recensione di AR
“Le pagine di Doris Bellomusto e Tiziana Tosi rivivono e attualizzano una figura mitologica che attraversa il tempo e gli spazi geografici, generando nel lettore una catarsi: il lamento di Arianna abbandonata, il suo urlo disperato, trasmutano il presagio di morte in eco di speranze d’amore e vita.”
Così scrive Imma Guarasci (Regista teatrale) nell’intensa Prefazione a questo viaggio multimediale di una voce che afferma: L’amore è un inganno degli dèi, / un guasto al cuore.” (p. 12). E a p. 27: ”Non mi perdonerò. / Chi era il Minotauro? Chi sono io? Chi è Teseo?”
Ancora a p. 39: “Le mie ombre hanno tanti nomi e io ci salterò sopra, le accompagnerò ovunque vorranno andare, mi farò seguire, inseguire, mi lascerò ingoiare dal sole di mezzogiorno.”
Silvia Turci (Psicologa) fornisce nella Postfazione una lettura preziosa per assimilare e fare nostra la narrazione poetica di Doris e immedesimarci nelle imagini suggestive di Tiziana: “… Arianna, che si è separata dal proprio istinto (fratello Minotauro) per seguire solo la ragione (Teseo), diventa simbolo di chi, sconnesso dalle proprie profondità, fa scelte che conducono inevitabilmente a una tremenda transizione nell’abbandono e nella notte dell’anima.” (p. 46).
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