recensione di Vincenzo Capodiferro
pubblicata su Insubria Critica, il 7 luglio 2025
Il cielo
mai ha preso per il collo
una creatura
né le stelle
stanno là per incatenarci.
Gli uomini
si mostrano al male devoti,
non fanno
che rinforzare catene.
La poetica di Andrea si rivela essenzialista, al limite di un neo-ermetismo bisunto e convesso, rispetto al vetero-ermetismo. È come la geometria non-euclidea, rispetto a quella euclidea. Vi si coglie una spietata e feroce satira latente verso la novella Weltanschauung onnicomprensiva e unilaterale.
Belli i tempi antichi
quando gli dei almeno
erano sì sì, no no.
Ora c’è un dio ridicolo
nel suo squallido sudario
che gli specialisti chiamano:
mistero.
Andrea preferisce l’antico politeismo all’attuale monoteismo ateo.
Molto più grande rimanda ad una visione:
La vita
è ben più grande
della vita e della morte.
La pace
è ben più grande
della pace e della guerra.
La lezione della Gestalt ce lo ripete: “Il Tutto è più della somma delle parti”. Questa visione non è solo umana, è la visione del Tutto, che si impersona in un’entità che noi diciamo divina. “Dio è più grande del nostro peccato”. Ciò che non ha capito Caino. Ciò che non ha capito Giuda, ma che ha capito Pietro.
Ci rompono ancora l’anima
con inferno e paradiso
come se fossimo bambini capricciosi.
Inferno e paradiso sono, secondo gli ortodossi ed anche i mistici tedeschi, la stessa luce divina, lo stesso fuoco d’Amore, percepiti in modo diverso. La Valtorta scriveva: «In Paradiso è fuoco di amore perfetto. In Purgatorio è fuoco di amore purificatore. In Inferno è fuoco di amore offeso.
Non mi capacito
di una necrofilia
così diffusa.
Perché gli uomini
amano tanto la morte?
Deve avergli promesso
qualcosa in cambio
Il culto della morte nella contemporaneità celebra il nichilismo e di conseguenza il post-materialismo, il post-consumismo, che si traveste da pseudo-climatologia, vana preoccupazione per l’ambiente, senza alcun rispetto per la Natura. L’imperativo di Jonas è ancora lontano dall’essere compreso ed attuato. Il tabù della Morte viene esorcizzato attraverso un culto recondito. Tutto finisce con la vita. Non c’è una visione di un al di là. Tutto è al di qua, anche la teologia. Marx ha vinto, anche se ha perso a livello politico. Questo è il profondo senso di Molto più grande: la realtà è molto più grande di quanto possiamo percepirla.
Andrea Biondi, nato a Rimini nel1986, si è laureato in Lettere all’Università di Urbino nel 2009 e specializzato in Scienze Religiose nel 2017. Nel 2019 si è laureato in Antropologia culturale all’Università di Bologna. Sempre con Fara ha pubblicato: Le campagne hanno bocche (Faraexcelsior 2017); Ghironda (2019) e La gente di quassù è nemica (2022). Insegna nelle scuole superiori del maceratese.
Ci rompono ancora l’anima
con inferno e paradiso
come se fossimo bambini capricciosi.
Inferno e paradiso sono, secondo gli ortodossi ed anche i mistici tedeschi, la stessa luce divina, lo stesso fuoco d’Amore, percepiti in modo diverso. La Valtorta scriveva: «In Paradiso è fuoco di amore perfetto. In Purgatorio è fuoco di amore purificatore. In Inferno è fuoco di amore offeso.
Non mi capacito
di una necrofilia
così diffusa.
Perché gli uomini
amano tanto la morte?
Deve avergli promesso
qualcosa in cambio
Il culto della morte nella contemporaneità celebra il nichilismo e di conseguenza il post-materialismo, il post-consumismo, che si traveste da pseudo-climatologia, vana preoccupazione per l’ambiente, senza alcun rispetto per la Natura. L’imperativo di Jonas è ancora lontano dall’essere compreso ed attuato. Il tabù della Morte viene esorcizzato attraverso un culto recondito. Tutto finisce con la vita. Non c’è una visione di un al di là. Tutto è al di qua, anche la teologia. Marx ha vinto, anche se ha perso a livello politico. Questo è il profondo senso di Molto più grande: la realtà è molto più grande di quanto possiamo percepirla.
Andrea Biondi, nato a Rimini nel1986, si è laureato in Lettere all’Università di Urbino nel 2009 e specializzato in Scienze Religiose nel 2017. Nel 2019 si è laureato in Antropologia culturale all’Università di Bologna. Sempre con Fara ha pubblicato: Le campagne hanno bocche (Faraexcelsior 2017); Ghironda (2019) e La gente di quassù è nemica (2022). Insegna nelle scuole superiori del maceratese.

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