vincitori del Premio i miosotìs VI edizione (2011-12) intitolato a Giancarlo Mazzacurati e a Vittorio Russo
Edizioni d'if, 2012
nota di lettura di AR
“uno scambio continuo nel corso degli ultimi anni, sullo scenario di un paese in decadenza socio-culturale”: così Carmine e Luca nella nota in appendice al testo. E la raccolta scritta a quattro mani si presenta come un grido accorato che non solo fotografa il degrado ma lo analizza e ci stimola all'impegno che deve essere l'azione sociale concreta, quella che dall'indignazione ci porta al fare, ad atti di solidarietà, al chiedere agli intellettuali magari piuttosto inerti e atarassici del nostro bellissimo Paese (nonostante tutto), di darsi una mossa, visto che la classe politica sembre essere ancora più inerte e fagocitata da conventincole e relativi interessi, e assai poco sensibile alla ricerca di un bene comune.
Il libro è diviso in due sezioni: «Nessuna bufera» e «Italian War», quest'ultima molto più breve. Il tono a volte è un po' prosastico e “combattivo” (col rischio di cadere in qualche slogan e di allontanarsi da quella forza sintetica, immaginifica e simbolica che crediamo la poesia debba sempre esprimere), ma contiente tanti passaggi intensi, tanti squarci di realtà che i versi ci offrono con voce vibrante e cortocircuiti efficaci e destabilizzanti: “Enrico / non ne può più di questa / politica simbolica” (p. 13); “La gente a volte ti guarda / come fossi un alieno come avessi sbagliato / direzione, non dargli troppa / confidenza rischieresti di fare / la fine del marziano a Roma” (p. 16); “Il compagno Giorgio / – pare uscito da un romanzo di Musil: / parla poco, gioca con l'iPhone / e domani si alzerà all'alba / per il solito lavoraccio sottopagato” (p. 18); “Sembrano avercela con noi / che non facciamo la rivoluzione / per mancanza di fondi, tu dici / per mancanza d'ideali / ed Emilio rilancia, per un gap d'ideologia” (p. 20); “storiografia da rintracciare / in labili ricordi che segnano il passo” (p. 28). Da «Italian War»: “il cervello ad imbucarsi in paradisi / dai consigli negligenti, non seguiti / ci fermiamo ogni tanto ad ossevare / questo panorama desolati, senza foga” (p. 37); “tu mi guardi? Ci osserviamo proprio dentro?” (p. 38)…
Questo è un libro di evidente carica morale, una sfida che tutte le persone di buona volontà ed oneste, a prescindere dal credo politico o religioso (e dal fatto stesso che si riconoscono in un credo), possono utilmente leggere e condividere per coltivare ideali che meritino di essere vissuti, e mettere a disposizione le proprie capacità per recuperare e ricostruire una cultura che sia più giusta e più autentica (dunque meno omologata e omologante) e in definitiva più bella.
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