Sono poesie che vibrano di
rivoluzionaria scoperta, quelle che ci propone Luca Ariano, con la sua lettura
di “La spiaggia sempre a sinistra”, Editura Cosmopoli (2023): poesie che
cristallizzano la bellezza di un tempo trascorso, traducendolo nella luce di un
presente imminente, fra dirompenze giovanili e rivelazioni generazionali. Con la
schiettezza di un verso chiaro e diretto, che rinuncia completamente al peso di
ingombranti orpelli stilistici, viene rivelato con intensità un vissuto
autentico, che vibra ancora delle passioni dell’adolescenza. Immagini tracciate
con leggerezza, ma mai non con superficialità: pochi periodi sono sufficienti a
creare la suggestione dei giorni di un’estate luminosa, di corse alla spiaggia
e viaggi in treno, di campagne odorose e di scorci urbani.
Ariano
riesce felicemente nel difficile compito di evocare l’essenza degli anni della
trasformazione e della contestazione, gli anni della Fiat 850 e dei funerali d
Berlinguer, raggiungendo un equilibrio esemplare fra nostalgia e superamento
del passato, fra una sua esaltazione e una sua critica puntuale.
Il
mezzo di comunicazione fra chi è davanti e chi è dietro la pagina scritta è un
‘tu’ poetico, un ponte gettato fra il poeta e l’io del lettore: i periodi, così
spesso rivolti alla seconda persona, creano contaminazione, spingono e attirano
verso l’identificazione col mondo umile del narratore. Attraverso la rimozione
studiata di un verbo o di una congiunzione, le scene restano sospese in
un’ipotesi di realtà, una prospettiva dove il tempo passato può ricostruire i
percorsi di alternative perdute. Quello che avrebbe potuto essere, ma che è
rimasto solo “ellissi”.
Non
ultima, anche la scelta di immagini semplici e comuni, prese da un bagaglio di
esperienza quotidiana accessibile a tutti, cospira alla creazione di
un’intimità emotiva da cui è difficile sottrarsi.
Il
viaggio a cui siamo invitati ci porta nel cuore di una provincia rurale, che
confina con la nostra strada e che a questa si interseca, costringendoci a
dubbi esistenziali.
Ma
ciò che stupisce maggiormente è la scelta di Ariano di contrapporre a questo
mondo di periferia un’altra realtà. Una presenza, dietro queste visioni di un passato
prossimo, più scura e intricata: quella del passato che si fa remoto e quindi Storia.
Interrompendo
e mescolando le esistenze di vincitori con quelle dei vinti, accostando l’ombra
di grandi condottieri o lo spettro di catastrofi mondiali, all’eco di canzoni e
film popolari e ai ritmi più lenti della gente di campagna.
Ricordandoci
che nella dimensione della vita umana, non esistono linee di demarcazione
chiare fra un evento e la sua cronaca, perché siamo tutti coinvolti nello
scorrere della Storia e viceversa.
Nerio Vespertin
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