mercoledì 27 giugno 2018

Nuvole sparse: Anna Maria Tamburini


Anna Maria Tamburini (inediti)


I

convogli di pece

in corsa a occidente

- a sud est un cielo di Piero -


ricorda dicevano

non ti fidare

se il nero viene dal porto



II

è cavo d'azzurro il cielo

mite quando pare sospeso

il tempo e il sole scalda

ognuno senza distinzione



vi brucano mansueti

greggi talora s'avvicendano

con un proprio ritmo

tutto il loro transito




talaltra lupi famelici

vi latrano al mezzo

infuriati tra cielo

e terra






III


si accende

uno spicchio di luna

e ricciute greggi


veleggiano

ai pascoli alti

da bave di vento


mosse. Tu alzi

le braccia

a sfiorare



tale candore

ti cinge

protesa


l'azzurro

che s'intensifica





IV


pascolano alle cime

le spinge il vento e t'investe


tu tremi all'alto silenzio

di tale sonoro candore


chi conduce le forme

e le trama chi nutre guida

e richiama...




martedì 26 giugno 2018

Checkpoint

Da: Daniele Gigli danielegigli@live.it


Qualche settimana fa sono stato in Terra Santa. Mi ci ha portato una preferenza spudorata di Dio, incarnata in pochi ma significativi gesti concreti e gratuiti di cui sono stato oggetto.
Perché questa preferenza per me? Quando mi faccio questa domanda, mi viene sempre in mente Beatrice, che nel Paradiso Terrestre intima a Dante di stare attento, affinché una volta tornato “di là” (cioè di qua) possa scrivere quel che ha visto “in pro del mondo che mal vive”.
Non ho niente da insegnare al mondo che mal vive perché vivo peggio di lui. Ma quello che ho visto, quello sì posso dirlo: che il tentare di dirlo sia allora preghiera per me che ci provo e per voi, a cui ne faccio dono.


daniele

PS: checkpoint vuol dire “posto di blocco”. Qui mi riferisco ovviamente ai molti checkpoint che costellano il territorio di Israele




Checkpoint

Qui sassi ed erba si confondono, non sembrano
conoscere la fisica (s’alzano i sassi in aria, l’erba cade),
non sembrano conoscere lo zenith, l’equilibrio,
il punto fermo della ruota.
Ai posti di controllo sfilano carriere, destini quotidiani
– testa o croce, strada o penitenza –
sfilano carriere e inciampi, il giudice di un giorno
e l’imputato eterno.
Ascolta:
non c’è che un luogo e un tempo e non è questo.
Ascolta il passo zoppo del pavone
che non ricorda dov’è il regno
(sì, ch’è tuo il regno, tua la gloria e la potenza),
su che confine issare l’ala a mostra di bandiera,
che non ricorda più né il giorno – l’ora – né la schiera.


Gerusalemme, Collegno, Milano
2-18 giugno 2018

lunedì 25 giugno 2018

A Vincenzo D'Alessio: donne rinascita del Sud

di Serse Cardellini




Con questa lettera aperta ho intenzione di toccare solo uno dei tanti volti della poesia di Vincenzo: non direttamente l’aspetto più ovvio di una “voce del Sud”, né quello più personale che si confronta con i lutti e le dure prove della vita che tutti quanti chiama in causa. Il volto che voglio ritrarre in questo quadro di parole ha lineamenti di donna.
Non conosco l’intera e vasta opera letteraria di Vincenzo D’Alessio ma, da quanto ho potuto leggere in una delle sue più recenti raccolte poetiche dal titolo Dopo l’inverno (Fara 2017), scorgo una traccia sotterranea e sottile che sembra indicare il sentiero verso un luogo chiamato vita. Simile a una terra passata e futura abitata da fiere amazzoni, le donne dipinte con fugaci pennellate da Vincenzo: donna che mente (p. 13), vedova che rinnova al corpo le fitte (p. 18), donne che molti chiamano puttane (p. 19), donne profumate come fiori di limoni (p. 19), ragazze che servono caffè (p. 29), la sua donna intenta a sognare (p. 41), la donna fra pietre e mammelle (p. 56), la sua dolce compagna che dorme (pp. 67, 69), bimbe inquiete assetate di mare (p. 73), bambina dalle idee serene di futuro (p. 78), sposa ancora vergine (p. 81), donne che mietono con le mani (p. 87), e poi le madri che, seppure potenti (p. 43), scrutano sconfitte i monti (p. 11), e poi quell’Amo Maria! (p. 64), quasi fosse un’antica Venere quale unica sua donna (p. 12) che sfila sul guanciale (p. 36).
È come se dopo l’inverno, così c’insegnano da sempre le cicliche stagioni e il sacro solstizio dicembrino, vi fosse una nuova maternità (p. 54), ancora una volta (nonostante tutto) un ricominciare daccapo. Dietro queste storie e volti di donne c’è forse un messaggio velato, o un appello che Vincenzo bisbiglia, sottovoce, all’orecchio di tali veneri? Come a dire: donne, figlie, madri, puttane, fiori di vita: fate una volta per tutte rinascere questo nostro sacro Sud. Fate nuove tutte le cose.


sabato 23 giugno 2018

Premio speciale “L’ESSERE ARMONIA” a Gabriella Bianchi

PREMIO INTERNAZIONALE DI POESIA “L’ESSERE ARMONIA” IV Edizione - Assisi - 9 Giugno 2018



Sotto queste considerazioni, si trovano i 15 componimenti selezionati su 843 ed inviati da 432 autori da Italia, Europa e Americhe. Il compito della Giuria, non è stato facile. Nei premi seri, qualunque giurato ha il proprio gusto e non è semplice combinare subito le coincidenze delle scelte. Occorrono perciò degli incontri per rileggere e rivalutare i testi selezionati che, ripeto, sono del tutto ANONIMI. Nonostante il mio grosso lavoro - 6 mesi, quasi 8 ore al giorno - della segreteria e degli stessi giurati in modo del tutto GRATUITO, sono piovute critiche sui classificati ed anche sulle loro stesse posizioni. Critiche che, con 35 anni di esperienza, anche insieme a personaggi noti della vera poesia contemporanea - rimando ai mittenti invitandoli a leggere i poeti contemporanei, non quelli FACEBOOKIANI che si credono novelli Leopardi. N.B. La poesia è creazione di nuovi stili e sempre SOGGETTIVA, mai di MASSA. CHIARITO questo, ed essendo STANCO e AMAREGGIATO, a meno di sviluppi eclatanti il premio L'essere Armonia finisce qui (Con buona soddisfazione di chi vorrebbe emulare ma non lo sa fare.)

1° Classificato
Di Vento e silenzio - Rita Minniti - (Cava de’ Tirreni - Sa)

2° Classificato
L’ultimo colore delle cose (11/09/2001) -
Davide Rocco Colacrai - (Terranova Bracciolini . AR)

3° Classificato
La punteggiatura della vita - Maria Spoto - (Omegna - VA)

Premio del Presidente
Sull’orlo delle mie labbra -
Stefano Baldinu isepe- (S. Pietro in Casale - BO)

Premio del Presidente della Giuria
Magia d’Amore - MarcelloMaria Cappellacci (Viterbo)

Premio della Giuria
Sul Lago di sera d’autunno - Giovanni Bottaro - (Pisa)
Premio della Critica
Macramè - Nunzio buono - (Casorate Primo - PV)


http://www.faraeditore.it/vademecum/7-notturno.html
 Premio Speciale
Il secondo addio (da Notturno) - Gabriella Bianchi - (Perugia)

La bicicletta -
Emir sokolovic - (Zenica – Bosnia e Herzegovina)

Impasti di terra - Assunta Spedicato - (Corato - BA)

Menzione Speciale
Macramè - Giuseppe Guidolin - (Vicenza)
Lì sono io - Carolina Lombardi - (Roma)

Menzione D’onore
Il miele dei ricordi - Marcello Comitini - (Roma)
La voce dell’amore tra le mani - Rosanna Di Iorio - (Chieti)

Dell’inchiostro e del sublime -
Stefano Giuseppe Scarcella - (Melissano - Lecce)

venerdì 15 giugno 2018

lunedì 11 giugno 2018

Due voci soliste in un coro per avvicinarsi al tema del perdono

Massimiliano Bardotti e Stefano Cavallaro: “Sorgere nel deserto / Fratello, perdonami”, in Perdono: dal rancore al ricordo, a cura di A. Ramberti, Fara 2017
recensione di Vincenzo D'Alessio



Le Antologie poetiche quando si presentano ai lettori somigliano ad un coro di voci intonate sul brano da eseguire ma ognuna scelta per le varianti che le corde vocali presentano.
I cori hanno una valenza apotropaica antichissima, specialmente nel teatro. Quelli che mi emozionano sono diretti dal maestro Ennio Morricone per l’uso appropriato del primo strumento conosciuto dal genere umano: la voce modulata nella sua polifonia, poi l’accostamento dell’oboe: strumento che si accosta alla stessa voce umana: in archeologia il primo flauto che la storia dell’Umanità conosce è stato ricavato in periodo preistorico (circa 35.000 B.P.) da un osso di avvoltoio.
Ebbene, come in un coro, due voci soliste si affacciano dall’Antologia curata da Alessandro Ramberti dal titolo 
Perdono: dal rancore al ricordo, FaraEditore 2017, e sono quelle di Massimiliano Bardotti e Stefano Cavallaro.
Stefano Cavallaro affronta il tema guida del perdono in tre movimenti: “Il monumento”, “la difesa” e “la fioritura” il brano completo reca il titolo: “Sorgere nel deserto”.
Nel primo movimento la sabbia del deserto viene paragonata alla moltitudine umana: prende vita nella debolezza di un attimo d’amore: “(…) Meriti consapevolezze e fusa / in ardore di sensi / (…) Quel minuscolo respiro / che dà la vita” (pag. 195).
Nel secondo movimento il far parte dell’umanità diviene nella crescita coscienza di se stesso: “(…) A me, irrealizzabile / A me, festa della terra / (…) Percorro con il respiro / ogni via lasciata libera / dal battito dell’umano” (pag. 196).
Nel terzo movimento la strada che si intraprende nell’esistenza: “(…) Giullare diffamante: / nel cuore una conchiglia / che rispecchia il passato (…) Siamo nello stesso gesto risucchiati / ci stringiamo / la mano / per evitare la dissolvenza / di ogni emozione / fraterna.”(pag. 198).
Stefano Cavallaro affida la personale filosofia del perdono all’uso di versi brevi e taglienti, sostenuti dall’enjambement e dalle anafore, con qualche breve concessione alla rima alternata.
Perdono di essere vivi, nel viaggio si associa “la conchiglia” che rammenta il viaggio da (sé stessi) e verso(quello reale) il Santuario di San Giacomo de Compostela alla ricerca della fatidica risposta alla nostra breve permanenza nell’esistenza globale: “(…) Non ti vedo più, / rimbombi / Duomi di fiori sorgere nel deserto.” (pag. 199).
La voce seguente del duo è quella di Massimiliano Bardotti che accoglie il tema del perdono nell’invocazione: “Fratello, perdonami”.
L’ascesa verso la purificazione viene affidata ad una poesia/ preghiera che rammenta la strada intrapresa dai fratelli buddisti per raggiungere l’illuminazione (il risveglio), il tempio del proprio spirito che si unisce all’ energia dell’Universo.
La protasi utilizzata è quella dell’Amore ( nella parola “fratello”) che dovrebbe contenere l’energia che muove tutte le esistenze, che protegge i deboli, che indica ai potenti le strade da seguire per contenere violenze e usurpazioni, che indica ai filosofi l’eterodosso significato del silenzio che avvalora il permanere dell’Idea nello spazio e nel tempo.
“Fratello” è ripresa come anafora per accendere il dialogo con i lettori.
L’invocazione viene rivolta a Colui che si è fatto uomo per cancellare l’energia del “peccato originale” e accendere la fiaccola della vera speranza che guida l’umanità verso la salvezza già su questa terra: “Accolgo il dono che in terra lasciasti / «Vi lascio la pace vi do la mia pace» / (…) da questa noia feroce ch’è il mondo / ch’è questo frammento d’un tutto infinito / che chiami realismo, che chiami realtà.” (pag. 201).
Si rinnova il senso filosofico nei versi lasciatoci da Giacomo Leopardi (vedi L’infinito) o da Giovanni Pascoli (Dieci agosto) nei secoli precedenti, voce che apre “il solco”, invocato da Bardotti; solco che accoglie le nostre paure di fronte alle sofferenze; all’innocenza tradita che diviene disperazione; al corpo a corpo combattuto quotidianamente con la nostra mente per redimere il fine vita: “(…) smarrito sulla via che va a morire / sulla via del mistero insoluto / che sempre rimane ai vivi irrisolto.”(pag. 202) .
Una buona prestazione a due voci, nella polifonia dei versi, per avvicinarsi al tema del perdono, del perdonare a sé stessi, dell’andare incontro attraverso l’invito di queste voci come l’invito rivolto dal missionario francese Jean Debruynne: “Vivere non è incastrato / fra «Nascere» e «Morire». / Ne è il frutto.” (da Vivre, San Paolo 1984).

Vincitori Premio Graziano 2018

Premio Nazionale di Poesia e Narrativa Francesco Graziano VII Edizione - 2018

La giuria presieduta da Annalisa Saccà, docente di letteratura italiana presso la St. John’s University di New York, e composta da: Luigina Guarasci, direttore de ilfilorosso di Cosenza, Vincenzo Ferraro, dirigente scolastico e critico letterario di Cosenza, Salvatore Jemma, poeta e saggista di Bologna, Maria Lenti, poeta e saggista di Urbino, Giuseppe Sassano, docente e promotore culturale di Cosenza, Mariangela Chiarello, segretario del premio di Cosenza, ha deciso di premiare:

Sezione A – POESIA EDITA

Primo premio 
– FABRIZIO RESCA (Bondeno), Sentieri selenici (Limina Mentis);

Secondo premio – FRANCESCO CURTO (Perugia), Da Francesco a Francesco (Morlacchi editore);

Terzo premio – ALESSANDRO RAMBERTI (Rimini), Al largo (Fara Editore).

Menzione Speciale Poesia Edita: ANTONELLO DANIELA (Padova), Poesie in baule (Eretica); DARIO DESERRI (Berlino), Come le nuvole sopra Berlino (Puntoeacapo edizioni)

PREMIO SPECIALE LIBRERIA MONDADORI: ANTONIO AVENOSO (Melfi), Aliano (Giannini editore).

Gli autori ritenuti meritevoli della menzione speciale avranno in omaggio un abbonamento annuale alla rivista ilfilorosso e un riconoscimento della giuria.


Sezione B – RACCOLTA INEDITA IN LINGUA ITALIANA, premio ex aequo – NAZARENO LOISE (San Pietro in Guarano), Ornitottero; SIMONE FRANCESCO MANDARINI: Volare è Potere, poesie sopra mondi disancorati

Menzione Speciale Raccolta Inedita:  MARIA VIRGINIA BASILE (Castrolibero), Raccolta; PHILIPPINA BRENNER (Cosenza), Un giorno dopo l’altro; MARIA LUIGIA CAMPOLONGO (Cosenza), Poesie di bosco e sottobosco; ANNA MARIA CURCI (Roma), Nei giorni per versi.

Gli autori ritenuti meritevoli della menzione speciale avranno in omaggio un abbonamento annuale alla rivista ilfilorosso e un riconoscimento della giuria.

Sezione C – SAGGIO INEDITO IN LINGUA ITALIANA – MARIA CALABRESE E FRANCESCO POLITANO (Amantea), La ninna nanna in Calabria e nel comrensorio di Amantea

Menzione Speciale Saggio Inedito – FRANCESCO MARTILLOTTO (Lago), Il Tasso lirico e teatrale

Gli autori ritenuti meritevoli della menzione speciale avranno in omaggio un abbonamento annuale alla rivista ilfilorosso e un riconoscimento della giuria.

Sezione D – POESIA INEDITA A TEMA LIBERO IN LINGUA ITALIANA

Primo premio – STEFANO PERESSINI (Napoli), Come timide corolle;

Secondo premio – ALBERTO ACCORSI (Bollate), Il senso degli angeli;

Terzo premio ex aequo  – ANTONIO FURGIUELE (Catanzaro), Scarnificato dal tempo; EMILIO TARDITI (Cosenza), Un uomo grande.

Menzione Speciale Poesia Inedita – ANTONIO ALBANESE (Bologna), Rotolando; LELLA BUZZACCHI (Bergamo), Credo; BRUNELLA MAGAGNA (Verona), Vorrei Vorrei; LETIZIA PAPAIANNI (Cosenza), Sii in forti stagioni in fiamme.

PREMIO SPECIALE “FRANCESCO BAZZARELLI”
GIUSEPPE LEONETTI (Cosenza), Contrazioni.

Gli autori ritenuti meritevoli della menzione speciale avranno in omaggio un abbonamento annuale alla rivista ilfilorosso e un riconoscimento della giuria.

Sezione D – NARRATIVA BREVE A TEMA LIBERO IN LINGUA ITALIANA

Primo premio – DANIELA LUCIA (Lamezia Terme), Una camicia a quadrettoni verde pietra;

Secondo premio ex aequo – GIORDANO ANTONINO (Palermo), Marco dalla tomba; ROSA NACCARATO (Cosenza), Tra urla e silenzio;

Terzo premio ex aequo – DANIELA GRANDINETTI (Lamezia Terme), La carne; MARIA GABRIELLA PIETRANTONI (Cosenza), La casa dei pomodori.

Menzione Speciale Narrativa breve – FRANCESCA CANINO (Cosenza), Il volo della cicogna;  ANTONELLA JACOLI (Modena), Duncan; MARIELLA PICCOLO (Modena), U nivaru; RAFFAELLA PORRECA SALERNO (Barletta), Cap 16.

Gli autori ritenuti meritevoli della menzione speciale avranno in omaggio un abbonamento annuale alla rivista ilfilorosso e un riconoscimento della giuria.

I testi degli autori segnalati nelle sezioni D e E saranno, come da bando, inseriti in due volumi antologici.




domenica 10 giugno 2018

“Le buche sulla strada / mi stanno insegnando / ad andare con calma.”

Marco Statzu, Erano lacrime mie, Graphe.it 2018

https://www.graphe.it/scheda-libro/marco-statzu/erano-lacrime-mie-9788893720458-523238.html
 

I tre versi che citiamo nel titolo di questa recensione sono l'incipit di Via verso casa (p. 62) e mi pare siano emblematici della poetica riflessivo-esistenziale di un autore che sa farsi In-contro (p. 57): “Mi vien voglia di fermare le persone che vedo, / (…) / strattonarle, e chieder loro: / Ma tu come vivi? / La senti questa vita? / Questo immenso silenzio che ci sovrasta?”
C'è un costante riferimento a una chiamata, a una vocazione che si purifica con passione (intendendo la parola anche nel senso etimologico di patimento, sofferenza): “È davvero un fuoco divorante / che annienta parole e pensieri / la tua Parola. / E predicarla è ancora più bruciante / tanto da essa son distante.” (Brucia il roveto, p. 53).
La raccolta è costellata di immagini di splendida e profonda confessione (agostinianamente intesa): “Il vento / ha condotto il deserto / alla mia oasi.” (p. 44); “Fu un bene, allora, che ci restassero ignoti / il peso e la fatica del futuro. / Non saremmo partiti per il viaggio.” (Sufficit diei malitia sua, p. 38); “Cerco ogni giorno di spietrare / il sagrato del mio cuore / per non cedere alla tentazione di lapidare qualcuno.” (Nessuno, Signore!, p. 30); “Non sanno gli insetti che s'agitano in aria / quale agguato in volo il ragno tende loro. // Neppure a chi ha ali / son risparmiati gli ostacoli.” (p. 28); “Parfois / je crains / le silence qui me pousse / à sortir du bruit.” (Tradurre in pazienza ogni buon desiderio, p. 27); “e non ho pregiudizi su nulla, / tranne su chi vuol mostrarmi / il già visto e il già fatto. / Io voglio vedere oltre.” (Scatenato, p. 24).
Queste “lacrime” di Marco Statzu concentrano visioni, riflettono con empatia la realtà, elaborano sentimenti, rapporti interepersonali ed eventi che producono tensioni intime e magari contraddittorie, a volte dolorosamente ustionanti nel rapporto col prossimo e con il Tu più alto, eppure feconde, perché generano quella umiltà assoluta indispensabile all'amore gratuito: “Mi son chiesto sovente / come s'impara a leggere gli eventi. / Devo invece spesso rassegnarmi / a osservare le figure.(Abbecedario, p. 19); “Il mistero nascosto / custodisci fedelmente. / Sviscerandolo lo abortiresti. / E i calci e le nausee che soffri / te lo fan sentire e conoscere / come nessun medico può fare: / vivace e vivo e intimo / respiro al tuo respiro.” (Et Verbum caro, p. 15); “Tu / risparmia al tuo servo il giudizio. / Chiamami / e colmami di tua gratitudine.” (Chiamami, p. 14).
Come osserva nella partecipe Prefazione Enzo Bianchi: “La fede silenziosa, discreta, cabarbiamente cercata, nella vita, negli altri, nel Signore è il legame profondo di tutta la raccolta” (p. 7).
Abbiamo ripercorso al contrario questa raccolta, perché la poesia consente la massima libertà di lettura e anche perché ogni cammino di fede è un sentirsi chiamati da sempre, un percepire un senso, durante il nostro tortuoso andare, come se fossimo già oltre il presente a con-siderare, “tra disastri e desideri”, il cammino di ieri e di oggi. 

sabato 9 giugno 2018

Giovanna Iorio e Andrea Biondi nella prima rosa del Camaiore 2018!

Designata la prima rosa dei libri e degli autori candidati al prestigioso XXX Premio Letterario Camaiore - Francesco Belluomini, scelti tra oltre 130 partecipanti, rosa dalla quale verranno decisi i titoli delle 5 opere finaliste, del vincitore del Premio Internazionale, del Camaiore Proposta, il premio speciale e le menzioni speciali, questi ultimi due selezionati su indicazione del Presidente.
La Giuria Tecnica presieduta dal Rosanna Lupi è formata da Corrado Calabrò, Emilio Coco, Vincenzo Guarracino, Paola Lucarini, Renato Minore e Mario Santagostini e si riunirà sabato 16 giugno alle 11,30 presso l’Hotel Bixio di Lido di Camaiore, per designare i 5 libri finalisti e conferire gli altri riconoscimenti, in vista della serata finale in programma a settembre.
Autore Opera Editore

Rosa 21 nomi

http://www.faraeditore.it/html/narrabilando/succedeneipaesi.html
Dino Azzalin Il pensiero della semina Crocetti Editore
Alberto Bertoni Poesie 1980-2014 Nino Aragno Editore
Chiara Carminati Viaggia verso Bompiani
Ulisse Casartelli L’immensità della cenere Marco Saya Edizioni
Evaristo Seghetta Paradigma di Esse Passigli Editore
Mirko Cremasco Le intermittenze della pioggia Campanotto Editore
Leone D’Ambrosio La casa e l’assenza Edizioni Ensemble
Francesca Farina Repertorio dei cieli Domograf
Marcello Fois L’infinito non finire e altri poemetti Einaudi Editore
Giovanna Iorio Succede nei paesi Edizioni Fara
Marica Larocchi Di rugiada e cristalli Book Editore
Isabella Leardini Una stagione d’aria Donzelli
Giulio Maffii Angina d’amour Arcipelago Itaca
Vito Moretti Le cose Tabula fati
Roberto Mosi Navicello etrusco. Per il mare di Piombino Edizioni Il Foglio
Daniela Pericone Distratte le mani Coup d’idée Edizioni
Elisabetta Pigliapoco La Luce di taglio Archinto Editore
Annalisa Rodeghiero Versodove Blu di Prussia Editrice
Silvia Salvagnini Il seme dell’abbraccio.
Poesie per una rinascita
Bompiani
Enrico Testa Cairn Einaudi editore
Zingonia Zingone Le tentazioni dellla luce Edizioni della Meridiana

Autore Opera Editore

Premio Internazionale

Juan Arabia Il nemico dei Thirties Samuele Editore
Joy Hario Un delta nella pelle Passigli Editori
Julieta Valero I feriti gravi e altre poesie Raffaelli Editore

Autore Opera Editore

Camaiore Proposta - Opera prima

http://www.faraeditore.it/html/filoversi/campagnebocche.html
Kabir Yusuf Abukar Reflex LietoColle
Andrea Biondi Le campagne hanno bocche Edizioni Fara
Simone Burratti Progetto per S. Nuova Editrice Magenta
Mattia Cenci Ýlan Fusibilia Libri
Luca di Bartolomeo Poesie dell’immaturità Gianni Petrizzo Editore
Christian Fucilli Era l’anno 1996 Giovane Holden Edizioni
Daniela Gentile Nulla sanno le parole Pietre Vive

Autore Opera Editore

Premio speciale

Mario Baudino La forza della disabitudine Nino Aragno editore

Autore Opera Editore

Menzioni speciali

Carlo Villa Retrostrato Società Editrice Fiorentina
Antonio Carollo Poesie Edizioni Tracce
Keaton Henson
Tradotto da Silvia Peracchia
Idiot verse Giovane Holden Edizioni

lunedì 4 giugno 2018

Una poetica intensa e convinta del valore della “parola”

Serse Cardellini, Sono le 26:00 – Poesie 
FaraEditore, Rimini, 2018

recensione di Vincenzo D'Alessio




Vede la luce la raccolta poetica Sono le 26:00 di Serse Cardellini presso le Edizioni Fara di Rimini, nella collana “Vademecum”: centotrentacinque pagine riscattate da una lunga notte durata ventisei ore.
Siamo di fronte ad una poetica intensa e convinta del valore della “parola.”
Una costante ricerca del senso eterno dell’esistenza. La diaspora tra l’Alfa e l’Omega della verità rivelata in ogni sua forma attraverso il logos – verbum caro factum est – e a confronto con l’oceano dell’esistere.
Dall’inizio alla fine della raccolta, suddivisa in sei parti, la visione filosofica dell’essere e del divenire si alternano generando nel lettore la lievitazione verso la dimensione connaturata all’umanità di avvicinarsi al divino per ottenere la risposta che potrebbe dissetare il buio della lunga notte che segue all’esistere: “(…) il tram che arriva puntuale / vecchia che scende / bambino che sale / lo stesso tragitto-tragedia / da sempre la noia.” (pag. 16).
Seguendo l’autore attraverso i versi abbiamo avuto la sensazione di vegliare nella cella di un convento il finire di una notte infinita in attesa dell’alba/risveglio di tutto il Creato.
Si respira nelle poesie una incessante recitazione/preghiera, che risveglia il passato, trattiene il presente, contempla a fatica il futuro: “L’infinito, caduto in disgrazia / come noi tutti. / Dio ha le mani bucate.” (pag. 22).
L’energia dell’infanzia, serena/dolorosa, si affaccia in ognuno di noi che leggiamo i versi, simile ad una confessione ineludibile per aprire il cerchio dell’esistenza e lasciarlo rivivere alla luce della Storia: “(…) Sì la rabbia degli indifesi / quando già a sette anni / tutta la vita si fa addosso / e ascolti il respiro di tua madre / andarsene così lontano / e ascolti la cintura di tuo padre / venirsene così vicino / sulla schiena sulle gambe sulla guancia / e sai che è molto meglio non gridare” (pag. 51).
Il poeta viene nutrito spesso di dolore proprio dalla figura paterna, il punto nodale degli affetti, accanto a quelli viscerali della madre, per questa fatale condizione voluta dagli eventi “il fango mistico” ingloba l’energia innata (l’anima naturale donata al bambino) costruendo quella scultura, rappresentata in copertina di questa raccolta.
La sorte data a questa creatura (golem) così diversa dalle altre è comunicata dall’autore al lettore in questi versi: “(…) perché si sa che al poeta / gli si offron due vie / università o psichiatria.” (pag. 26).
Il corrispettivo di questa affermazione riporta agli occhi i versi di una grande poeta del nostro Novecento, Alda Merini, che l’ha testimoniata vivendola: “Le più belle poesie / si scrivono sopra le pietre / coi ginocchi piegati / e le menti aguzzate al mistero./ (…) Così, pazzo criminale qual sei / tu detti versi all’umanità, / i versi della riscossa / e le bibliche profezie / e sei fratello a Giona.”
Il ricorso all’Antico Testamento è presente costantemente in Serse Cardellini.
Questa raccolta merita di essere ascritta al filone della poesia di questo ventunesimo secolo quale lampada accesa nel deserto dei sentimenti che affligge l’uomo e la sua progenie.
La memoria dell’amico scomparso è parte integrante del contesto poetico che si avvale di una padronanza del verso libero e della rima che in alcune composizioni come Lettera post-mortem di un figlio alla propria madre (pag. 94) raccolgono l’eco delle esperienze della poesia novecentesca visitata dall’autore.
Le diverse figure retoriche maggiormente utilizzate sono le iperboli e le anafore ripetute in forma di ditirambo, tese a celebrare l’ebbrezza data dal vino (che in senso cristiano è il sangue di Cristo nella celebrazione eucaristica) e nella quotidianità ispirano al poeta questi versi: “(…) fu il primo incontro con l’uva / il risveglio davanti al camino / e adesso, io, piaccio al vino.” (pag. 23).
L’accostamento alla poesia cinese, con relativa traduzione storico filosofica, inclusa nel presente testo completano il percorso filosofico che l’autore intende raggiungere attraverso la pratica dell’illuminazione.
L’intera raccolta consegna ai lettori una mistica tensione solare; in tempi antichi avremmo detto misteri dionisiaci, per giungere davanti all’altare del Dio che illumina i passi di ogni poeta (di ogni mistico amante delle verità) sospingendolo (sospingendoci) all’inizio del Mistero: “(…) Lì ascoltare il primo vagito / Di un Dio appena nato / Disposto a farsi adorare / A farsi amare dagli uomini.” (pag. 130).

La rivoluzione di Celestino V con Ardea Montebelli 10 giugno 2018 a Coriano (RN)

Domenica 10 giugno 2018 ore 20:45

Presso la Comunità di Montetauro 
Via Chiesa 3, Coriano (RN)
tel: 0541.656882

piccolafamiglia@piccolafamiglia.it

Ardea Montebelli presenta 
la sua opera poetico-fotografica 
dedicata alla spiritualità e ai luoghi di Celestino V

ingresso libero







sabato 2 giugno 2018

Lecce, cerimonia del premio Vitruvio sabato 9 giugno - Fondazione Palmieri


L'associazione culturale salentina Vitruvio festeggerà la poesia in occasione della premiazione degli autori italiani e stranieri che sono risultati finalisti e vincitori alla XIII edizione del concorso annuale.
Autorità degli enti locali di Lecce e dintorni affiancheranno il presidente arch. Enrico Romano e il vice presidente avv. Piergiorgio Provenzano,  la dott.ssa Chiara Armillis e l'avv.  Paola Armillis nel dare il benvenuto a tutti gli ospiti. Saranno presenti gli sponsor e gli artisti, il comitato dell'associazione, i membri della giuria. Di fondamentale importanza il ruolo della dott.ssa Chiara Armillis, che va ringraziata per aver coinvolto le scolaresche e per il suo impegno costante e attivo sempre in prima linea sulle questioni educative, culturali e sociologiche del territorio.

Grafica a cura dell'avv. Paola Armillis. 

Magia? No è poesia.
La cittadinanza è invitata.

Non chiedere mai a un poeta! e altri versi di Agron Shele, poeta dell'Albania


Non chiedere mai a un poeta!

Non chiedere mai a un poeta della luce del giorno,
Di come l'alba sorga presto
Di come il sole ti uccida con il suo calore
Di come tu  possa vedere la metà restante dei sentieri

Nel passato in cui tu per primo li hai abbandonati
Quella visione in cui i tuoi occhi iniziano a brillare e ti senti più vivo che mai

Non chiedere mai a un poeta dei giorni che passano
dai più profondi crepuscoli coperti di pietà,
di una luna solitaria affogata in un lago
come un'ombra permanente di una donna pentita.

Non chiedere mai a un poeta quanto sia triste il mondo
Come il suo dolore porti il nome dell'autunno
Gli piace perdersi in un mondo come
Un brano in un libro triste

Soprattutto, non chiedere mai a un poeta sull'amore
Ti si spezzerebbe il cuore,
trafigge come un peccato sopra un arcobaleno pieno di colori
Le stagioni suicide brillano per le anime innocenti e per gli Dei.

APOCALISSE

Perché  il cuore,
si chiedevano ovunque i bestemmiatori. .
ma, ahimè, lo sfortunato,
  non poterono costringerlo fuori dall'anima.
 
Monastero
 

Le campane suonarono di nuovo. . .
Ancora una volta qualcuno è morto!
Le ultime parole, le uniche. . .
Tutto è rimasto al monastero.

COESIONE

Infatti!
Quanto eravamo intimi ieri!
Incredibile!
Quanto siamo lontani oggi!

***

Quanti cuori infranti,
Quante anime profondamente addolorate,
Quante lacrime e quanto rammarico
Il grande incrocio si ferma.

traduzione a cura di Claudia Piccinno


Poeta albanese, scrittore.
coordinatore di antologie internazionali.

Nato nel 1972,a Leskaj / Permet.

Attualmente risiede in Belgio.

Presidente della galassia poetica internazionale "Atunis".

Presidente della società "Ambiente e comunità" e "Bambini e giovani". Le sue opere sono pubblicate in molti giornali, riviste nazionali e internazionali, nonché  in molte antologie globali.

Continua a dedicare il suo tempo e i suoi sforzi nel pubblicare opere letterarie dai valori universali.

È membro attivo della società civile in Albania in USAID, UNDP, UNICEF.

Beneficiario di vari riconoscimenti letterari in Albania.