martedì 30 aprile 2013

La realtà e le sue poliedriche dimensioni

recensione di Francesco Cosco a Nel fruscio feroce degli Ulivi pubblicata ne ilciottolo.blogspot.it

Uno sguardo, quello di Francesco Cosco, così attento e sottile, da cercare dove il seme, gettato da quel verso, è nato e va a fiorire. Intuizioni grandi le sue, figlie di una grande sensibilità.


Poco tempo è trascorso, Angela, da quando mi espressi sulle tue liriche dicendo di riconoscervi un libero spirito neorealista in cui pensiero e realtà incrociano le loro braccia, malinconiche piuttosto, sol lasciando intravedere di tanto in tanto barlumi di gaie speranze… e che il giovanile ardore con presenze di decadenti simbologie erano ormai per te solo un ricordo.                            
Or bene, nella presente raccolta non ho che da confermare, se il giudizio ben mi indica la strada, le mie recenti impressioni: riconosco nelle tue liriche un sentimento, piuttosto diffuso oggigiorno, di cantare la realtà nelle sue poliedriche dimensioni.

Io non so se è una reazione istintiva ad un mondo che ci ha trascinato improvvisamente nell’indistinto di un etereo tecnicismo, oppure una contrapposizione spontanea avverso un vivere sociale che lascia ormai poco alla fantasia e alla genuinità istintiva dell’uomo di qualche decennio fa e che ha perso di vista realtà e natura interrompendo un progetto di vita più valido. Può darsi  che trattasi di una reazione ad ambo gli elementi.                  
Me ne dai atto in questo senso nella lirica “Questo tempo” in cui traspare una malinconia velata per una realtà distorta, “prima la eco e poi il suono che la produce”; e così gli occhi ti vanno “al nido da cui sei balzata” …  ed hai “nostalgia per un film in bianco e nero”. La lirica “Questo tempo” è dunque l’espressione principe nella silloge di Angela: il canto del dramma di un mondo fuori dal reale.   
Il fatto è che nella lettura di ogni tua lirica, io colgo, talvolta in parte, talvolta ancor di più, sensazioni di vita vissuta, sprazzi di una realtà, talvolta drammatica, talvolta con un epilogo che lascia intravedere spiragli di speranza futura … Numerosi gli esempi nella tua silloge. Parto da quel “fruscio feroce degli ulivi”, testimone del grande evento per l’umanità:  “tradimenti, il portare una croce, un soffrire, un morire … ma vivaddio, il sepolcro rimane finalmente vuoto e comincia una nuova storia”. Dopo  questo importante ”Incipit”   nella lirica  “Dal balcone”, immagine panoramica della natura,  emerge ancor più stagliato il pensiero di Angela: tutto un programma di vita gli si presenta, con un’analogia all’ “albero cosmico” maya … quivi è la morte della natura a conservarne essa stessa la vita, che ad un certo punto essa non rinasce, improvvisamente esplode, avendo conservato il suo guizzo non in un sarcofago mediatico, ma in una semplice stilla, e se la lirica termina con una “speranza affamata di vita”, significa che il dramma che la realtà propone ha pur i suoi limiti.
Ma per una lirica drammatica un’altra con più felice epilogo corona la silloge: quella titolata “Dal Vangelo di Maria”  canta una realtà sublime, è la storia di una sposa, cantata nel Vangelo, ancor prima che nel Corano. Maria si sogna sposa fedele, custode del focolare e delle pareti adiacenti arricchite di cipolle e di verzure, ma ebbe d’un tratto la sorpresa della “luce dell’Annunzio”. Con quanta umana fede ella accettò. Angela dipinge il pensiero di sottomissione di Maria al Divino con una espressione di un realismo da copione, che solo lei, al femminile, poteva dipingere: “Nelle mie arterie scorreva già l’oceano ne accolsi la potenza, non scorsi il suo fondale e chinai il capo”. Un evento che prelude al dramma se non si riesce a cogliere in fondo “al lungo corridoio” una luce lontana, tenue, ma sicuro segno di redenzione
Ancor più il pensiero di Angela intravede sull’essenza di “facebook” un progetto non mediatico, ma dai risvolti umani: Pensieri cadono a petalo / su un campo che / simula la vita / qualcuno li raccoglie / e ricompone il suo fiore.
Le tue armonie, Angela Caccia, ci stupiscono per quanto mente umana abbia saputo concettualizzare ed esprimere in versi pensieri così fecondi.
 Francesco Cosco

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