Quando ho incontrato Uwe Friesel
a Rodi, al Concilio dei traduttori dei Tre Mari, nell’isola di Rodi, lo scorso
maggio, ho compreso subito di aver accanto un uomo dall’elevata statura morale,
per la profonda umiltà con cui ci narrava la storia e per la mite saggezza con
cui ci esortava a collaborare e ad ascoltarci l’un l’altro.
Trascorsi sull’isola pochi
giorni, infarciti di studio e letture, in cui, con eminenti personalità europee,
ci interrogavamo sull’identità culturale europea.
Uwe Friesel, classe 1939, che per
primo tradusse in tedesco Nabocov e Updike, già presidente del Pen Club
tedesco, con all’attivo decine di pubblicazioni per i lettori di tutte l’età, è
colui che maggiormente ha lasciato traccia nel mio cuore, per il suo ascolto
partecipe, le pacate e gradevoli osservazioni sui miei scritti.
Mi ha fatto dono successivamente
di questa raccolta di racconti in italiano, tradotti da Alessandra Lunedei, con
in appendice un testo musicale del 1976, composto da Fiesel assieme al
compositore Ostendorf,durante un soggiorno ad Olevano Romano, tradotto da Domenico Riccardi.
Il volume edito nel ’93 in
Italia, si avvale della prefazione di Mauro Ponzi, professore di Letteratura
tedesca all’Università di Roma “La Sapienza” dal 1980.
Devo molto a tutte le mie
letture, a questa in particolar modo devo la conoscenza di questo borgo sui
colli Prenestini, meta di pittori tedeschi, danesi, austriaci sin dal XX
secolo.
Ci ha soggiornato anche Friesel,
la prima volta nel’68/69, quando vinse una borsa di studio per l’Accademia tedesca
di Villa Massimo*, da allora ci è tornato spesso, fino agli anni ’90 per
scrivere i suoi romanzi.
Tutta la sua produzione
letteraria, come scrive Ponzi, è una mediazione tra la cultura tedesca e quella
italiana.
In questi racconti, Friesel
esprime le sue convinzioni a favore delle tradizioni rurali, il rispetto per la
campagna nelle sue connotazioni paesaggistiche e valoriali, e sebbene non ci
risparmia la presenza del pregiudizio, la durezza dei rapporti sociali, ci fa
ben sperare nel riscatto dei vinti.
Friesel racconta la povertà
dell’Italia rurale di fine anni ’60, il ritorno nella terra natia degli
emigrati in America, le contraddizioni, le antitesi tra borghi e metropoli, tra
tradizione e progresso, in uno sfumare tra ricordi e presente, tra nostalgia e
critica sociale. Tuttavia il Nostro scrive con distacco, si appella alla
ragione, non scade mai nel pietismo, il suo materialismo trova sfogo nei corsi
e ricorsi della storia, gli sconfitti non sono solo i poveri che restano e
scelgono di emigrare, ma anche coloro che tornano e dilapidano i guadagni,
ubriacandosi senza una ragione.
Il titolo che è relativo alle
donne che trasportano ceste del raccolto o pesi sulla testa, si fa’,a mio
avviso, metafora di un progresso che, pur consentendo l’ascesa economica e
sociale, fa vacillare i progetti valoriali di crescita e maturazione
spirituale.
Claudia Piccinno
* oggi l’Accademia
tedesca di Villa Massimo a Roma grazie al Governo tedesco continua a
erogare ogni anno una borsa di studio di tre mesi per un soggiorno all’interno
di Casa Baldi, riservata ad artisti contemporanei tedeschi che
si sono distinti per l’alto valore del loro operato.
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