recensione di Renzo Montagoli pubblicata su Arte insieme
Vincenzo D’Alessio, Nuove anime, FaraEditore 2019
Prefazione di Alessandro Ramberti
Note critiche dei giurati Nicoletta Mari e Colomba Di Pasquale
Poesia
Pagg. 64
ISBN 978 88 94903 62 1
Prezzo Euro 10,00
Vincenzo D’Alessio, Nuove anime, FaraEditore 2019
Prefazione di Alessandro Ramberti
Note critiche dei giurati Nicoletta Mari e Colomba Di Pasquale
Poesia
Pagg. 64
ISBN 978 88 94903 62 1
Prezzo Euro 10,00
Ragione
e sentimento
È da un po’ di tempo che ho l’opportunità, e la
fortuna, di leggere la produzione poetica di questo autore
avellinese, che a definirlo un cantore del Sud è volerlo
considerare a tutti i costi un artista stanziale, cioè
abbarbicato alla sua terra e alla sua gente, che costituiscono la
tematica delle sue liriche. In effetti, se è pur vero che
Vincenzo D’Alessio trae ispirazione dalla natura dei suoi
luoghi, dalle tradizioni, ma anche dalla disperazione della sua
gente, la sua è una voce che si leva forte e chiara contro le
ingiustizie sociali e avversa a una pratica egoistica ed edonistica
volta a corrompere e a distruggere l’ambiente in cui viviamo. E
anche dove sembra che il discorso poetico tragga fonte dall’analisi
introspettiva del proprio animo, questa lacerante invocazione per un
mondo migliore, alla fin fine, è sempre presente (C’era
una volta un paese felice / dove
la gente pensava al lavoro /ogni giorno benediceva, quello /che i
campi donavano loro / passarono gli anni e fuori dal paese / sorsero
case, fabbriche e chiese / la gente allora lasciò i campi /per
guadagnare e… andare
avanti / ma il sole
sorge, come ogni giorno, / sulle ricchezze, sciagure ed orgoglio, / e
quella terra, ormai morta, / diventa schiava di altra sorte / c’era
chi pianse e chi ancora aspetta / che dalle Alpi ritorni suo figlio /
ma come i campi anche lui muore / in un silenzio che fa male al cuore
/….). Questi
versi sono parte della prima poesia e ben evidenziano il mutamento
economico, sociale e culturale che ha interessato le zone
eminentemente agricole del meridione, con uno sradicamento indelebile
e il tormento di chi ha preso coscienza che il benessere tanto
promesso, e solo in parte concretizzato, porta a un malessere
interiore che lentamente distrugge la vita. Tuttavia, pur restando
stilisticamente non ricercato, per quanto di indubbia efficacia,
constato con vivo piacere che D’Alessio ha voluto mettere alla
prova la sua poeticità dipingendo immagini di celestiale
bellezza, ricorrendo ad artifizi letterari che impreziosiscono senza
gravare (Scolora il seppia del fondo / dove
raggiante il tuo viso riluce / profuma di rose intatte nel tepore /
di maggio,.../…
oppure anche chissà cosa pensa il buio / mentre
dormiamo avvolti /nello scialle della notte /…).
C’è una ricercatezza di immagini, ma anche di suoni
(provate a leggerle a voce): rima non rara, ma nemmeno frequente,
come se l’autore, senza perdere di vista le tematiche a lui
care, avesse deciso che rinchiudere un quadro già bello in una
cornice azzeccata avrebbe ulteriormente impreziosito l’opera, e
così infatti è stato. E poi ho colto forse un’altra
caratteristica delle poesie di questa raccolta: sembrano sgorgate
direttamente dall’anima in un lavoro sinergico con la mente che
ha smussato i toni, ha addolcito là dove era necessario, ha
calcato la mano dove più evidente doveva essere il messaggio,
ha instaurato un dialogo muto con il lettore, in un abbraccio di
parole e di sentimenti a cui è piacevole abbandonarsi. Così
il poeta si svela, eliminato il naturale pudore, e ciò trova
conferma anche in questi tre significativi brevi versi (anima
mia, poesia / né
occhi né bocca /nuda al mondo).
VincenzoD’Alessio continua a emozionarmi con la sua poesia che anche
quando parla di morte è ricerca di vita, che anche quando
piange le miserie di un mondo che appare sconfitto lascia tuttavia
intravvedere una sua possibile resurrezione; quindi, leggere le sue
sillogi fa bene, è una tremula, ma indomita luce che brilla
nelle tenebre di un mondo che solo l’amore potrà
salvare.
Vincenzo
D’Alessio (Solofra 1950), laureato in Lettere all’Università di Salerno, ha ideato il Premio Città di Solofra, fondato il Gruppo Culturale “Francesco Guarini” e l’omonima casa editrice. Acuto e attento critico letterario, ha pubblicato saggi di archeologia e storia, recensioni e versi in numerosi periodici, antologie, siti e blog (in particolare Narrabilando e Farapoesia). Raccolte poetiche per i tipi di Fara: La valigia del meridionale e altri viaggi(2012, 20162); Il passo verde (in Opere scelte, 2014); La tristezza del tempo (in Emozioni in marcia, 2015) e Alfabeto per sordi in Rapida.mente, 2015) poi in appendice a Immagine convessa (2017), opera finalista al concorso Versi con-giurati. Nel 2017 è uscita la raccolta Dopo l’inverno, II class. al Faraexcelsior, III premio del Concorso Terra d’Agavi 2018 (Gela, AG), segnalata al Premio Civetta di Minerva (Summonte, AV), finalista al Premio Tra Secchia e Panaro 2018 (Modena). Del 2018 sono i Racconti di Provincia.
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