giovedì 22 dicembre 2016

Vincitori del Concorso Versi con-giurati

Fara Editore e la giuria della prima edizione del Concorso Versi con-giurati nelle persone di Alberto Trentin, Anna Ruotolo, Edoardo Gazzoni, Francesco Filia, Lucianna Argentino, che ringraziamo di cuore per l'ottimo lavoro di selezione e valutazione svolto, sono lieti di comunicare la classifica dei vincitori.

I. classificato



Accecate i cantori di Angela Caccia (Cutro, KR)



[ Angela Caccia, funzionaria in un ente pubblico, matura la giusta dose di frustrazione che si sublima poi in qualche squarcio di creatività. Abita una zona del meridione molto legata alla tradizione – la sua Calabria Saudita – che cura morbosamente le radici e… perde il fiore, i tanti talenti di cui brulica. Qualcuno, di larghe vedute, disse veni vidi vici, in questo suo piccolo mondo, vagola vive verseggia. Ha vinto, fra gli altri, il concorso Insanamente 2012. Con Fara ha pubblicato le raccolte pluripremiate Nel fruscio feroce degli ulivi (2013) e Il tocco abarico del dubbio (2015). Web: ilciottolo.blogspot.it ] 

morire più volte
non è stato vano
se il lupo si è placato


non fermarsi alla pelle e
cadere al di là del corpo
come un altro che mi guardi
come l’attimo di luce acerba
che vuole – e smania – farsi giorno

“pensiamo in base al numero di
parole che conosciamo”


così, non resta che spremerle
quelle poche parole perché di
loro – di me – centrifughi l’essenza
e la rassegnazione ad essere
finalmente sé stessi…

(che nessuno domani mi racchiuda
sommariamente
nel prima e dopo di un nome) 



 
nella giuntura di mattonelle
la quadratura perfetta in cui
si estasia la ragione e – così –
 
invoglia a percorsi misurati
direzioni vincolate – e noi –
prigionieri del suo labirinto

ma i quadri più belli sono
le finestre, piccole sinapsi
tra un dentro e il fuori

lottano il vento con l’ulivo
fuggono i passeri – minuscoli
fiati di tepore – l’udito è al tuono

tra nuvole legate a filo grosso
e s’appicca un raggio – cade a taglio –
come di verità che non si imbriglia

(…)

«“Accecate i cantori e / un po’ di futuro si farà remoto”, verso spiazzante ed enigmatico perché, pur cechi i cantori continuano a cantare (si pensi ad Omero) e forse accecati cantano meglio, cantano con più forza e il loro canto si estende  lungo tutta la freccia del tempo e lo dilata.  Allora è questo dilatarsi del tempo che si ottiene con la poesia, quasi la disperata  ricerca di quell’attimo in cui passato, presente e futuro sono un tutt’uno. Stemperare con le parole lo sgomento umano, raccogliere quelle in penombra che non fanno più male, ci dice il poeta alla ricerca di quella verità che non si imbriglia ma anzi attraverso la poesia si fa più vicina e accessibile.» (Lucianna Argentino)



«La memoria personale diventa parola e si fa interrogazione sul senso dell'esistere e del poetare, in cui un sottofondo drammatico attraverso con un'unica inesausta tensione tutti i test e li rende compatti nel loro dialogare.» (Francesco Filia)



«Fin dal titolo siamo, a mio avviso, catapultati nel discorso della memoria, della scelta di ciò che va preservato, dell’appiglio a cui aggrapparsi mentre la vita, le cose, l’altro scivolano. A contrasto il poeta propone la cura degli affetti, che si sostanzia anche nella fodera messa a protezione della memoria. A condizione che si corra il rischio di portarsi appresso le parole del poeta “perché si facciano parole dentro”.» (Alberto Trentin)




II. classificati ex aequo



Canti di carta di Rita Stanzione (Roccapiemonte, SA) v. pagina del libro



[ RitaStanzione, nata a Pagani (SA), vive a Roccapiemonte. Dopo una formazione pedagogica, ha continuato gli studi nell’ambito delle scienze. Docente di scuola primaria, scrive poesie su varie tematiche, non trascurando elementi fantastici, onirici e visionari. Si diletta anche a comporre haiku e qualche aforisma. Ha ottenuto importanti riconoscimenti in concorsi letterari nazionali e internazionali. Sue raccolte di poesie: L’inchiostro è un fermento di macchie in cerca d’asilo Libreria Editrice Urso, marzo 2012; Spazio del sognare liquido ed. Rupe Mutevole collana Heroides, maggio 2012; “Versi ri-versi” Carta e Penna editore, novembre 2012; “Per non sentire freddo” ebook Editrice gds Diffusione Autori, dicembre 2012; È a chiazze la mia bella stagione Libreria Editrice Urso, marzo 2013; In cerca di noi (Collana viola, Movimento UniDiversità, Bologna, dicembre 2016). Sue poesie sono pubblicate su riviste e siti di letteratura nazionali e internazionali (tradotte in inglese e altre lingue).]


Come la casa il volo e le stanze

Abbiamo avuto poi
certezze incrollabili come la casa
il volo e ogni stanza
dove il peso ci è scomparso
la costola è sulla costola
si è scoperta a te
È adiacenza di passaggi
è un fatidico incontro
Apparteniamo al filo
del tempo perso nel tempo
Afferrami: la voce si lega al tuo nome
e tutti i suoni che s'inventa
sono zampilli, sono
il giro intero dell’acqua



Tu l’impalpabile del suono

Così fermo il vento si è zittito
per la tua voce
migrata come un viaggio di entroterre
tra invisibili montagne
e sculture morbide
del rosa – quale aurora nuova mi racconti?

Assentire di chiome
movimenti sussultori
tu mi rotoli dentro
sull’orizzonte del diaframma

Voce,
sfioro il suono
tiro le corde a me
corpo e aria
epidermide oltre la pelle
un caldo tremante
nella notte ingenua che non sa di addii
– ma è lo stesso moto
che porta l’universo chissà dove? 

(…)



«Amore e poesia,  l’andirivieni dell’anima dall’infinito al quotidiano, dalla luce del sole alla lampadina potremmo dire assieme alla poetessa ed è proprio in e di questi elementi che le poesie della silloge “Canti di carta” trovano l’humus della propria ispirazione. La poesia usata come chiave di lettura della realtà e scandaglio,  per la sua capacità/possibilità  di  “insinuarsi  tra il tempo e l’essere”, dell’effetto che la realtà ha sul nostro animo. E il tempo appare con un volto duplice: come nemico e come alleato, che si lascia trasformare in “sillabe impagliate” là dove anche l’aggettivo nella sua doppia accezione di protezione e di imbalsamazione ci conduce all’ambiguità dell’esistenza umana a cui la poesia cerca di dare luce.» (Lucianna Argentino)



«Pare esserci, discreta eppure inconfondibile, la voce della distanza in questa silloge, quasi si volesse ricollegare la trama disfatta, il disegno strampalato che, fuori da ogni garbuglio, si mostra per quell’assenza di ordine che è. Ricollegare attraverso la memoria, attraverso la parola, non certo riannodando legacci causali; ricollegare attraverso gli sguardi le ombre dei nostri passaggi “negli enigmi dei lampi / prima della pioggia”.» (Alberto Trentin)





Sussurri e respiri di Adalgisa Zanotto (Marostica, VI) v. pagina del libro


[ Adalgisa Zanotto vive a Marostica. È coniugata e madre di tre figli; lavora presso un Ente Pubblico. Collabora con gruppi di scrittura creativa e laboratori di poesia. È attiva in associazioni impegnate nel volontariato sociale. La passione per la scrittura l’accompagna da sempre, “scompagina la sua vita, accresce la sua libertà, allunga i passi del cuore”. Suoi racconti e poesie sono inseriti in diverse antologie. Ha ricevuto vari riconoscimenti e segnalazioni: ultimamente ha vinto la sez. Racconto del concorso per opere brevi Rapida.mente 2015 con pubblicazione premio nella omonima antologia; il suo racconto La fessura è stato selezionato dal concorso Come farfalle diventeremo immensità e pubblicato nella antologia La mia sfida al male (Fara 2016). Il suo testo Scremature è inserito nel libro Uno scarto di valore a Bardolino (Fara 2016). Fresca di stampa la raccolta di racconti Celestina (Fara 2016). ]

un appena respiro
che dica il coraggio
dell’incontro
nel silenzio
perché si dia al cielo
un’altra pagina
che dica il nome
dell’avvenuto luogo umano


scorre ovunque
quel sapore di versi – appena
fremito in aliti puri –
mani da poco ospitate
da ormeggi incerti
dell’andare segreto

muto s’impunta lo sguardo
sulla riva del tuo amore
ancora dice
il rammendo di reti
in rotolo di maree bianche



come la pioggia
il bene
si rovescia su tutti:
bagna la terra che ancora
odora muove
chiama così vicina
che la sento respirare
e fatico prendere sonno 


(…)

«Una raccolta in cui affiora potentemente il tema dell’incontro umano incapace di essere detto, di avere nome, di farsi parlare per quella cosa che è: la cosa che è finita, la cosa che manca o che (ac)cade, in figura di morte. Procede, il poeta, per successive indomite approssimazioni, guidato da un altrove opaco, incompleto e, perciò, bello e capace di donare senso:

dietro luccica qualcosa / che giunge da altro

e’ Verso luogo/cosa che il poeta invita a tendere incessantemente per sentirsi di casa / da qualche parte.» (Alberto Trentin)



«Sussurri e respiri ha il ritmo di una narrazione che sa portare dall'incipit a una chiosa sospesa. la voce è limpida ma sa richiamare il titolo della raccolta, dando il senso di un fiato che è effluvio sulla pagina. L'allitterazione leggera dialoga in contrappunto con una sillabazione irregolare dando il senso di un respiro talvolta percorso da tossi e spasmi andando così a sancire una buona risulta della funzione significante di espressione e contenuto.» (Edoardo Gazzoni)





III. classificato



Circostanze certe di Colomba Di Pasquale (Recanati, MC) v. pagina del libro


[ Colomba Di Pasquale insegna diritto ed economia all’I.I.S. E. Mattei di Recanati dove risiede. Con Del Monte Editore ha pubblicato Viaggio tra le parole nel 2006 e con Nicola Calabria Editore Una vita altrove nel 2007. Nel 2008 con Fara pubblica Il resto a voce. Nel 2010 presso Genesi Editore ha pubblicato Dulcamara con prefazione di Vivian Lamarque. e con Fara Editore Il mio Delta e dintorni con prefazione di Vivian Lamarque nel 2014 (due ristampe). È presente in diverse antologie letterarie e ha conseguito numerosi riconoscimenti sia per la poesia edita che inedita. ] 


del ricordare

Compro oro

tu capisci me
aspetta tempi peggiori
poi torna e oro pago di più

io prego che arriva peggio
così io starò meglio

oggi vendo a ventitre al grammo
domani ventisei anche ventisette

tu prega venga peggio




Il pescatore di Valle e l’escursionista

Rimescola le parole
con le mani le reti,
rimescola gli sguardi
con le possenti braccia
il fiocinino.
Nel disordine della Natura
mi dice esserci sempre un ordine
che impone l’ora del lavorièro
nella fredda calaverna
feconda e desiderata.

C’è un’acqua così bassa!
Vorrei percorrerla a piedi nudi.
È forse la mia fossa?
L’orizzonte è l’unico che vedo oggi
giorno tiepido,
calmo e leggermente salato.

Nella Valle tutto
è il contrario di tutto. 




Concorso

Necessario è un corso di sopravvivenza
alla pioggia battente,
al freddo delle scuole spoglie di tutto
anche dei crocifissi.
Ogni concorrente un numero,
che resti un segreto s’intenda
da custodire in un busta
da sigillare con cura.
In quella busta
una vita di sogni e di speranze
che scrivo a te. 


(…)
 



«È una poesia dell’evidenza quella della raccolta “Circostanze certe”, uno “stare attorno” alle certezze del mondo - opposte alle occorrenze, occasioni – quasi (o senza un “quasi”) dentro quei famosi  “scorni di chi crede che la realtà sia quella che si vede” ( come raccontava Eusebio…). Una poesia che non dà scampo esplorata nei tre perfetti movimenti “del ricordare”, “dell’indagare” e “dell’abitare” (tante sono le sezioni dell’opera). Ma l’evidenza serve per “nell’atterrare evitare di cadere”, perché tra un pane lievitato, una visiera di un casco, un taccuino e un finestrino si affaccia - invece - il guizzo dell’avvento, di qualcosa che si guarda con occhi agnostici per poterlo, appena in tempo, credere con la fede totale di un profeta, afferrare e trattenere come un miracolo meritato “[...] qualcosa di caldo, / di eterno”.» (Anna Ruotolo)



«La narrazione si fa panorama e scansione di luoghi. Non tutti i panorami sono da cartolina, il ritmo lo dichiara e avanza caricando l'attesa di uno scioglimento certo. Dove tutto è chiaro perchè attinge da un immaginario condiviso e reperibile. è una lettura che permette di riconoscersi.» (Edoardo Gazzoni)





Altre opere votate



Della violenza di Fabio Orrico (Rimini) v. pagina del libro



FabioOrrico è nato a Rimini dove vive e lavora. Ha scritto alcuni libro di poesia, l'ultimo dei quali Strategia di contenimento è uscito nel 2005 presso Giulio Perrone Editore. Nel 2015 per i tipi dell'editore Echos è uscito il romanzo Giostra di sangue scritto a quattro mani con Germano Tarricone e l'anno seguente, in formato ebook, il romanzo Il bunker (ErosCultura).



«Un dettato potente, con un tessuto narrativo che tende all'epica e all'apertura mitopoietica. L'io lirico, in questi versi ampi e al tempo stesso controllati, interagisce con il coro di una voce comune, in cui si sente il potente respiro della storia e del destino.» (Francesco Filia)





In bilico di Marco Mastromauro (Novara) 



Marco Mastromauro è nato a Verbania il 12.7.1957. Vive a Novara, lavora a Vercelli. Ha pubblicato poesie sulla rivista «Alla Bottega» e, dal 1995 al 1999, ha collaborato al trimestrale di cultura e arte «Contro Corrente». È autore delle raccolte di poesie: Anime confinate (Milano Libri 1992), Cuba (Ibiskos 1995), Memorie da un pianeta (Contro Corrente 1997), Eros, Trinidad e altre poesie"(Oppure 2000), Fraintendimenti (ebook, Prospero editore 2013). Sue liriche sono presenti in alcune antologie come Siamo tutti un po' matti (Fara 2014) e Rapida.mente (Fara 2015).



«Nella silloge “In bilico” è espresso il senso di precarietà dell’esistenza umana con le sue zone d’ombra, con il male sempre in agguato fuori di noi e dentro di noi. Vi ricorre il tema del mare- elemento primordiale – preso a simbolo non solo dell’ignoto e del terribile ma anche come possibile apertura al nuovo, al cambiamento. Il tutto espresso con un linguaggio che si serve a tratti di immagini forti e incisive, a tratti lievi e quotidiane ma con una loro pregnante originalità.» (Lucianna Argentino)



«La poesia di In billico è tutta costruita su un’idea dell’osare, dell’incerto, del tremare finché ci si sente ancora vicini, o di storie che si sanno come andranno a finire ma proprio per questo sono, poi, storie da amare fino al midollo perché intrise di umano e di aurore sognate e vissute almeno una volta in ogni vita. È la grande metafora dell’uomo che comprende “l’incompiuto di noi, lo splendore, / il silenzio e il disincanto”.» (Anna Ruotolo)





Il naufragio di Luca Gini (Vinci, FI)



Luca Gini è nato a Empoli il 5 marzo 1982. La letteratura è sempre stata la sua passione maggiore, e nella vita ha fatto tutt’altro. Elementari portate a termine in maniera eccellente. Medie portate a termine in maniera eccellente, ma con condotta altalenante. Prima superiore ottima, in seconda comincia a presentare segni di delinquenza. Non promosso in quarta. Unico caso (umano) che decide di passare da ragioneria allo scientifico in terza superiore. E solo perché al classico non gli volevano nemmeno far dare l’esame. Passa l’esame, inizia lo scientifico al quarto anno. Si diploma con valutazioni decenti nonostante il sommo stupore di tutti. Inizia due carriere universitarie, ma le interrompe entrambe in maniera rocambolesca, anche quando i risultati erano ottimi. Per diletto traduce libri. Scrive, legge, scrive ancora. Ma non lo fa per hobby. Lo fa perché la letteratura è una delle poche cose che considera sacre. E non ci scherza su, perché sa che è stata contesa agli inferi e strappata alle tenebre.



«Il tema del naufragio è assai diffuso e assurto a topos antropologico. in questo caso assume i tratti di una narrazione contemporanea classica. La forma diaristica, talvolta vicina a quella epistolare, è assonante alla prosa drammatica e discendente dello Strindberg de "L'inferno". Apprezzabile la scansione narrativa temporalizzata per creare appigli di realtà facilitando l'immedesimazione la dove non si è aiutati dalla scansione ritmica.» (Edoardo Gazzoni)





Immagine convessa di Vincenzo D’Alessio (Montoro, AV) v. pagina del libro



Vincenzo D’Alessio è nato a Solofra nel 1950. Laureato in Lettere all’Università di Salerno è stato l’ideatore del Premio Città di Solofra, nonché il fondatore del Gruppo Culturale “Francesco Guarini” e dell’omonima casa editrice. Ha pubblicato diversi saggi di archeologia, di storia e diverse raccolte poetiche, la più recente è La valigia del meridionale ed altri viaggi (Fara 2012). Nel 2014 vince con Il passo verde la pubblicazione in Opere scelte (Fara). La tristezza del tempo è inserita in Emozioni in marcia (Fara 2015). Con Alfabeto per sordi è tra i vincitori del concorso Rapida.mente ed è stato inserito nell'omonima antologia.



«Ciò che noi vediamo dell’occhio umano è una forma convessa: è questo movimento del gettarsi in alto - avanti, in un emiciclo che comprende e introietta tutto -  il movimento che appartiene ai versi della raccolta. La natura, i luoghi, nomi di donne e uomini compilano la storia veduta e mai fino in fondo capìta “di tutti i viventi” in un’apprezzabile forma e omogeneità stilistica e di contenuto.» (Anna Ruotolo)





Il peso degli istanti di Piero Saguatti (Bologna) v. pagina del libro



Artisticamente Piero Saguatti nasce cantautore poi scopre la poesia con i maestri Rondoni e Lauretano. Antologie: Briciole di senso (Montedit), Laboratorio di parole (Pendragon), Censimento poeti bolognesi (Giraldi). Nel 2006 un suo articolo è pubblicato su La Voce di Romagna. Nel 2007 M. Cucchi commenta una sua poesia in “Scuola di poesia” (La Stampa). Menzioni Merito: “Acqua” (Farnedi) 2006;  “Poesia e Immagine”2011; IV Poesia Scientifica (Ve); IV Sirmione Lugana; “Sermoneta 2013”; “creatività-Idea donna” (Editsantoro 2010). Segnalazioni: “Iris” (Fi) 2006, “Agape” (Ve) e ”Il Trebbo” 2007, “Pantani” (Farnedi 2008); Insanamente” 2011, “Pubblica con noi” 2012 (silloge “Brevi Rilievi” ed.Fara); Finalista: Premio “La Panchina” 2009 per parolieri; Premio “ioRacconto”; XV ed.“Dell’Arco”. Risulta 1°: “La Lettera Matta” (Culture Sommerse) – silloge “Senso, consenso e dissenso”; VII Rassegna “Essere” Barberino; 2°:L’abbraccio” (ed.Farnedi); 3°: XIII  il Cono d’ombra” Brendola; IV “S.Benedetto nel cuore”; XIV Premio Istrana; VI ”Letterando” Berbenno; II “Voci dal Vortice” (ed.Sadastor); I ”Tracce Per La Meta”; : II “Amici di Ron”; I G.Valle “Parole Rubate al Pensiero”.



«Il quotidiano diventa attenzione e cura delle piccole cose, riflessione sul sé, sguardo a volte impietoso a volte compassionevole sull'enigma della propria vita e della parola che tenta di dirla.» (Francesco Filia)


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