venerdì 1 ottobre 2021

Il taglio del giudizio

Eros Olivotto, Note di viaggio, Perosini Editore 2019

recensione di AR 

 


Quando la superficie diventa trasparente e riflette il silenzio, il poeta la varca e s’inabissa, e noi con lui, leggendo queste Note così essenziali e icastiche: “La realtà è diversa / da ogni rappresentazione.”; “Abbiamo bisogno di profondità. / Per questo non possiamo sottovalutare / l’abbagliante inconsistenza / della superficie.”
E
ros introduce il libro invitandoci a “un cammino che, attraverso il ricordo, / divenga possibile percorrere assieme”. C’è un desiderio di compagnia, fratellanza, foscoliana corrispondenza di amorosi sensi in queste asciutte Confessioni in versi che trovo molto vicine al saporoso disincanto del Qohèlet: “A volte quanto siamo / appare come l’esito di ciò che è stato, / a volte come la ragione / di quanto ci attende.”; “Le nostre azioni / ci legano inesorabilmente / al senso di chi siamo.”
Non si tratta di un disincato pessimista, ma di quel maturo distacco che ci aiuta a percepire noi stessi e gli altri con misericordia e umiltà, perché “L’amore ci sottrae alla schiavitù / del giudizio.” e “Spesso in ciò che temiamo / si celano risposte.”

“Umiltà e obbedienza consentono visioni.” ci dice il poeta veronese, e avere considerazione degli altri ci immerge in un flusso divino: “Credo che gli uomini siano uno / dei volti di Dio.”

Nell’ultima citazione, notevole l’enjambement: “uno” attributo per eccellenza dell’Altissimo si riflette visibilmente nel volto di ogni figlio dell’uomo.

Il viaggio di Olivotto è così uno scarno portolano che ci offre punti di riferimento personali e al contempo universali: a ciascuno di noi il compito di costruire la propria rotta che in realtà non è solamente avocabile a noi stessi, perché siamo immersi nel flusso di un Amore ben più grande, benché a volte non ne siamo consapevoli. Se contiamo solo su noi stessi: “Non troveremo quanto cerchiamo. / Né torneremo illesi dal nostro viaggio.”

Il cammino dell’uomo deve affrontare il problema del male, constatare il propri limiti ed errori – “Quando l’uomo sceglie il male, / abbraccia la prospettva / di un ordine imperfetto.” – e questo ci segna inevitabilmente, ma in fondo “Il concetto di limite / implica un’idea di superamento.”

La stessa parola è limitata, anche quella poetica si illude, se pensa di poter “definire” l’assoluto: “L’illusorietà dell’arte consiste / nella pretesa di cogliere l’assoluto / attraverso il relativo.”

In conclusione possiamo affermare che è un dono, navigare questo libro; esso ci aiuta a fare silenzio, ad ascoltare, ad ascoltarci.

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