A cura di Mario Fresa
Le risposte di
Giorgio Moio
Il tratto principale del mio carattere.
Non dare nulla per scontato
senza ragionarci sopra.
La qualità che desidero in un uomo.
La sincerità e l’altruismo.
La qualità che preferisco in una donna.
Direi le qualità: la generosità
e la sopportazione di avere accanto un uomo che, pur se loquace ed ironico,
vive momenti di sconforto e di tristezza.
Quel che apprezzo di più nei miei amici.
Che ti dicono le cose in faccia
così come sono e che forse tu non riesci a vedere e a valutare.
Il mio principale difetto.
Non so se sia un difetto, ma reagisco
subito ad un torto: non sopporto le prepotenze e gli inganni, non so contare
fino a dieci.
La mia occupazione preferita.
Leggere e scrivere.
Il mio sogno di felicità.
Vivere con la mia famiglia in
un mondo dove l’umanità non è un difetto ma una risorsa per migliorare la vita
di tutti.
Quale sarebbe, per me, la più grande disgrazia.
Perdere la ragione.
Quel che vorrei essere.
Quello che sono. Non perché mi
ami o mi senta un narcisista, semplicemente non mi vedo nei panni di qualcuno.
Il paese dove vorrei vivere.
Ovunque ci sia il mare e… gente
civile!
L’animale preferito.
Il cane, razza pastore tedesco,
avuti in passato, ma ora, non avendo molto spazio, mi fa compagnia una cagnetta
meticcia.
L’oggetto cui sono più legato.
Il computer.
I miei autori preferiti in prosa.
Devo confessare di non amare
molto gli autori in prosa contemporanei. I miei preferiti vengono un po’ da
lontano da lontano: James Joyce, Franz Kafka, Edgar Allan Poe, Carlo Emilio
Gadda, Italo Calvino, Stefano D’Arrigo, Ennio Flaiano, Giorgio Manganelli.
I miei poeti preferiti.
Il primo poeta che ho letto con
attenzione è stato Giacomo Leopardi del quale feci anche una tesina all’esame
di maturità. In precedenza, i classici: Omero, Ludovico Ariosto, Dante, ma a
livello scolastico. Poi sono arrivati Paul Eluard, Charles Baudelaire, Aldo
Palazzeschi, Giuseppe Ungaretti, F.P. Marinetti, Dino Campana fino ai
contemporanei Emilio Villa, Edoardo Sanguineti, Andrea Zanzotto, Franco
Cavallo, Adriano Spatola, Corrado Costa.
I miei eroi nella finzione.
Robin Hood, Indiana Jones, Tex, Rambo e gli eroi della
Marvel.
Le mie eroine preferite nella finzione.
Lara Croft; Anna Karenina in un
romanzo di
Lev Tolstoj; Elizabeth Bennett
di Orgoglio e pregiudizio di Jane
Austen; Isabel Archer
di Ritratto di signora di Henry James; l’eroina di Hunger Games di Suzanne Collins.
I miei compositori preferiti.
Oltre ai classici (Mozart,
Beethoven, Chopin, Bizet), anche quelli recenti (Bernstein, Gershwin), contemporanei
(Allevi, Sevardi, Morricone, Boccadoro, Berio, De Simone) e sperimentali (Cage,
Cowell, Cardew).
I miei pittori preferiti.
I pittori informali: Pollock,
de Kooning, Burri, Mondrian, Hartung, Capogrossi, Vedova, ma anche il
surrealista Ernst, gli spazialisti Fontana e Rothko.
I film più amati.
Sarà un mio difetto, ma non ricordo sempre i film che
vedo o non gli do tanta importanza. Tra quelli che ricordo il titolo, Ben Hur;
C’era una volta in America; Il postino; Ricomincio da tre; The warriors; Hair;
Highlander; Battleship (un attacco alieno alla Terra), Milionari (uno degli
ultimi che ho visto su Napoli, forse perché sono troppo napoletano).
I miei eroi nella vita reale.
Senza dubbio i volontari che
vanno in giro con un camioncino a dare aiuto e sostegno ai meno abbienti, come
i clochard, ma senza dimenticare i volontari negli ospedali che accudiscono gli
ammalati e hanno sempre una parola di
conforto.
Le mie eroine nella vita privata.
Bisognerebbe prima capire cosa
si voglia intendere per eroine nella stori: salvatrici della patria o dell’umanità?
Nel dubbio cito entrambe: Giovanna d’Arco, Madre Teresa di Calcutta, Ipazia
(che sarebbe meglio definire una martire), Aleza Arzamasskaia (la “Giovanna d’Arco”
russa), Irma Bandiera (Mimma, partigiana nella VII brigata GAP “Gianni
Garibaldi” di Bologna), Harriet Tubman (attivista afroamericana dell’abolizionismo
della schiavitù, la “Mosè della gente nera”), Eleonora de Fonseca Pimental
(intellettuale napoletana e patriota), Mariana Pineda.
La riforma che apprezzo di più.
Deve essere ancora varata:
garantire lavoro e una casa a tutti i giovani. Lo so: è un’utopia! ma la vita è
fatta anche di utopie.
I miei nomi preferiti.
Sia ben chiaro, il mio,
Giorgio, non lo cambierei: ormai, in quasi sessant’anni che lo sento, mi sono affezionato. Ma rispondendo a tono,
ho due nomi preferiti, che avrei tanto voluto dare ai miei figli: Maria, nome
di mia madre, se avessi avuto una femmina; Federico, se fosse stato maschio.
Uno ne ho avuto ed è maschio, ma per tradizione (oddio, la tradizione!) ed
essendo primogenito ho dovuto dargli il nome di mio padre: Antonio.
Quel che detesto più di tutto.
L’arroganza poggiata
sull’ignoranza, la presunzione di sapere.
Il dono di natura che vorrei avere.
Volare, ma mi sto attrezzando
per riuscirci un giorno. Per ora mi accontento di farlo nei sogni: una cosa da
non credere, nei sogni volo, non esistono ostacoli e faccio salti in verticale
talmente alti che riesco ad arrivare persino su un grattacielo! Ma vedi che
potenza hanno i sogni! Nella realtà non riesco a fare nemmeno una passeggiata
di mezz’ora, senza che il mio corpo reclami insistentemente e mi dica: “Mo’ la
vuoi smettere? Guarda che ti lascio qui e me ne vado!”.
Se avessi un milione di euro.
Ho sempre detto, anche alla mia famiglia, che spesso si
infervora esclamando “se avessimo un milione di euro!”, che un milione di euro
per me sarebbe troppo: una metà la dividerei in tante parti da ventimila euro
ciascuna e le donerei alle famiglie più povere che conosco, in anonimato.
Come vorrei morire.
Addormentarmi la sera e non
svegliarmi più, in un luogo vicino al mare, senza acciacchi invalidanti e con
la mente ancora lucida.
Stato attuale del mio animo.
Conflittuale, come un cielo più nuvoloso che solare,
ma questa mia inquietudine di base la sdrammatizzo e la celo con l’ironia e
l’auto-ironia, nonché con la loquacità nei dialoghi. Aggiungo: irregolare negli
studi, irregolare nella scrittura, irregolare nella vita.
Le colpe che mi ispirano maggiore indulgenza.
Ricordarmi di ascoltare un po’ di più e quando stare
in silenzio.
Il mio motto.
Ne ho due: finché c’è vita c’è speranza; la vita è
tentare di rendere possibile l’impossibile.
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