martedì 13 febbraio 2018

Nota di lettura di Claudia Piccinno




Dieci ragazze per me
Florisa Sciannamea
Edizioni dal Sud


Come non volare per associazioni di idee al celebre brano di Lucio Battisti?
Ebbene sì..ci son cascata anch’io, ma per fortuna non mi fermo al titolo.
Le  dieci ragazze di Florisa Sciannamea nulla hanno in comune con quelle che dicon sempre di sì ; le protagoniste di questi racconti sono donne vere e sanno dire di no.
Dicono no ai soprusi, ai pregiudizi, ai pettegolezzi, ai luoghi comuni, alla discriminazione.
Perfino Celeste “la pupazza” ci sembra donna vera, molto più autentica di quelle ragazzine che incontriamo per strada con la frangia laterale, i vestiti in serie, i piercing seriali…Qualcuno potrà pensare che esagero, ma Celeste lo è, perché a suo modo assolve un compito ingrato ed evita danni peggiori, dato che fu brevettata per amore da una madre iperprotettiva e donata a un figlio disabile…
Le ragazze di Florisa sono “bambine capasotto”, vedono il mondo da una prospettiva diversa, hanno il coraggio, nelle varie epoche storiche in cui vissero la loro giovinezza, di andare controcorrente in un mondo dove il maschilismo è tuttora imperante.
Se il titolo trae un po’in inganno, la casa editrice è quella più confacente, Edizioni dal Sud.
Non a caso  sono tutte donne del sud del mondo e del sud hanno il calore, l’entusiasmo, la propensione al maternage.
Alcune, come Lucia o Faduma, provate da guerra, miseria e abbandono, sembrerebbero più fredde, dedite più alla fatica che alla gioia, ma la scrittrice rivela tra le righe il loro smisurato bisogno d’amore.
La mia lettura nulla vuol togliere alle donne del Nord, infatti ritrovo in questi racconti, anche le loro peculiarità : intraprendenza e ottimismo, basti pensare alla protagonista dell’ultimo racconto e alla sua missione: insegnare la bellezza.
Due sono i racconti che a una prima lettura si discostano dalla tipologia degli altri: Peonia e  la sua corona ad esempio è una favola, non è un portrait, eppure è evidente la metafora dell’armonia che si fa bellezza e ci fornisce uno scudo di protezione da tutti i mali e le catastrofi.
L’altro è Giovanna La rotonda sul mare, dove inizialmente sembra che malattia faccia rima con melanconia, ma attenzione è questo il racconto che svela il senso del libro, rendere omaggio alle fate della nostra infanzia : La sua infanzia rumorosa, allegra, affollata di giochi e sogni era trascorsa troppo velocemente, come succede spesso alle donne. A quelle del Sud in modo particolare, costrette a diventare presto grandi per “accudire”. Lo faranno per sempre, per tutta la vita: fratelli, cugini, nonni, vecchi genitori,mariti, figli, nipoti, casa, piante. Una catena infinita di doveri e accadimenti.”
Spicca su tutte la figura di Tatina, la nonna della stessa scrittrice che insieme a Maria, l’insegnante che segna la via maestra dell’ artista (come vuole lo stesso termine latino, cioè lasciare il segno), forgia il carattere dell’autrice e le impartisce la lezione più importante: l’amore per l’altro non può esserci senza amor proprio.
Parte integrante del libro sono le illustrazioni: una galleria di ritratti femminili che esaltano la bellezza interiore, inneggiano al particolare, infrangono l’omologazione.
Non sono una critica letteraria, tantomeno m’intendo d’arte, ma cerco di fare tesoro di ogni lettura e di ogni immagine, perché imparare la bellezza si può e dietro il simbolismo e le figurazioni di queste “dieci ragazze” vi è un messaggio che profuma di forza individuale e pace universale.

Claudia Piccinno


                                 

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