Commento
critico sul poema "La danza de 'I Santoro' in un 'Kalispera'" di
Emanuela Rizzo
Il poema di
Emanuela Rizzo, "La danza di 'I Santoro' in un 'Kalispera'", evoca un
senso di nostalgia e di eternità attraverso immagini delicate e un linguaggio
poetico raffinato. Il tema principale è la memoria e il ricordo dei nonni che
danzano leggeri, senza tempo, come se fossero parte di una dimensione eterna e
sospesa.
La struttura
del poema è fluida, simile a una danza, con versi liberi e parole che sembrano
muoversi dolcemente. La poetessa utilizza metafore potenti e immagini
suggestive: i passi dei nonni sono descritti come "note fluttuanti",
e i marmi su cui danzano raccontano storie antiche. L’uso di simboli come
"il vento" e "la primavera" rappresenta la ciclicità della
vita e la connessione profonda con la natura e le tradizioni.
Particolarmente
significative sono le mani dei nonni, descritte come "piene di grazia, se
pur tremanti", un’immagine che trasmette un senso di vulnerabilità ma
anche di bellezza eterna. L'idea di intrecciare sogni di "eterni
istanti" sottolinea la volontà di immortalare momenti fugaci nella memoria
collettiva.
L’eco della
musica, che si riflette tra le "pareti infinite del loro tempo",
rappresenta un legame intramontabile tra passato e presente. L’ambientazione
crepuscolare, con "la luce calante della sera", richiama un’atmosfera
malinconica e intima.
L’ultimo
verso, che celebra "I Santoro" come i greci che cantano la "goia
vera" di un "Kalispera", crea un ponte tra la cultura familiare
e quella classica, sottolineando l'importanza delle radici e della continuità
della tradizione.
In sintesi,
il poema di Emanuela Rizzo è un'opera profondamente evocativa e suggestiva, che
riesce a trasmettere un senso di dolcezza, malinconia e sacralità della memoria
familiare. Con uno stile elegante e poetico, l’autrice ci invita a riflettere
sul valore della tradizione e sull'importanza di mantenere vivi i ricordi che
ci legano alle nostre origini.
Sofia Skleida, insegnante e scrittice
Recensione
di Salvino Sagone scrittore
Scende a
sera il sogno e racconta di suoni e di voli ancestrali nati tra veli di
pensieri smarriti e ritrovati in nicchie a ricordo di amori e cuori d'amanti
ove le mani accarezzano la vita più dolce e il tempo senza tempo dell'essere
stati in un voler bene senza pigione e contratti. Siamo qui come riflessi
dell'allora vissuto in questo indimenticabile suono di tamburi di cuore che ci
accompagna a noi stessi. M'accosto ai tuoi pensieri e li mi fermo a riposare.
Kalispera.
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