lunedì 6 maggio 2024

L’urlo notturno che apre il sipario

recensione di Vincenzo Capodiferro pubblicata su Insubria Critica


Roberto Bettinelli è nato a Roma nel 1974. Vive e lavora a Crema. Laureatosi in Lettere, Scienze della Comunicazione, Filosofia e Storia, insegnante e giornalista, è autore di saggi e racconti. Gli occhi dell’antica notte è una raccolta di poesie, edita da Fara, Rimini 2023. La raccolta è risultata finalista al concorso Faraexcelsior del 2023. Leggiamo tra le righe delle motivazioni della giuria: «Versi che hanno un respiro molto ampio e che pongono il lettore di fronte a un accenno poetico ottimo…» di Filippo Tonti; «La silloge Gli occhi dell’antica notte raccoglie immagini, simboli, metafore e allegorie volte alla ricerca della sapienza sedimentata nel corso de tempo nell’animo umano» di Elisabetta Bagli. Il poeta si ricollega a quella “Antiquissima Italorum Sapientia” di vichiana memoria. La ricerca della sapienza affonda le sue radici nella Notte, antica, come nella Teogonia esiodea: Notte figlia di Caos. Noi siamo i figli della Notte. La Notte è anche la “notte oscura” di San Giovanni della Croce. È l’abisso della volontà dei mistici tedeschi, ripreso da Schelling.

Prima che canti il gallo
Avrai tradito la mia morte
Attendo la tua resurrezione
Nell’Alba de giudizio.


Il richiamo evangelico riguarda ogni uomo. Ognuno di noi è Pietro e Giuda, un traditore, ma dipende sempre dall’atteggiamento: il buon ladrone o il cattivo ladrone.

La misericordia dei cani antichi
Sorveglia la solitudine del grido
Crolleranno ubriachi gli occhi
Sulla purezza del cuore trafitto


La solitudine è uno dei temi centrali della poetica del Nostro: “la solitudine diventa l’esilio perenne”, nella “casa di vetro”, nel “mattino che divora il fiato del salice”, “nel grido dell’inverno”: abbiamo ripreso alcune immagini (idilli) dalla nota della Bagli. I questi versi la solitudine si manifesta quasi come un urlo munchiano, dinnanzi a questi cani antichi, come Cerbero. Gli occhi si inebriano innanzi alla purezza: - Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.

I versi di Bettinelli sono come lame che trafiggono volti che si confondono, ti lasciano inquieti, per la ricchezza di immagini, per il coinvolgimento emotivo che ne deriva. La scena umana ne viene sintetizzata in un sipario sempre aperto, come in un antico anfiteatro greco, nei drammi che si rappresentano di sera, dinanzi agli “occhi ingenui della notte”. La vista della notte è sempre ingenua. Il buio è ambivalente: il nascondiglio del male, ma anche la culla del bene, del seme, che morendo rinasce nel giorno. Dalle tenebre spunta la luce. Il cielo, la notte, puntata di stelle, che come chiodi affiggono al cielo un velo che asconde, tutto vede, osserva, come gli occhi della notte antica. Platone diceva che il tempo tutto vede, tutto osserva. Il lettore sappia cogliere da questi versi spunti di autentica meditazione, di vera “sapienza”.




Forismi presto a Brescia: 12 maggio 2024

  Forismi are approaching Brescia

Spazio Illich









Domenica 12 Maggio alle ore 18 lo Spazio Illich ospita Alberto Mori uno dei più inusuali e coraggiosi performer del panorama poetico contemporaneo italiano.
Mori grazie al suo sperimentalismo affascina avvicinando cose e concetti distanti se non opposti provocandoci e sorprendendoci continuamente con giochi linguistici arguti e stimolanti. Da non perdere assolutamente!

“Ricordati che sei polvere e con polvere laverai”

Info: www.faraeditore.it/Spiccioli-ruach/Forismi.html

Alberto Mori (Crema, 1962), poeta performer e artista, sperimenta attività di ricerca nella poesia utilizzando in interazione vari linguaggi d’arte: poesia sonora e visiva, performance e installazione, video e fotografia. Ha all’attivo varie partecipazioni a Festival di Performing Arts. Dal 1986, numerose le pubblicazioni editoriali. Nel 2001 Iperpoesie (Save AS Editorial) e nel 2006 Utópos (Peccata Minuta) sono stati tradotti in Spagna. Per Fara Editore ha edito le raccolte: Raccolta (2008), Fashion (2009), Objects (2010), Financial (2011), Piano (2012), Esecuzioni (2013), Meteo Tempi (2014), Canti Digitali (2015), Quasi Partita (2016).
Le pubblicazioni più recenti sono Direzioni (Edizioni Del Verri, 2017), Minimi Vitali (2018), Levels (2020), In Fra (2021), Dettagli Fuori Campo (2022) editi da Fara Editore. Nel 2013 e nel 2014, Esecuzioni e Davanti alla mancante (S.C.E.) sono stati finalisti del Premio di Poesia e Prosa “Lorenzo Montano”.

Website: www.albertomoripoeta.com




venerdì 3 maggio 2024

Con schiettezza

Ogni giorno cerco di capire di Carla De Angelis


recensione di Renzo Montagnoli pubblicata su ArteInsieme



Della poesia di Carla De Angelis non si può non apprezzare la semplicità, il modo di comunicare il più chiaramente possibile, evitando eventuali fraintendimenti, una poesia che potremmo definire di autentica schiettezza. La poetessa non si cela dietro frasi criptiche, apre il suo animo al pieno sole, insomma è da tanti anni che leggo le sue opere e queste caratteristiche, che ritengo notevolmente positive, non sono mai venute meno. Il suo modo di esprimersi in versi ha affrontato diverse tematiche, ma tutte derivano dall’osservazione del mondo che ci circonda, che dà luogo a inevitabili riflessioni di cui verseggiando ci rende partecipi; oppure si tratta di eventi per niente straordinari, tranne per chi ne è parte, come può essere la morte di una persona cara o anche la nascita della propria prole. E un esempio di questi, anzi due esempi, li possiamo trovare nei versi che seguono, così per il primo mi sembrano chiaramente esplicativi questi: “I semi sparsi al vento sanno dove cadere / germinano al sole e all’ombra / nell’acqua e nello stagno asciutto / non smarriscono il percorso”; per il secondo invece questo Ricordo è di una tenerezza disarmante: “Ricordo i giorni i mesi l’attesa / il primo pianto il sorriso / le parole / i primi passi la corsa / l’alfabeto i libri gli esami / i giorni passati a studiare a giocare a ballare / ieri, oggi e domani, punto a capo. // È il nostro segreto.”

Eppure, ciò che può stupire e che forse non ci si aspetta, sono alcune riflessioni che, pur nella loro semplicità di esposizione, esprimono grandi concetti, come questo, dove dimostra che la vita in comune è comunicazione, è un do ut des inconsapevole, ma che è alla base di ogni civiltà, perché si tratta di flussi di conoscenza di cui siamo soggetti attivi e passivi: “Lungo la strada lascio parole pensieri / azioni che altri possono raccogliere. // Altri lasciano parole pensieri e azioni / che raccolgo come fossero perle.”

Ho più volte riscontrato nelle sue sillogi, apparentemente senza pretese, questa capacità di essere presente nel mondo sotto un alone di umiltà, quasi fosse timorosa di disturbare, ma non c’è nessun disturbo, troviamo invece una voce sincera di un essere sensibile capace di vedere, di ascoltare, di offrire un punto di vista razionale, e pur poetico, come se Carla De Angelis ci venisse a dire: ”Questo mondo è anche il mio, ci sono anch’io, busso alle vostre porte per aprirvi la mia.”

Da ultimo, una chicca, perché non ci sono solo poesie in questo libro, ma ci sono anche dei racconti brevi che l’autrice chiama racconti flash, poche righe, un’istantanea, opinioni personali liberamente espresse, insomma un altro modo per comunicare.

Da leggere, mi sembra ovvio.



It's friday!: poesie inedite di Sarah Talita Silvestri





















It's friday! è una rubrica a cura di Annalisa Ciampalini



Oggi mi parla il dorso lapideo di questo cielo.

Cieco il discorso principio del mondo.

Sophia, enigma irrisolto sulla pagina.

Quanto vince il segreto linguaggio

                                                di un demente

agonizzante per l’astuto?

Percorrendo la linea tortuosa comprendo che

sei tutto

come l’indigente promessa. Risuona

d’intonazione ciclica il tuo nome,

radice di ogni mio sogno,

                                Ostaggio d’intelletto.

**



Cosa dura davvero intoccato?

Tu, gemmata di pietà

sei prediletta nella vergogna.

Un insulto. Ti risuona nella notte

l’inclemente potenza, ingloriosa

l’unghia incupita tra la veste

increspata del mare: il tuo specchio.

Ciò che vedo distesa

è l’immagine che fallisce

nel suo intento benevolo.

Nell’ora in cui lo stuolo incresce,

cerco l’assoluto varco

di un ordine inesistente.

**




Non lontano da te

brucia febbrile il pensiero.

Senza forza crea un tarlo nella notte

e per poco manca il vuoto.

Come secoli di secondi perduti

chiedo asilo e la pena distingue

solo inutili foglie.


Gole serrate le nostre.

Ti cerco nel crogiolo del labbro;

sei appeso al t’amo che solo le menti

d’incenso sanno dire con gli occhi. Sulla pelle

livida d’offese la tua mano si tinge

del genio di mille piante nutrici.

Adesso so che se da te mi stacco

posso amputare il mondo cingendolo da dentro.

**



Chi ci separerà dall’amore

ora che l’ombra appaga quelle bianche dita,

turgide nel silenzio interrotto?

Meglio avere un raggio dentro,

meglio soccombere alla consolazione.

Correre senza movimento, senza

la dispotica armata che spia sulle colpe.

Flettersi all’amore solo

per incarnare il volo di schiere benedette.

Se ti guardo io mi scruto,

evasa la luce, ti rifletto.

**



Questo è il sillabario del niente.

Non si muore.

Non si vive. I fiumi in piena.

Mi venderai pietà per oro

e una fede tradita

chiama ancora il deserto manna.

Espiatemi le vene allora,

suggetemi la santità.

La dannazione che mi rendi

è mezzo di niente,

è il pieno che svuoti ad ogni inchiesta.

Cristallina l’eugenesi d’elezione:

caccia al nemico,

rintocco d’agonia.


Sarah Talita Silvestri (Palermo, 1982) vive a Bra, in provincia di Cuneo. È laureata in Archeologia e Storia antica presso l’Università degli Studi di Torino. Si occupa di numismatica antica, i suoi studi trovano collocazione in un volume del Notiziario del Portale Numismatico dello Stato e nella recente pubblicazione di un catalogo su un medagliere civico. Docente presso la Scuola Secondaria, collabora con associazioni culturali museali e con la redazione di Atelier online. Scrittrice e traduttrice, suoi inediti sono stati pubblicati su alcuni blog, e ha tradotto in esclusiva per la rivista Atelier alcuni inediti di Delmira Agustini e poesie di Saffo, Orazio, John Donne, Dylan Thomas, Vladimir Nabokov, Blas de Otero, Octavio Paz, Vicente Aleixandre, Juana de Ibarborou e Nancy Cunard, Emily Dickinson. 







(Polaroid XXV): Padre Elia Spezzano

 


Polaroid: istantanee di poesia è una rubrica a cura di Luca Pizzolitto
Foto in copertina di Luca Pizzolitto


Sanno di luce i nostri canti / in attesa del mattino


 Da Croci del Sud (puntoacapo, 2020)



MEDITERRANEO INTERIOR

Seconda Cantata di libertà.
Prima di Amore e Silenzio.
Nuova di Mediterraneità.

1998

Ad Astor Piazzolla, Joaquin Rodrigo, John Whelan e alla loro musica.
Ascoltando “Oblivion”, di Astor Piazzolla
e il “Concierto De Aranjuez” di J. Rodrigo.
Riascoltando “Celtic Crossroads” di J. Whelan
One World, One Music, One Freedom, One Humankind


Cambio mi vida,
Porqué mi vida es volver,
Qui dove le pietre sembrano
Così mute, eppure non lo sono,
Ed hanno secoli di voci
E di volti, impressi come ombre
Nell’apparente fragilità dei licheni
E dei muschi, con le loro intensità
Di profumi, e gradazioni di colore.
Y regreso donde sale una fuente
Limpia, de luceros y de noche,
Mediterraneo Interior, que trapasas
My alma con flechas de Silencio.
Non so guardare più inattivo
Il trasmutarsi della vita, i passaggi
Così lievi e forti delle vive
Stagioni, con il loro avvicendarsi
Di luci e di ombre, così intense
Eppure mai nette e definite.
Mi sento addosso gli occhi della vita
Che mi scrutano, e torna quasi sempre
Il ricordo, come un passero in settembre
Che si confonde nella muta intensità
Di questo azzurro, cielo che riflette
La mia antica solitudine e il mio
Bisogno di libertà, silenzioso
Come sono, versato in pensieri
Di luce che vorrei
Fossero meno grandi e che
Non portassero morte ma solo
Pace ad ogni uomo e ad ogni cosa.
Eppure è questa morte di stagioni
Che cammina al mio fianco quasi sempre
E che plasma la mia vita, in un continuo
Trasformarsi. Tendono le voci
Al silenzio, i giorni ad una smisurata
Notte, il presente al ricordo ed ogni moto
Interiore si spegne in una quiete
Che vorrei fosse eterna.
Ho bisogno d’infinito, ed ogni fronda
Di questi alberi racconta
Alla mia anima la sua
Inquietudine di vento che la scuote,
E la vita ritorna
Prepotente a impossessarsi del mio
Cuore, con i suoi desideri,
E le sue passioni. (Sono un vento
Che non ha trovato ancora
Querce abbastanza forti
Che ne spengano il vigore). Vibra
Di canto la mia terra, di voci
Così piene di vita, così arse
Di sole, Mediterraneo Interior
Que trapasas mi alma con flechas
Asì ardientas de Silencio.

giovedì 2 maggio 2024

Versi che trascendono l’autore: la poesia è anche amicizia

Alessandro Ramberti, Non so resistere, Fara 2024

recensione di Gianni Criveller


Non so resistere, l’ultima silloge pubblicata dal poeta-editore Alessandro Ramberti, mi è subito sembrato un titolo enigmatico. L’ho ricevuto proprio il 25 aprile, il giorno in cui la nazione italiana celebra la Liberazione nata dalla Resistenza. ‘Non so resistere’ potrebbe significare: non ho ancora imparato a esercitare la resistenza, una pratica di fortezza, quanto mai utile nella vita, e non solo sul piano civile. Più prosaicamente, ‘non so resistere’ potrebbe essere, d’altra parte, una dichiarazione di debolezza e impotenza di fronte alle tentazioni della vita, alle quali appunto, non si sa resistere.

Questa enigmaticità e persino ambiguità l’ho ritrovata nei versi di Ramberti. “Languisce l’anima / quando è in ricerca / senza risposte / mentre i segnali / paiono ambigui (…) ogni paura / ha una scialuppa / per navigare” (p. 18).

Non sono un critico tecnico di poesia, piuttosto so dire se una cosa mi piace, mi emoziona, mi lascia qualcosa. Ho trovato che Alessandro riveli in queste pagine la fatica di un passaggio esistenziale: la consapevolezza della vita che passa e non sarà più, ovvero dell’incombenza della morte (p. 49 e soprattutto il racconto Naquatl a p. 77); il venire meno di punti fermi (p. 26); momenti di fragilità, buio e vuoto (in vari versi); la malinconia per chi non è più con noi.

“… dalla distretta / non so resistere / all’entusiasmo / del tuo sorriso // sento il conforto / del sangue in me / tuo dalla nascita / ribolle il cuore // in apprensione / come facevi / quando aspettavi / il nostro arrivo” (p. 19). Versi che, insieme ad altri, tra i quali quelli a p. 22, e poi a p. 31 e 66, sembrano evocare il lutto familiare che ha recentemente colpito Alessandro. Non mi permetto tuttavia di chiedergli se la mia interpretazione sia corretta: la poesia ha regole di discrezione.

Non saprei se Alessandro sia cosciente che questi versi rivelano, insieme ad altre cose, anche fatica, incertezza, ansia e paura rispetto al passaggio esistenziale sperimentato. Consciamente o meno, perché come ha confessato Alessandro nella premessa, questi versi ‘hanno voluto nascere e io li ho assecondati’. Dunque c’è qualcosa di misterioso – piuttosto che di razionale – in ogni esito poetico: i versi trascendono lo stesso autore.

In questa silloge Ramberti ha uno stile piuttosto sobrio e asciutto che rasenta, talora, una certa durezza: pochi articoli, congiunzioni e preposizioni. Niente ‘virgole e punti e appigli’, come ha notato Martello. È la forma più adatta, credo, per descrivere la fatica del passaggio e la durezza dei temi evocati.

Infine vorrei riprendere un verso del primo quinario: “mi urge qualcosa / proclamare un’amicizia / in contumacia” (p. 15). Amicizia che ritorna in seguito in altri versi. In realtà gli amici del poeta Ramberti non sono contumaci. Sono presenti a prefazionare – con il dotto breve saggio di Luigino Bruni – e a epilogare le poesie di Alessandro, con affettuosi e sentiti interventi di ben otto amici poeti. La poesia è tante cose e nello stesso tempo rimane piuttosto indefinibile.

Nel mondo di Alessandro Ramberti poesia è anche amicizia. Con la sua generosità e professionalità negli anni ha costruito attorno a sé – e alla sua editrice – una rete di poeti e scrittori che si sentono comunità. È impossibile immaginare le kermesse di Fonte Avellana e in altre suggestive località (anche fuori Italia) senza la leadership e la coinvolgente passione di Ramberti. Poesia è anche questo.