mercoledì 24 ottobre 2018

Scorgere dell'oltre e denuncia dei mali del nostro tempo. Francesca Luzzio su "Pareidolia", opera poetica di Lorenzo Spurio


Recensione di Francesca Luzzio

Pareidolia (The Writer Edizioni, Morano P., 2018) è il titolo della nuova silloge di Lorenzo Spurio ed allude all’atteggiamento assunto dal poeta nel leggere dentro il suo animo e nell’osservare il contesto storico-sociale che vige oggi. Egli infatti partendo dall’hic et nunc, va oltre, dilata il pensiero e la parola che li esprimono e, pertanto, se da un lato propone la sua visione, nello stesso tempo nel percepire il reale, esprime valori di un mondo quale dovrebbe essere, quale la sua pareidolia immagina e vede e li trasmette al lettore.                                                                                  


Lo scorgere oltre, il vedere l’invisibile nel visibile , il bene oltre il male, fa sì che soprattutto la prima  e la seconda sezione della silloge diventino denuncia dei mali del nostro tempo, quali l’emigrazione, a cui tanti poveri infelici vanno incontro nel desiderio di raggiungere la prosperosa Europa e nel cui cuore invece “pullula sangue-bitume di denaro liquido” (in “Sacchi neri”, pag.17) o ancora la  strage di Bruxelles, dove “Per un dio sultano/ si è fatto buio/ strappando con lame/ la luce ordinaria” (in “Stelle nere”, pag.48).
Con un atteggiamento da veggente, quale Rimbaud teorizzava e a cui è assimilabile quello “pareidolico”, Lorenzo Spurio denuncia anche il lento progressivo morire del nostro pianeta, il terribile inquinamento di terra e mare, ma esprime anche il suo angosciato palpitare, senza risposta, di fronte all’imprevedibilità del terremoto: “Un santo dal braccio mozzo/ dietro una coltre di polvere/ mi parla, ma non afferro (in “Parestesia della terra”, pag.37). Il procedere anaforico delle strofe esprime bene questa incapacità di dare senso, questa impotenza, di fronte alla quale anche l’intuizione immaginifica cede. Ma è un’eccezione, infatti l’atteggiamento descrittivo, tipico del realismo, cede in genere il passo a un atteggiamento visionario che va oltre le cose e come in Dino Campana, dà luogo ad accostamenti imprevisti, capaci di evocare immagini e mettere in luce, con ardite analogie e sinestesie, imprevedibili rapporti che umanizzano la natura e le danno voce, la rendono partecipe dell’agire umano e dei problemi che esso genera, perché, come sosteneva Mario Luzi, la poesia è nelle cose e il poeta pareidolico, da abile mediatore la sa cogliere e la esprime. 
                                                                                                                
L'autore del libro, Lorenzo Spurio 
 
Tali caratteristiche sono ravvisabili anche nella sezione “Dedicatio”, nella quale la pareidolia riesce ad esplicarsi appieno perché, al di là di ogni riferimento fisico e reale, l’incalzare immaginifico del sentire del poeta fa emergere appieno la profonda essenza dell’indole dei personaggi, cari a Lorenzo Spurio e celebrati nei versi; non solo, l’ultima sezione che ripropone il titolo della silloge, vede questa capacità visionaria rivolta non all’altro da sé, ma al sé, all’io del poeta, così emergono pensieri, percezioni, comportamenti in un contesto naturale e domestico, perché il poeta “Solidifica il vacuo/ e materializza l’aeriforme/ in caleidoscopiche esplorazioni di vita.” (in “Sembianze del poeta”, pag.88).
I versi liberi, il lessico ricco e ricercato, ulteriormente impreziosito dall’uso frequente di tropi rendono originale e suggestivo lo stile, grazie al quale la valenza semantica dei testi viene ulteriormente amplificata e approfondita.


                                                                                        Francesca Luzzio

Palermo, 13/10/2018

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