martedì 30 settembre 2008

Su Raccolta di Alberto Mori


caro alberto,
di Raccolta mi piace una cosa che non riguarda i testi, ma la loro costruzione e ciò che ne è all'origine: lo sguardo, l'intensità, la qualità e l'acutezza dell'osservazione. te lo avevo già detto che i tuoi testi, parlando del canone, mi si mostravano come manufatti precisi, lavorati, come si dice, a regola d'arte. Mi rendo conto che anche la mia lettura è una lettura "rifiuto", espressione di un punto di vista a cui si può rinunciare, che può cioè solo servire a qualcosa/qualcuno. Sì, quello che trovo efficace in ciò che mi offri come testi, è la forza dello sguardo intorno a cui "agiscono" e sono "agiti" gli altri sensi. Mi sento un po' Mongo in quello che ti dico, perché ricorro a vecchie categorie come fanno – in fondo – anche Sanelli e Ramberti. Ma credo che le tue parole/oggetti siano più esplicative e illuminanti di ogni ermeneutica o chiave di lettura e che non sono tanto e solo verità "fotografiche", ma immagini distillate di qualcosa che appartiene a un 'elaborazione che avviene e che riguarda sensi, corpo, mente (occhi che osservano; occhi che si osservano; occhi-che-si-osservano-e-che-sono-osservati-dal-rifiuto).
Chissà...
Ciao e grazie per le foto.
renzo favaron

scheda del libo qui

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