La nuova raccolta di Guglielmo Aprile ha visto la luce
Per la chiarezza e la fedeltà a quella che sembra una devozione. Per il trasporto verso una meraviglia che scalfisce lo sguardo e modella il contesto, l’essenza e la natura delle cose. Per una lingua semplice con un baricentro teso a rimanere, a sedimentare. Per versi come: «e a volte nella roccia riconosco / un profilo pauroso, che mi fissa / con rancore e mi sfida: e arrivo a credere / che abbia uno sguardo la materia muta, / che un’ombra viva in essa sia racchiusa – / era quella la faccia di Barabba.» (Filippo Tonti)
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