) “Il giorno prima della casa di riposo”

Premio della Giuria

Maria Lucci: Roma “Anima greca”

Segnalati per la pubblicazione

Sara Ferraglia: Parma “Il pianto nero”
Giuliano Tiberi: Cerro Tanaro (Asti) “Scherzo”
Alessandra Corbetta: Orsenigo (Como) “Partenza N° 2 “A Gabriella)”
Vincenzo Paolicelli: Matera “Le parole che non ti ho detto”
Massimiliano Barberio: Reggio Calabria “Viandando”
Sidonia Manghi: Jesolo (Venezia) “L’uomo ritrovato”
Vincenzo Parato: Salice Salentino (Lecce) “Terra mia”
Annarosa Ceriani: Mozzo (Bergamo) “Al mio angelo”
Carla Maria Casula: Alghero (Sassari) “Indefinito”
Michele Della Porta: Milano “Anche gli alberi”
Sergio D’Angelo: Chiaramonte Gulfi (Ragusa) “Vaniglia che si scioglie in controluce”
Fiorenza Finelli: Bologna “Nell’ora blu” Cristina Spinoglio: Torino “Stagione del tempo, stagione dell’anima”
Jessica Piazza: Trieste “Un figlio è adesso”
Stefano Baldinu: San Pietro in Casale (Bologna) “Ultimo tango ad Auschwitz”
Gino Zanette: Godega di Sant’Urbano (Treviso) “Chissà se dopo”
Salvatore Cutrupi: Cormons (Gorizia) “I sogni di un camice bianco”
Ripalta Guerrieri: Stornarella (Foggia) “Un vibrare”
Elisabetta Liberatore: Pratola Peligna (Aquila) “Da lontano”
Silvia Favaretto: Marcon (Venezia) “La casualità dell’esatezza”
Agnese Girlanda: Verona “Ori di famiglia”
Patrizia Socci: Gorizia “Se tu tornassi”
Cristina Prina: Roma “Vivo sbilenca”
Antonella Riccardi: Roma “In un arco d’estate”
Aldo Ronchin: Ormelle (Treviso) “Il bacio sulla fronte”
Luca Bressan: Zandobbio (Bergamo) “Ultima stazione” Rocio Bolaños: Busto Arsizio (Varese) “Apatia-Desidia”
Salvatore Gazzara: Messina “La notte la vita non si ferma”
Marian Ciprian Zisu: Roma “Dove tutto tace”
Elisabetta Biondi Della Sdriscia: Roma “Il canto del fiume”
Laura Ficco: Assemini (Cagliari) “Anima fosca drappo rovente”
Nunzia Piccinni: Trieste “Cuore di carta”
Giancarlo Stoccoro: Spino D’Adda (Cremona) “Accade fra una notte e l’altra”
Laura Ramieri: Milano “Fiori quasi bianchi”

Poesie del Cuore (da inserire nella pubblicazione)


Roberto Velardita: Venezia “La notte dei tempi”
Roberta Sgrò: Gardone Val Trompia (Brescia) “Non sprofondare”
Mario De Francesco: Roma “Black”
Francesco Feola: Pisa “Riemersioni senza data”
Maria Fiorenza Verde: Torino “A Bardo l’amico mulo”
Davide Losito: Copparo (Ferrara) “Narciso nero”
Marco Abbate: Palermo “Lassù in montagna”



Carissimi amici poeti  

La cerimonia di premiazione, con la consegna di coppe, targhe e diplomi, nonché dell’antologia nella quale le vostre poesie vengono pubblicate  si svolgerà 
sabato 28 agosto alle 16,00 nella sala Tommaseo dell’NH Trieste (Navarro Hotel Trieste, Corso Cavour 7, telefono 0407600035,- a due passi dalla stazione ferroviaria.

La premiazione si svolge nel contesto della “Festa delle culture a Trieste: poesia, colori, musica, sapori”, Trieste 28 agosto-29 agosto 2021 

Noi ci auguriamo che possiate senz’altro essere presenti alla “vostra” cerimonia di premiazione e che vogliate anche partecipare alla 
festa che si svolgerà domenica 29 agosto,a partire dalle ore 10 presso lo storico “Caffè San Marco” in via Battisti,18 godendo dell’ opportunità offerta da Trieste e dalla sua tipicità culturale.

 Naturalmente sono invitati anche i poeti che non sono fra i vincitori o segnalati, ma che comunque hanno partecipato al Concorso con poesie di grande spessore.

Dunque vi aspettiamo! 
Un caro saluto 

 

Ottavio Gruber

Associazione di volontariato Poesia e Solidarietà “Nessuna paura che mi calpestino. L’erba calpestata diventa sentiero” (Blaga Dimitrova)

www.poesiaesolidarieta.org
www.castellodiduinopoesia.org     

invitoallapoesia15@gmail.com   


 

Trieste, 31 agosto 2020

 

sabato 24 luglio 2021

GIUSEPPE CONTE A "IL VOLO DI ESTERINA" (A CURA DI GIUSEPPE CERBINO)

 

Condividiamo oggi l'approfondimento dedicato dal critico Giuseppe Cerbino a Giuseppe Yusuf Conte (Imperia, 1945), poeta, scrittore, drammaturgo, traduttore e critico letterario. Oltre a questa trasmissione (del 15 luglio) potrete seguirne altre trentasei dedicate da Cerbino alla migliore poesia italiana del Novecento, all'interno del ciclo radiofonico "Il volo di Esterina" trasmesso da RADIO ICC WEB alle ore 11 di ogni giovedì (con la direzione di Maria Alberti).

 

 https://www.spreaker.com/user/radioicc/il-volo-di-esterina-2-37



venerdì 23 luglio 2021

La satira civile del poeta marchigiano: “Fu difficile tornare tra i vivi”

CONCERTO INUTILE di Alessandro Zaffini
Fara Editore 2021

recensione di Gian Ruggero Manzoni 



Alessandro Zaffini (Sassocorvaro, PU, 1988) divenuto Dottore in Lettere Moderne presso l’Università di Urbino è musicista, scrittore, poeta, illustratore e tanto altro ancora. Ha pubblicato: 
Le api marce (Sigismundus 2013) e Scordare il copione (Fara 2018), nonché Senza rumore (Alka 2019), un CD registrato con la band Giumara & The PinkNoise. Non ha fatto studi musicali, ma è giunto al suonare la chitarra e al canto da autodidatta, raggiungendo, anche in questo campo, risultati molto interessanti. 

Dal testo: “Fu difficile tornare tra i vivi / quindi di urto in urto imparai l’affetto. // Ora vago oltre il tempo che mi diedi / senza maestri, soffrendone come / soffre la crisalide / rotta”. 

Dalla prefazione del critico e docente Riccardo Deiana: “Se chi gioca in casa di solito è favorito, e premesso che la ‘casa’ in cui viviamo (fuori di metafora: la realtà lavorativa capitalistica, vista come precarizzante, anti-biologica e depressiva) appartiene irreversibilmente ad altri (potremmo dire, genericamente, al potere), allora siamo destinati non solo ad essere sempre ospiti, o utenti nel caso peggiore, e ad avere quindi scarsa possibilità di manovra, ma a trovare sempre l’1 sulla schedina della nostra breve esistenza, in altre parole, a perdere.”

Unita alla libertà pressoché totale che si sono “regalati” i poeti novecenteschi, la dissoluzione delle forme metriche non permette di avere spie di riconoscibilità dei generi poetici, ma ciò non impedisce di identificare delle differenze tra i diversi testi, differenze però non più fondate su convenzioni, ma, bensì, su considerazioni di tipo stilistico e contenutistico. La poetica di Zaffini, a mio avviso, rientra nel filone della cosiddetta satira civile tramite la quale il poeta intende polemizzare con il mondo in cui vive, prendendo di mira i vizi e le debolezze umane e il malcostume della società che gli è contemporanea. Il punto di partenza della sua scrittura lo si ritrova, quindi, in un personale disagio che si trasforma in denuncia della realtà. Come ben sappiamo nella nostra tradizione il rappresentante primo e più significativo, della poesia satirica, è stato Orazio il quale, tramite i suoi scritti, voleva colpire i vizi degli uomini, suscitando meditazione tramite un’ironia pacata piuttosto che ricorrere all’invettiva o al gesto di disprezzo, e anche Zaffini procede così, concedendosi un tono sommesso, ma non meno pungente. Ancora dal testo: “Mentre la terra sgretola all’ennesimo spavento / e con essa questi anni e un altro / me stesso bozzato a fatica / vorrei soltanto che il cervello sapesse / come una bolla d’aria nel ghiaccio / serbare intatta una particola / vana, una trincea / di serenità”.

Su La strada del nutrimento

 

di Davide Valecchi, Fara Editore 2021

recensione di Gian Ruggero Manzoni


Davide Valecchi (Firenze, 1974), musicista polistrumentista, ha fatto parte di vari gruppi fin dall'adolescenza, spaziando tra rock, elettronica e sperimentazione. Dal 2003 è chitarrista del gruppo post-punk Video Diva. Con lo pseudonimo di almost automatic landscapes dal 2001 realizza album di musica elettronica di genere ambient. Sul versante letterario ha pubblicato le raccolte poetiche  Magari in un'ora del pomeriggio (Fara 2011) e Nei resti del fuoco (Arcipelago Itaca 2017). Altre poesie sono presenti in volumi antologici e in vari blog letterari. Nel 2020 con la raccolta ancora inedita La strada del nutrimento è risultato finalista e segnalato in numerosi concorsi letterari. 

Dai testi:

“La strada del nutrimento / è questa curva dismessa / separata dal percorso abituale / perché troppo vicina al precipizio. // Qui l’asfalto è dolce al tatto / e ci accoglie per un riposo / non necessario ma dovuto. // Seduti e rivolti verso il fiume / diamo inizio a un catalogo / di avvenimenti / che riguardano i dintorni / delle nostre mani / dove un mondo piccolissimo / è la migliore letteratura / che si possa desiderare”. 

Di questa raccolta così ha scritto il poeta e promotore culturale Massimiliano Bardotti: “Al di là di quello che ognuno possa credere o pensare, gran parte delle atrocità del nostro essere al mondo potrebbero essere risparmiate esclusivamente intendendo la bellezza come valore necessario. Senza di essa si fa davvero ardua l’esperienza del vivere”. 

Di seguito ecco le parole del critico, saggista e docente Riccardo Deiana: “La strada del nutrimento è una raccolta dove i ricordi più che tornare alla mente come simboli o idoli, tornano alla pelle: leopardianamente, vengono rimembrati”. 

Di sé stesso ci dice l’autore: “Fin da bambino ho sempre vissuto in un ambiente in cui la cultura e l’arte avevano decisamente un posto speciale e ho sentito fin da subito una sorta di chiamata verso quel mondo, sempre incoraggiato e assecondato dalla famiglia, per cui all’età di dieci anni invece di iscrivermi alla scuola di calcio - come facevano quasi tutti i miei coetanei -, i miei genitori mi iscrissero a un corso di pianoforte. Sempre verso quell’età cominciarono i primi esperimenti con la scrittura, un medium che mi pareva congeniale alla definizione di una mia identità personale, un’arte nobile che avrebbe aggiunto valore alla mia esistenza. Ma dopo alcune poesiole e addirittura un romanzo di fantascienza, vergato su un intero quaderno scolastico a quadretti, ho atteso fino ai diciannove anni prima di scrivere qualcosa di vagamente decente. Questo perché l’ispirazione primeva era solo un impeto imitativo piuttosto confuso, mentre con gli anni del liceo, grazie anche a una professoressa di Lettere eccezionale, iniziai ad amare sul serio la letteratura, e la poesia in particolare. La amavo di un amore a volte disperato ed era per me, insieme alla musica, l’ancora di salvezza in un periodo piuttosto infelice della mia vita, iniziato con la morte di mia madre proprio quando avevo quattordici anni e proseguito con vari turbini emotivi fino ai vent’anni e oltre.”

giovedì 22 luglio 2021

I colori del Salento al borgo rinascimentale di Roca Nuova - Melendugno


 

Nel Borgo rinascimentale di Roca Nuova, sulla strada provinciale Melendugno/ Torre dell'Orso, il 25 luglio alle ore 19.00, si apre la stagione 2021 del movimento culturale I colori del Salento, ideato da Regina Resta, presidente dell'associazione Verbumlandiart.
Ci sarà l'inaugurazione della mostra pittorica che vedrà un momento di saluti istituzionali ed un successivo incontro poetico.
Sarà presente il sindaco di Melendugno  Potì, e il vicesindaco Dima, nonchè Giusy Doria, assessore alla Cultura.
Gli artisti che esporranno le loro opere sono Anna Alemanno, Ana Buda, Annamaria Di Maggio, Carolina Sperti, Emanuela Loscanna, Fernando D'Ospina, Giovanni Mazzei, Madia Ingrosso, Renato Leone e presenzieranno fino al 28 luglio. Dalle 19.30 Regina Resta dialogherà con la poetessa leccese Claudia Piccinno e col poeta  e psichiatra Gianpaolo Mastropasqua, entrambi noti a livello internazionale.
La serata sarà allietata da alcuni intermezzi musicali a cura di Benedetta  Manca.
Gli eventi si susseguiranno fino al 28 luglio, nello specifico lunedì 26 allo stesso orario sarà presente la scrittrice Giovanna Politi, introdotta da Carmen Mancarella,con letture a cura di Annamaria Colomba e intermezzi musicali di Gianluca Milanese.
Martedì 27 ci sarà una serata sulla legalità al femminile, condotta da Giusy Negro e Giusy Doria con ospiti Annatonia Margiotta e Mariafrancesca Stabile.
Il 28 luglio ci sarà l'evento conclusivo in cui Il Professor Carlo Augieri e Il prof. Pierfranco Bruni, introdotti dal benvenuto di Roberto Rollo e Mimmo Lorusso,dialogheranno sul tema BIANCO- NERO- COLORATO con l'arte che pittura la vita.
Sarà cura degli organizzatori far rispettare la normativa anti- Covid.
Ingresso libero.

martedì 20 luglio 2021

RIFLESSIONI SULLA SILLOGE DI ALI AL HAZMI "UNA FARFALLA TATUATA"

 




Dopo l'attenta lettura della pregevole introduzione di Enzo Bacca al testo e, nella parte finale, delle sensibili note di Claudia Piccinno, a cui va attribuito il merito dell'insigne lavoro dell'accurata traduzione dall'inglese in italiano, ho avviato la mia personale analisi della raccolta poetica di "LA FARFALLA TATUATA" di ALI AL HAZMI,  poeta di meritati riconoscimenti a livello internazionale.

Nella letteratura greca compare spesso un riferimento alle Muse, un' invocazione alle dee delle arti, figlie di Mnemosine, sia nei proemi, sia nel corso delle opere, elemento che diverrà un topos letterario per gli scrittori successivi. Così la musa della poesia, Calliope, inizialmente canta attraverso il poeta che mantiene l'anonimato, nascosto dietro questa figura; nel tempo, poi, il poeta, attraverso un processo d'interiorizzazione, si inserisce in prima persona e, accanto alla divinità,  appare l'uomo con il suo canto. Si assiste così  ad una specie di sdoppiamento nel poeta, dell'ispirazione, divina o meno, attenta e vigile da un lato, e dell' "IO" che canta ciò che gli detta il cuore. 

Nel testo "UNA FARFALLA TATUATA", il poeta ALI AL HAZMI non appare sotto l'investitura mimetica di una divinità.  Nonostante "il desiderio metafisico" presente nel suo animo, si rivolge ad una donna e nella forma di un "tu"  interlocutorio, afferma di essere "il sole" della sua pazienza e di non attenderlo. Con l'incipit al sole, emblema di luce nella mitologia, il poeta intende esordire, aprire il suo canto, che deve essere un canto di rinascita e di abbagliante splendore. Così, come un sole, come un "principe della luce", il poeta inizia il suo viaggio introspettivo, analizza, verifica,  mentre l'ombra dell'altro "sé " langue nell'assenza dell'amore.

In sintesi prendono via via vita nel cuore con il canto le "Memorie incise con l'argento del gelo"( lirica  "Una farfalla tatuata" ,pag 10). Esse sono: le ombre che hanno ostacolato i passi lungo il cammino; la fase del "lutto" con il ritorno alle origini; il dolore per la perdita dei genitori; la stasi dell'animo con il silenzio; l'isolamento; infine la ripresa del cammino.

Il titolo dell'opera,"UNA FARFALLA TATUATA", sottolinea l'immagine di una farfalla in atterraggio, ma non su un fiore, come di solito avviene in natura, bensì, come metafora, sulla pelle e il tatuaggio implica l'impronta indelebile, il segno, il risvolto profondo che lascia nell'animo. Così la farfalla, simbolo di bellezza e di leggerezza, di amore, determina il percorso di uno scavo interiore visto nelle varie sfumature che la sofferenza determina.

Circa la struttura del testo, la raccolta si presenta composta da 11 liriche iniziali, in cui si delineano le tappe della storia d'amore, e una seconda sezione, dal titolo "Nei margini della città", composta da 16 liriche. Le strofe, di diverse lunghezze, presentano  versi in metro libero e senza rima. Ricercato, a volte prezioso, il lessico presenta ricchezza di termini esotici desunti dal paesaggio ed esposto con varie figure retoriche, tra cui preminenti sono  le  metafore, i paragoni, le metonimie, gli ossimori, le assonanze, l'uso dell'enjambement. Si sottolinea la forma interlocutoria rivolta a un "TU" e un "IO" che rappresenta lo sdoppiamento  del poeta in un altro da sé  (poesia "In compagnia  di me stesso", pag 15, <" In compagnia di me stesso/ due metà  allo specchio/ due sogni rubati/ un unico sé. Due opposti che si attraggono/ nella melodia del canto/ due silenziosi sognatori">).

 Il poeta indica i diversi stati d'animo che prova dopo la rottura del rapporto con una donna, che chiama "Laila", e che definisce <Sogno infranto nei miei occhi, flebile voce oltre il recinto di tormentate attese>. Sottolinea i risvolti dell'abbandono, in particolare la solitudine, lo smarrimento, l'assenza di conforto, di obiettivi, il senso di estraneità, il rimpianto, la fragilità, il blocco nelle emozioni che sfocia nell'indifferenza con i dubbi e i quesiti sui motivi della fine. 

Con la memoria il poeta ripercorre le tappe felici e sofferte di un amore: l'origine della storia, il loro primo incontro al mare, l'incompatibilità e il contrasto delle diverse visioni di vita  definite  "orbite differenti "( lirica "Laila" pag.16). La passione travolgente che li ha uniti diventa, poi, motivo di dolore, di silenzio, di stasi, di isolamento nel "grigio dei desideri" che rallentano la capacità di avvertire emozioni successive. Poi il tempo ha apportato, con la caduta dei veli dallo sguardo, la conquista progressiva di chiarezza e di verità, la consapevolezza di non essere amato dalla donna con la stessa intensità del sentire del poeta. Così  prende vita la ripresa di un sogno da sempre perseguito, quello del canto dell'anima, del canto della poesia.

Il poeta non senza difficoltà ha rivolto il suo sguardo all'ambiente circostante, avvertendo un senso di estraneità "Oltre le Alte Mura" quando afferma:< Straniero oltre le porte della città / smemorato il passo / anni irrequieti inquietano l'anima/ gioventù  bruciata> ( pag .18).

La sua voce avverte gli aneliti che provengono dalle piazze, dai problemi sociali e ne coglie il palpito, le proteste, le frustrazioni dei <"giovani corpi in fiamme nel gelo della notte/ prima dei diletti sogni[...] sconfitti nello spirito./Soli in attesa del giorno>.

Ha sottolineato la violenza e il degrado sociale nelle <"donne che appoggiano le spalle ai lampioni,/ sull'uscio, al terminar del vicolo/ nei traviati amori, nel riscatto / oltre le sbarre di uomini al tramonto/ nelle gabbie, nelle illusioni nello spezzare catene. (poesia "Schiavitù  dell'istinto" pag. 35). Voce bella che inneggia alla libertà è quella ricerca di un riscatto nelle donne nell'illusione di spezzare le catene, in donne rese prigioniere da uomini rissosi. Il poeta ha poi contratto matrimonio, ma l'amore che traspare nella poesia "La sposa" non è  l'amore con l' "A" maiuscola, quello che dà  i brividi, quello che fa tremare il cuore, quello che fa soffrire nel crogiolo  di emozioni contrastanti che danno la vita e la morte. La sposa, nonostante metta a fuoco le sue migliori armi seduttive, non raggiunge, né ha riflessi nel cuore del poeta e il suo amore non viene neppure notato. Lo sguardo del poeta cerca l'acqua, da sempre fonte di vita,  e il fiume umanizzato diventa la sua memoria e il suo confidente a cui trasporre le sue esitazioni, la sua angoscia e al fiume rivolge lungo le rive i desideri della luna.

Alle soglie dei quaranta anni fa il punto della situazione e avverte che senza la poesia è difficile vivere. Affida  al sole la funzione di vita, di riscaldare con la rugiada la crosta di muschio sulle rocce che la sofferenza ha determinato nell' "Io" ( <Noi muschio sulle rocce> nella bellissima lirica "il sole di agosto ", pag 44). Il ritorno alla vita è sancito, come in apertura,  dal sole affinché muti <"il cielo in argentate notti/ per destarci all'alba/ nel miele delle api/ sulle bacche di loto/">, mentre, <"La farfalla[...] leggera e soave /verseggiava  sui primordi di un amore"> e il sentimento si trasformava in poesia.

Nella parte finale è al ricordo dei genitori che il poeta rivolge la sua voce accorata, in particolare al padre che perde la vita in mare e, insieme al suo, rappresenta anche il dolore della madre dopo la scomparsa. La consapevolezza porta il poeta a rendersi conto, in un appuntamento che si svolge in un angolo appartato, dell'indifferenza della donna nei suoi confronti che non si accorge, né della solitudine dell'uomo, la cui tensione lo porta tra i cerchi di fumo a tenere una avida sigaretta tra i denti, né della farfalla d'amore che l'uomo aveva tatuato per lei nel suo cuore.

Il testo  offre lo spunto per una serie di considerazioni.

Si presenta come un viaggio di sofferenza e di redenzione, viaggio che il poeta percorre all'interno di sé stesso e dei bisogni della sua anima. Il percorso vede l'inizio in una "eterna fame",  perviene poi nel desiderio celato nell'animo in seguito alla consapevolezza della assenza "nell'altro da sé", del sentimento sperato, sentimento che è stato intenso e profondo solo nel poeta. Si sottolinea l'ambivalenza del sentire nell'animo umano, lo sdoppiamento  della personalità in due metà allo specchio ( pag 15). Entrambi (TU e IO) i protagonisti della storia, sono definiti <"fragile onda anomala, un significato e il suo contrario, /[...]la tua voce emersa dal labirinto/ come grappolo di inviti/ sulle praterie del nuovo orizzonte"> ( pag 20, in "La mia voce mi riporta a te"). Qui il poeta accenna alla potenza della seduzione determinata dalla fragilità. Calzante a questo proposito è la riflessione che emerge dal seguente passo: < "Sedurre - dice Jean Baudrillard in "Il destino dei sessi e il declino dell'illusione sessuale" - significa rendere fragili. [...] Seduciamo con la nostra fragilità  e mai con poteri o segni forti. È questa fragilità che mettiamo in gioco con la nostra seduzione.         Seduciamo con la nostra morte, con la nostra vulnerabilità, con il vuoto che incombe su di noi. [....]La seduzione non si basa sul desiderio o sull'attrazione. [...] La posta in gioco è  provocare e deludere il desiderio, la cui unica verità  è brillare e restare deluso">.

Alla fine della lirica il poeta si pone una domanda importante relativa al senso dell'esistenza e con voce accorata si chiede: <"Cosa rimane dell'argento vivo del racconto, della fantasia, di noi, di me, di te, dei desiderio...se ci incontriamo  non  troviamo altro che il vuoto">?     Non c'è alcuna indicazione da parte del poeta, che lascia a chi legge una possibile risposta. 

A conclusione della mia analisi,  mi sento di delineare  una possibile riflessione. Non il vuoto resta, dopo questa esperienza, ma la lotta per la vita, con la parola che diventa strumento per cogliere i barlumi dell'indicibile, per dare forma all'informe e voce al silenzio; resta il percorso di maturazione, di crescita interiore e, con la crescita, la consapevolezza della propria fragilità e di quello che si considera importante da raggiungere. < "Essere  presenti -dice Heidegger in una sua citazione - significa tenersi fermi nel nulla">



Lidia Loguercio


lunedì 19 luglio 2021

"La ragazza di via Meridionale": un saggio sull'attività poetica di Anna Santoliquido (a cura di L. Spurio)



 È uscito poche settimane fa, per i tipi di Nemapress Edizioni di Roma, il volume saggistico dal titolo “La ragazza di via Meridionale”, opera del critico letterario marchigiano Lorenzo Spurio interamente dedicata all’attività poetica della poetessa, scrittrice e saggista Anna Santoliquido.

L’opera si apre con un contributo critico del professore Vincenzo Guarracino posizionato quale prefazione, testo che apre e anticipa ai tanti argomenti trattati nel corso del libro. Il volume, che porta quale sottotitolo “Percorsi critici sulla poesia di Anna Santoliquido”, è nato ed è stato sviluppato nel corso del 2020, a continuo contatto con la stessa autrice destinataria delle pagine del saggio, spiega l’autore.

Ad arricchire ulteriormente l’opera, organizzata in vari capitoli dove risalta, per ricchezza di contenuti l’intervista condotta da Spurio all’Autrice, è la postfazione del critico Neria De Giovanni, presente nel triplice ruolo di responsabile di Nemparess Edizioni, Presidente dell’Associazione Internazionale dei Critici Letterari e di amica della Santoliquido. Pregevole l’immagine di copertina, opera del noto pittore serbo Zoran Ignjatović, attentamente scelta dalla Santoliquido che, nell’est Europa – come ricorda Spurio nel corso del saggio – è molto stimata, conosciuta, letta e tradotta.

L’idea del volume – come spiegato da Spurio nell’introduzione – è nata nel corso di un approfondimento sull’opera della Santoliquido (foto a destra) iniziato qualche anno fa e che ha portato nel 2019 ad attribuirle il prestigioso Premio alla Carriera in seno al Premio Nazionale di Poesia “L’arte in versi” di Jesi. Competizione di prestigio che annualmente celebra la poesia e che ha visto, negli anni, premiati autori di spicco dello scenario letterario nostrano tra cui Dante Maffia, Donatella Bisutti, Marcia Theophilo e Matteo Bonsante.

Nel volume ben viene posto in evidenza il lungo, saldo e apprezzato percorso poetico pluridecennale di Anna Santoliquido, lucana di nascita, barese di adozione, ideatrice del Movimento Internazionale “Donne e Poesia” che negli anni ha prodotto un’attività di promozione culturale e di solidarizzazione assai importante, finanche convegnistica ed editoriale, in tutta Italia.

Ulteriori contributi che arricchiscono il volume non venendo mai meno all’unitarietà dell’opera sono alcune liriche della Santoliquido proposte in versione latina, tradotte dal professore Orazio Antonio Bologna e un contributo del critico romano Cinzia Baldazzi sull’opera della Santoliquido “Una vita in versi. Trentasette volte Anna Santoliquido” da lei presentato tempo fa nella Capitale.

Anna Santoliquido dal 1981 ha pubblicato ventuno raccolte di poesia un volume di racconti e ha curato diverse antologie. È autrice dell’opera teatrale “Il Battista”, rappresentata nel 1999.  Le sue poesie sono state tradotte in ventitré lingue. È presente in numerose riviste, saggi critici e antologie nazionali e straniere. Ha conseguito numerosi riconoscimenti letterari nazionali e internazionali. Nel 2017 le è stata conferita la Laurea Apollinaris Poetica dall’Università Pontificia Salesiana di Roma. Numerose sono le pubblicazioni critiche sulla sua attività poetica tra cui: “Anima mundi. La scrittura di Anna Santoliquido” (2017) e “Una vita in versi – Trentasette volte Anna Santoliquido” (2018) entrambe a cura di Francesca Amendola. Ad esse va ad aggiungersi, ora, il ricco e articolato volume di Lorenzo Spurio.

Carla De Angelis III al San Domenichino!

Con la raccolta Fra le dita una favilla sembra sole (inserita anche nell’opera omnia fresca di stampa) Carla De Angelis vince il III premio del 62° FESTIVAL INTERNAZIONALE DELLA LETTERATURA “SANDOMENICHINO” al link il verbale della giuria sandomenichino.it



VINCITORI: 1° classificato: GIOVANNA CRISTINA VIVINETTO con l’opera dal titolo “Dove non siamo stati” - Ed. Bur Rizzoli (cod. 36) 2° classificato: FABRIZIO BREGOLI con l’opera dal titolo “Notizie da Patmos” - Ed. La Vita Felice (cod. 23) 3° classificato: CARLA DE ANGELIS con l’opera dal titolo Fra le dita una favilla sembra Sole - Ed. Fara (cod. 49) 4° classificato: MONICA GUERRA con l’opera dal titolo” Entro fuori le mura” - Ed. Arcipelago Itaca (cod. 72) 5° classificato: FRANCESCO SASSETTO con l’opera dal titolo “Il cielo sta fuori”-Ed. Arcipelago Itaca (cod. 87) 6° classificato: TERESA CACCIATORE con l’opera dal titolo “Intimo cielo” - Ed. Helicon (cod. 64). PREMIO DELLA CRITICA: RENÈ CORONA con l’opera dal titolo “L’alfabeto dell’alba” - Ed. Book (cod. 17)

domenica 18 luglio 2021

Il canto dell’usignolo e dell’allodola

Sulla silloge poetica di Dante Zamperini 
Come legno d’ulivo (Edizione privata 2014)

recensione di Subhaga Gaetano Failla





Leggo con gratitudine Come legno d’ulivo di Dante Zamperini (Edizione privata 2014, con la cura di Eros Olivotto e in copertina l’illustrazione di Paolo Pavarotti) e scrivo queste righe seduto solitario a un tavolo in legno, nella melodia della brezza tra gli alberi e nel frinire delle cicale. 

Le poesie di questo libro accompagnano, come nel passo velato di un testimone, la Passione e la Resurrezione di Cristo. Sono versi che hanno il palpito del cuore, la risonanza di fiato melodico di una madre e di un discepolo, l’affanno trattenuto in gola, versi essenziali, lapidari, levigati, aguzzi come pietre e lievi come piume, sin dalla poesia iniziale: Sgradito, il tuo pregare,/ ai sommi,/ agli scribi./ Nel riunito sinedrio/ il fermo decreto./ In te,/ imminente,/ l’unione col Padre. (ne Il pregare).

   Anche quando il tono diviene altamente drammatico il poetare non perde la sua misura austera, composta, e proprio il contrasto emotivo ne enfatizza l’eleganza armonica, la compostezza musicale: Solo, lassù,/ sulla croce legnosa,/ gridasti al Padre tutta la voce.(ne La crocefissione).

Nei versi della Resurrezione la stessa misura melodica si innesta in un pathos di indicibile dolcezza: Aloe e mirra/ al sepolcro portavi./ Dinanzi alle bende/ ti chiudi nel pianto./ Deliziosa la voce/ nel pronunciare il tuo nome./ T’avvolge la luce. (ne La prima apparizione). 

I versi di Dante Zamperini mi hanno ricordato le poesie di Pasolini raccolte in L’usignolo della Chiesa Cattolica (Tutte le piaghe sono al sole/ ed Egli muore sotto gli occhi/ di tutti: perfino la madre/ sotto il petto, il ventre, i ginocchi/ guarda il Suo corpo patire.). Ma in Zamperini l’impeto drammatico ha una sua specificità, si esprime in una sorta di esplosione protetta, come se il deflagrare della tragedia fosse immerso nella vasta musica di sfere celesti, nell’ampio manto d’un fruscio di brezza tra gli alberi. 

Come legno d’ulivo ha il canto dell’usignolo e dell’allodola, in indissolubile armonia, il canto della notte e dell’alba: Al viandante il racconto/ dei giorni trascorsi./ Emmaus, una luce vicina./ Lo spezzare del pane,/ il risorto rivela. 

Rozalia Aleksandrova: poetessa bulgara introdotta dalla traduzione di Claudia Piccinno

 

Anteprima immagine

 

 Rozalia Aleksandrova vive a Plovdiv, in Bulgaria. Autrice di 11 libri di poesie: "The House of My Soul" (2000), "Shining Body" (2003), "The Mystery of the Road" (2005), "The Eyes of the Wind" (2007),"Parable of the key" (2008), "The Conversation between Pigeons" (2010), "Sacral" (2013), "The Real Life of Feelings" (2015), "Pomegranate from Narrow" (2016), “Brushy”(2017), “Everything I did not say"(2019).Le sue poesie sono state tradotte in polacco, inglese, spagnolo,serbo, greco, turco e russo. Editor e curatrice di oltre dieci almanacchi letterari, raccolte e antologie. È membro di l'Unione degli scrittori bulgari.Nel marzo 2006 ha creato un'associazione poetico-intellettuale "Quantum and Friends" per la promozione della poesia quantistica nella società civile,a  Plovdiv e in Bulgaria.Ideatrice e organizzatrice del Festival Internazionale di Poesia SPIRITUALITÀ SENZA FRONTIERE dal 2015 .

 

 



INSTEAD OF HEAVEN

I see your eyes.

Caresses.

And dear

horizon.

Blue-green

headlights flicker.

My essence.

And a moan.

It's as if they came

from constellations

truths.

A flock of sparkles

waves.

Gifts

throw.

And they return

purified.

Two

reborn

souls.


INVECE DEL CIELO


vedo i tuoi occhi.


Carezze.


E mi è caro

l orizzonte.


La luce blu verde


dei fari trema.


La mia essenza.


E un gemito.


È come se


dalle costellazioni


giungessero verità.


Uno stormo di scintillii


ondeggia.


I regali


fioccano.


Essi tornano


purificati.


Due anime rigenerate.









YOU DON'T SHARE ME

with the sea,

which engulfs us.

I stay in you the child,

rescuer on return.

And in the joyful meaning

I accept the light.

A Moon,

which wants you to walk.

Above the water.



NON MI CONDIVIDI


con il mare,


che ci avvolge.


rimango in te bambino,


soccorritore al rientro.


E nel significato gioioso


accetto la luce.


Una luna,


che vuole che tu cammini.


Sopra le acque.







I SEE YOU

with each cell

of the body

with every look

of the heart

and that wild impulse

which breaks us off

of gravity

of the comingtrue

inside

and outside

in nothingness

a whole

WE ARE


TI VEDO


con ogni cellula


del corpo


con ogni sguardo


del cuore


e quell'impulso selvaggio


che ci spezza


di gravità


del diventare realtà


dentro


e fuori


nel nulla


un intero


NOI SIAMO

 

 traduzione dall'inglese a cura di Claudia Piccinno