mercoledì 23 ottobre 2024

Un libro per chi scrive (molto utile anche a chi legge)

Andrea Temporelli


Mentre rimaniamo stupiti per gli scenari che si prospettano, soffriamo la deriva delle nostre soggettività. Il discorso vale anche a livello sovrapersonale. Nessuno, per intenderci, può sensatamente riconoscersi più in alcuna “patria”. Ogni scrittore, oggi più che mai, è un migrante, un esiliato per natura: anche qualora vivesse nella sua comunità d’origine idealmente preservata (idillio affascinante quanto superato).

Perché non si scrive per compiacere il lettore, ma per attraversare sé stessi e sbucare dall’altra parte, facendo marameo allo spettacolo e persino al successo, alle comodità, all’inerzia del mestiere e della propria identità consacrata. La letteratura è ancora questa scelta etica fondamentale.

Il poeta parla fuori del tempo, fa comunità con i morti e con i venturi – anche quando raccoglie le briciole del presente. Non butta la sua parola nella mischia, magari alzando il tono. La propone semmai con delicatezza e umiltà; la insinua. O, come sta capitando a molti, la trattiene, per soffiarla verso un tempo di ascolto più propizio.

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