domenica 11 ottobre 2020

Il nonno e il pettirosso

Giorgio Casali, Domestiche Abitudini. Poesie 2004-2019, Contatti 2020 

recensione di AR





“è la fame l’istinto che mi guida / dal mio letto al tebernacolo, / al frigo” (La strada precisa, prima sezione “L’odore dei morti”, p. 21).

Sette (numero biblico della completezza) le sezioni di questo libro: l'ultima – “Alla luce – consta di un sola poesia che si chiude con questi versi: “Così come te, nello scatto / è l'amore: un quasi non essere / più noi” (p. 139).

È preceduta da “Stanze per il figlio” (con versi a lui ispirati) e questa dalla sezione ”Dai morti” introdotta da una citazione di santa Caterina da Genova seguita dalla poesia intitolata La casa visitata dalla mia fresca morte di cui citiamo questo intenso passaggio: “… Non ho piaga né sorriso, / solo un mucchio di vuoti lasciati, / amori a meno di metà e un muro / di cose accumulate con adesso / chissà quale padrone” (p. 101).

La quarta sezione – “Giardino” – si apre con una prosa che narra di un pettirosso che il poeta bambino vedeva ogni mattina saltellare sotto il pino argentato: “… si fermava e sembrava guardarmi. (…) Ancora mi segue il pettirosso, sarà il figlio del figlio del figlio, oppure il segno di quand'ero bambino, mio nonno, il suo giardino. Lui torna, mi guarda e vola via” (p. 81). Più avanti troviamo Una sera di giugno (p. 88) che riproduciamo integramente: “La giornata, sì, muore, / e tu torni a casa per la cena / poco prima che si nasconda il sole; / fuori il vento continua sull’amaca, / la mena. Ad ogni cosa che rimane / mi sforzo di cercare spiegazione, / una scusa di gioia, un nome.”

La terza sezione – “Domestiche” – è la più ampia. Proponiamo Parola che arriva (p. 53): “Arrivi, t’insinui dove non immaginavo / spossante imprevedibile parola / arrivi e ti mescoli col cuore – / pronunciata ci pronunci / e tutto ricominci.”

La seconda sezione si intitola “Le strade” ed è conclusa da La poesia non serve a niente (p. 41): “(…) / è un pensiero che non lascia dormire / la stradicciola da fare senz’altro / che stringe un paese, / che mette felice.”

Una sensualità latente e malinconica (“… m’arrivi nelle braccia / e il tuo entrare nel mio corpo sottovoce / m’assolve come santa confessione / dà pace ai ritmi, alla stagione, all’attuarsi / nuovamente dell’amore”, Con tutto il cuore, p. 73) caratterizza la scrittura spesso franta, sintatticamente nervosa e indagatrice di questa raccolta, che esprime la lotta paolina fra spirito e carne, fra il desiderio centripeto e quello empatico sostenuto dal sentirsi limite in cerca di assoluto, motivo singolare di una musica più grande, di una sinfonia in cui siamo immersi e che per lo più ci sfugge. C’è dunque una inquietudine che momentaneamente il rapporto amoroso, gli affetti famigliari, la musica, la preghiera possono acquietare, ma covano sempre le braci di una insoddisfazione, di un sentirsi in bilico. Per vivere è necessario sentirsi amati, avere fede nel “senso” di una vocazione, essere consapevoli di una nostra preziosità assoluta nonostante la nostra miseria. Leggere queste poesie è come ascoltare la radio in auto, presi dal quotidiano con i suoi problemi “pratici”, con le opportunità da cogliere e i dolori da assorbire ed elaborare, con le gioie dell’amore e i lutti delle perdite: “L’anima corre, poi resta freddo il corpo / nella bara lascia a chi rimane / un cappio intorno al cuore, / un senso d’abbandono come a rate” (Autosole – Adriatica, p. 37).

In fondo ogni poeta scrive il suo diario sfidando la morte, rincorrendo abbracci, avendo di sottofondo suoni, musiche, parole, emozioni, un vissuto che lo rendono, quel diario, unico, con il suo stile, il suo timbro… Ma come ogni vero poeta Giorgio Casali sa farci sentire un po’ nostra la sua vita e allora riusciamo a cantare i suoi versi come fossero i nostri. 

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