martedì 6 maggio 2008

Barche di parole sulle acque della vita

Commento critico di Antonietta Gnerre a Caterina Camporesi, Solchi e Nodi, raccolta di poesia, FaraEditore, Rimini 2008.

La poesia di Caterina Camporesi, disegna con sapienza e precisa struttura un interessante percorso di formazione entro cui parole e spazi sottolineano come in una clessidra immaginaria un tempo che contorna le trame interiori dell’esistenza.
Un itinerario nel tempo che segnala diversi aspetti interpretativi per chi sfoglia le pagine di questo volume. Come un gioco mai svelato del tutto, che trova le sue radici legate da un lato ad una ascendenza ungarettiana ed ermetica e da un altro a quel segnale personale e libero del vissuto dell’Autrice.
Scegliamo come exemplum Il volto della terra (pag. 15)

il volto della terra
e il nostro

perde ogni giorno sogni
in cambio di segni

per la legge dell’entropia
prima o poi scompariranno

eternerai divina arte
sogno e segno?

La nuda sequenza di una poesia circolare, filtra il passato come testimonianza. Scaglie di parole vitalizzano le pagine dei Solchi della vita, attraversando il ponte delle angosce, dei rimpianti e dei desideri, chiamati Nodi. In Solchi e Nodi, la logica della comprensione non appare subito chiara al tocco della prima lettura, bisogna osservare con attenzione i pilastri e gli strati più profondi dell’esistenza umana; esistenza che la poetessa insegue con le proprie mani: «(…) altri anelli / mani libere rendono grazia / alla perdita / stringono stranianti universi / in nidi d’api di pensiero» (pag. 74 ). Scriveva la Cvetaeva: “io non penso, io ascolto. / Poi cerco un’incarnazione esatta nella parola”, perché solo una parola esatta può esprimere lo sguardo vero della poesia nell’ «… istante / che scheggia l’eterno» (pag. 69). Salvarla dai luoghi comuni del mondo, per poi misurarla sulla pelle delle proprie pagine tra «le scorie della notte» (pag. 47).
Scorie che si trasformano di giorno come coriandoli sul percorso dell’esistenza umana, per avvertire ancora l’effetto straniante di una terra che sembra abitata da uomini sempre più soli che «dietro canneti segreti ruscelli / sciolgono preghiere alla luna» (pag. 16).
Camporesi sa benissimo che anche per un poeta esiste la preghiera. Quella preghiera che arriva per seguire il lungo cammino della verità «tra domande e risposte inevase»(pag. 71). Dovremmo per questo sottolineare che la poesia nasce sempre da una verità e non nasce sicuramente per capriccio, certamente il poeta registra la sua verità scendendo nelle caverne dell’io come diceva Caproni “e non importa se il suo orizzonte non è paragonabile a quello del comico o del politico (…) è una questione di qualità e di resistenza all’effimero”.
Pertanto la poesia della Nostra è vera perché ci permette di cogliere la sensibilità, le emozioni di quel pensiero autentico consegnato interamente nelle sue piccole barche di parole.
Barche libere che di sicuro restituiranno la dignità al viaggiatore del futuro, parole sognate per regalare una stella in più all’universo della poesia “(…) Oltre la luce di tutti i pianeti (…)” (Marina Ivanovna Cvetaeva dalla poesia Il treno).

06-05-08
(antoniettagnerre@gmail.com)

1 commento:

Gabriella Ti ha detto...

speriamo che CC voglia partecipare al ns programma a radio alma
Brussellando e la tela sonora l'aspettano con gioia

Gabriella T