domenica 5 settembre 2021

“Indosserò il tuo sguardo” / “Soy un río sin estuario”

Elisabetta Bagli - Claudia Piccinno, Versos Cruzados / Versi al crocevia, Editorial Dunken, Buenos Aires, 2021

recensione di AR



Questa opera poetica bilingue vede incrociarsi appunto i versi delle autrici (quelli di Claudia tradotti in spagnolo da Elisabetta) in una sorta di partita a ping pong in cui ciascuna conserva il proprio stile ma confrontandosi con il gioco dell’altra. Il tono di entrambe è lirico, più passionale Bagli, più intimistico Piccinno, e assistere alla “partita” rivela la loro tessitura umana e poetica facendo rimbalzare nell’anima degli “spettatori” parole che: “concernono i diritti delle donne, dei bambini e di coloro che non ne hanno. (…) La loro sensibilità ha dato voce a quell’Io Lirico, (…) hanno saputo dare eco al dolore degli altri, a tutti i sentimenti (…)” (dalla Postfazione di María Florencia Ordoñez, p. 78).

Elisabetta apre la raccolta con questi radiosi endecasillabi: “Ancora sento l’alba dei miei anni / nell’aria che ogni giorno cambia odore, / nel vento che compatta rade nuvole / di pioggia ormai colme e rilucenti”. E più avanti:  “nel soffio luminoso del mio viaggio”; per chiudere con “assaporando del mondo intero l’abbraccio, / rivelazione quotidiana e canto, / intima esplosione nell‘immensa sinfonia.” (Il sangue nelle vene, p. 12).

Claudia risponde con Il cielo di domani (p. 14): “Asciutta è l’ugola che mi rimanda i silenzi di un’attesa. / La mia sospensione d’essere è oggi la sola certezza. / Ho smarrito i versi che mi avete dedicato. / (…) / Argenti, porcellane, cristalli / intrisi di polvere e sogni, / raccontano chi ha incrociato le mie orme / (…) / feticci di una gioia imbalsamata, / compagni di un presente appeso al filo.”

In entrambe c’è la consapevolezza di una realtà personale e sociale inficiata dal male, dai tradimenti, dall’oppressione e violazione di che è debole (cfr. Bagli, La guerra dei bambini, p. 40) e “scartabile”… eppure si tratta di una realtà ancora salvabile (v. Piccinno, Davide è il tuo nome, p. 42, da cui è tratto il verso che intitola questa recensione), sempre se non ci riduciamo ad automi privi di empatia: “Non ho nulla da dare / o da pensare. / La mia vita è facile. / La scelgono per me.” (Bagli, Sono un automa, p. 27); “L’amore richiede coraggio” (Piccinno, Se questo è amore, p. 38).

Il timbro passionale e prometeico di Elisabetta lo troviamo ad esempio in Esplosioni (p. 44): “Ho bisogno di esplosioni, / di morsi sul mio seno, / di schegge già appuntite / nelle viscere del mio destino”. O in Pioggia di luglio (p. 58): “Sono un fiume senza foce,* / un albero vagabondo nell’aria, / un pugno di terra gettato nel nulla, / un tappeto vermiglio sotto i piedi di cuoio. // Sono una strada da percorrere in salita, / un campo di grano privo del suo oro, / la pioggia di luglio che non lascia segno, / la fiamma del verso che scintilla nel buio.” 

La penetrante, elegiaca ironia di Claudia in versi come quelli de L’alfabeto che cercavo (p. 60): “Ho letto nei tuoi occhi / l’alfabeto che cercavo. / Ho sentito nei tuoi pugni / la forza dei miei passi / per arrivare lì / in quel preciso istante dove tu eri arrivato per me. / La relatività del tutto / ci ha dato l’assoluto”. O quesi tratti da Donne (p. 68): “Quelle con la D maiuscola / non vivono di slogan, / non cedono a festeggiamenti inutili, / coltivano un giardino segreto / e dedicano all’anima / il tempo che occorre / per celebrare memorie e seminare speranza.”

Un libro che offre al lettore una poesia dialogante, attenta, evocante, in un gioco di voci impegnate e al contempo godibili. 


* In spagnolo nel titolo di questa recensione.

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