domenica 14 luglio 2024

da "Madre che resta" di Patrizia Baglione

 




In principio era la caverna la tua dimora.

Accogliente aspettava

di vederti crescere le gambe.

Come una sorta di parabola, le mie,

sorreggevano il mondo intero,

ma non bastava.

Serviva qualcosa di più forte.

Una matrice di ruggine o metallo che,

seppure dura, ci apparteneva.





*



C‘eravamo quasi.



Potevo scegliere un nome,

immaginare il volto,

sollevare in alto le pietre.



Stavo per trasformarmi

in madre — la tua.



Fatta col vetro

in abito di carta; madre

come onde del fiume.



*



Ti sognerò figlio mio.

Ben oltre il ponte,

scuro in viso,

attenderai l’abbraccio mio.

Un solo colpo

e poi

sarai di nuovo vento.

Nulla

impedirà all’abisso

di nutrirti dell’ultima parte.





BIOGRAFIA

Patrizia Baglione (Arpino, 1994), già laureata in Scienze dell’ educazione, studia per conseguire la laurea Magistrale in Linguistica Moderna. I suoi testi sono apparsi in diverse riviste letterarie: «L’Astero Rosso», «Poetarum Silva», «Inverso», «Transiti Poetici», «Poesia del nostro tempo», «Atelier», «Formafluens Megazine». Ha pubblicato La mia voce (Quid Edizioni, 2019); Malinconia delle nuvole (Kimerik Edizioni, 2020) – silloge presentata su Rai Radio Live – e Nero crescente (RPlibri, 2022); quest’ultimo recensito da Franco Manzoni sulle pagine del «Corriere della Sera» nella rubrica ‘Soglie’. Nel 2020 ha vinto il Premio Kalos alla Cultura.

Dirige il blog «Versolibero». È redattrice di «Laboratori Poesia», «Lucaniart Megazine», «Larosainpiu, «Emme24», «litblog Finestre». Collabora con «Pubblicazioni Letterariæ» e con Giovanna Frene per «Inverso». Addetto stampa della casa editrice “VAN” con sede

a Trieste e di “Garganta Press” casa editrice bilingue it/en con sede a Portland, Oregon.

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