giovedì 2 gennaio 2025

“Che sia desiderio il pensiero”: su alcune opere di Annalisa Rodeghiero

Note di lettura di AR 

Il verso posto a titolo di queste note è tratto da “Logos. I colori delle parole” un opuscolo con poesie di vari autori dell’UCAI di Padova uscito in occasione del Festival Biblico 2020. La medesima poesia Sia pane il pensare di Annalisa inizia così: “Senso primo – non perdere l’anima / essenza primigenia delle cose / utopia del noi immutabile nel tempo. / Poterla ritrovare nonostante il male, / proprio quando sembra persa.”

Nell’opuscolo dell’UCAI per il Festival Biblico 2023 “Genesi 1-11. E Dio vide quanto aveva creato, ed ecco, era cosa molto buona” la poetessa padovana è presente con la poesia Adamo, ’dove sei’, uomo? da cui estraggo questi versi: “Appoggia il palmo, senti / come s’infuocano le parole sulla fronte / alla pronuncia del nome, ma dove sono / – chi sono – nell’abbandono, non so. / (…) / Seppure ciò che è stato è irredimibile / dovrà pure esserci un varco – io credo – / una folata che mi trascini in alto oltre la pena, prima del taglio, a monte / a monte, alla sorgente d’ogni errore / se tra tutte le cose, come Eva,  rimango / – a Tua somiglianza – la cosa più bella …”

I lacerti qui sopra credo possano fornirci utili spunti per immergerci nella poetica di Annalisa Rodeghiero.  

Parto con Versodove, Blu di Prussia 2017, Prefazione di Nazario Pardini che giustamente afferma: “Amare è il piedistallo del poema” (p. 7) e “Tutto volge ad una direzione: volare oltre le tempeste, oltre lo strappo dei venti, oltre le sottrazioni del mondo” (p. 8).
Splendido l’esergo della prima sezione “Di volo in volo”: L’uomo è un dio quando sogna, un mendicante quando riflette (Friedrich Hölderlin). Spizzico subito perché più delle mie considerazioni penso sia importante ascoltare il dettato dialogante esatto interrogante e luminoso della Nostra: “Esiste forse una mezza poesia per il poeta? / Mezzo battito d’ali per la rondine?” (Saremo altrove, p. 18); “A nulla serve una conquista, / se a cieli nuovi poi siamo impreparati.” (Ma tu ignorando canta, p. 21); “– pensi – quanto conta sentirsi vivi dentro, / dentro un respiro di vento” (Dentro un respiro di vento, p. 31); “Soccorrimi se disperata cerco / il verso per raggiungere le stelle / ma non voltarti se ti sto abbracciando.” (Inafferrabile poesia, p. 34); “solo – futuro privo di futuro – / a chi non sa godere del passato.” (Mai potremo dire, p. 35). Questi due ultimi endecasillabi ci rivelano il timbro biblico-sapienziale della voce di Annalisa che non a caso cita, oltre a 
Hölderlin, poeti come T.S. Eliot, R.M. Rilke e Sandro Angelucci.
La seconda sezione di Versodove si intitola “Incerte stagioni e inconfutati cieli” dove troviamo versi d’amore latu sensu di grande intensità: “È in quest’assenza piena / che mi manchi / come alle alghe a riva / il dondolio dell’onda.” (Il dondolio dell’onda, p. 54); “Non piango perché te ne sei andato, / piango perché nemmeno tu / sai dove stai andando.” (Se puoi ricorda, p. 60); “– Lo so – ci vorrà un urlo / più forte ancora / di quello con cui ti ho messo al mondo.” (Una madre lo sa, p. 66); “Si chiude una parentesi / ma non è quella rotonda. / quella è la prima / che chiude un’equazione, / in me sarà l’ultima / e farà cerchio con l’eterno.” (Il mio mestiere andato, p. 76).


Passo ora alla raccolta Incipit, Edizioni Stravagario 2019, Prefazione di Giacomo Vit (“lo stile è lineare, trasparente, quello che si rifà alla cosiddetta ’poesia onesta’ di sabiana memoria”, p. 11), disegni di Enzo Bacca, dedicata A Isabel, stella venuta al mondo il quattordici gennaio duemiladiciotto e con nella stessa pagina questa citazione ungarettiana “È sempre pieno di promesse il nascere”. Nella “Nota dell’autrice” è scritto: “nella vita il bene e il male, apparentemente in contrapposizione, in realtà cooperano al raggiungimento di un’armonia che regola l’universo” (p. 13).
Qualche lacerto: “Vedi, la speranza è proprio là / seduta sopra quella slitta nella piana imbevuta / della luce che tu sai, bianca di neve.” (La slitta del sergente, p. 17); “Uomo contemporaneo che inciampi e cadi / sopra i tuoi stessi errori, uomo sguardo orizzontale / che vedi a senso unico le cose / ascolta la radice che ti parla, colma l’incolmabile / distanza / tra te e il suo grido verticale.” (Disordine verticale, p. 19). Già solo questi versi tratte dalle prime due poesie ci invogliano con entusiasmo a proseguire “dentro respiri di ciliegia. / Perfino l’aria è presenza. / Regge il tronco la sete del mondo.” (La casa ad albero, p. 22). O a restare commossi da un auguro come il seguente: “Per te chiedo il sonno dolce dei nidi / il loro calore e il colore dei voli / osservato dai rami e i rami a dirti / il luogo preciso dove avrà mani il Sole.” (Il verde respiro, p. 23), o dal “mistero che ogni volta si rinnova / nell‘amniotico regno d’acque / dove la vita si conta / in settimane e mesi / e il peso in grammi come l’oro.” (Isabel, p. 26). E ancora: “La guardo mentre dorme, / sembra stringere nei pugni l’universo.” (p. 31); “– Stella che sai qual è il tuo posto in cielo / indicale il suo / (che sia d’impercettibili confini) / sulla terra che conosce / l’inquieto incedere dei passi –” (In vicoli, p. 37); “Stazionano cirri di pensieri / lontani, velano atolli d’altro azzurro.” (Involucro, p. 44); “Che ne sarà di te, domani / quando te ne andrai di stanza in stanza / – sola – come soli si va al mondo, / quando ascolterai, oltre la porta / una alla volta le nostre imperfezioni …” (Che ne sarà di te, p. 49). È questo libro un inno alla vita che arriva e dona all’universo una pulsazione minima ma nuova e unica. “Cadendo” in questo nostro mondo il neonato vagisce e sorride e ci “… riporta al male / all’inevitabile suo esistere / in nodo indissolubile che lo lega la bene.” (Vagito e sorriso, p. 36).

Due raccolte che lasciano traccia e mettono in risonanza le corde più vere di ogni esistenza.

     

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