mercoledì 16 gennaio 2008

L’INUMANARSI DI DIO

di Ivan Nicoletto

La stagione liturgica di Avvento-Natale (…) ci invita a soffermarci sull’evento tutto umano del dare alla luce e del venire alla luce.
La vita in ciascuno di noi, la forza della vita nelle sue mille forme, biologica ed emozionale, conoscitiva e spirituale, sociale e politica… si rinnova continuamente attraverso l’evento elementare del dare alla luce e del venire alla luce.
Anche il Mistero ineffabile di Dio cerca e si prepara le vie per venire alla luce nella nostra carne e nella nostra coscienza in un Avvento che non finisce mai di avvenire.
Cerchiamo di cogliere/accogliere alcuni eventi odierni che potremmo interpretare come illuminazioni da parte di Dio, il suo inumanarsi, il suo generarsi nell’umana coscienza.
A partire dalla Luce, celebreremo quattro visioni che chiameremo: 1 Visione evolutiva; 2 Visione ecologica; 3 Visione inter-religiosa; 4 Visione cristica.


NASCITE ALLA LUCE


Luce, luce, luce,
…così intitola una sua opera l’artista Claudio Parmiggiani. In una stanza vuota egli crea un pavimento di puro pigmento giallo, così che affacciandoci alla soglia rimaniamo quasi abbagliati dall’irradiazione di luce che lo spazio emana.
Pollini: così l’artista tedesco Wolfgang Leib chiama una serie di gesti che compie. Egli va nei prati a raccogliere il polline dai fiori e poi lo versa sul pavimento, creando una superficie vellutata quanto luminosissima, in cui lo sguardo è attirato e immerso in uno spazio illimitato, in un baratro senza fondo, in un campo di silenzioso pensiero, di pura energia, di inafferrabile mistero…
Questi artisti evocano un mondo di luce pura e sconfinata, ne sono attratti.
Da dove viene questo desiderio di luce, questo infiltrarsi in noi di una percezione, di una ispirazione, di un risveglio ad una luce sorgiva nella quale tutte le cose sono visibili?
Stupore di un potenziale di Energia luminosa che ci precede ed eccede, che contiene tutte le possibilità che ancora non sono venute al mondo, da cui ciascuno è generato, alimentato, nei confronti del quale ciascuno è invitato a farsi tramite, grembo, nascimento.
Luce pura, come un’evocazione dell’Invisibile che filtra attraverso i nostri sensi, emozioni, gesti, parole, immagini…
Artisti, poeti, santi, uomini e donne di fede… evocano la memoria di una matrice immemoriale, l’emersione di una emersione da un fondo pre-individuale di cui portiamo traccia sensibile dell’Invisibile.
O forse la ospitiamo già da sempre in noi, la Sorgiva, e talvolta emerge o affiora su dalle nostre profondità, e noi ce ne scopriamo attraversati e sorpresi, balbettanti e corrispondenti…
“La luce brilla nelle tenebre… Era la luce vera… quella che veniva nel mondo” (Gv 1,5.9)
“Ringraziamo con gioia il Padre che ci ha messi in grado di partecipare alla sorte dei santi nella luce” (Col 1,12)
Kena Upanisad: “A quale scopo la mente pensa? Chi fa sì che il corpo viva? Chi permette alla lingua di parlare? Chi è l’essere fulgido che ci fa vedere le forme e i colori e ci fa sentire i suoni?”
La Luce è anche l’Aperto.

Finché una luce senza margini d’ombra
illumina l’oscurità del tempo, risale ad uno ad uno i suoi tornanti e m’accorgo di te entrata nella mia vita neppure mi chiedo da che parte e quando e se lo sei o se invece non sei sorta su dalla sua profondità di notte in notte affiorando. - Che farà qui – mi dico mentre splendi e sorridi un sorriso anche mio – forse veglia su di me. Forse affina da sempre il mio pensiero occupato da troppe cose e monco – e ti guardo come sei, già nota sebbene mai prima d’ora veduta e stupisco che l’amore abbia questo volto interno.

(Mario Luzi)


1. UNA VISIONE EVOLUTIVA


“E Gesù, quando iniziò, aveva circa trent’anni, essendo figlio, come si credeva di Giuseppe… figlio di Adamo, figlio di Dio.” (Genealogia in Lc 3,23-38)
È molto interessante notare come l’evangelista Luca, attraverso una sterminata genealogia, connetta la venuta al mondo di Gesù con l’affacciarsi dell’umano in Adamo e finalmente con Dio, Sorgente creatrice. Non solo. Luca prolunga l’incarnazione del Nazareno disseminandola con l’effusione dello Spirito, che si irradia fino alle estremità della terra (Atti 1,8).
Queste dilatate prospettive evangeliche ci autorizzano ad interpretare il mondo come un enorme travaglio creativo, come un cantiere aperto, imprevedibile e inconcluso in cui maturano sempre nuove situazioni, attese e aspirazioni che provocano nuove risposte, pensieri, decisioni, gesti da parte di coloro che si fanno tramite dell’inesauribile potenziale generativo di Dio. Grazie a queste inedite incarnazioni, il mondo viene rinnovato e rilanciato verso soglie ulteriori di sviluppo, verso capacità di offerta e di dono operate dallo Spirito dell’amore.
In questa visione evolutiva possiamo cogliere anche la nascita di Gesù come una gestazione in seno all’universo, che lo ha portato in grembo, perché fosse possibile ad un certo momento della storia umana la sua epifania. Rivelandosi come Dio-Uomo, egli assume ogni particella vivente come espressione della luce divina. Grazie a lui, ogni persona, nessuna esclusa, può scoprirsi coinvolta in una con-creazione umano-divina.
Dio, per avvenire, ci chiede una continua disponibilità ad accoglierlo e a lasciarci trasformare, in uno stato di continua alterazione, passando dall’ego-centrismo alla capacità donativa che caratterizza la dimensione spirituale. Per questo possiamo dire che la sua e la nostra rivelazione non è mai conclusa. Essa appare come l’infaticabile lotta amorosa di Dio per dilatare nelle creature spazi di libertà e di corrispondenza, superando le oscurità, i limiti, le resistenze che possiamo opporgli.
Sviluppando ulteriormente le implicazioni di questa visione, possiamo dire che anche il cristianesimo che si è andato formando dall’evento di Cristo non è un fossile pietrificato nelle sue espressioni, ma è dotato della natura di un organismo vivo che cresce, si sviluppa, si arricchisce, interagisce con gli avvenimenti della storia ed ha così l’opportunità di sviluppare energie vitali ancora latenti, espressioni non ancora fiorite, delle quali ciascuno di noi può farsi manifestazione ed evento: una umanità nuova nasce nelle doglie della nostra nascita allo Spirito.

Mondo in ansia di nascere… Ma stretta è la porta dell’origine, a miriadi si accalcano al principio; legione si contendono lì, al minuscolo forame, l’entrata nel recinto, pochi sono avviati al caldo e alla sostanza della vita. Ma in epoca di grazia oppure d’indulgenza è più soffice lo sbrano, allora
irrompono in gran numero,
restano sì e no un attimo sul baratro e subito pervadono in tutte le sue parti il campo. Eccoli scendono l’uno nell’altro, l’uno dall’altro, cadono generazione entro generazione… E noi dal gorgo d’un oscuro tempo lì, in quello sciame – fila ciascuno il filo luminoso e doloroso della grande trama, fabbrica una storia nella storia la sua cava eternità.

(Mario Luzi in Viaggio terrestre… 22)


2. UNA VISIONE ECOLOGICA

Dopo la visione evolutiva che abbiamo evocato, lasciamo che il Dio nascente accenda in noi un’ulteriore luce, ci apra ad una visione ecologica della realtà.
Il vangelo lucano dell’infanzia evidenzia come la nascita di Gesù attivi un’energia connettiva e relazionale, riveli un respiro di amore che attraversa tutte le creature, aprendole ad un mistero che le differenzia e le accomuna, che respira nelle diversità condivise.
Sembra che intorno al Nascituro si crei una rete (Lc 2) in cui realtà separate e magari contrapposte si connettono: il mondo umano escluso dal sacro (i pastori) e gli animali (i greggi), gli spazi celesti (i cori angelici) e quelli terrestri, l’oscurità e la luce, l’accoglienza dei poveri e la minaccia dei potenti, i vegliardi (Simeone e Anna) e i bambini, le prescrizioni e le trasgressioni…
“Gloria a Dio nel più alto dei cieli, e sulla terra pace agli uomini in cui egli si compiace!” (Lc 2,14).
A fronte di un mondo – il suo, il nostro, di sempre – fatto di corpi personali o sociali, economici o politici, culturali o religiosi che si contrappongono, che vogliono dominare, appropriarsi dell’altro o eliminarlo, la prassi innovativa che inaugura Gesù è un’ospitalità aperta che accoglie e rispetta il mistero di ogni altro incontrato per via, che interagisce con qualunque situazione si trovi coinvolto, confrontandosi senza violenza con la violenza distruttiva agente nella storia.
Molti dei corpi che abitiamo o delle dinamiche comportamentali che alimentiamo sono segnate da preoccupazioni difensive o offensive verso ciò che attenta la nostra particolare visione del mondo o del proprio interesse, che viene assunto come assoluto, agito in contrapposizione a quello dell’altro ritenuto falso, minaccioso, contaminante… Ma esiste anche un altro agire che inizia già a balbettare alla nascita e si intensifica gradualmente nella carne di Gesù, lo conduce ad attraversare le barriere separative elevate e rafforzate dalla paura, per renderle capaci di accogliere le ombre, la vulnerabilità, le passioni, i limiti e le contraddizioni dell’esperienza dentro cui avanza Dio…
Egli è il vino nuovo che straripa dai vecchi contenitori dell’intolleranza e della violenza estirpativa, facendosi lui stesso corpo infranto per eccesso di amore, debordando come spirito liberatore dalle angustie di ogni definizione escludente, nel rispetto delle differenti identità e percorsi.
Grazie allo Spirito cristico, che fa di noi una genesi permanente, diventiamo sensibili alle ferite provocate su tutte le superfici dei corpi umani, animali, mondiali; sensibili alle esclusioni patite a tutte le latitudini e a tutte le profondità della carne. Impariamo a lasciare le nostre assicurate posizioni per un’esposizione, ogni volta arrischiata, alle contingenze e alle imprevedibilità della vita, a ciò che accade al di là di ogni programmazione e di ogni codificazione dell’esistente.
Ci lasciamo aprire ad un di più, all’invisibile nell’altro, al non ancora avvenuto, al Veniente…

“Mi hai portato al largo” abbiamo esultato nel salmo. Ma ora occhi bassi rientriamo. E sono a scongiurarti che le chiese non siano dormire a occhi spenti e le case, le nostre, cemento senza finestre in pallide ovvietà

(Angelo Casati)


3. UNA VISIONE INTER-RELIGIOSA

“Nato Gesù in Betlemme di Giudea nei giorni del Re Erode, ecco, dei Magi giunsero dall’Oriente a Gerusalemme”… “Siamo venuti a rendergli omaggio” (Mt 2,1-2)
Questa scena evangelica illumina la nostra epoca di una nuova luce, ci apre ad una visione inter-religiosa, che si esprime nello scambio dei doni e nell’arricchimento reciproco delle differenti manifestazioni dello Spirito: il Bambino si offre in dono e riceve i doni che gli sono offerti.
Il processo evolutivo ed ecologico, al quale la coscienza umana sta emergendo, rappresenta un nuovo stadio della storia della terra e dell’umanità in cui tutte le culture, lingue e visioni del mondo possono incontrarsi, scambiarsi e testimoniarsi saperi, valori, tradizioni spirituali ed etiche, scoperte tecnologiche…
L’umanità sta rendendosi conto che oggi possiamo essere umani, abitanti del mondo e religiosi nelle forme più diverse, e che lo sviluppo delle culture ha trovato espressioni molteplici, in cui l’una non esclude l’altra, ma può costituire l’occasione per entrare in una interazione benefica con gli altri, può rivedere la propria tradizione a partire da uno sguardo straniero, e accogliere la propria e altrui ricchezza a favore dell’intera e multiforme famiglia umana e cosmica.
Potremmo dire che il nostro orizzonte spirituale si è enormemente ampliato ed è invitato ad abbracciare la multiforme rivelazione del Trascendente che si riverbera in tutta la creazione che Egli alimenta e promuove come Amore.
Abbandoniamo le prospettive escludenti, per cui Dio confiderebbe le proprie verità solo ad alcuni, lasciando gli altri nell’abbandono, per nascere alla luce di un’altra dimensione salvifica: “Non c’è mai stato nessuno, uomo o donna, individuo, società o cultura, che sia nato non protetto dal Suo incondizionato amore e al quale Egli non voglia manifestarsi il più possibile. Per questa ragione esistono le religioni, che consistono proprio nel coglimento e nell’accoglimento di questa Presenza. Per questo tutte si ritengono rivelate” (A.Queiruga).
Questa con-vivenza di manifestazioni del Trascendente ci insegna che non vi è mai una rivelazione allo stato puro, ma è sempre interpretata e contaminata dal contesto storico e dalle categorie culturali che la ricevono, traducono e tradiscono. Ciò fa si che nessuna espressione religiosa possa esaurire l’infinita, potenziale ricchezza della Sorgente, che si riveste delle sue manifestazioni e allo stesso tempo le oltrepassa, le mette tutte in un cammino trasfigurativi e coniugativo, le decentra verso il mistero dell’Aperto, invitandole tutte ad uno scambio arricchente di doni, ad un atteggiamento di rispettoso riconoscimento e di fraterna collaborazione.


E venendo da cenacoli chiusi in prati d’erbe smunte senza refoli di vento l’avventura dei tuoi passi su erbe bagnate colorate d’ignoto da un oltre che segna il tuo passaggio di silenzio. Andavi per pareti di vento. Ed io a inseguire, per acuto di nostalgia
il tuo profumo di vento.

(Angelo Casati)


4. UNA VISIONE CRISTICA

Il cammino di Avvento, costellato di visioni, sfocia nella luce del Natale, nello stupore di una singolare Luce divina che risplende nella carne di Gesù.
Se dovessimo evocare gli atteggiamenti e i sentimenti che furono di Gesù, che scaturiscono dalla Sorgente di amore creativo che lui chiama Abbà, che cosa ci attrae, tocca, convince di lui, tanto da indurci a testimoniare l’incarnazione di Dio nella nostra storia in pensieri, parole e azioni?
Il primo tratto che possiamo cogliere della sua fisionomia riguarda il suo splendore che non abbaglia. Non viene con la forza di una verità soverchiante, che non ammette eccezioni e repliche, che dissolve ogni ombra e mette in fuga l’incertezza e il rischio. Non impone nessuna verità assoluta, dall’alto di una presunta autorità o privilegio, né manifesta quei segni portentosi che noi siamo soliti chiedere, inseguire, dai quali siamo facilmente illusi e delusi.
Lui testimonia lo straordinario nell’ordinario: si avvicina o si fa avvicinare da chiunque incontra per via. Ascolta, vede, si china, incoraggia, rialza, perdona, si fa compagno di cammino e non esclude davvero nessuno dal contatto, a meno che non ci sia disinteresse o rifiuto da parte dell’altro. Il che, spesso, accade in quelli che sanno già chi è Dio, come ci si deve regolare con Lui, e non hanno perciò più bisogno di conversione né di trasformazione.
Egli non fa rumore né clamore, non vuole mettersi al centro della scena, ma si rende discreto perché grazie all’incontro con lui accada una Presenza più grande che accomuna tutte le creature, con la quale si sente in relazione incondizionata, dalla quale si sente inviato. Egli anela infatti a risvegliare in ogni individuo la percezione elementare della Vita che irraggia, vibra e respira in ogni corpo, alla quale acconsentire con fiducia e passione. Apre i sensi al contatto della Gloria che continua ad alimentare e a gioire delle differenze.
Oltre alla sua accoglienza aperta, ospitale ed empatica, che abbatte ogni gerarchia e separazione, gli sta a cuore l’apprezzamento e la promozione della singolarità di ciascuno. Il suo incontro e il suo dire non è mai generico e generalizzato ma si rivolge e coinvolge il suo interlocutore da cuore a cuore, da sguardo a sguardo. Con libertà umile e sovrana, quella che gli viene dall’amore, egli disfa ogni volta le regole, i codici, le scritture, i pregiudizi, gli ordinamenti che non rispettano o non corrispondono agli eventi imprevedibili e inattesi di cui è fatta la vita. Guarda a quello che di umano, di nuovo, di possibilmente felice può sprigionarsi da quella situazione particolare, sciogliendo ogni muro che impedisce alla vita di scorrere e di fiorire nuovamente.
Sembra non esserci per lui cosa più preziosa dal suscitare una libera e fiduciale corrispondenza: “si compia secondo la tua fede!”. Per questo non è il fornitore di garanzie e di assicurazioni sulla vita che non sia un libero e amante mettersi in gioco, un lasciarsi coinvolgere in una creazione che continua, in un nascere che non ha termine, che conduce al largo da appropriazioni, insediamenti e violenze.
Sconcerta questa sua autorità che non è attribuibile a razza, ruolo o appartenenza, che viene presto attribuita al diavolo, alla follia, all’empietà… Ma quale capacità umana, la sua, di accogliere la precarietà e la vulnerabilità delle situazioni che incontra, sprigionando da esse fiducia, gioia, nuove possibilità! Perfino la morte non ha l’ultima parola su di lui, aprendo uno squarcio sull’oltre, da cui effonde lo Spirito senza misura, da ricevere e da donare…
Potremo anche noi essere accesi ed essere generati ogni giorno a questa esistenza testimoniale, cristica?

Non devi attendere che Dio venga a te
E dica: Eccomi. Un Dio che professi la sua forza non ha senso. Devi sapere che Dio soffia in te come il vento Sin dagli inizi, e se il cuore ti brucia e non si vela, c’è lui dentro, operante.

(Reiner-Maria Rilke)

Nessun commento: