domenica 9 febbraio 2025

Recensione di Teresa Cassani alla silloge Kolektivne NSEAE (Edizioni Divinafollia, 2024) di Ivan Pozzoni

BREVI CONSIDERAZIONI SU ALCUNE POESIE DI IVAN POZZONI

 

Leggere le poesie di Ivan Pozzoni significa addentrarsi in una soggettività che sfida e interpella, commuove e sorprende. Ivan Pozzoni propone contenuti impegnati, scuote le coscienze dall'oblio richiamando alla memoria fatti, situazioni, dati. Il poeta ha il coraggio dell'invettiva, della denuncia, della verità scomoda. Persevera nello sfogo e nello scavo, considera i labirinti dell'Io e ciò che ne deriva. Il privato si affaccia da una porta laterale e sa di affetti densissimi e intensi, gelosi di intimità.  L'intimità, quando viene colta nella storia e nella politica, evidenzia il suo lato tremendo, provocatorio, come in BRONCHOPNEUMONIA dove i roghi degli studenti e dei profeti di Praga partoriscono e poi consumano un amore veloce, violento e infine insoddisfatto:

«Sei arrivata dalle oscure terre del freddo Est,
riarse dai roghi luminosi Jan Hus e di Jan Palach
[...]
Alle anime gemelle non occorrono due anime,
si scontrano come corpi nella concretezza della terra
[…]
Sei volata via come la brezza del fantasma di un amore fragile
lasciandomi il compito di rimettere insieme i cocci».                                                                                             

La nausea dell’esistenza, che si trascina come un meccanismo oliato dove tutto sembra funzionare, ma senza il nostro controllo e senza vera soddisfazione, bensì puro annegamento, è espressa in SIAMO TIGRI DI CARTA:

«Responsabili e irresponsabili allo stesso momento
rogitiamo case come se dovessimo vivere in eterno,
non ci fidiamo a essere padri o madri e, con nonchalance,
adottiamo amori destinati a non sopravvivere un decennio»                                                                         

L’amore continua a disgustare il poeta e nel contempo ad attrarlo: egli ne sente la potenza rivoluzionaria, è quasi imbarazzato dalla pochezza della comunicazione animale, dai versi e dalle gentilezze, come in IL CHIHUAHUEÑO DI PORT-ROYAL, dove si interroga sulla profondità vera o presunta dell’amante, che fondamentalmente disprezza per la di lei apparente incomprensione della realtà. Tuttavia, forse è questa stessa mancanza, percepita nella sua essenza umana universalizzante, ad attrarlo, a impedirgli la fuga assoluta:

 «Mi scopro, a volte, a interrogarmi sulla nostra reciprocità:
sentiamo un amore senza condizioni, una resa incondizionata, vicendevole,
e tu sbadigli, disinteressandoti d’ogni feedback, forse soddisfatta
dall’immediatezza di una carezza, dall’autenticità di un sorriso o di uno scodinzolio».

Sempre la nausea, questa volta ridanciana, verso la società ossessionata dalla finanza e dalla proprietà immobiliare, si sfoga con una filastrocca canzonatoria ma irrequieta, in ROGITO ERGO SUM: 

«la nuova parola d’ordine è investire sul mattone
che con il crollo delle borse inter-stellari ogni risparmio è un'illusione».

La ricchezza moderna, spasmodica e vorace, informa L’AQUILA, dove il mito, seppur vetusto, di un passato glorioso e semplice viene assorbito, letteralmente mangiato, dal moderno capitalismo assoluto e dalle sue implicazioni tentacolari sul mondo, o per lo meno sulla Brianza natia:

 «I nostri nonni mangiavano i piccioni
la società dei ciccioni
ha divorato un’aquila azionaria».
era una questione di tessera annonaria

Sorprende, dunque, la peculiarità dei contenuti,  informati alle realtà attuali più scottanti, così come l'avvertita padronanza degli schemi metrici, di cui l'autore, nell'era del dominio dell'AI, dà autentica prova.
 

                                                                                                      Teresa Cassani, 08.02.2025




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