venerdì 19 maggio 2023

Un silenzio che scava, crea e incanta: “poesia che attraversa e illumina l’essere”

Claudia Piccinno, Implicita missione 

recensione di Lidia Loguercio



Il comporre trae ispirazione da molti elementi, ma soprattutto in poesia non può esimere il poeta dal percorrere le solitarie e segrete vie all’interno del proprio Io, scavo interiore che costituisce “lo spiro” vitale, il corrimano a cui aggrapparsi, quando si avverte dentro di sé più pregnante il peso del vivere o di tempeste emotive che opprimono l’animo. 
Il silenzio diventa così veicolo del dire, apre le porte dello scavo interiore nel tempio dell’anima, percorre le onde nell’abisso del mare e poi, come una piuma, vola in alto nel cielo e s’innalza verso il sublime.
Questa è stata la prima impressione che ho colto dalla lettura della bella silloge poetica di Claudia Piccinno, dal titolo Implicita missione, in ristampa dalla FaraEditore nel 2023, raccolta poetica che unisce quattro sezioni [Poesie varie, Haiku, Tautogrammi e Dediche], ma che in una versificazione elegante, chiara, con costrutti fluidi arricchiti qua e là da metafore, paragoni, ossimori, si presenta densa di riflessioni, di cristalli preziosi di gocce di memoria, di argentate spume di oblio atte ad allontanare il rumore e il disturbo quotidiano per accedere ad “un cielo che rischiara, il varco all’orizzonte” (da Tabula rasa, pag. 35).
Claudia Piccinno, figlia della Puglia, docente in Emilia e Romagna, traduttrice affermata e ben inserita in un contesto internazionale, autrice di varie silloge poetiche e saggi, presenta in copertina del testo Implicita missione il dipinto La poesia di Raffaello Sanzio (1508) posta nella volta della Stanza della Segnatura.
Il silenzio è motivo presente in molte liriche (Il cielo di domani: “Asciutta è l’ugola che mi rimanda i silenzi” pag. 19; Nel codice alfanumerico: ”Mi predispongo al silenzio”, pag. 20; Incerte verità: ”Il silenzio […] compete col buio a intermittenza di un addio”, pag. 23; Come il fiume: “verrà il silenzio senza rumore”, pag. 33; Roma d’ottobre: “vuoto a perdere su intrecciati silenzi e vanagloria”, pag. 34).
Oltre il silenzio sono presenti nel testo altri temi: 

- Quello preponderante del legame della Piccinno con la sua terra. Tema viscerale, posto in apertura della raccolta, è quello delle radici (lirica L’ossessione delle radici, pag. 15), che richiama non solo la bella Puglia, Lecce in particolare, (descritta nelle Dediche) con le tradizioni, (culinarie e non), usi e costumi (mandorle, fichi, friselle, la pizzica, l’assoluto candore della pietra bianca del barocco leccese; le piante, fonte di ricchezza (lirica Tra gli ulivi, pag. 16). Vivo è il colore delle arance, l’immagine collegata al padre, del quale sempre caro è il ricordo e la mancanza (liriche A mio padre, pag. 21, e Gli SMS di mio padre, pag. 25), come pure è caro, ”dolce la voce che più non suona”, il ricordo della madre (lirica Senza un domani: “i capelli di mia madre, ragnatele fuori tempo sulla spazzola”, pag. 28).

- Claudia coglie, poi, l’isolamento forzato per il Covid-19, che ha determinato “lo schermo che pietrifica il sorriso” e “smarrito l’odore di un abbraccio” (lirica Incerte verità, pag. 23); esprime la consapevolezza di voler esistere: in quell’ ”Esserci” reiterato più volte, traspare un caleidoscopio di intenti posti al vivere, quasi come ”il mantra da cui ripartire” - dice la Piccinno - forza di ”Esserci”, per la famiglia, nella leggerezza, “come una foglia spazzata via dal vento” o come un robusto germoglio d’opunzia (fico d’India)(lirica Germoglio d’opunzia). 
Vi è, poi, non sempre sereno e a volte tormentato il riferimento all’amore (liriche: Nel codice alfanumerico, Desistere, Asincrono destino).
Vi sono altresì le considerazioni sulla vita [liriche: Il bucaneve (confronto natura - Io) pag. 31; Come il fiume: “Come il fiume, lascio che sia / ciò che verrà” pag. 33; La tabula rasa: “Io onda d’urto / Io tempesta / Io scheggia impazzita. Attendo il cielo che rischiara / il varco all’orizzonte / la tabula rasa / che rimuove ogni cosa / mi voterò all’oblio / e alla quieta mano / che sulla mia si posa.” pag. 35; Ossimoro evidente ruga: “nella serratura il karma della vita” pag. 24.)
Non manca lo sguardo: alla società attuale [liriche Incerte verità e A Negar Banu, poliziotta uccisa dai talebani]; alle amicizie, prezioso supporto nella vita (lirica Inatteso innesto “di affinità e di stupore”; al vuoto (lirica A Roma d’ottobre).
Infine l’anelito religioso, che accorato traspare dalla invocazione di aiuto nel vivere, in cambio della voce della poesia, atta a cogliere l’invisibile (lirica Dammi, mio Dio). Conclude la sezione delle Poesie varie la lirica Donna è il nome del futuro: parole di speranza sono espresse in “Bellezza sarà la sua vittoria / pace l’implicita missione” con chiaro riferimento al titolo della raccolta.
Si colgono soprattutto espressioni di freschezza e collegamenti con la natura negli Haiku: ”Gialle giunchiglie / spuntate tra i muri, / viva la vita”; “Sulla mia siepe / riposa la lucciola / bianco fermaglio”.
I Tautogrammi evidenziano perizia lessicale nei collegamenti delle immagini, mentre nelle Dediche ( 7 liriche ) traspare profondità e grande sensibilità dell'animo.

- Nel testo traspare complessità di fili che sotto il velo della poesia rigano intrecci di sentimenti e stati d’animo diversificati. Ci sono sentimenti per cui non si troveranno mai le parole.
L’animo di Claudia Piccinno appare così colorata di sfumature di pensieri, difficili da esprimere, eppure sono dentro di lei e riflesse dentro il lettore, a dispetto di tutto. 
La vita è un oceano di atomi. Con i sensi percepiamo esteriormente ma non interiormente.
”Il mondo - dice Bataille - è dato all’uomo come un enigma da risolvere”. Ogni persona ha nelle sue mani un potere meraviglioso per fare il bene o il male, a seconda del fine che vuole scegliere.
Fa paura alla poetessa non il dolore, (fitte che il corpo deve soffrire, sopportare giorno dopo giorno o in un decorso di malattia e contro il quale è possibile porre rimedi relativi o impossibili, ma che temprano, essendo fonte di crescita e di maturazione), bensì la solitudine, il rapporto con mondo, l’indifferenza, il non essere compresa, se non da pochi e fidati amici, il non avere l’amore (sognato o ideale) e che le appare sfuggente nel volto.

- Come fine dell’Implicita missione viene indicato nel testo Donna è il nome del futuro la pace che, nella situazione attuale potrebbe essere specifico riferimento alla risoluzione del conflitto Russia-Ucraina, ma che potrebbe anche rimandare - dice Baruch Sinoza in Trattato teologico politico - a “una virtù, uno stato mentale, una disposizione di benevolenza, fiducia, giustizia”.

- Una ulteriore riflessione è da porsi a ciò che viene indicata come La fotosintesi della memoria indicata al termine del testo Inatteso innesto come connubio ”d’affinità e stupore”. Ma che cosa è la memoria - dice Julio Cortazar (in Hopscoth, 1963 ) - se non il linguaggio del sentimento, un dizionario di volti, di giorni e odori che si ripetono, come i verbi e gli aggettivi di un discorso, […] rendendoci tristi? 

- Fulcro dell’animo della Piccinno è pertanto la poesia a cui attingere quando manca il respiro della vita, poesia che attraversa e illumina l’essere, per questo è difficile. Il suo linguaggio è un ventaglio che tutto comprende, destinato alla mutevolezza eterna. 
Mi piace porre fine all’analisi dell’opera Implicita missione con il riferimento al ruolo nuovo della donna nel futuro con la citazione di Nietzsche “E in verità il tuo respiro ha già il profumo dei canti futuri.” (da Così parlò Zaratustra).

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