recensione di AR
È uno stupendo viaggio negli infiniti e sorprendenti meandri del Salmo 118/119, che è anche il più lungo del Salterio. Un viaggio in cui viene intrecciata, riecheggiata e compendiata l’intera Torà. Anderlini, da studioso appassionato ed esperto del Primo testamento in lingua ebraica, ci permette di conoscere una quantità di commenti e interpretazioni della ricchissima tradizione ebraica nelle sue varie declinazioni tra loro in vario modo connesse (Talmud, Midrash, Mishnah, Halakhah…). In questo suo avvincente itinerario l’autore ci fornisce a sua volta spunti, intuizioni, inviti estremamente interessanti, come ad esempio nell’ultima tappa del libro (p. 256) : «… proviamo con tutte le nostre forze, con le nostre debolezze, con il nostro cadere e con il nostro rialzarci, a vivere, per quanto ci è possibile in pienezza e integrità, il nostro vagare come pecora smarrita con la certezza che il pastore non ci abbandona ed è sempre in cerca di noi. (…) Nell’attesa dell’incontro, il fare e l’ascoltare la Torà sono le carezze e i baci che mettiamo in serbo per poterci abbandonare in Dio (…) לְֽךָ־אֲ֭נִי, lekà ’anì, “Io sono tuo” (Sal 119,94). Per sempre.»
Qualche pagina prima (p. 251), commentando l’ultimo verso del Salmo (il 176) Anderlini scrive: «(…) quando il salmista dice: בַּקֵּ֣שׁ עַבְדֶּ֑ךָ, baqqésh ‘avdèka, “cerca il tuo servo” intende dire: “Signore, vieni incontro al tuo servo e trovalo”. E come può avvenire ciò se tutto sembra preso nell’oscurità? Dio può venirci incontro e trovarci perché ha illuminato il mondo con la luce della Torà e quella luce, allo stesso tempo, permette a noi, uomini erranti e persi, di incamminarci verso Colui che ci cerca e ci viene incontro.»
Anche se non si è provetti ebraisti ogni persona interessata alla parola di Dio potrà godere di questa immersione nel testo ebraico le cui ottave alfabetiche ci vengono proposte, tradotte, commentate a due a due (come da tradizione rabbinica) negli 11 capitoli (le lettere dell’alfabeto ebraico sono 22) di questo affascinante trattato in forma di racconto. Ecco ad esempio come si intitola il Capitolo I: “La tua parola è lampada per il mio piede e luce sul mio sentiero”, Introduzione al Salmo 119 e commento alle strofe א / alef e ב / bet.
Concludiamo questa nostra breve lettura consigliando vivamente questo testo che ci offre una miniera di preziosi consigli per assaporare con gusto non solo questo salmo ma l’intera Bibbia: «Il Salmo 119, con la sua forte e insieme debole voce, è una risposta alla domanda che Dio ha posto e continua a porre all’uomo dal Gand Eden fino ai giorni del Re Messia: “Dove sei?”. Quando il salmista chiede: “cerca (בַּקֵּ֣שׁ , bakkésh) il tuo servo” [alla nota 27 Anderlini specifica come questa espressione si trovi solo in Salmo 119,176], è in qualche modo certo dell’incontro con Dio, qui ed ora. (…) È come se Dio, in questa continua ricerca dell’uomo, non in generale ma del singolo uomo, nel buio e nel vuoto, continuamente dicesse: “Dove sei?”, senza ottenere risposta fino a che l’uomo (quell’uomo) non trova la forza di ritornare fino a Dio, a quell’incontro che è un reciproco (ri)trovarsi» (p. 39).
Un commento, questo dell’innamorato ebraista di Fiorano Modenese, che ravviva in noi la speranza fiduciosa di questo incontro fondamentale con il sempre Misericordioso.
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