mercoledì 7 maggio 2008

Vicino alle nubi sulla montagna crollata

Una guida (parziale e colpevole) alla lettura della parte antologica


di Carmine De Falco

Vicino le nubi sulla montagna crollata è il frutto del lavoro di raccolta curato da Luca Ariano ed Enrico Cerquiglini che dà vita ad un’antologia corale, dove ogni voce, chiamata a contribuire liberamente, aggiunge un tassello a una tavolozza ricca di sfumature che si interfacciano involontariamente come un puzzle accidentale. Ne viene fuori un’opera complessa e ricca di sensibilità differenti che, attingendo dalla migliore tradizione italiana, pronunciano tutto un fiorire di nuovi e vecchi luoghi poetici in uno sforzo collettivo e variegato di poesia civile, col fine di uscire al di fuori di spazi ristretti e autoreferenziali per un’intrapresa che fagociti la realtà, la interpreti e la rilanci al lettore. Seleziono qui solo alcuni frammenti tra i tutti possibili e per nessun altro criterio se non quello di funzionalità alla costruzione di questa parziale lettura.

Se giusto un secolo fa l’arte italiana andava costruendo la sua mitologia di progresso e di topoi che sarebbero stati propri delle avanguardie – spesso non sostenuta da reali cambiamenti in atto nella società – oggi, a distanza di 100 anni, leggendo queste pagine si ha l’impressione che un nuovo catalogo poetico si stia delineando, un catalogo che è in parte il riflesso rovesciato di quello futurista. Le macchine e le rivoluzioni di allora sono i detriti di oggi, gli strati di rifiuto che si sedimentano uno sull’altro senza soluzione di continuità, la montagna crollata su se stessa. Anche le immagini tecnologiche non sono esaltate come portatrici di progresso, ma accolte con cinismo e disincanto, e non si fa in tempo a metabolizzarne un effetto perverso che ecco comparirne un altro. (…)

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