Con la raccolta Si fa soglia il mare nel silenzio, Mariangela De Togni vince il 2° posto al Premio Letterario Arona 2024. Ad maiora!
lunedì 30 settembre 2024
sabato 28 settembre 2024
“Scegli se sentirti fortunato, saggio, furbo o in colpa.”
Nino Di Paolo, Specchi asimmetrici, Chiare Voci 2024
recensione di AR
È un diario distillato in versi, questo nuovo libro di Nino Di Paolo in cui fatti di cronaca (morti bianche sul lavoro, episodi di razzismo, la sfalciatura del covid…) a volte di rilevanza storica (la resistenza partigiana, il ’68, gli anni di piombo, il G7 di Genova, ecc.) vengono “rispecchiati” da momenti importanti del vissuto dell’Autore, fino a concludersi con la grande domanda sul senso del tutto. Troviamo infatti nella poesia finale (costituita da incisivi settenari, metro molto presente nella raccolta) – 20. Prigionieri dello spazio tempo – questa chiusa: “Poi pure l’Universo / si contrarrà in un punto / o, invece, ogni sua parte / ogni sua particella / si staccherà dall’altra / senza guardarsi più.”
E in Specchio di 20 (e di tutto il resto) siamo subito provocati da questa domanda: “Esiste una quota immateriale / che sfuggirà / all’esaurirsi dell’Universo?”
Il ritmo poetico di Nino è intriso di un saggio realismo che è capace, però, di indignarsi ed è sempre empatico (cfr. ad es. Specchio di 11, riportata parzialmente in quarta di copertina, v. qui sopra) e quindi non ci lascia indifferenti. Riporto di seguito alcuni passaggi di altre poesie: “se colui di cui narri / è segnato da uno stigma / troverà sempre uno stolto, / o due o cinquecento / che chiuderanno le porte del posto / dove lo presenterai.” (Specchio di 18); “Perché il disgusto / che saliva dal petto / lo dovevo provare / e provare il disprezzo / verso chi, della Croce, / non capiva che niente.” (Specchio di 16); “che senza il desiderio / di una vita ugualitaria / la vita stessa tutta / non ha poi senso alcuno.” (Specchio di 13); “solo il mio silenzio / può renderti rispetto / silenzio verso te / ed urlo verso il cielo.” (Specchio di 7; la poesia 7. La tua eternità, inizia come segue: “Quando la compattatrice / ti ha risucchiato”).
Da leggere la bella e perspicua Prefazione di Elisa Malvoni che fornisce importanti coordinate per navigare queste pagine potenti e discrete al tempo stesso: sta a noi far vibrare, con la voce del poeta, le nostre corde più intime e umane.
PS Il verso posto a titolo di questa recensione è tratto da Specchio di 5.
venerdì 27 settembre 2024
Complimenti a Gianpaolo Anderlini I class. al Premio di Poesia “In rime sparse”
Concorso di poesia “In rime sparse”
UPF – Formigine (Mo)
26 settembre ’24
Sezione B – Autori maggiorenni
1° classificato Gianpaolo Anderlini
Bodrum
In memoria di A.K.
io c’ero tu dov’eri amico quando
il tempo si è fermato là in riva
al mare non faceva caldo non
faceva freddo forse c’era forse
non c’era il sole là era tutto come
un fotogramma in bianco e nero forse
sovraesposto non c’era nulla solo
sabbia e scogli ed un piccolo giocattolo
non più appeso a quella mano piccola
l’onda accarezza i tuoi capelli e fa
più rossa la maglietta rossa l’onda
non conosce nessuna ninna-nanna
e tutto si fa schiuma che si perde
nel silenzio di lacrime divine
nel vento che non riesce a respirare
nel sole che si spegne nel mio cuore
in quel frammento che non ha domani
piangere aiuta ma non muta il mondo
Motivazione della giuria
Il testo riporta un ricordo drammatico: l’immagine di un piccolo bambino trasportato dalle onde sulla riva del mare. L’autore ha saputo tradurre con intense analogie e una sintassi priva di punteggiatura il flusso di emozioni che il ricordo suscita e che sembra provare la stessa natura mentre impotente assiste al dramma, “Piangere aiuta ma non salva il mondo”, il verso finale con amaro realismo scuote le coscienze e ci spinge ad andare oltre la commozione.
venerdì 20 settembre 2024
CINQUE RIOT-TEXTS DI IVAN POZZONI
Ivan Pozzoni è nato a Monza nel 1976. Ha introdotto in Italia la materia della Law and Literature. Ha diffuso saggi su filosofi italiani e su etica e teoria del diritto del mondo antico; ha collaborato con con numerose riviste italiane e internazionali. Tra 2007 e 2018 sono uscite varie sue raccolte di versi: Underground e Riserva Indiana, con A&B Editrice, Versi Introversi, Mostri, Galata morente, Carmina non dant damen, Scarti di magazzino, Qui gli austriaci sono più severi dei Borboni, Cherchez la troika e La malattia invettiva con Limina Mentis, Lame da rasoi, con Joker, Il Guastatore, con Cleup, Patroclo non deve morire, con deComporre Edizioni. È stato fondatore e direttore della rivista letteraria Il Guastatore – Quaderni «neon»-avanguardisti; è stato fondatore e direttore della rivista letteraria L’Arrivista; è stato direttore esecutivo della rivista filosofica internazionale Información Filosófica; è, o è stato, direttore delle collane Esprit (Limina Mentis), Nidaba (Gilgamesh Edizioni) e Fuzzy (deComporre). Ha fondato una quindicina di case editrici socialiste autogestite. Ha scritto/curato 150 volumi, scritto 1000 saggi, fondato un movimento d'avanguardia (NeoN-avanguardismo, approvato da Zygmunt Bauman), con mille movimentisti, e steso un Anti-Manifesto NeoN-Avanguardista, È menzionato nei maggiori manuali universitari di storia della letteratura, storiografia filosofica e nei maggiori volumi di critica letteraria.Il suo volume La malattia invettiva vince Raduga, menzione della critica al Montano e allo Strega. Viene inserito nell’Atlante dei poeti italiani contemporanei dell’Università di Bologna ed è inserito molteplici volte nella maggiore rivista internazionale di letteratura, Gradiva.I suoi versi sono tradotti in francese, inglese e spagnolo. Nel 2024, dopo sei anni di ritiro totale allo studio accademico, rientra nel mondo artistico italiano e fonda il collettivo NSEAE (Nuova socio/etno/antropologia estetica).
a tutti quelli che hanno qualcuno da piangere
A tutti quelli che hanno qualcuno da piangere,
in nome della loro mancanza di ispirazione,
hanno la fortuna di non aver niente da ridere,
come nel ritornello de La donna cannone.
A tutti quelli che hanno qualcuno da piangere,
una bottiglia di vino come amico fragile,
gli occhi gonfi pieni di dispiacere,
gli occhi gonfi di sangue come uno sbandato pugile.
A tutti quelli che hanno qualcuno da piangere,
che si sentono da buttare via
e non hanno agli occhi zanzariere
che permettano di scacciare ogni fobia.
A tutti quelli che hanno qualcuno da piangere,
stanati sulle labbra di un amore,
non trovano la forza di vivere
quando hanno strappato loro il cuore.
A tutti quelli che hanno qualcuno da piangere,
sbattuti sulla riva come Ulisse,
nuovi eroi che non hanno niente da vincere
lacrime sulle ordinate e sangue sulle ascisse.
A tutti quelli che hanno qualcuno da piangere,
ta-ra-da-dà, e le seconde strofe sono tutte da inventare,
devono apparire come stessero per sopraggiungere
come buche carsiche sulle strade dell’amore.
A tutti quelli che hanno qualcuno da piangere,
piangete, piangete, non lesinate
le lacrime si rimpiazzano con un buon bicchiere
smezzato a sorsi di lacrime bicarbonate.
Ezra Pound
La città non muore mai, avvolta in un alone di fuoco,
nemmeno se la coprono di cavalli di frisia,
non serve neanche riempirla di portoni taglia-fuoco,
la città è sola, si scioglie facilmente in un barattolo di magnesia.
Siamo tutti soli, siamo tutti fatti a pezzetti
i palazzi continuano a farci da cellophane
la solitudine ci impedisce di far progetti
proiettati come Prost in una mortifera chicane.
Le relazioni durano un tanto al metro
amore, amore, sì, ma con criterio
tutti morti, tutti alla Porta di San Pietro
con una scientifica vocazione al martirio.
È la festa del lavoro, dignità umana
si va avanti a raccomandati e figli di puttana,
tutti, depressi, ad attendere il Recovery Fund,
e finiremo con Mussolini a stringer la mano a Ezra Pound.
L’EPATITE IVA
Il contribuente italiano medio tra tasse, imposte e accise
subisce morsi e ricorsi stoici peggio che alla Corte d’Assise,
navigando sempre in cattive acque, lo hanno dichiarato santo
e contro le scottature da cartella esattoriale usa la tuta d’amianto.
L’epatite IVA è una malattia altamente contagiosa,
il cuneo fiscale ha la funzione di un catetere senza ipotenusa,
drenare liquidi dai buchi neri dei conti correnti non millanta
l’idea di far chinare concittadini sofferenti a quota Novanta.
La metafora del drenaggio, verso lo Stato italiano, non è balzana,
l’Agenzia delle Entrate ci rivolta i calzoni come indomita mezzana,
la malattia è ormai cronica, come terapia sedativa resta la flat tax
la calma piatta dei mercati internazionali non ci facilita il relax,
tra salvare 5.000.000 di italiani o incrementar lo spread
la scelta è tanto semplice che non ci vorrebbe un Dredd,
speriamo solo che un nuovo dottor Sottile non emetta prelievi forzati
sul 6‰ dei conti correnti dei soliti disgraziati.
LA TERZA VOLTA DI LAZZARO
Questa è la terza volta che mi levano il sudario,
sono ancora in grado di flexare senza l’uso di un rimario,
non riesco neanche a sperare nel famoso logos di un missile russo,
in cammino sulla strada verso Odessa con venti sintomi da reflusso
curiosissimo dello stato dello star system italiano bevo vodka ed un cachet
nessun refolo di cambiamento: dittatore di Atelier è restato Giuliano Berchet.
Spostato il masso del sepolcro, dopo sei anni, controllo il catalogo Mondadori,
sarà svanito il cucchismo, 0,9% del fatturato, e mi ritrovo i soliti cinque autori
Ruffilli, Lamarque, De Angelis, le solite novità settuagenarie, e l’Opera omnia di Viviani,
che a raccontare tutto in Macedonia e Kosovo non smetterebbero di batterci le mani,
Yēšūa, nel 2018, ti eri impegnato a regalarmi il dono dell’auto-felllatio,
nel 2024, con impegno, vedrò di fare il miracolo da solo, senza estensione del prepuzio.
Questo continuo rinascere, e sparire, rinascere, e sparire, mi sta mettendo in confusione
sono l’artista del Raduga, dello Strega e del Montano, o una valletta della televisione,
va a finire sempre nello stesso modo: inizio a scrivere e mi metto nei pastiche,
m’hanno detto che cito citazioni di citazioni come Lapo tira su le strisce,
le uniche citazioni le ricevo in Tribunale da mediocri titolari di associazioni di Rimbaud
che chiedono elemosina ai «dilettanti» allo sbaraglio asserragliati nei lit-blog,
ho idea che mi richiudo ancora nella tomba e mi rimetto a studiar l’abbecedario,
le donne sono andate tutte via, come cazzo faccio a rimettermi il sudario.
LA GIORNATA MONDIALE DELLA POESIA
Ricordo, anni fa, la giornata all’ospizio di Sesto San Giovanni
decine di vecchi a lanciar versi come in una voliera di barbagianni,
declamavano di amore, campagne, tutti i luoghi comuni del creato
molto simili a muezzin infoiati sui minareti del Califfato.
All’arte di Euturpe hanno dedicato un’intera giornata mondiale
ai nostri eroi un anno intero a far versi non riusciva a bastare,
cantano raggi di sole fino a condurre l’uditorio in stato di choc
e io non riesco a cantare che di Ippocampi avvinghiati a cotton fioc.
Oggi sarà la serata mondiale del corso e concorso
con claque che nemmeno il Berlusca da Barbara D’Urso,
centinaia di scrittori inutili, inquadrati in mostra alle decine di manifestazioni
la maggior parte in cerca di un’ora di noia e i soliti furbi a arraffare gettoni.
La giornata mondiale della poesia mi ricorda la Festa della Donna
milioni di uomini in fila, con mimose, a cantare i loro osanna,
lasciando bicchieri nel lavandino e mutande nella cesta
che tanto, domani, a lavarli sarà compito della Festa.
Ivan Pozzoni
Kolektivne NSEAE
mercoledì 18 settembre 2024
Preghiera
Nei tuoi occhi
oh Gesù
si riflette il blu del cielo
e nel parlare dolce
si riflette la voce di tua madre.
Hai trent’anni
non sei più un bambino
ma nemmeno un adulto
sei un giovane uomo maturo.
E trent’anni sono l’età giusta
per prendere la tua strada.
Così saluti in un abbraccio
i tuoi genitori e t’incammini
per la tua strada.
venerdì 13 settembre 2024
It's friday!: poesie inedite di Andrea Ravazzini
It's friday! è una rubrica a cura di Annalisa Ciampalini
Resta
Rimasi
Alla
fine
Di
quel luogo
Silente
Sospeso
Tra
stormi
Di
sogni
Migranti
Su
ali
d'Altrove.
*
Lieve scappai
Scappai
Tra
il sibilo
Asciutto
Di
una notte
In
fiamme
E
il velo
Disfatto
Di
una bruma
Inconsueta.
Fosti
L'
ancella
Di
quel nudo
Ripianto,
Di
quel fuoco
Immondo,
Di
quel pianto
Nel
buio
Disperso,
Che
presto
Scoprii
Di
luna
Suo
canto,
Di
notte
Suo
verso.
Fosti
Chiarore
Di
ebrezza
Leggiadra,
Angolo
vuoto
Nel
manto
Di
un nulla
Redento,
Scosso
Dal
vento,
Su
un fianco
Posato.
Scappai
Verso
Un
nudo
Bagliore,
Vessillo
Di
stelle,
Denso
Richiamo
Di
un cuore,
Di
un battito
Spento,
Di
un bacio
Rubato
Di
cui scorgo
Ancora
L'
ardore.
Stringe
Attorno
A
un cuore
Novello
Il
rado
Sussulto
Di
queste
Lacrime
Amare.
Ruba
Al
soffio
Di
vento,
Che
un nudo
Passato
Tradisce,
Una
terra
Al
confine,
Un
livido
Bacio,
Una
goccia
Arsa
Nel
buio,
Che
non riesco
A
guardare.
Sorge
Un
placido
Tempo
Da
sogni
Pestati
Nel
vuoto.
Ferma
La
notte,
Il
lento
Risveglio
Non
si ode
Ancora.
Non
è nota
La
fine,
Né
il senso
O
lo scopo.
Guardo
Solo
Un
lieve
Riflesso,
Un
breve
Solo
Respiro,
Che
brilla
Tutt'
ora
Tra
i resti
Dismessi
Di
una tenue
Aurora.
Ormai
fuggito lieve nel vento
Ruba
Al
fondo
Notturno
Di
una vaga
Rugiada
Il
pallido
Ardore
Uno
scoppio
Di
brace.
Risorto
E
redento,
Brucia
Brucia
-Mai
spento-
In
un tiepido
Nulla,
Che
trascorso
Un
vano,
Disfatto
Momento
Rifugge
Reietto
Una
parola
Mai
detta.
Trascina
Il
suo sguardo
In
terre lontane
Un
candido
Cuore.
Un
urlo
Scostato
Da
un buco
Dolore,
Rimbalza
Stretto
Stretto
Nel
fondo
Dismesso
Di
un unico
Petto.
Sfumato
In
un mondo
Che
il senso
Essiccato
Di
occhi
Incolore
-Cieco-
Ha
disfatto,
Tende
al fondo
Di
fulgida bruma
L'
attimo assorto
Che
da fragili mani
Lieve
nel tempo
Ormai
è sfuggito.







