Mario Fresa |
Con “Svenimenti a distanza” (il melangolo, 2018) Mario Fresa porta in
superficie, e per intero, la potente energia metafonica contenuta nel suo
linguaggio poetico che fino ad ora appariva solo un’ascosa entità o, più
semplicemente, una parola soffocata (o, forse, implosa). Perché nella sua
ricerca poetico/musicale, da Alluminio (2008) a Uno
stupore quieto (2012) questa energia si mostrava come un ponte o come
l’inizio di un prolungamento del concetto di “Morphing”(qui condotto, con
sovrana perizia, al suo compimento): e cioè la visione dell’iniziatica
trasformazionedi un’immagine, ovvero del trasferimento metamorfico di un
significato in un altro. In “Svenimenti a distanza” le lingue poetiche da lui
usate, (quella onirica, fonico- musicale, erotica)si sono via via intrecciate
in una densa moltitudine di presenze ch’è simile al movimento agitato e confuso
di un imponente e labirintico sciame di insetti. Le immagini primordiali, i
frammenti di vita vissuta – figure sospese, o divise, tra l’immaginoso e il
quotidiano – formano una sorta di grande stratigrafia, dove l’universo è
tutt’uno con le tensioni profonde, inquietanti, vitali della realtà. La poesia,
qui, supera la “tirannia dei rapporti” (direbbe Amelia Rosselli), e in ispecie
la tirannia di una sola realtà dominante: e invece sceglie di stare in un
immaginario territorio invasoda un indomato moto perpetuo che lo costringe ad
abbandonarsi e a sollevarsi, a distruggersi e a risorgere: e infine, com’è
giusto, a fare i conti con gli imprevisti, con le incognite, cogli improvvisi
sussulti e con le violente impennate dell’esistenza, che l’inesausta
lotta/simbiosi/trasformazione di quella stessa esistenza produce in un corpo
sofferto e sospeso sempre tra malattia e convalescenza, tra catabasi e finale
risurrezione.
Naturalmente,
la malattia di cui parla il poeta non è solo, necessariamente, estesa al corpo
ma è quella che Kierkegaard chiama la “malattia mortale”, anche se in vero non
del tutto mortale perché metafora atroce degli spasmi esistenziali: ”Una
passione, questa, che si ritrova solo di rado, forse una volta sola; di
solito, invece, dopo la cena, grida il nome del marito e de gli insetti./Si
assicura che stia dormendo, prima di colpire”(da Morphing).
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