Fara Editore e la giuria della prima edizione del Concorso Versi con-giurati nelle persone di Alberto Trentin, Anna Ruotolo, Edoardo Gazzoni, Francesco Filia, Lucianna Argentino,
che ringraziamo di cuore per l'ottimo lavoro di selezione e valutazione svolto, sono lieti di comunicare la
classifica dei vincitori.
non fermarsi alla pelle e
cadere al di là del corpo
come un altro che mi guardi
come l’attimo di luce acerba
che vuole – e smania – farsi giorno
“pensiamo in base al numero di
parole che conosciamo”
così, non resta che spremerle
quelle poche parole perché di
loro – di me – centrifughi l’essenza
e la rassegnazione ad essere
finalmente sé stessi…
(che nessuno domani mi racchiuda
sommariamente
nel prima e dopo di un nome)
[ Adalgisa Zanotto vive a
Marostica. È coniugata e madre di tre figli; lavora presso un Ente Pubblico.
Collabora con gruppi di scrittura creativa e laboratori di poesia. È attiva in
associazioni impegnate nel volontariato sociale. La passione per la scrittura l’accompagna
da sempre, “scompagina la sua vita, accresce la sua libertà, allunga i passi
del cuore”. Suoi racconti e poesie sono inseriti in diverse antologie. Ha
ricevuto vari riconoscimenti e segnalazioni: ultimamente ha vinto la sez.
Racconto del concorso per opere brevi Rapida.mente 2015
con pubblicazione premio nella omonima antologia; il suo racconto La fessura è stato selezionato
dal concorso Come
farfalle diventeremo immensità e pubblicato nella antologia La mia sfida al male
(Fara 2016). Il suo testo Scremature
è inserito nel libro Uno
scarto di valore a Bardolino (Fara 2016). Fresca di stampa la raccolta di
racconti Celestina
(Fara 2016). ]
un appena respiro
che dica il coraggio
dell’incontro
nel silenzio
perché si dia al cielo
un’altra pagina
che dica il nome
dell’avvenuto luogo umano
scorre ovunque
quel sapore di versi – appena
fremito in aliti puri –
mani da poco ospitate
da ormeggi incerti
dell’andare segreto
muto s’impunta lo sguardo
sulla riva del tuo amore
ancora dice
il rammendo di reti
in rotolo di maree bianche
come la pioggia
il bene
si rovescia su tutti:
bagna la terra che ancora
odora muove
chiama così vicina
che la sento respirare
e fatico prendere sonno
(…)
del ricordare
Compro oro
tu capisci me
aspetta tempi peggiori
poi torna e oro pago di più
io prego che arriva peggio
così io starò meglio
oggi vendo a ventitre al grammo
domani ventisei anche ventisette
tu prega venga peggio
Il pescatore di Valle e l’escursionista
Rimescola le parole
con le mani le reti,
rimescola gli sguardi
con le possenti braccia
il fiocinino.
Nel disordine della Natura
mi dice esserci sempre un ordine
che impone l’ora del lavorièro
nella fredda calaverna
feconda e desiderata.
C’è un’acqua così bassa!
Vorrei percorrerla a piedi nudi.
È forse la mia fossa?
L’orizzonte è l’unico che vedo oggi
giorno tiepido,
calmo e leggermente salato.
Nella Valle tutto
è il contrario di tutto.
Concorso
Necessario è un corso di sopravvivenza
alla pioggia battente,
al freddo delle scuole spoglie di tutto
anche dei crocifissi.
Ogni concorrente un numero,
che resti un segreto s’intenda
da custodire in un busta
da sigillare con cura.
In quella busta
una vita di sogni e di speranze
che scrivo a te.
(…)
I. classificato
Accecate i cantori di Angela
Caccia (Cutro, KR)
[ Angela Caccia,
funzionaria in un ente pubblico, matura la giusta dose di frustrazione che si
sublima poi in qualche squarcio di creatività. Abita una zona del meridione
molto legata alla tradizione – la sua Calabria Saudita – che cura morbosamente
le radici e… perde il fiore, i tanti talenti di cui brulica. Qualcuno, di
larghe vedute, disse veni vidi vici, in questo suo piccolo mondo, vagola vive
verseggia. Ha vinto, fra gli altri, il concorso Insanamente
2012. Con Fara ha pubblicato le raccolte pluripremiate Nel fruscio
feroce degli ulivi (2013) e Il tocco
abarico del dubbio (2015). Web: ilciottolo.blogspot.it ]
morire più volte
non è stato vano
se il lupo si è placato
non è stato vano
se il lupo si è placato
non fermarsi alla pelle e
cadere al di là del corpo
come un altro che mi guardi
come l’attimo di luce acerba
che vuole – e smania – farsi giorno
“pensiamo in base al numero di
parole che conosciamo”
così, non resta che spremerle
quelle poche parole perché di
loro – di me – centrifughi l’essenza
e la rassegnazione ad essere
finalmente sé stessi…
(che nessuno domani mi racchiuda
sommariamente
nel prima e dopo di un nome)
nella giuntura di mattonelle
la quadratura perfetta in cui
si estasia la ragione e – così –
la quadratura perfetta in cui
si estasia la ragione e – così –
invoglia a percorsi misurati
direzioni vincolate – e noi –
prigionieri del suo labirinto
ma i quadri più belli sono
le finestre, piccole sinapsi
tra un dentro e il fuori
lottano il vento con l’ulivo
fuggono i passeri – minuscoli
fiati di tepore – l’udito è al tuono
tra nuvole legate a filo grosso
e s’appicca un raggio – cade a taglio –
come di verità che non si imbriglia
(…)
direzioni vincolate – e noi –
prigionieri del suo labirinto
ma i quadri più belli sono
le finestre, piccole sinapsi
tra un dentro e il fuori
lottano il vento con l’ulivo
fuggono i passeri – minuscoli
fiati di tepore – l’udito è al tuono
tra nuvole legate a filo grosso
e s’appicca un raggio – cade a taglio –
come di verità che non si imbriglia
(…)
«“Accecate i cantori e / un
po’ di futuro si farà remoto”, verso spiazzante ed enigmatico perché, pur cechi
i cantori continuano a cantare (si pensi ad Omero) e forse accecati cantano
meglio, cantano con più forza e il loro canto si estende lungo tutta la freccia del tempo e lo
dilata. Allora è questo dilatarsi
del tempo che si ottiene con la poesia, quasi la disperata ricerca di quell’attimo in cui passato,
presente e futuro sono un tutt’uno. Stemperare con le parole lo sgomento umano,
raccogliere quelle in penombra che non fanno più male, ci dice il poeta alla
ricerca di quella verità che non si imbriglia ma anzi attraverso la poesia si
fa più vicina e accessibile.» (Lucianna Argentino)
«La
memoria personale diventa parola e si fa interrogazione sul senso dell'esistere
e del poetare, in cui un sottofondo drammatico attraverso con un'unica
inesausta tensione tutti i test e li rende compatti nel loro dialogare.»
(Francesco Filia)
«Fin
dal titolo siamo, a mio avviso, catapultati nel discorso della memoria, della
scelta di ciò che va preservato, dell’appiglio a cui aggrapparsi mentre la
vita, le cose, l’altro scivolano. A contrasto il poeta propone la cura degli
affetti, che si sostanzia anche nella fodera messa a protezione della memoria.
A condizione che si corra il rischio di portarsi appresso le parole del poeta “perché
si facciano parole dentro”.» (Alberto
Trentin)
II. classificati ex aequo
Canti di carta di Rita
Stanzione (Roccapiemonte, SA) v. pagina del libro
[ RitaStanzione, nata a Pagani (SA), vive a Roccapiemonte. Dopo una formazione
pedagogica, ha continuato gli studi nell’ambito delle scienze. Docente di
scuola primaria, scrive poesie su varie tematiche, non trascurando elementi
fantastici, onirici e visionari. Si diletta anche a comporre haiku e qualche
aforisma. Ha ottenuto importanti riconoscimenti in concorsi letterari nazionali
e internazionali. Sue raccolte di poesie: L’inchiostro
è un fermento di macchie in cerca d’asilo Libreria Editrice Urso, marzo
2012; Spazio del sognare liquido ed.
Rupe Mutevole collana Heroides, maggio 2012; “Versi ri-versi” Carta e Penna
editore, novembre 2012; “Per non sentire freddo” ebook Editrice gds Diffusione
Autori, dicembre 2012; È a chiazze la mia bella stagione Libreria Editrice Urso, marzo 2013; In cerca di noi (Collana viola, Movimento UniDiversità, Bologna, dicembre 2016). Sue poesie sono pubblicate su riviste e
siti di letteratura nazionali e internazionali (tradotte in inglese e altre
lingue).]
Come la casa il volo e le stanze
Abbiamo avuto poi
certezze incrollabili come la casa
il volo e ogni stanza
dove il peso ci è scomparso
la costola è sulla costola
si è scoperta a te
È adiacenza di passaggi
è un fatidico incontro
Apparteniamo al filo
del tempo perso nel tempo
Afferrami: la voce si lega al tuo nome
e tutti i suoni che s'inventa
sono zampilli, sono
il giro intero dell’acqua
Tu l’impalpabile del suono
Così fermo il vento si è zittito
per la tua voce
migrata come un viaggio di entroterre
tra invisibili montagne
e sculture morbide
del rosa – quale aurora nuova mi racconti?
Assentire di chiome
movimenti sussultori
tu mi rotoli dentro
sull’orizzonte del diaframma
Voce,
sfioro il suono
tiro le corde a me
corpo e aria
epidermide oltre la pelle
un caldo tremante
nella notte ingenua che non sa di addii
– ma è lo stesso moto
che porta l’universo chissà dove?
Come la casa il volo e le stanze
Abbiamo avuto poi
certezze incrollabili come la casa
il volo e ogni stanza
dove il peso ci è scomparso
la costola è sulla costola
si è scoperta a te
È adiacenza di passaggi
è un fatidico incontro
Apparteniamo al filo
del tempo perso nel tempo
Afferrami: la voce si lega al tuo nome
e tutti i suoni che s'inventa
sono zampilli, sono
il giro intero dell’acqua
Tu l’impalpabile del suono
Così fermo il vento si è zittito
per la tua voce
migrata come un viaggio di entroterre
tra invisibili montagne
e sculture morbide
del rosa – quale aurora nuova mi racconti?
Assentire di chiome
movimenti sussultori
tu mi rotoli dentro
sull’orizzonte del diaframma
Voce,
sfioro il suono
tiro le corde a me
corpo e aria
epidermide oltre la pelle
un caldo tremante
nella notte ingenua che non sa di addii
– ma è lo stesso moto
che porta l’universo chissà dove?
(…)
«Amore e poesia, l’andirivieni dell’anima dall’infinito
al quotidiano, dalla luce del sole alla lampadina potremmo dire assieme alla
poetessa ed è proprio in e di questi elementi che le poesie della silloge “Canti
di carta” trovano l’humus della propria ispirazione. La poesia usata come
chiave di lettura della realtà e scandaglio, per la sua capacità/possibilità di “insinuarsi tra il tempo e l’essere”, dell’effetto
che la realtà ha sul nostro animo. E il tempo appare con un volto duplice: come
nemico e come alleato, che si lascia trasformare in “sillabe impagliate” là
dove anche l’aggettivo nella sua doppia accezione di protezione e di
imbalsamazione ci conduce all’ambiguità dell’esistenza umana a cui la poesia
cerca di dare luce.» (Lucianna Argentino)
«Pare esserci, discreta eppure
inconfondibile, la voce della distanza in questa silloge, quasi si volesse
ricollegare la trama disfatta, il disegno strampalato che, fuori da ogni
garbuglio, si mostra per quell’assenza di ordine che è. Ricollegare attraverso
la memoria, attraverso la parola, non certo riannodando legacci causali;
ricollegare attraverso gli sguardi le ombre dei nostri passaggi “negli enigmi
dei lampi / prima della pioggia”.» (Alberto Trentin)
Sussurri e respiri di Adalgisa
Zanotto (Marostica, VI) v. pagina del libro
un appena respiro
che dica il coraggio
dell’incontro
nel silenzio
perché si dia al cielo
un’altra pagina
che dica il nome
dell’avvenuto luogo umano
scorre ovunque
quel sapore di versi – appena
fremito in aliti puri –
mani da poco ospitate
da ormeggi incerti
dell’andare segreto
muto s’impunta lo sguardo
sulla riva del tuo amore
ancora dice
il rammendo di reti
in rotolo di maree bianche
come la pioggia
il bene
si rovescia su tutti:
bagna la terra che ancora
odora muove
chiama così vicina
che la sento respirare
e fatico prendere sonno
(…)
«Una raccolta in cui affiora potentemente il
tema dell’incontro umano incapace di essere detto, di avere nome, di farsi
parlare per quella cosa che è: la cosa che è finita, la
cosa che manca o che (ac)cade, in figura di morte. Procede, il poeta, per
successive indomite approssimazioni, guidato da un altrove opaco, incompleto e,
perciò, bello e capace di donare senso:
dietro luccica qualcosa / che giunge da
altro
e’ Verso luogo/cosa che il poeta invita a
tendere incessantemente per sentirsi di casa / da qualche parte.» (Alberto
Trentin)
«Sussurri e respiri ha il ritmo di una narrazione che sa portare
dall'incipit a una chiosa sospesa. la voce è limpida ma sa richiamare il titolo
della raccolta, dando il senso di un fiato che è effluvio sulla pagina.
L'allitterazione leggera dialoga in contrappunto con una sillabazione
irregolare dando il senso di un respiro talvolta percorso da tossi e spasmi
andando così a sancire una buona risulta della funzione significante di
espressione e contenuto.» (Edoardo Gazzoni)
III. classificato
Circostanze certe di Colomba Di Pasquale (Recanati, MC) v. pagina del libro
[ Colomba
Di Pasquale insegna diritto ed economia all’I.I.S. E. Mattei di
Recanati dove risiede.
Con Del Monte Editore ha pubblicato
Viaggio tra le parole nel 2006 e con Nicola Calabria Editore Una vita altrove nel 2007. Nel
2008 con Fara pubblica Il resto a
voce. Nel 2010 presso Genesi Editore ha pubblicato Dulcamara
con prefazione di Vivian Lamarque. e con Fara Editore Il mio Delta e
dintorni con prefazione di Vivian Lamarque nel 2014 (due
ristampe). È presente in diverse antologie letterarie e ha conseguito numerosi
riconoscimenti sia per la poesia edita che inedita. ]
del ricordare
Compro oro
tu capisci me
aspetta tempi peggiori
poi torna e oro pago di più
io prego che arriva peggio
così io starò meglio
oggi vendo a ventitre al grammo
domani ventisei anche ventisette
tu prega venga peggio
Il pescatore di Valle e l’escursionista
Rimescola le parole
con le mani le reti,
rimescola gli sguardi
con le possenti braccia
il fiocinino.
Nel disordine della Natura
mi dice esserci sempre un ordine
che impone l’ora del lavorièro
nella fredda calaverna
feconda e desiderata.
C’è un’acqua così bassa!
Vorrei percorrerla a piedi nudi.
È forse la mia fossa?
L’orizzonte è l’unico che vedo oggi
giorno tiepido,
calmo e leggermente salato.
Nella Valle tutto
è il contrario di tutto.
Concorso
Necessario è un corso di sopravvivenza
alla pioggia battente,
al freddo delle scuole spoglie di tutto
anche dei crocifissi.
Ogni concorrente un numero,
che resti un segreto s’intenda
da custodire in un busta
da sigillare con cura.
In quella busta
una vita di sogni e di speranze
che scrivo a te.
(…)
«È una poesia dell’evidenza
quella della raccolta “Circostanze certe”, uno “stare attorno” alle certezze
del mondo - opposte alle occorrenze, occasioni – quasi (o senza un “quasi”)
dentro quei famosi “scorni di chi
crede che la realtà sia quella che si vede” ( come raccontava Eusebio…). Una
poesia che non dà scampo esplorata nei tre perfetti movimenti “del ricordare”, “dell’indagare”
e “dell’abitare” (tante sono le sezioni dell’opera). Ma l’evidenza serve per “nell’atterrare evitare di cadere”, perché
tra un pane lievitato, una visiera di un casco, un taccuino e un finestrino si
affaccia - invece - il guizzo dell’avvento, di qualcosa che si guarda con occhi
agnostici per poterlo, appena in tempo, credere con la fede totale di un
profeta, afferrare e trattenere come un miracolo meritato “[...] qualcosa di
caldo, / di eterno”.» (Anna Ruotolo)
«La narrazione si fa panorama e scansione di
luoghi. Non tutti i panorami sono da cartolina, il ritmo lo dichiara e avanza
caricando l'attesa di uno scioglimento certo. Dove tutto è chiaro perchè
attinge da un immaginario condiviso e reperibile. è una lettura che permette di
riconoscersi.» (Edoardo Gazzoni)
Altre opere votate
Della violenza di
Fabio Orrico (Rimini) v. pagina del libro
FabioOrrico è nato a Rimini dove vive e lavora. Ha scritto alcuni libro di poesia,
l'ultimo dei quali Strategia di
contenimento è uscito nel 2005 presso Giulio Perrone Editore. Nel 2015 per
i tipi dell'editore Echos è uscito il romanzo Giostra di sangue scritto a quattro mani con Germano Tarricone e
l'anno seguente, in formato ebook, il romanzo Il bunker (ErosCultura).
«Un
dettato potente, con un tessuto narrativo che tende all'epica e all'apertura
mitopoietica. L'io lirico, in questi versi ampi e al tempo stesso controllati,
interagisce con il coro di una voce comune, in cui si sente il potente respiro
della storia e del destino.» (Francesco Filia)
In bilico di Marco
Mastromauro (Novara)
Marco Mastromauro è nato a Verbania il
12.7.1957. Vive a Novara, lavora a Vercelli. Ha pubblicato poesie sulla rivista
«Alla Bottega» e, dal 1995 al 1999, ha collaborato al trimestrale di cultura e
arte «Contro Corrente». È autore delle raccolte di poesie: Anime confinate (Milano Libri 1992), Cuba
(Ibiskos 1995), Memorie da un pianeta (Contro
Corrente 1997), Eros, Trinidad e altre
poesie"(Oppure 2000), Fraintendimenti
(ebook, Prospero editore 2013). Sue liriche sono presenti in alcune antologie
come Siamo tutti un po' matti (Fara 2014)
e Rapida.mente (Fara 2015).
«Nella silloge “In bilico” è
espresso il senso di precarietà dell’esistenza umana con le sue zone d’ombra,
con il male sempre in agguato fuori di noi e dentro di noi. Vi ricorre il tema
del mare- elemento primordiale – preso a simbolo non solo dell’ignoto e del
terribile ma anche come possibile apertura al nuovo, al cambiamento. Il tutto
espresso con un linguaggio che si serve a tratti di immagini forti e incisive,
a tratti lievi e quotidiane ma con una loro pregnante originalità.» (Lucianna
Argentino)
«La poesia di In billico è tutta costruita su un’idea
dell’osare, dell’incerto, del tremare finché ci si sente ancora vicini, o di
storie che si sanno come andranno a finire ma proprio per questo sono, poi,
storie da amare fino al midollo perché intrise di umano e di aurore sognate e
vissute almeno una volta in ogni vita. È la grande metafora dell’uomo che
comprende “l’incompiuto di noi, lo
splendore, / il silenzio e il disincanto”.» (Anna Ruotolo)
Il naufragio di Luca
Gini (Vinci, FI)
Luca Gini è nato a Empoli
il 5 marzo 1982. La letteratura è sempre stata la sua passione maggiore, e
nella vita ha fatto tutt’altro. Elementari portate a termine in maniera eccellente.
Medie portate a termine in maniera eccellente, ma con condotta altalenante.
Prima superiore ottima, in seconda comincia a presentare segni di delinquenza.
Non promosso in quarta. Unico caso (umano) che decide di passare da ragioneria
allo scientifico in terza superiore. E solo perché al classico non gli volevano
nemmeno far dare l’esame. Passa l’esame, inizia lo scientifico al quarto anno.
Si diploma con valutazioni decenti nonostante il sommo stupore di tutti. Inizia
due carriere universitarie, ma le interrompe entrambe in maniera rocambolesca,
anche quando i risultati erano ottimi. Per diletto traduce libri. Scrive,
legge, scrive ancora. Ma non lo fa per hobby. Lo fa perché la letteratura è una
delle poche cose che considera sacre. E non ci scherza su, perché sa che è
stata contesa agli inferi e strappata alle tenebre.
«Il tema del naufragio è assai diffuso e assurto a topos antropologico.
in questo caso assume i tratti di una narrazione contemporanea classica. La
forma diaristica, talvolta vicina a quella epistolare, è assonante alla prosa
drammatica e discendente dello Strindberg de "L'inferno".
Apprezzabile la scansione narrativa temporalizzata per creare appigli di realtà
facilitando l'immedesimazione la dove non si è aiutati dalla scansione ritmica.»
(Edoardo Gazzoni)
Immagine convessa di Vincenzo D’Alessio (Montoro, AV) v. pagina del libro
Vincenzo
D’Alessio è nato a Solofra nel 1950. Laureato in Lettere all’Università di
Salerno è stato l’ideatore del Premio Città di Solofra, nonché il fondatore del
Gruppo Culturale “Francesco Guarini” e dell’omonima casa editrice. Ha
pubblicato diversi saggi di archeologia, di storia e diverse raccolte poetiche,
la più recente è La valigia
del meridionale ed altri viaggi (Fara 2012). Nel 2014 vince con Il
passo verde la pubblicazione in Opere scelte (Fara).
La
tristezza del tempo è inserita in Emozioni in marcia
(Fara 2015). Con Alfabeto per
sordi è tra i vincitori del concorso Rapida.mente ed è
stato inserito nell'omonima antologia.
«Ciò che noi vediamo dell’occhio
umano è una forma convessa: è questo movimento del gettarsi in alto - avanti,
in un emiciclo che comprende e introietta tutto - il movimento che appartiene ai versi della raccolta. La
natura, i luoghi, nomi di donne e uomini compilano la storia veduta e mai fino
in fondo capìta “di tutti i viventi” in un’apprezzabile forma e omogeneità
stilistica e di contenuto.» (Anna Ruotolo)
Il peso degli istanti di Piero Saguatti (Bologna) v. pagina del libro
Artisticamente Piero Saguatti nasce cantautore poi scopre la poesia
con i maestri
Rondoni e Lauretano. Antologie:
Briciole di senso (Montedit), Laboratorio di parole (Pendragon), Censimento poeti bolognesi (Giraldi). Nel 2006 un suo articolo è pubblicato
su La Voce di Romagna. Nel 2007 M. Cucchi commenta una sua poesia
in “Scuola di poesia” (La Stampa). Menzioni
Merito: “Acqua” (Farnedi) 2006; “Poesia e Immagine”2011; IV Poesia Scientifica
(Ve); IV Sirmione Lugana; “Sermoneta 2013”; “creatività-Idea donna” (Editsantoro 2010). Segnalazioni: “Iris” (Fi) 2006, “Agape”
(Ve) e ”Il Trebbo” 2007, “Pantani”
(Farnedi 2008); Insanamente” 2011, “Pubblica con noi” 2012 (silloge “Brevi
Rilievi” ed.Fara); Finalista:
Premio “La Panchina” 2009 per
parolieri; Premio “ioRacconto”; XV
ed.“Dell’Arco”. Risulta 1°: “La Lettera Matta”
(Culture Sommerse) – silloge “Senso,
consenso e dissenso”; VII Rassegna “Essere”
Barberino; 2°:“L’abbraccio”
(ed.Farnedi); 3°:
XIII “il Cono d’ombra”
Brendola; IV “S.Benedetto nel cuore”; XIV Premio Istrana; VI ”Letterando” Berbenno; II “Voci dal Vortice” (ed.Sadastor); I ”Tracce Per La Meta”; 4°: II “Amici di Ron”; I G.Valle “Parole
Rubate al Pensiero”.
«Il
quotidiano diventa attenzione e cura delle piccole cose, riflessione sul sé,
sguardo a volte impietoso a volte compassionevole sull'enigma della propria
vita e della parola che tenta di dirla.» (Francesco Filia)
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