domenica 23 febbraio 2025

La Ballata del Moro Canossa di Maria Antonietta Viero - un’immersione nelle profondità del linguaggio e della memoria recensione di Eliza Macadan

 


La Ballata del Moro Canossa di Maria Antonietta Viero - un’immersione nelle profondità del linguaggio e della memoria

 




La Ballata del Moro Canossa di Maria Antonietta Viero si distingue come un'opera narrativa stratificata, densa di simbolismi e permeata da un lirismo che trasforma la prosa in un'esperienza sensoriale. La scrittura di Viero si muove tra memoria e invenzione, realtà e visione, in una struttura che sfida la linearità del racconto tradizionale e si avvicina a una narrazione frammentaria, evocativa, spesso oracolare.

L'ambientazione, costruita con dettagli vivi e incisivi, immerge il lettore in un universo narrativo che oscilla tra il quotidiano e il mitico. La descrizione della casa, della credenza come spazio di attese e illusioni, dell’ombra che incombe come un destino ineluttabile, ci introduce a una narrazione in cui il tempo non scorre in modo lineare ma ritorna, si ripete e si sovrappone. I personaggi non sono semplici figure, ma archetipi che incarnano le tensioni tra radicamento e fuga, tra identità e cancellazione.

Il linguaggio di Viero è ricco, spesso ipnotico, caratterizzato da un intreccio di registri che spazia dalla liricità alla brutalità, dalla descrizione minuziosa alla rarefazione simbolica. Il ritmo della prosa, scandito da sospensioni, ripetizioni e allitterazioni, amplifica la sensazione di una realtà che si sfilaccia, di una memoria che si fa e si disfa in un continuo tentativo di ricomposizione.

Uno dei nuclei tematici più potenti dell'opera è il rapporto con l’origine e con la memoria familiare, vissuta non solo come rifugio ma anche come condanna. Il Moro Canossa emerge come figura tragica e centrale nel percorso psicanalitico della narrazione: è il simbolo di un'autorità arcaica, di una radice profonda che si intreccia con il senso di appartenenza e di perdita. Nella sua presenza, tra il severo e il protettivo, il Moro diventa lo specchio di un'eredità complessa, un totem familiare che racchiude ambivalenze affettive e strutture inconsce legate al desiderio di protezione e, al contempo, alla necessità di affrancamento.

Il simbolismo è uno degli elementi chiave dell’opera: il fuoco, il pane, la croce, il vento e la terra sono immagini che si ripetono, creando un tessuto narrativo che trascende la mera rappresentazione per diventare evocazione di un destino collettivo e individuale. In particolare, la figura della credenza diventa un emblema della memoria custodita e perduta, dello spazio interiore in cui il passato si sedimenta senza mai veramente dissolversi. Il Moro Canossa, in questo contesto, è il guardiano di questa memoria, la cui presenza è al tempo stesso un'ancora e un peso, un riferimento affettivo ma anche un vincolo che impone un confronto con il proprio retaggio emotivo e psichico.

Se da un lato La Ballata del Moro Canossa può apparire ostica per il lettore in cerca di una narrazione più tradizionale, dall’altro si rivela un’esperienza immersiva per chi è disposto a lasciarsi trasportare dalla sua dimensione poetica e visionaria. Il testo non offre risposte, ma apre varchi, non racconta in senso classico, ma evoca, stratifica, scava nelle profondità del linguaggio e della memoria.

Maria Antonietta Viero costruisce così un’opera che sfida le convenzioni del genere narrativo, innestandosi in una tradizione letteraria che privilegia l’immaginario, il simbolismo e la densità linguistica. La Ballata del Moro Canossa è un viaggio attraverso la parola e il ricordo, un canto spezzato che risuona nel tempo e nella carne di chi legge.

L’opera è stata tradotta in romeno - con il titolo Balada Bunicului (Ed. Eikon&Cosmopoli, Bucarest, 2024) - ampliando così la sua portata oltre i confini linguistici italiani. Questa traduzione ne rafforza il valore universale, permettendo a un nuovo pubblico di confrontarsi con la profondità dei suoi temi. È un libro che trova il suo lettore ideale tra chi ricerca non solo una narrazione, ma un’esperienza di immersione nella memoria, nella psiche e nelle radici culturali di una storia personale che si fa universale.

 

Eliza Macadan

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