Gentili lettori, segnalo quanto segue
*Segnalo l’articolo di Paolo Lagazzi, Tempo di fiamme, di mistero e di poesia. (Per il Natale che viene), pubblicato nella Gazzetta di Parma, 4 dicembre 2020.
*Segnalo l’antologia poetica Il fiore delle lacrime, a cura di Vincenzo Guarracino, postfazione di Carlo Di Legge, Puntoacapo, 2020.
“Perché questo titolo, Il fiore delle lacrime, a un’antologia che intende essere ambiziosamente una sorta di cartografia della poesia italiana di oggi, partendo dal punto di vista prospettico così particolare, patologico e al tempo stesso tempo creativo, quale è quello delle lacrime? Chi segue i lavori della casa editrice Puntoacapo si accorgerà subito che già in precedenza la metafora del Fiore era comparsa nell’intestazione di copertina dell’antologia in due tomi Il Fiore della Poesia Italiana (2016), idealmente riallacciandosi a un’opera antologica di Giovanni Pascoli. Ecco, è in questa scia che questa silloge intende disporsi con rabdomantica attenzione a ciò che emerge dai testi: al “fiore” dei versi che si offrono nel segno del dolore e delle lacrime”. (Dalla prefazione di Vincenzo Guarracino).
“(…) la scelta della poesia è stata ritenuta conveniente e necessaria per due motivi fondamentali: in primo luogo, per personali convincimenti (…) poi per motivi più generali, intrinseci ad un linguaggio che appare quanto mai adeguato per il suo specifico modo, non analitico né trasfigurato, di mettere in scena in maniera immediata ed essenziale le dinamiche dell’io di fronte a siffatto sentimento. (…) Questo perché la poesia è il linguaggio dell’invenzione, della fantasia, dell’affetto: è la lingua per antonomasia dell’immaginazione e del “cuore”, quella che consente di rivivere tutto ciò che abbiamo vissuto non tanto come tempo, ma piuttosto come linguaggio. Chi parlapoesia mette in scena, in maniera più scoperta che in qualsiasi altro linguaggio, le proprie ferite, il proprio vuoto, in cui far precipitare attraverso le parole il sentimento, che è letteralmente la percezione viva delle cose, il rapporto pelle a pelle col mondo” (Dalla Prefazione di Vincenzo Guarracino).
*Segnalo il CALENDIARIO 2021, a cura di Gianfranco de Palos, tiratura limitata 300 esemplari numerati 1-300.
Con le poesie di Lidia Sella, Francesco Piscitello, Maddalena Capalbi, Gianluca Costanzo Zammataro, Serena Rossi, Virginia Bonaretti, Gabriella Colletti, Adele Desideri, Alessandro Magherini, Alessandra Paganardi, Paolo Pezzaglia, Annitta Di Mineo. Al link www.facebook.com
“Cosa può esserci di originale in un calendario? In un insieme cioè di pagine, 12 per l’esattezza, in cui si annoveri in bell’ordine tutto ciò che nel giro dei suoi regolamentari 365 giorni l’anno ci offre? Perché è questo che ci si aspetta: stagioni, mesi, giorni e ricorrenze festive civili o religiose. Probabilmente, niente. A meno che il suo ideatore non sia un Artista come Gianfranco De Palos, capace di reinventarsi, invece del canto del Tempo, l’incanto di un Tempo tutto suo fatto di linee e di (pochi) necessari colori, scandito dalle parole di Poeti giudiziosamente allineati ai suoi razionalistici dettami. Vengono in mente i versi di un poeta, molto vicino alla sensibilità del Nostro, ossia Vincenzo Cardarelli, che in un testo intitolato appunto Calendario, così si esprime in proposito: “Nume violento e spossato / che, al dolce tempo restio, / poi che passò l’estate / nel caos si precipita, / per farci rivedere la sua faccia, / di là da questo diluvio, / insostenibilmente luminosa”. Parlava evidentemente del Tempo. Non s’azzardava ad alludere profeticamente a De Palos.” (Commento critico di Vincenzo Guarracino).
*Segnalo il libro di Amedeo Anelli, Quartetti. Ai grandi e ai più piccoli, Libreria Ticinum Editore, 2020.
“Tradotto in diversi paesi europei con grande successo, il poeta Amedeo Anelli, traduttore e saggista, direttore della rivista Kamen che da trentacinque anni fa ricerca in ambito poetico e filosofico, ha raccolto 15 quartetti e un Inizio, in un libro d’arte con le illustrazioni dello scrittore Guido Conti.
Un libro di poesie che diventa un libro d’arte, in un gioco poetico tra filastrocca, filosofia e disegno” (dalla scheda del libro).
“Gatti che s’aggirano con la loro enigmatica presenza nella nostra vita, una natura che scatena le sue forze tra tempi sospesi e riflessioni filosofiche giocate con un linguaggio all’apparenza semplice, con i ritmi della filastrocca. Amedeo Anelli scrive di sogni sognati, guarda la vita passare come davanti ad una stazione con i treni che corrono. Che senso ha la vita? Intanto i gatti giocano, si aggrappano alle maniglie e ci guardano vivere come fanno anche i tigli lungo la strada. Una poesia che riflette sul linguaggio e sul senso del vivere, del mistero delle cose che esistono e di circondano accompagnando la nostra vita. Parole alla ricerca di un senso, con un sorriso che forse nasconde uno sberleffo. Guido Conti accetta la sfida e illustra i versi dei quartetti di Anelli in un dialogo complice e divertito, con gli acquerelli che sciolgono e raggrumano le forme, in una dinamica continua. Anche il pennello cerca un segno che diventi senso. E così i quartetti diventano un libro d’arte dove parola e disegni s’inseguono in un gioco in divenire tra segno e forma”. (dalla scheda del libro).
*Segnalo la recensione di Antonio Spagnuolo, all’antologia Il fiore delle lacrime, a cura di Vincenzo Guarracino, Puntoacapo, 2020, in antonio-spagnuolo-poetry.blogspot.com Poetrydream, venerdì 27 novembre 2020. Al link antonio-spagnuolo-poetry.blogspot.com/2020/11/segnalazione-volumi-vincenzo-guarracino.html
*Segnalo il libro di Luciano Curreri, Il non memorabile verdetto dell’ingratitudine. Seguito dai Sei pensieri grati e gratis, INSCHIBBOLETH EDIZIONI («Margini», 6), ROMA 2020.
La collana è diretta da Filippo La Porta ed è stata inaugurata nel luglio del 2019 da Andrea Di Consoli, Diario dello smarrimento.
Distopia arrischiata e originale, Il non memorabile verdetto dell'ingratitudine è libello schietto, colto e ruvido, comico e tragico insieme. L’anti-eroe, condannato per plagio da una gravosa e non identificata Azienda, ha l’unica colpa d’aver provato ad aiutare un paio di giovani impiegati della stessa. Nei limiti di una surreale e postuma condizione, un narratore improduttivo affida il racconto a una specie di manoscritto sopravvissuto come carne e carta scannerizzati da remoto e spiritico supporto. La bizzarra interilla che vi si incastona è trovata anti-narrativa dell’autore, tesa a ribadire una corporea fiducia nel collettivo d’un disperso impegno umanistico, che i Sei pensieri grati e gratis si impegneranno a canzonare.
*Segnalo l’ottima recensione di Vincenzo Guarracino, a Federico Roncoroni, Un giorno, altrove, Oscar Mondadori, 2020 - pubblicata nell’Osservatore Magazine, 25 luglio 2020 - che di seguito riporto per intero.
È un’intera vita che sembra volersi sintetizzare in un unico libro, il romanzo epistolare di Federico Roncoroni, Un giorno, altrove, uscito da Mondadori già nel 2014 ed ora riproposto negli Oscar della stessa Casa editrice: un romanzo quanto mai intrigante, che sapit hominem, “sa di uomo”, per dirla con Marziale, incentrato su una gamma molto vasta di sentimenti in cui a farla da padrone è una tematica, Amore-Malattia, cui la forma epistolare, attraverso un medium, quello elettronico, moderno e attuale, conferisce un forte sapore di verità.
Protagonista e narratore della storia è Filippo Linati, ultracinquantenne scrittore e intellettuale, una specie di “orso” sensuale, segregato dal mondo e dalla superficialità dell’ambiente circostante e per questo immerso nel lusso della sua splendida villa, tra Cernobbio e Moltrasio, sul lago di Como, da cui il suo animo trae alimento e autorizzazione a coltivare le sue passioni, i libri e le donne. Filippo ha lottato con successo contro la malattia, un linfoma, che ha svelato per lui la vertiginosa verticalità dell'esistenza, il doloroso incanto delle tessere minute di una quotidianità, il cui godimento conferisce al suo animo combattivo e proiettato verso il futuro una continua conferma di sé. Questo finché sulla scena della sua vita non ricompare, attraverso una mail misteriosa, Isa, fascinosa figura del suo passato dal nome inequivocabilmente dannunziano (si pensi a Isaotta Guttadauro): lo ha lasciato anni addietro, quando lui si è ammalato, ed ora dopo sette anni di assenza ritorna nella sua vita a riaccendere la sua passione con lo stesso ferino mistero che l’ha nel passato contraddistinta per tramutarsi in occasione essenziale per far riconquistare al protagonista narratore la parte migliore della propria vita, il mistero di una complessa spiritualità al di là dell’edonismo e materialismo che ne avevano caratterizzato la vita precedente. Un mistero che si svelerà solo alla fine del libro, costituito da 216 mail che vanno dal 29 marzo al 29 luglio 2011, attraverso le quali Filippo avrà dato sfogo al bisogno di parlare di sé, di narrarsi e confessarsi, aprendo senza patetismi e senza maschere la sua anima alla donna che ha segnato tanta parte della sua vita e che è rimasta come un punto fermo nel suo orizzonte esistenziale. Si parla d’amore, certo, ma non solo: a cominciare dalla fedeltà che l’autore sa che costituisce la propria più intima essenza, la fedeltà cioè alla scrittura e al sapere, si parla, e molto, di spiritualità, di etica. Si parla insomma di vita vera: di umanità, come solo di fronte a un punto cruciale si può fare. È così che, in un flusso irrefrenabile di coscienza, innescato dalle mail della donna, mai presenti ma solo alluse nel libro, Filippo vivrà la consapevolezza di sé e della propria “fragilità”, nel teatro di un alternarsi tumultuoso di sentimenti fatto di tutte le sfumature della rabbia, della delusione, dell’incapacità di comprendere, fino all’ultima mail, quella decisiva, da cui tutta quanta la vicenda riceverà una luce nuova e definitiva.
*Segnalo gli Atti del sesto Convegno di Antichistica. L’antico nel presente. I colloqui di Senecio. In memoria di Emilio Piccolo. Svoltisi venerdì 18 e sabato 19 ottobre 2019 presso il Liceo Classico A. Pansini di Napoli e consultabili nel corrispondente link nella homepage di SENECIO (www.senecio.it/).
*Segnalo il prezioso volume Gli Staglieno. Origini, ritratti e protagonisti di una storica famiglia patrizia genovese, saggi di Monica Amari Staglieno, Franco Contorbia, Diego Divano, Andrea Lercari, a cura di Andrea Lercari, SAGEP Editori, 2018. Dedicato a Marcello Staglieno (1938-2013), giornalista, scrittore e uomo politico italiano nell’ottantesimo anniversario della sua nascita.
“Le giovani donne come Theresia (nuora di Monica Amari Staglieno, vedova di Marcello Staglieno, NdA), dopo avere smesso di parlare il linguaggio della protezione, hanno cominciato a parlare quello dell’uguaglianza per affermare a tutto tondo quello della differenza.
Sarà, ormai, lei a introdurre nuove parole e nuovi significati al Lessico Famigliare di casa Staglieno per continuare a formare quel filo invisibile dove momenti gioiosi e tristi vissuti insieme si intrecciano con ricordi condivisi, solidarietà, orgoglio, identità, speranze e sconfitte e riescono a dare, con intensità diverse, quel senso di appartenenza alla propria Famiglia, facendoci costruire, a volte senza rendercene conto, la Storia.” (dal saggio di Monica Amari Staglieno).
«Tu sei lo spazio / che l’esser mio circonda e in cui si cela. / Se m’abbandoni cado nell’abisso / del nulla, donde all’esser mi chiamasti. / Tu a me vicino più di me stessa, / più intimo dell’intimo mio». (Edith Stein, Vie della conoscenza di Dio, introduzione di Carla Bettinelli, Edizioni Messaggero, Padova 1983, pag.15)
Con l’augurio che questo Natale porti nei cuori un poco di pace e di serenità
Adele Desideri
*Si prega di inviare pacchi o libri al seguente indirizzo: Adele Desideri, c/o Lavasecco Nicoletta, via Scalvini 8, 20158 Milano.
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