Sonia Gardini, Il risveglio delle cose, Fara Editore 2024
recensione di Paolo Bonzio
Rispettando rigorosamente le regole della metrica giapponese, l’Autrice ci dona flash, immagini, che ci raccontano gli archetipi dell’esistenza. Oserei chiamarla poesia metafisica, immagine scolpita, che svela la contraddizione dell’esistenza. E pertanto, pace e tranquillità si accostano a inquietudine e sgomento. E in questa analisi vorrei partire dall’ultima poesia, Invettiva, che sembra avulsa dal contesto e che a me, invece, appare come il punto di partenza da cui muovere i passi. Sonia racconta con parole forti la crudezza della guerra, mostrandoci gli esiti: morte, stupri, distruzione, rapine, perdita di dignità, disorientamento, odio. In quel “Signori, questa è guerra” è tutto lo sgomento dei bambini che spalanca gli occhi sull’orrore, senza neppure la forza di condannare. Ma in quel gemito inespresso è tutto l’anelito della vita, lo sguardo incantato del bambino che solo un gesto d’amore può pacificare. L’insieme delle poesie diventa allora un percorso a ritroso per uscire dai gorghi dell’inferno. Ecco perché il mare non è Scilla e Cariddi, ma luofo in cui “nessuno è mai solo… in quanto incontra pesci, anatre in libertà, grandi stormi di uccelli”. E se l’uomo può dare morte, il mare dà vita. La visione del mare, calmo e illuminato dal sole, è davvero “Simbolo” di quell’anelito all’Assoluto che è proprio dl cuoro umano: ecco allora, per magia, l’orizzonte, là dove cielo e mare diventano uno, è pace raggiunta, finalmente, finalmente perché “il richiamo del mare smuove da dentro la voce dl cuore. Incommensurabile”. Il cammino è lungo e mai definitivamente compiuto. Infatti “Il pescatore guarda verso oriente cercadno il sole, ma la luce colpisce, diventa buio nero”. La luce acceca, quando la guardi diritta con gli occhi del cuore: mirabile sintesi della contraddizione, o forse della bellezza, dell’esistenza. Ed allora, di nuovo, “Al fronte rabbia”, o “pianti lontani vibrano sui feriti, su corpi che non tremano”. Sì, è vero, il mare è anche burrasca: “Bianca è l’onda / Che gigantesca arretra / Dai massi saldi” e perciò “Bianche le barche / Arrivan sulla costa / Precipitose”. Ma se questo è tutto vero e se la vita, come ci racconta il poeta, è alternarsi di pace e tempesta, alfine “Foglia scarnita / Si dondola sul verso / Come la culla”. Il cadere, il tramonto è la culla dove la vita riprende e, scoprendo una nuova alba, ridona la luce. “Fiori d’amore / Discendono dal cielo / Tra rosa e verde”. Una speranza aleggia e l’amore è il suo contenuto. E le rose si risvegliano perché la vita è più forte di tutto, anche della guerra, anche della morte.
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