Massimiliano Bardotti - Gregorio Iacopini
Il colore dei ciliegi da febbraio a maggio
un invito alla lettura di Franca Oberti
Da questo titolo che è già un racconto, e da questa copertina delicata come un merletto antico, ho estrapolato dei versi, che non rendono merito agli autori, perché questo libro prezioso va centellinato e ogni frase si riallaccia al tutto. Ogni verso è già una poesia. Chiedo venia e provate ad apprezzare anche quel poco…
Al cielo alzavano gli occhi i nostri antenati
nelle stelle vedevano la rotta,
s'inchinavano alla luna
chiedevano occhi aperti alla visione.
Al mattino salivano sui tetti, sulle colline
altri ancora andavano nei templi, nelle chiese.
All'unisono i corpi si fermavano
figure adatte alla preghiera.
Il sole allora sorgeva.
Per la pioggia danzavano, per placare i venti.
Dentro le tempeste c'erano messaggi
il più anziano li coglieva.
Si tramandava ogni sapere.
Poi abbiamo cominciato a dimenticare.
Quando il vento piega le spighe di grano
non udiamo alcuna voce.
Nelle insenature della terra, nelle crepe
nessuna storia ci viene narrata.
Non ci parlano i fiumi
non vediamo nei fiori il destino dei giorni.
La falena notturna non canta
di stagioni e di luce.
Si alza la testa di rado.
Ogni tanto, fra sordi e fra ciechi,
qualcuno piega le ginocchia, e si siede.
Appende la testa all'ultima stella
mani aperte sul grembo a ricevere grazie.
Chiude gli occhi e comincia a guardare.
Allora, è un istante, tutto piega a preghiera.
Da costellazione a costellazione vibrano voci.
Canta il vento, fra i rami degli alberi,
l'antica canzone.
E germogliano spighe
maturano bacche e semi di lino
la terra abbonda di frutti.
Un bambino ritrova, sulla riva del mare,
la perduta mano di madre.
E nulla più al mondo, è perduto.
Ecco, fate bei sogni fermandovi su questo pensiero: E nulla più al mondo, è perduto.
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