mercoledì 15 novembre 2023

(Polaroid XII): Rita Pacilio


Polaroid: istantanee di poesia è una rubrica a cura di Luca Pizzolitto
Foto in copertina di Luca Pizzolitto


Benedirò con ogni benedizione / le betulle di mio padre



da Rita Pacilio, Quasi madre (peQuod, 2023)




(..) Rita Pacilio ha scritto un libro che sembra solo una storia personale, ma che in realtà è continuamente espansa, attraverso la scelta di un linguaggio, in una riflessione storica e comunitaria. C'è, in lei, una grande e difficile capacità di ridurre il proprio periodare a una "semplicità" profondamente severa all'interno della propria scrittura, che non tollera cedimenti sentimentali, perché l'autrice conosce fin troppo bene le trappole di una scrittura che si appoggia solo alle ragioni troppo personali. (...)
Ecco allora Rita Pacilio mettere a nostra disposizione una poesia "calma", una poesia della parola quotidiana (meno male!), una sabiana poesia onesta, rifiutandosi di accedere, tanto per fare qualche esempio, a qualsiasi "scatenamento" espressionista, o surrealista, o peggio, parole in libertà più o meno futuristiche, perché il suo progetto stilistico appartiene a un bisogno aurorale di poesia, giocata sulla figura della madre, non più come un colloquio con i morti di tanta lirica contemporanea, da Pascoli a Raboni, per esempio, ma invece come dialogo, con una presenza che disarticola continuamente la quotidianità e che possiede già "naturalmente" una propria disarticolazione. Una madre come completamento della stessa autrice.

(Dalla postfazione di Piero Marelli)





L'assenza ti ha mischiato al silenzio
a tu per tu con l'erba sommersa
campagna che occhieggia
alle caviglie resilienti senza timore
della mescolanza, segno stampato
sull'anima travasata in mezzo alla mano
durante la risacca.
Te lo dicevo che correvi veloce
sugli alberi bassi senza rami
all'altezza dell'aroma del cedro
in questo spazio che disperde e ci fa
cadere a terra proni e a occhi aperti.

*

La osservo come una sconosciuta
le mani così fragili, così vaghe
muovono saggezze antiche.
Va in giro con quella voce strana
finge ingannevole la capacità
di forare il petto.
Che voglia di piangere, eppure
uscirne asciutta
già sull'altra sponda.

*

Per venirti a trovare scommetto
con la strada e con le curve
di non segnare limiti, non frenare
quindi dico a me stessa di andare piano
perché in fondo sei ferma lì davanti
alla veranda: Vieni più vicino fatti toccare.
Si squarcia il corpo anche se nessuno parla
tu hai coltelli al posto delle mani:
Hai rovinato tutto, hai rovinato tutto
mentre nel vialetto un'altra figlia piange.

*

Benedirò con ogni benedizione
le betulle di mio padre
i cristallini riflessi sulla pioggia soleggiata
la speranza in continua trasformazione
tra il bianco latte del tronco e la libertà.
Benedirò le voci che passano nelle nuvole
per ricordare che non potrai tornare indietro
nemmeno nei legni intagliati, saperti
a piedi uniti e con le spalle appoggiate.

*

Il mondo è la mia città

Forse c'è ancora tempo
per indossare l'abito da sposa
stendere l'anima lungo la via
a forma di velo con il vento dentro
parlare sottovoce agli uragani
distinguerci per il fiato corto
con il piede accanto alle ombre
deformi degli uccelli e
rinascere nei campi arati a giugno
nel colore biondo di ogni cosa viva.
Forse siamo in tempo
per alzare gli occhi al soffitto chiuso
farci tornare la voglia del mondo
prima che qualche pezzo di cielo
possa scomparire per sempre.



Rita Pacilio (Benevento, 1963) sociologa di formazione mediatrice familiare di professione, da oltre un ventennio si occupa di poesia, narrativa, letteratura per l'infanzia, saggistica e critica letteraria. È stata tradotta in nove lingue. Sue recenti pubblicazioni in poesia: Gli imperfetti sono gente bizzarra, Quel grido raggrumato, Il suono per obbedienza, Prima di andare, L'amore casomai, La venatura della viola.

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