Complimenti a Felice Di Benga che con la nuova silloge Questa messe impura ha ricevuto il Diploma d’onore del Premio Città di Cattolica 2025
mercoledì 12 marzo 2025
lunedì 10 marzo 2025
”È una sfera opaca il tempo…”
Annalisa Rodeghiero, A oriente di qualsiasi origine, Arcipelagoitaca 2021
recensione di AR
“È un’invenzione il tempo / non esiste. // Mai l’abbiamo perso / né mai lo perderemo.” Questo ci dice Annalisa Rodeghiero nella penultima poesia della raccolta (p. 80). Qualche pagina prima (76) ribalta quanto affermato da Eraclito nel frammento 76 Dell’origine (… l’aria vive della morte del fuoco …): “(…) / (era il fuoco sacro che mi rubava l’aria, / (…) / Forse allora Eraclito mentiva / o, forse, almeno in parte si sbagliava: // in me – è il fuoco sacro, l’aria, / l’aria che vive della vita del fuoco.)”
Risalendo a p. 70 troviamo questo passaggio: “È una sfera opaca il tempo – mutamento e limite / (…) oppure io non vedo dove le cose cambiano / nome o non capisco. Mai così insieme – mai così soli – / andremo. Senza nome né mani di carezze.”
Ho citato dalla Parte quarta. Nel meridiano dell’indugio che non a caso si apre con questo esergo eliotiano (Little Gidding, in Quatto Quartetti): Quello che noi chiamiamo principio spesso è la fine / e finire è di nuovo cominciare. / La fine è da dove veniamo.
Retrocedendo a p. 61 (siamo nella Parte terza – Nel silenzio delle rive, con un esergo di Iosif Brodskij, Fondamenta degli incurabili, che come al solito dà il la: Penso, molto semplicemente, che l’acqua sia l’immagine del tempo.) mi imbatto in questo splendido distico che chiude la poesia XXXVIII: “Quale che sia la meta / è tutto nella fede dell’andata il compimento.”
A p. 55 poesia XXXII Annalisa ribadisce la responsabilità e la bellezza di vivere ogni momento per la sua unicità: “Se ciò che accade, era accaduto prima / se è nello svelarsi che sta l’accadimento, / se la parola detta era stata già pensata / noi, dentro questo ottobre spento / non saremo che l’ombra che ci precede il passo.”
Siamo arrivati alla Parte seconda - Le promesse della neve, da cui cito quanto segue: “Se albeggia sugli abeti neri / tra le sfibrate frasche / occorre fermarla quella luce / – se possibile – orientarla oltre il silenzio delle mani. / Interrompere il buio della resa / credere ancora al verso atteso e perso.” (XXVII, p. 46)); “E vivere appieno il mistero di certi istanti minimi, / la loro instabile sapienza. / Ignorare ciò che non sarà. Che non potrà essere / per mia, per tua costituzione.” (XXI, p. 40). L’esergo rilkiano (dalla Seconda elegia, in Elegie duinesi) di questa sezione esprime il desiderio di una striscia di fertile terra, tra fiume e roccia.
La Parte prima – Il nome pronunciato si apre con queste parole di Marina Cvetaeva (dalla Lettera del 4 giugno 1034 a Jurij Pavolovič Ivsak, in Deserti luoghi. Lettere 1925-1941): E senza anima, fuori dell’anima – ho forse bisogno di qualcosa io?
Alcuni fugaci lacerti: “… cerco concordanza nelle cose. / Abito – come ognuno – dentro questa lotta” (XIV, p. 29); “Scegliere l’unica direzione possibile / di felicità struggente, invidiando al sole la certezza / del suo moto periodico apparente.” (XIII, p, 28); “L’anima se c’è nasce già pronta, / mia amata Cvetaeva. …” (VI, p. 21); “Ma l’anima – almeno l’anima – / sentivo svincolata dai confini, / l’anima sapeva la sua rivoluzione.” (I, p. 16); “Se è vero che siamo ciò che guardiamo, / in questa trasparenza inimitabile / noi siamo – l’aroma dei rintocchi / che dalla legna scricchia dopo la pioggia / (…)” (Il profilo dorato dei rilievi, p. 15).
La voce della poetessa veneta è scientifica, precisa, ricca di immagini in tensione, abile nell’uso delle inarcature, delle sinestesie, delle onomatopee; è in dialogo provocante (nel senso etimologico della parola) con sé stessa, con le persone e i luoghi amati, con la vita e la sua origine; gioca dialetticamente con il pensiero filosofico e religioso con una autoironia colma di rispetto, di stupore per un oriente che non si lascia incapsulare dalle nostre parole (ma quelle “poetiche” lo possono sfiorare). Come afferma Massimo Morasso nella acuta Prefazione: questo libro ha “ambizioni cosmogoniche”, l’anima “è l’indiscussa protagonista del dettato”, “La quadripartizione del macrotesto ordina i quattro elementi (…) – aria terra acqua fuoco – in una architettura versale atta a dare evidenza sottile della stretta connessione simbolica fra il microcosmo umano e il macrocosmo naturale…” (p. 5).
Una poesia inedita di Andrea Corsi - "Chi mi ha disegnato..."
Noi l’abbiamo visto il Cristo, eccome, appeso in tutte le chiese, martoriato, la sua pelle ferita…
L’abbiamo visto, lo abbiamo riconosciuto, nel mio vicino, che mi passa a fianco, in me stesso.
E abbiamo perso il sonno, la pace - abbiamo incominciato a correre, come senza più meta.
Sempre il cuore sulla mano. Avevo dei piedi e delle mani anche io, nei riflessi e nelle ombre
vedevo il loro profilo. Io chi sono? Il mare, il vento freddo, le strade. E una pietra sulla battigia.
Non oso pensare a me stesso - soltanto al dolore del mio corpo. Se mi alzo, è per il sole
di un’amicizia. La poesia, la vita, sono delle arti; gente che non ha vissuto un minuto
della sua vita, come me. Chi mi ha disegnato il volto, la voce, gli occhi, tutto?
11.03.'25
IN CAMMINO VERSO L'AUTUNNO, DI ILIR PAJA. A CURA DI IRMA KURTI
L’incontro con
le foglie sarà l'ultimo.
Succederà
quando sarò di nuovo bambino,
quando sarò
l'ombrello
appoggiato alla
porta.
Quando sarò i
miei genitori che non ci sono più
O una nuvola.
Proveniente
dall’altezza della morte.
Quando sarò il
primo amore.
Il bacio che
rimase l'onda che non arrivò
Mai sulla riva.
Quando sarò
l'ombra dell'autunno.
In cui la
giornata somiglia ad un quartiere con case
Fatiscenti.
Quando la luna
cala sulle tegole in una notte insonne.
Sul cammino
verso l'autunno appare una foresta nebbiosa.
Come un cielo spaventato.
Senza alberi,
Con le radici
capovolte
Con il sole
catturato nella ragnatela delle ombre.
Si sta
avvicinando l'incontro con le foglie.
Questa
risurrezione nella strada del vento,
che non conosce
ritorno.
venerdì 7 marzo 2025
La parola e l’abbraccio in Biblioteca a Crema 12 marzo 2025
Mercoledì 12 marzo 2025 alle ore 17:00
presso la Biblioteca comunale di Crema
Dario Benzi presenta la sua nuova raccolta
con la partecipazione di Franco Gallo Vittorio Dornetti e Luigi Ottoni
IRMA KURTI – POESIA DI ANTOON VAN DEN BRAEMBUSSCHE (BELGIO) IN TRE LINGUE. DAL PROGETTO “POESIA SENZA FRONTIERE”, FONDAZIONE CULTURALE “ITHACA” IN SPAGNA
L'AMORE IN TEMPI DI LOCKDOWN
Io pongo la mia mano
sul silenzio
del tuo corpo.
Bacio la luce d'autunno
sulla tua spalla.
Dentro di te morirò
e non morirò mai.
Non vedrò mai la fine
mai l'ora
in cui gli anni tacciono.
ANTOON VAN DEN BRAEMBUSSCHE, Belgio
Da: “De schaduw van Morandi” (L'ombra di
Morandi)
Uitgeverij P, 2022).
Dipinto di Everlyn Nicodemus, “Forza
silenziosa”
Dal progetto “Poesia senza frontiere”, Fondazione
Culturale “Ithaca” in Spagna del poeta e traduttore di fama internazionale
GERMAIN DROOGENBROODT. Traduzione in lingua
italiana e albanese a cura di IRMA KURTI
LOVE IN TIMES
OF LOCKDOWN
I lay my hand
on the silence
of your body.
I kiss the autumn light
on your shoulder.
Within you I will die
and never die.
Never see the end
never the hour
in which the years fall silent.
Antoon Van den Braembussche, Belgium
English Translation: Dick van
Spronsen
From: “De schaduw van
Morandi” (The shadow of Morandi)
Uitgeverij P, 2022).
Painting by Everlyn Nicodemus, “Silent Strength”
From the “Poetry without borders” project of the Ithaca Cultural Foundation in Spain directed by the well-known international poet, translator and publisher of modern poetry GERMAIN DROOGENBROODT. Translated into Italian and Albanian by IRMA KURTI.
DASHURI NË KOHËN E IZOLIMIT
Unë vë
dorën
mbi heshtjen
e trupit tënd.
Unë
puth dritën e vjeshtës
mbi supin tënd.
Brenda
teje do të vdes
dhe asnjëherë nuk do të vdes.
Kurrë
nuk e shoh fundin
as orën
gjatë së cilës vitet heshtin.
Antoon
Van den Braembussche, Belgjikë
Nga: “De schaduw van Morandi” (Hija e Morandit)
Uitgeverij P, 2022).
Pikturë nga Everlyn Nicodemus, “Forcë e heshtur”
Nga projekti “Poetry without borders – “Poezia pa
kufij” i Fondacionit Kulturor Ithaca në Spanjë drejtuar nga poeti, përkthyesi
dhe botuesi i njohur i poezisë moderne ndërkombëtare Germain Droogenbroodt.
Përkthyese në gjuhën shqipe është Irma Kurti.
giovedì 6 marzo 2025
Inedito di Flavio Vacchetta: A spasso tra defunti
A SPASSO TRA DEFUNTI
a TE per la tua parola
nuda e cruda
la bara di sera
bagnata di pioggia
il morto che vive con me
et in me
muove i primi passi
dopo la resurrezione
due bare accanto
con presunti cadaveri
uno chiede all’altra… ciao come stai
ci vediamo stanotte nel buio
che siamo vicini e vivi
la deceduta colla gonna mini
distesa in bara di larice
abbraccia fiori
con sentimento
la barca dei nostri morti
rifugiati allontanati dal loro paese
a causa nostri pensieri apparenti
è morto
senza togliersi
la dentiera
ora spicca un avvincente
dose di kukident
silenzio che abdica
a favore di molti morti
e stiamo in pace
è morta facendo l’amore…
buona ottima forma per
un riposo eterno
quella morta ha sentito
attorno alla sua bara
uccellino che cinguettava
e lo ha inseguito
i morti detestano terribilmente
il silenzio
i morti sulle spalle
sanno di primavera annunciata
morti spariti
nell'abisso dei viventi
a morti freschi di giornata
offresi sconti al funerale
quella morta nella bara di mogano
gridava di avere sete di acqua
le offrono dolcetto doc
ma sei senza bere
ne chiede ancora
è morto sul serio
ma preferisce evitare la discussione
morte in mutande
per distrarsi un pochino
ed essi che vagano
da parte all’altra
dei rispettivi loculi
ebbene tali morti paiono vivi
ma vegeti
eppure tristi e bugiardi
morti che cantano in bara
leggeri come gattini
con richiami di giovinezza
ricamano nuovi indirizzi
di legittima proprietà
di tutte quelle putride ossa
quale causa benefica
possiano sostenere
l’anima di stagione
attende i saldi per risparmiare
cerca candore
con strette di corpo
interpetra suoni e spazi
abissi e montagne
alfabeti per vivi e morti
il morto dice al vivo
a domani
a ben presto
replica l’altro
ormai spacciato
scendo nella tomba dei miei nonni
osservo sparse ossa qua e là
la paura invece di aumentare regredisce
sino a sparire
loro mi vedono tranquillo
mi parlano
ma non li capisco
loro rientrano nella loro tana
cuccioloscamente
morte sei morta impietosamente
recando davanti a tutti una figuraccia
ora rialzati ed impara
a vivere
cadaveri dappertutto
morte chiama morte
bare accatastate
pronte per essere bruciate
uno scoop miliardario
ma il morto
entra ed esci gratis
morti con un colpo in fronte
come colomba
a bordi di pergolato
non cade ma cede
un morto all’altra
prepara valigia
si parte
morti al parco
viziati dal rischio
di stare bene
troppo bene
morto come morto
che sfida
morto chiede al morto
scusa che ora pare sia
ora
se dentro bara
sistemiamo un albero
ed il cadavere lo mandiamo
in sana cremazione
colle ceneri possiamo
generare innesto clorofilliano
di adeguata eccellenza
bevo col mio morto
bicchierino
di fresco vermentino
al sapore di vermi del marmorto
protetta all’aperto
da volatile utile
la morte in silenzio
ci spiega le sue regole
lanciare un morto in aquilone
per poi recidere il filo
morte ad acqua e sapone
per facile digestione
bara di legno di aleppo
trasportata al camposanto
da una intrepida mula
una poesia di lieta morte
alle porte
le ali del morto
alleluia sotterranea
anima in stagionatura
cosa riemerge
essere cenere per profumare
aria di mondo
vorrei tutte le tombe
senza nome tantomeno date
nulla di nulla
solo una croce
di vita eterna
la passeggiata celebre
quella del cimitero
spegnere la morte
di notte
CREATORE muori o fingi di dormire?