giovedì 9 febbraio 2012

Mario Fresa traduce Marziale

 
Mario Fresa


La leggerezza della demolizione
Ivano Mugnaini



Tradurre è tradire, d’accordo. Ma perfino tradire è un’azione che si può compiere in vari modi. Mario Fresa traduce ventiquattro epigrammi di Marco Valerio Marziale con uno spirito acuto, rispettoso ma non servile, libero ma non invadente, divertito ma non privo di spessore. Forse tale tradimento sarebbe piaciuto anche all’autore latino. Il rischio era quello di un’eccessiva fedeltà all’originale, oppure una fuga nella parodia: le invettive di Marziale, cronologicamente definite e altrettanto universali, avrebbero potuto somigliare ai vaniloqui stile Grande Fratello o agli sfoghi di certi tribuni da stadio o da studio, televisivo. Mario Fresa ha schivato tale minaccia, cogliendo e ritrasmettendo lo spirito più autentico della verve espressiva: quella del gioco, serio, per definizione, per necessità, per poter essere eversivo, come eversiva è sempre la parola che contiene anche il pensiero, il guizzo della mente che osserva e riplasma il mondo, anche se il mondo resta lo stesso, o sembra restare immutato.
I ventiquattro epigrammi contengono pensieri sulla vanità, la gloria, il sesso, la libertà, perfino l’amore: o quello che osiamo chiamare con tale nome.
La demolizione non è opera distruttiva fine a se stessa: contiene, semmai, il gusto del burlesco, quello che aiuta a resistere all’assurdo, tramite un’assurdità più umana e sensata. Con tutta la sostanza, la leggerezza e la libertà di una risata.





Omaggio a Marziale. Ventiquattro epigrammi scelti e tradotti da Mario Fresa, con due interventi visivi di Carlo Villa.


Edizioni L’Arca Felice, Salerno, 2011 



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