Polaroid: istantanee di poesia è una rubrica a cura di Luca Pizzolitto
Fotografia in copertina di Luca Pizzolitto
"Abitavo zone d'ombra e scale irte fino al cielo"
È la vertigine senza luce dell'abisso (ora che il dolore fa a pezzi la carne e i pensieri), è il grido strozzato che diventa preghiera nella prima luce del mattino - fissare il volto sconosciuto di Dio, cercare, anche oggi, salvezza.
(Luca Pizzolitto)
***
Nella poesia di Parrini sono dunque presenti gli archetipi fondamentali della storia della poesia: accanto alla memoria, alla natura, all’amore, c’è anche il tempo. Il tempo non è solo memoria ma l’incessante e drammatico scorrere dei giorni e delle ore e non è facile esorcizzarlo, magari seduto fumando davanti ad un caffè. Rimane sempre questo ostinato tentativo di ritrovarsi in armonia, una difficile armonia. E c’è sempre una nota di fiducia e di speranza anche quando le stelle non risplendono, e tutt’attorno nient’altro che i freddi bisbigli dei metalli: sì perché arriva “un mattino” particolare (“Eppure, fuori scroscia il mattino / come una sorgente”). nella memoria, come spesso avviene, c’è un tempo differente che, forse, proprio la memoria rende tale: in quella piazza dove un tempo giocavano i figli del poeta ora vi giungono solo inquieti rumori. non si guarda, però, solo al passato, si spera in un tempo futuro dove c’è una casa che attende: “Quando arriveremo a casa / sapremo che è casa nostra / dall’odore, di pane e di muschio”. C’è l’idea di un cammino verso uno spazio più giusto: lo riscoprono e lo preannunciano due ragazzi che si baciano.
(Umberto Piersanti)
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Nella poesia di Parrini sono dunque presenti gli archetipi fondamentali della storia della poesia: accanto alla memoria, alla natura, all’amore, c’è anche il tempo. Il tempo non è solo memoria ma l’incessante e drammatico scorrere dei giorni e delle ore e non è facile esorcizzarlo, magari seduto fumando davanti ad un caffè. Rimane sempre questo ostinato tentativo di ritrovarsi in armonia, una difficile armonia. E c’è sempre una nota di fiducia e di speranza anche quando le stelle non risplendono, e tutt’attorno nient’altro che i freddi bisbigli dei metalli: sì perché arriva “un mattino” particolare (“Eppure, fuori scroscia il mattino / come una sorgente”). nella memoria, come spesso avviene, c’è un tempo differente che, forse, proprio la memoria rende tale: in quella piazza dove un tempo giocavano i figli del poeta ora vi giungono solo inquieti rumori. non si guarda, però, solo al passato, si spera in un tempo futuro dove c’è una casa che attende: “Quando arriveremo a casa / sapremo che è casa nostra / dall’odore, di pane e di muschio”. C’è l’idea di un cammino verso uno spazio più giusto: lo riscoprono e lo preannunciano due ragazzi che si baciano.
(Umberto Piersanti)
Sono nato tra i tetti e le grondaie
e le voci che chiamavano da sotto
erano gli amici e gli ultimi arrotini.
Per casa avevo stanze strane
intagliate fra spigoli e ritorni,
sui mattoni la calce viva
si era consumata come una candela stanca.
Ogni volta che pioveva era una festa
perché il sole troppo mi feriva
l'occhio, abitavo zone d'ombra
e scale irte fino al cielo.
Lassù in alto, al quarto piano,
arrivavi trafelato e sul terrazzo,
da lontano, per un istante eri padrone
il battito del cuore tra le dita
infinita quiete, esserci in quell'ora.
**
Resteremo in uno sguardo,
negli occhi persi,
nella dolcezza
dello smarrimento,
in una camera chiusa
tra pareti imbottite
di odori forti.
Resteremo nelle mani fredde
perse nel mare di questa casa,
impressi come ferite accese
su sedie vuote.
In un grido resteremo stretti,
in un telefono di notte
che squilla e poi tace.
**
Arrendersi a un cancello chiuso,
a un campanello muto.
Cercare nel folto
il volto chiaro, il biondo dei capelli.
Poi accettare il colpo,
la parete liscia che non dà appigli.
Sotto le maschere siamo ancora noi
ma chi sei tu ora?
Persa tra un grido senza voce
e l'albero
che sta al di là del vetro.
Altre voci stanche
si tagliano nella sera immobile.
Il primo giorno dell'anno
già disegna una ferita nuova.
**
Avremo altre voci,
saliranno altre grida
per i muri di pietra,
sulla pioggia del viso,
sui lucidi campi di neve.
Mentre il sole d'estate
finalmente ti sfiora
canteremo insieme
la vita e la luce
trovata.
Lentamente vedrò
scivolare il tuo passo
accanto a un fosso d'erba
e a rigagnoli smunti.
Tornerai a correre,
frutto troppo provato,
guarderai da lontano
amato desiderio e sangue.
Cadrà il tempo del dolore,
in un lago trasparente
dove i volti si specchiano
aspettando la sera.
Paolo Parrini (Vinci, 1964), vive a Castelfiorentino. si laurea a Firenze in scienze Politiche indirizzo storico nel 1992. Tra i libri di poesia che ha pubblicato: Quando cadranno i giorni (Ladolfi 2019), Oltre il buio della notte (La vita Felice 2019), Un uomo tra gli uomini (Ladolfi 2020), Dentro tutte le cose c’è amore (Puntoacapo editrice 2021), Prima della voce (Samuele Editore 2021), Il quinto tempo (Samuele Editore 2023).
Quando cadranno i giorni (Ladolfi 2019) ha ottenuto vari riconoscimenti, tra cui la vittoria al Premio Giovanni Pascoli L’Ora di Barga nel 2019, il quarto posto al Premio internazionale Città di Latina nel 2019, il quarto posto al premio Letterario Città di Grottammare nel 2020. Con Un uomo tra gli uomini è stato finalista al Premio Michelangelo Buonarroti di Seravezza nel 2021.
e le voci che chiamavano da sotto
erano gli amici e gli ultimi arrotini.
Per casa avevo stanze strane
intagliate fra spigoli e ritorni,
sui mattoni la calce viva
si era consumata come una candela stanca.
Ogni volta che pioveva era una festa
perché il sole troppo mi feriva
l'occhio, abitavo zone d'ombra
e scale irte fino al cielo.
Lassù in alto, al quarto piano,
arrivavi trafelato e sul terrazzo,
da lontano, per un istante eri padrone
il battito del cuore tra le dita
infinita quiete, esserci in quell'ora.
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Resteremo in uno sguardo,
negli occhi persi,
nella dolcezza
dello smarrimento,
in una camera chiusa
tra pareti imbottite
di odori forti.
Resteremo nelle mani fredde
perse nel mare di questa casa,
impressi come ferite accese
su sedie vuote.
In un grido resteremo stretti,
in un telefono di notte
che squilla e poi tace.
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Arrendersi a un cancello chiuso,
a un campanello muto.
Cercare nel folto
il volto chiaro, il biondo dei capelli.
Poi accettare il colpo,
la parete liscia che non dà appigli.
Sotto le maschere siamo ancora noi
ma chi sei tu ora?
Persa tra un grido senza voce
e l'albero
che sta al di là del vetro.
Altre voci stanche
si tagliano nella sera immobile.
Il primo giorno dell'anno
già disegna una ferita nuova.
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Avremo altre voci,
saliranno altre grida
per i muri di pietra,
sulla pioggia del viso,
sui lucidi campi di neve.
Mentre il sole d'estate
finalmente ti sfiora
canteremo insieme
la vita e la luce
trovata.
Lentamente vedrò
scivolare il tuo passo
accanto a un fosso d'erba
e a rigagnoli smunti.
Tornerai a correre,
frutto troppo provato,
guarderai da lontano
amato desiderio e sangue.
Cadrà il tempo del dolore,
in un lago trasparente
dove i volti si specchiano
aspettando la sera.
Quando cadranno i giorni (Ladolfi 2019) ha ottenuto vari riconoscimenti, tra cui la vittoria al Premio Giovanni Pascoli L’Ora di Barga nel 2019, il quarto posto al Premio internazionale Città di Latina nel 2019, il quarto posto al premio Letterario Città di Grottammare nel 2020. Con Un uomo tra gli uomini è stato finalista al Premio Michelangelo Buonarroti di Seravezza nel 2021.
Fotografia in copertina del libro di Stefano Longhi
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