Complimenti a Felice Di Benga che riceve un nuovo riconoscimento per Questa messe impura in quanto autore selezionato con pergamena e motivazione dal Premio Universum Basilicata. Cerimonia di Premiazione a Potenza nel Teatro Stabile in Piazza Mario Pagano a partire dalle ore 17:00 del giorno 21 marzo 2025.
venerdì 14 marzo 2025
Felice Di Benga selezionato dal Premio Universum Basilicata 2025
Complimenti a Felice Di Benga che riceve un nuovo riconoscimento per Questa messe impura in quanto autore selezionato con pergamena e motivazione dal Premio Universum Basilicata. Cerimonia di Premiazione a Potenza nel Teatro Stabile in Piazza Mario Pagano a partire dalle ore 17:00 del giorno 21 marzo 2025.
mercoledì 12 marzo 2025
Felice Di Benga Diploma di onore al Città di Cattolica 2025
Complimenti a Felice Di Benga che con la nuova silloge Questa messe impura ha ricevuto il Diploma d’onore del Premio Città di Cattolica 2025
lunedì 10 marzo 2025
”È una sfera opaca il tempo…”
Annalisa Rodeghiero, A oriente di qualsiasi origine, Arcipelagoitaca 2021
recensione di AR
“È un’invenzione il tempo / non esiste. // Mai l’abbiamo perso / né mai lo perderemo.” Questo ci dice Annalisa Rodeghiero nella penultima poesia della raccolta (p. 80). Qualche pagina prima (76) ribalta quanto affermato da Eraclito nel frammento 76 Dell’origine (… l’aria vive della morte del fuoco …): “(…) / (era il fuoco sacro che mi rubava l’aria, / (…) / Forse allora Eraclito mentiva / o, forse, almeno in parte si sbagliava: // in me – è il fuoco sacro, l’aria, / l’aria che vive della vita del fuoco.)”
Risalendo a p. 70 troviamo questo passaggio: “È una sfera opaca il tempo – mutamento e limite / (…) oppure io non vedo dove le cose cambiano / nome o non capisco. Mai così insieme – mai così soli – / andremo. Senza nome né mani di carezze.”
Ho citato dalla Parte quarta. Nel meridiano dell’indugio che non a caso si apre con questo esergo eliotiano (Little Gidding, in Quatto Quartetti): Quello che noi chiamiamo principio spesso è la fine / e finire è di nuovo cominciare. / La fine è da dove veniamo.
Retrocedendo a p. 61 (siamo nella Parte terza – Nel silenzio delle rive, con un esergo di Iosif Brodskij, Fondamenta degli incurabili, che come al solito dà il la: Penso, molto semplicemente, che l’acqua sia l’immagine del tempo.) mi imbatto in questo splendido distico che chiude la poesia XXXVIII: “Quale che sia la meta / è tutto nella fede dell’andata il compimento.”
A p. 55 poesia XXXII Annalisa ribadisce la responsabilità e la bellezza di vivere ogni momento per la sua unicità: “Se ciò che accade, era accaduto prima / se è nello svelarsi che sta l’accadimento, / se la parola detta era stata già pensata / noi, dentro questo ottobre spento / non saremo che l’ombra che ci precede il passo.”
Siamo arrivati alla Parte seconda - Le promesse della neve, da cui cito quanto segue: “Se albeggia sugli abeti neri / tra le sfibrate frasche / occorre fermarla quella luce / – se possibile – orientarla oltre il silenzio delle mani. / Interrompere il buio della resa / credere ancora al verso atteso e perso.” (XXVII, p. 46)); “E vivere appieno il mistero di certi istanti minimi, / la loro instabile sapienza. / Ignorare ciò che non sarà. Che non potrà essere / per mia, per tua costituzione.” (XXI, p. 40). L’esergo rilkiano (dalla Seconda elegia, in Elegie duinesi) di questa sezione esprime il desiderio di una striscia di fertile terra, tra fiume e roccia.
La Parte prima – Il nome pronunciato si apre con queste parole di Marina Cvetaeva (dalla Lettera del 4 giugno 1034 a Jurij Pavolovič Ivsak, in Deserti luoghi. Lettere 1925-1941): E senza anima, fuori dell’anima – ho forse bisogno di qualcosa io?
Alcuni fugaci lacerti: “… cerco concordanza nelle cose. / Abito – come ognuno – dentro questa lotta” (XIV, p. 29); “Scegliere l’unica direzione possibile / di felicità struggente, invidiando al sole la certezza / del suo moto periodico apparente.” (XIII, p, 28); “L’anima se c’è nasce già pronta, / mia amata Cvetaeva. …” (VI, p. 21); “Ma l’anima – almeno l’anima – / sentivo svincolata dai confini, / l’anima sapeva la sua rivoluzione.” (I, p. 16); “Se è vero che siamo ciò che guardiamo, / in questa trasparenza inimitabile / noi siamo – l’aroma dei rintocchi / che dalla legna scricchia dopo la pioggia / (…)” (Il profilo dorato dei rilievi, p. 15).
La voce della poetessa veneta è scientifica, precisa, ricca di immagini in tensione, abile nell’uso delle inarcature, delle sinestesie, delle onomatopee; è in dialogo provocante (nel senso etimologico della parola) con sé stessa, con le persone e i luoghi amati, con la vita e la sua origine; gioca dialetticamente con il pensiero filosofico e religioso con una autoironia colma di rispetto, di stupore per un oriente che non si lascia incapsulare dalle nostre parole (ma quelle “poetiche” lo possono sfiorare). Come afferma Massimo Morasso nella acuta Prefazione: questo libro ha “ambizioni cosmogoniche”, l’anima “è l’indiscussa protagonista del dettato”, “La quadripartizione del macrotesto ordina i quattro elementi (…) – aria terra acqua fuoco – in una architettura versale atta a dare evidenza sottile della stretta connessione simbolica fra il microcosmo umano e il macrocosmo naturale…” (p. 5).
Una poesia inedita di Andrea Corsi - "Chi mi ha disegnato..."
Noi l’abbiamo visto il Cristo, eccome, appeso in tutte le chiese, martoriato, la sua pelle ferita…
L’abbiamo visto, lo abbiamo riconosciuto, nel mio vicino, che mi passa a fianco, in me stesso.
E abbiamo perso il sonno, la pace - abbiamo incominciato a correre, come senza più meta.
Sempre il cuore sulla mano. Avevo dei piedi e delle mani anche io, nei riflessi e nelle ombre
vedevo il loro profilo. Io chi sono? Il mare, il vento freddo, le strade. E una pietra sulla battigia.
Non oso pensare a me stesso - soltanto al dolore del mio corpo. Se mi alzo, è per il sole
di un’amicizia. La poesia, la vita, sono delle arti; gente che non ha vissuto un minuto
della sua vita, come me. Chi mi ha disegnato il volto, la voce, gli occhi, tutto?
11.03.'25
IN CAMMINO VERSO L'AUTUNNO, DI ILIR PAJA. A CURA DI IRMA KURTI
L’incontro con
le foglie sarà l'ultimo.
Succederà
quando sarò di nuovo bambino,
quando sarò
l'ombrello
appoggiato alla
porta.
Quando sarò i
miei genitori che non ci sono più
O una nuvola.
Proveniente
dall’altezza della morte.
Quando sarò il
primo amore.
Il bacio che
rimase l'onda che non arrivò
Mai sulla riva.
Quando sarò
l'ombra dell'autunno.
In cui la
giornata somiglia ad un quartiere con case
Fatiscenti.
Quando la luna
cala sulle tegole in una notte insonne.
Sul cammino
verso l'autunno appare una foresta nebbiosa.
Come un cielo spaventato.
Senza alberi,
Con le radici
capovolte
Con il sole
catturato nella ragnatela delle ombre.
Si sta
avvicinando l'incontro con le foglie.
Questa
risurrezione nella strada del vento,
che non conosce
ritorno.
venerdì 7 marzo 2025
La parola e l’abbraccio in Biblioteca a Crema 12 marzo 2025
Mercoledì 12 marzo 2025 alle ore 17:00
presso la Biblioteca comunale di Crema
Dario Benzi presenta la sua nuova raccolta
con la partecipazione di Franco Gallo Vittorio Dornetti e Luigi Ottoni
IRMA KURTI – POESIA DI ANTOON VAN DEN BRAEMBUSSCHE (BELGIO) IN TRE LINGUE. DAL PROGETTO “POESIA SENZA FRONTIERE”, FONDAZIONE CULTURALE “ITHACA” IN SPAGNA
L'AMORE IN TEMPI DI LOCKDOWN
Io pongo la mia mano
sul silenzio
del tuo corpo.
Bacio la luce d'autunno
sulla tua spalla.
Dentro di te morirò
e non morirò mai.
Non vedrò mai la fine
mai l'ora
in cui gli anni tacciono.
ANTOON VAN DEN BRAEMBUSSCHE, Belgio
Da: “De schaduw van Morandi” (L'ombra di
Morandi)
Uitgeverij P, 2022).
Dipinto di Everlyn Nicodemus, “Forza
silenziosa”
Dal progetto “Poesia senza frontiere”, Fondazione
Culturale “Ithaca” in Spagna del poeta e traduttore di fama internazionale
GERMAIN DROOGENBROODT. Traduzione in lingua
italiana e albanese a cura di IRMA KURTI
LOVE IN TIMES
OF LOCKDOWN
I lay my hand
on the silence
of your body.
I kiss the autumn light
on your shoulder.
Within you I will die
and never die.
Never see the end
never the hour
in which the years fall silent.
Antoon Van den Braembussche, Belgium
English Translation: Dick van
Spronsen
From: “De schaduw van
Morandi” (The shadow of Morandi)
Uitgeverij P, 2022).
Painting by Everlyn Nicodemus, “Silent Strength”
From the “Poetry without borders” project of the Ithaca Cultural Foundation in Spain directed by the well-known international poet, translator and publisher of modern poetry GERMAIN DROOGENBROODT. Translated into Italian and Albanian by IRMA KURTI.
DASHURI NË KOHËN E IZOLIMIT
Unë vë
dorën
mbi heshtjen
e trupit tënd.
Unë
puth dritën e vjeshtës
mbi supin tënd.
Brenda
teje do të vdes
dhe asnjëherë nuk do të vdes.
Kurrë
nuk e shoh fundin
as orën
gjatë së cilës vitet heshtin.
Antoon
Van den Braembussche, Belgjikë
Nga: “De schaduw van Morandi” (Hija e Morandit)
Uitgeverij P, 2022).
Pikturë nga Everlyn Nicodemus, “Forcë e heshtur”
Nga projekti “Poetry without borders – “Poezia pa
kufij” i Fondacionit Kulturor Ithaca në Spanjë drejtuar nga poeti, përkthyesi
dhe botuesi i njohur i poezisë moderne ndërkombëtare Germain Droogenbroodt.
Përkthyese në gjuhën shqipe është Irma Kurti.