venerdì 21 settembre 2007

Bocca aperta, bocca di ventre (Luca Benassi)


Poesie molto visive, ritmate e assonanzate queste (inedite) di Luca Benassi. Una poetica scabra, essenziale a tratti fulminante (“Ti ha preso così, sulla strada / vendemmiato prima del tempo”; “c’è una musa per questo, una stella incerta che buca / la lapide pregando in una lingua senza scrittura”) altre volte fiabesca come una antica filastrocca o cantabile come una canzone: “Portami via da questo letto / da un legno che non è seta / che non è lama di coltello / portami via tra foglie di cisto / su un letto di palme portami via.”
C'è una bella tensione che sostiene la voce e la rende, per concretezza e forza delle immagini, biblica. (AR)


Un tempio di pietra con gradini di vento
Camena, ti facciamo sulla collina.
Scaviamo un pozzo, profondo quanto
il ventre di una donna può contenere
un’acqua muta, una sete dolce di vena
una tana di volpe sotto il lentisco.
Dicci la strada, curva su curva
albero dopo albero lontano dal mare
racconta il tornante, accendi
un fuoco di mirto, una culla sospesa
alla porta dell’ovile.


***


Bacia oro bacia nero bacia amaro
bacia amore.

Dove vai donna piena di ciondoli
colomba nera, corno di muflone
dove vai donna dei mori
tatuata dal corallo, lingua di pietra
dove vai donna di un paese bruciato
rapita dall’amore su una spiaggia di grano
sultana rubata su un tappeto saraceno
dove vai donna che preghi a oriente
e pascoli le capre su un monte coricato.
Portami via donna straniera.

Bacia oro bacia nero bacia amaro
bacia amore.

Bocca aperta, bocca di ventre
filo di alga, filo del cuore
ti ho dato una casa, una sorgente
pane di ghiande, vino nero
ti ho dato un amore senza chiedere
senza campane o un giorno vestito di bianco
passerai il guado della neve.
Portami via donna dei mori.

Bacia oro bacia nero bacia amaro
bacia amore.

Portami via da questo letto
da un legno che non è seta
che non è lama di coltello
portami via tra foglie di cisto
su un letto di palme portami via.
Portami via donna del cuore

Bacia oro bacia nero bacia amaro
bacia amore.

Portami via sentiero del mare
nel cavo dell’onda, portami
nella bocca della Madonna
stella, ciottolo di fiume
petto di bagascia, portami via
in un bacio di vento
una bava bianca di grecale
portami via amore mio.
Portami via se ti vuoi salvare.

Bacia oro bacia nero bacia amaro
bacia amore.


***


Ti ha preso così, sulla strada
vendemmiato prima del tempo
sotto l’occhio preciso dell’astore.
Ci hanno stretto le mani a turno
legate al grano dei rosari
hanno portato confetti e pardule
come a un matrimonio senza sposa.
Si accontenta di un nastro d’asfalto
il nostro dolore
una famiglia che scava la terra
senza parlare
una campana che suona
una processione, un paese spaccato a metà
e ad ogni curva chiediamo
a un vento leggero, ai capelli neri
che segnano a lutto un destino di sangue
una figlia che cambia, un gioco
di odio e sfortuna.


***

A Mario O.

Ti diamo la prima buona notte nella terra:
c’è una musa per questo, una stella incerta che buca
la lapide pregando in una lingua senza scrittura.
Mentre la sera chiude la faccia stralunata al mare
il maestrale come un Salmo sgranato
piega questa terra fatta di sangue
e che sangue chiede ai suoi figli.
È questa una buona notte, una stretta di mano
una processione del silenzio che mai
chiude l’orbita vuota incisa nel granito.
Ti salutano i figli, i nipoti
quelli che ti hanno amato
l’estrema generazione.


***

Non c’è paura da queste parti
forse la tristezza
secolare come l’ulivo grande
al centro della piazza:
la tristezza che ingorga la risacca,
l’ultima onda del giorno
che porta uno straniero
una ricchezza da rapire
sognata nel silenzio della cena.
La birra si addormenta
nella bottiglia lasciata a mezzo
al tavolo del bar
si chiede speranza, quattro volti
un sparo di caccia, un uomo
da prendere senza fargli del male.
Il lamento del cane gorgoglia nel vento
il sentiero di macchia è un mare
con isole bianche:
gli uomini camminano
braccati dalla luna incinta di notte
affidano la sorte a un orecchio mozzato
un riscatto da chiedere
una lettera ancora da scrivere.




Luca Benassi
è nato a Roma nel 1976 dove attualmente vive e lavora. Ha pubblicato le raccolte poetiche Nei Margini della Storia, (Joker Edizioni, 2000) e I Fasti del Grigio (Ed. Lepisma, Roma 2005). Ha tradotto De Weg del poeta fiammingo Germain Droogenbroodt (Il Cammino Edizioni I Quaderni della Valle, 2002). Sul numero 1/2004 della «Clessidra» ha pubblicato una scelta di traduzioni del poeta palestinese Ibrahim Nasrallah. Cura la pagina poetica dedicata alla poesia delle donne del mensile «Noidonne». È nella redazione di «Polimnia», collabora con «La Mosca di Milano» e «Hebenon». È tra i curatori de L’antologia della poesia erotica contemporanea (Atì Editore 2006).
Collabora con la Galleria d’Arte Atelier Inquadro di Roma occupandosi del rapporto tra poesia e arte. Ha collaborato con il gruppo lirico Camilla opera lirica nell’allestimento d’opere quali Tosca, L’Elisir d’amore, Butterfly, Aida.

3 commenti:

Alessandro Ramberti ha detto...

Sono le poesie di Benassi relmente potenti, danno l'impressione di voler scolpire il marmo dell'anima. Un'inquisizione della coscienza dell'autore che aumenta la tensione al lettore più sensibile. Denoto il suo tendere all'infinito in modo assai pacato ed elegante. Mi ha lasciato particolarmente in un limbo di emozioni pure e genuine.
Cristian Pretolani

damielarindi ha detto...

veramente notevoli! Poi quando ho visto la foto ho anche pensato di conoscerlo...sarà l'effetto della sua poesia? Daniela

Stefania Menegatti ha detto...

Apprezzo davvero molto lo stile corporeo e passionale.
Stefania Menegatti