lunedì 15 luglio 2024

“Il Poeta crede nell’amicizia, ma sa che i sentimenti umani sono, per così dire, mobili…”

Recensione di Giuseppe Iannozzi


€ 12,50 pp. 104 (Nefesh 51) maggio 2024
ISBN 978-88-9293-129-9
Immagine di copertina: Angela Gallaro, Maretusa (Primavera) 2012 Cartone telato (cm. 70×70), collage, colori acrilici. Collezione privata galleria Gallaro.
Postfazione di Alessandro Ramberti


Francesco Randazzo cerca Dio 
e lo trova nel quotidiano

Francesco Randazzo dà alle stampe E fu sera e fu mattina (Fara Editore), una silloge poetica ricca di spiritualità e non solo. Il Poeta investiga il quotidiano, s’interroga circa il ruolo di Dio nella nostra vita, e non dimentica mai gli ‘ultimi’, coloro che nella vita sono stati sfortunati. La pietas che Francesco Randazzo adotta non è mai fine a sé stessa, non ha uno scopo prettamente estetico; il Poeta soffre insieme alle persone sofferenti che incontra lungo la strada, e non può fare a meno d’interrogarsi. Dio ci dà le spalle? Perché lo fa? Probabilmente per lasciarci liberi di scegliere fra il bene e il male. Gli amici non sempre sono sinceri e leali fino alla fine; talvolta, di punto in bianco, tradiscono e lo fanno con una crudeltà diabolica. Paradossalmente ma non troppo, dei nemici ci si può fidare: non cambiano faccia dall’oggi al domani, e sono consapevoli che nel tentativo di far fuori qualcuno potrebbero rimetterci le penne. Il Poeta crede nell’amicizia, ma sa che i sentimenti umani sono, per così dire, mobili, soggetti a cambiamenti repentini.
Francesco Randazzo cerca la luce divina, prega che inondi le sue stanze, e non di rado il Poeta viene baciato dalla luce di Dio. Alessandro Ramberti, che ha firmato la prefazione alla silloge E fu sera e fu mattina, sottolinea: “I poeti, come i profeti, sanno vedere oltre, lontano e, come Nathan fece con Davide, possono scuoterci, tirarci fuori dalle nostre bolle di transitoria e deleteria onnipotenza.” Niente di più vero. Val la pena aggiungere che, ieri, i poeti erano tenuti in altissima considerazione, perché considerati non meno importanti dei profeti.
Le poesie di Francesco Randazzo, sessantatré in tutto, sono davvero notevoli per contenuto e stile. Non posso non consigliare “E fu sera e fu mattina”. Leggete le liriche di Francesco Randazzo e anche voi, forse, vi illuminerete di una piccola grande luce che vi renderà migliori, più attenti al quotidiano e al divino.

Dalla prefazione di Alessandro Ramberti:

“Il poeta esule ha in sé tracce profonde della nativa Sicilia nella forte compenetrazione di una tonalità sanguigna e abbagliante con il nero assoluto che prefigura l’abbraccio inevitabili che tutti ci attende, quella soglia inquietante e tenebrosa a un oltre che si fa vivo già nell’ora che stiamo – non di rado inconsapevoli – trascorrendo. (…) La poesia di Francesco Randazzo è una lastra fotografica sensibilissima che emoziona e lucidamente registra la ragioni del cuore (del suo e del nostro). (…) I poeti, come i profeti, sanno vedere oltre, lontano e, come Nathan fece con Davide, possono scuoterci, tirarci fuori dalle nostre bolle di transitoria e deleteria onnipotenza.”

Ogni parola è un’invenzione,
ogni suono è una scoperta,
ogni silenzio è rivelazione.

Di tutte le lingue del mondo
quella che ha tutte le risposte
è proprio quella che non sai.

Perché il mistero ti abita
e tutto è inconoscibile,
persino la memoria finge,
senti solo il pulsare dentro
ogni respiro, ti emozioni
per l’attesa, tempo sospeso,
quando tutto è possibile,
quando tutto si dissolve,
tra la terra e il cielo sta
quel che vibra segretamente,
è un battere freddo d’ali,
o lo schianto bruciante,
o la risata flebile di un vecchio,
o la forza d’un abbraccio,
o lo sdegno per il tradimento,
o l’incoscienza di un amore,
o l’invenzione di un Dio amico,
o il divino segreto senza nome.

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