domenica 23 febbraio 2020

L’arte di salire ondeggiando di Uwe Friesel Edizioni del Mandorlo,1993










Quando ho incontrato Uwe Friesel a Rodi, al Concilio dei traduttori dei Tre Mari, nell’isola di Rodi, lo scorso maggio, ho compreso subito di aver accanto un uomo dall’elevata statura morale, per la profonda umiltà con cui ci narrava la storia e per la mite saggezza con cui ci esortava a collaborare e ad ascoltarci l’un l’altro.

Trascorsi sull’isola pochi giorni, infarciti di studio e letture, in cui, con eminenti personalità europee, ci interrogavamo sull’identità culturale europea.

Uwe Friesel, classe 1939, che per primo tradusse in tedesco Nabocov e Updike, già presidente del Pen Club tedesco, con all’attivo decine di pubblicazioni per i lettori di tutte l’età, è colui che maggiormente ha lasciato traccia nel mio cuore, per il suo ascolto partecipe, le pacate e gradevoli osservazioni sui miei scritti.

Mi ha fatto dono successivamente di questa raccolta di racconti in italiano, tradotti da Alessandra Lunedei, con in appendice un testo musicale del 1976, composto da Fiesel assieme al compositore Ostendorf,durante un soggiorno ad Olevano Romano,  tradotto da Domenico Riccardi.

Il volume edito nel ’93 in Italia, si avvale della prefazione di Mauro Ponzi, professore di Letteratura tedesca all’Università di Roma “La Sapienza” dal 1980.

Devo molto a tutte le mie letture, a questa in particolar modo devo la conoscenza di questo borgo sui colli Prenestini, meta di pittori tedeschi, danesi, austriaci sin dal XX secolo.

Ci ha soggiornato anche Friesel, la prima volta nel’68/69, quando vinse una borsa di studio per l’Accademia tedesca di Villa Massimo*, da allora ci è tornato spesso, fino agli anni ’90 per scrivere i suoi romanzi.

Tutta la sua produzione letteraria, come scrive Ponzi, è una mediazione tra la cultura tedesca e quella italiana.

In questi racconti, Friesel esprime le sue convinzioni a favore delle tradizioni rurali, il rispetto per la campagna nelle sue connotazioni paesaggistiche e valoriali, e sebbene non ci risparmia la presenza del pregiudizio, la durezza dei rapporti sociali, ci fa ben sperare nel riscatto dei vinti.

Friesel racconta la povertà dell’Italia rurale di fine anni ’60, il ritorno nella terra natia degli emigrati in America, le contraddizioni, le antitesi tra borghi e metropoli, tra tradizione e progresso, in uno sfumare tra ricordi e presente, tra nostalgia e critica sociale. Tuttavia il Nostro scrive con distacco, si appella alla ragione, non scade mai nel pietismo, il suo materialismo trova sfogo nei corsi e ricorsi della storia, gli sconfitti non sono solo i poveri che restano e scelgono di emigrare, ma anche coloro che tornano e dilapidano i guadagni, ubriacandosi senza una ragione.

Il titolo che è relativo alle donne che trasportano ceste del raccolto o pesi sulla testa, si fa’,a mio avviso, metafora di un progresso che, pur consentendo l’ascesa economica e sociale, fa vacillare i progetti valoriali di crescita e maturazione spirituale.



Claudia Piccinno














* oggi l’Accademia tedesca di Villa Massimo a Roma grazie al Governo tedesco continua a erogare ogni anno una borsa di studio di tre mesi per un soggiorno all’interno di Casa Baldi, riservata ad artisti contemporanei tedeschi che si sono distinti per l’alto valore del loro operato.

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