Dieci
ragazze per me
Florisa
Sciannamea
Edizioni
dal Sud
Come
non volare per associazioni di idee al celebre brano di Lucio Battisti?
Ebbene
sì..ci son cascata anch’io, ma per fortuna non mi fermo al titolo.
Le
dieci ragazze di Florisa Sciannamea
nulla hanno in comune con quelle che dicon sempre di sì ; le protagoniste di
questi racconti sono donne vere e sanno dire di no.
Dicono
no ai soprusi, ai pregiudizi, ai pettegolezzi, ai luoghi comuni, alla
discriminazione.
Perfino
Celeste “la pupazza” ci sembra donna vera, molto più autentica di quelle
ragazzine che incontriamo per strada con la frangia laterale, i vestiti in
serie, i piercing seriali…Qualcuno potrà pensare che esagero, ma Celeste lo è, perché
a suo modo assolve un compito ingrato ed evita danni peggiori, dato che fu
brevettata per amore da una madre iperprotettiva e donata a un figlio disabile…
Le
ragazze di Florisa sono “bambine capasotto”, vedono il mondo da una prospettiva
diversa, hanno il coraggio, nelle varie epoche storiche in cui vissero la loro
giovinezza, di andare controcorrente in un mondo dove il maschilismo è tuttora imperante.
Se
il titolo trae un po’in inganno, la casa editrice è quella più confacente,
Edizioni dal Sud.
Non
a caso sono tutte donne del sud del
mondo e del sud hanno il calore, l’entusiasmo, la propensione al maternage.
Alcune,
come Lucia o Faduma, provate da guerra, miseria e abbandono, sembrerebbero più
fredde, dedite più alla fatica che alla gioia, ma la scrittrice rivela tra le
righe il loro smisurato bisogno d’amore.
La
mia lettura nulla vuol togliere alle donne del Nord, infatti ritrovo in questi
racconti, anche le loro peculiarità : intraprendenza e ottimismo, basti pensare
alla protagonista dell’ultimo racconto e alla sua missione: insegnare la
bellezza.
Due
sono i racconti che a una prima lettura si discostano dalla tipologia degli
altri: Peonia e la sua corona ad esempio è una favola,
non è un portrait, eppure è evidente la metafora dell’armonia che si fa
bellezza e ci fornisce uno scudo di protezione da tutti i mali e le catastrofi.
L’altro è Giovanna La rotonda sul mare, dove
inizialmente sembra che malattia faccia rima con melanconia, ma attenzione è
questo il racconto che svela il senso del libro, rendere omaggio alle fate
della nostra infanzia : “La sua infanzia rumorosa,
allegra, affollata di giochi e sogni era trascorsa troppo velocemente, come
succede spesso alle donne. A quelle del Sud in modo particolare, costrette a
diventare presto grandi per “accudire”. Lo faranno per sempre, per tutta la
vita: fratelli, cugini, nonni, vecchi genitori,mariti, figli, nipoti, casa,
piante. Una catena infinita di doveri e accadimenti.”
Spicca
su tutte la figura di Tatina, la nonna della stessa scrittrice che insieme a
Maria, l’insegnante che segna la via maestra dell’ artista (come vuole lo
stesso termine latino, cioè lasciare il segno), forgia il carattere
dell’autrice e le impartisce la lezione più importante: l’amore per l’altro non
può esserci senza amor proprio.
Parte
integrante del libro sono le illustrazioni: una galleria di ritratti femminili
che esaltano la bellezza interiore, inneggiano al particolare, infrangono
l’omologazione.
Non
sono una critica letteraria, tantomeno m’intendo d’arte, ma cerco di fare
tesoro di ogni lettura e di ogni immagine, perché imparare la bellezza si può e
dietro il simbolismo e le figurazioni di queste “dieci ragazze” vi è un
messaggio che profuma di forza individuale e pace universale.
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