Eros Olivotto, Un anno, Perosini Editore, plaquette per il Natale 2017
recensione di AR
Essendo nato in giugno, la poesia che porta questo titolo mi ha subito attirato. Amo le lunghe passeggiate in montagna e ho sentito echeggiare vivamente in me l’immagine che porta lontano, assieme alle gambe e allo sguardo, il senso del nostro respiro, il velo pneumatico che ci rende viandanti/erranti ma sempre con in cuore una meta, desiderosi di incontrare persone disposte a condividere con noi un brano di vita più o meno lungo, sensibili al sorriso, tutti noi sempre bisognosi di trovare segnali utili e preziosi lungo il commino perché non risulti così labirintico da farci perdere (orientamento e anima). Ascoltiamo dunque la voce di Eros: “Aspro, / un tratto di strada. // Deserto e lontano. // Tra i campi.” (Giugno, p. 17).
Pennellate essenziali: la voce profonda ed esatta del poeta trentino-veronese fa di Un anno una silloge memorabile, una mappa di suoni-pensiero che mi ricordano per la tagliente asciuttezza quelli di Caterina Camporesi.
Lasciamo ancora la parola al Nostro, cito qui di seguito alcuni lacerti che credo vibreranno con echi capaci di sondare e curare alcune crepe, di illuminare quelle teche di memoria che magari celiamo anche a noi stessi: “Come buie torri / gemono gli abeti.” (Gennaio, p. 7); “Cadevo nel bianco / tendendo le braccia.” (Febbraio, p. 9); “A volte sogniamo, / negando che tutto possa svanire /(…) / Ogni gesto, ogni luogo, / lo sguardo più acceso, / la voce più amata.” (Marzo, p. 11); “Da chi saprò / il passo del profumo, / l’andare dilatato degli aromi?” (Maggio, p. 15); “c’è una striscia di terra che affiora dal fiume, / quasi un ricordo” (Luglio, p. 19); “È solo quest’ora rovente, / questo silenzio senza uscita.” (Agosto, p. 21); “Come il sol sorge nella luna / o un’impronta vive nella roccia. // Così / chi ci manca è con noi.” (Novembre, p. 27).
La vera poesia a volte non salva il poeta o il fruitore dai suoi fantasmi, ma ha sempre in sé una energia spirituale che, come la bellezza autentica e profonda, può renderci più leggera la fatica di vivere (v. Settembre e Novembre) perché attiva in noi il comune desiderio di essere una croce ruotata di 45° per moltiplicarci in chi ci ama, in chi amiamo: la vita è fatta di abbracci e di lutti, di abbattimenti ed illuminazioni, di solitudine e compagnia, di incredulità e di fiducia… il poeta mette in tensione queste polarità e ci aiuta a riconoscerle, a sfruttarne le potenzialità creative.
recensione di AR
Essendo nato in giugno, la poesia che porta questo titolo mi ha subito attirato. Amo le lunghe passeggiate in montagna e ho sentito echeggiare vivamente in me l’immagine che porta lontano, assieme alle gambe e allo sguardo, il senso del nostro respiro, il velo pneumatico che ci rende viandanti/erranti ma sempre con in cuore una meta, desiderosi di incontrare persone disposte a condividere con noi un brano di vita più o meno lungo, sensibili al sorriso, tutti noi sempre bisognosi di trovare segnali utili e preziosi lungo il commino perché non risulti così labirintico da farci perdere (orientamento e anima). Ascoltiamo dunque la voce di Eros: “Aspro, / un tratto di strada. // Deserto e lontano. // Tra i campi.” (Giugno, p. 17).
Pennellate essenziali: la voce profonda ed esatta del poeta trentino-veronese fa di Un anno una silloge memorabile, una mappa di suoni-pensiero che mi ricordano per la tagliente asciuttezza quelli di Caterina Camporesi.
Lasciamo ancora la parola al Nostro, cito qui di seguito alcuni lacerti che credo vibreranno con echi capaci di sondare e curare alcune crepe, di illuminare quelle teche di memoria che magari celiamo anche a noi stessi: “Come buie torri / gemono gli abeti.” (Gennaio, p. 7); “Cadevo nel bianco / tendendo le braccia.” (Febbraio, p. 9); “A volte sogniamo, / negando che tutto possa svanire /(…) / Ogni gesto, ogni luogo, / lo sguardo più acceso, / la voce più amata.” (Marzo, p. 11); “Da chi saprò / il passo del profumo, / l’andare dilatato degli aromi?” (Maggio, p. 15); “c’è una striscia di terra che affiora dal fiume, / quasi un ricordo” (Luglio, p. 19); “È solo quest’ora rovente, / questo silenzio senza uscita.” (Agosto, p. 21); “Come il sol sorge nella luna / o un’impronta vive nella roccia. // Così / chi ci manca è con noi.” (Novembre, p. 27).
La vera poesia a volte non salva il poeta o il fruitore dai suoi fantasmi, ma ha sempre in sé una energia spirituale che, come la bellezza autentica e profonda, può renderci più leggera la fatica di vivere (v. Settembre e Novembre) perché attiva in noi il comune desiderio di essere una croce ruotata di 45° per moltiplicarci in chi ci ama, in chi amiamo: la vita è fatta di abbracci e di lutti, di abbattimenti ed illuminazioni, di solitudine e compagnia, di incredulità e di fiducia… il poeta mette in tensione queste polarità e ci aiuta a riconoscerle, a sfruttarne le potenzialità creative.
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