novembre 12, 2024
Una poesia “colta che cerca di fare a meno dell’ornamento”
La soluzione è una raccolta di poesia di Vincenza Scuderi, edita da Fara, Rimini 2024, classificata terza ex aequo al concorso Narrapoetando, ed. 2024. Vincenza Scuderi è nata a Catania nel 1972, germanista presso l’Università della città, saggista, traduttrice, poetessa, autrice di racconti, redattrice della rivista antimafia LeSiciliane-Casablanca. Vive fra la Sicilia e la Repubblica Ceca. Con Accade soprattutto per la strada ha vinto il concorso “Pubblica con noi 2013” di Fara Editore. Tra le sue opere segnaliamo la traduzione delle Lettere del ritorno di Hugo von Hofmannsthal (Villaggio Maori 2015). Come scrive Massimiliano Bardotti nelle “Motivazioni della giuria”: «C’è una fulgente ironia, in questi versi spesso brevi e appuntiti, benché si affacci, sempre senza mai volersi far troppo vedere, una concreta amarezza. Si affronta una malattia in questi versi, eppure ci si ritrova spesso a sorridere…».
Vediamo qualche verso:
Ti aspetto
come si aspetta
la luce
della dea
Riprende il catulliano Carme 51 in conversione: Ille mi par esse deo videtur. Rivisitazione dell’Ode 31 di Saffo (Φαίνεταί μοι κῆνος ἴσος θέοισιν). I versi della Scuderi, concisi, laconici, sono intrisi di tematiche classiciste.
In attesa del corpo glorioso
senza fretta mi godo
l’esistenza di questo.
Anche questo componimento riprende un motivo paolino: «È necessario infatti che questo corpo corruttibile si vesta di incorruttibilità e questo corpo mortale si vesta di immortalità. Quando poi questo corpo corruttibile si sarà vestito d’incorruttibilità e questo corpo mortale d’immortalità, si compirà la parola della Scrittura: La morte è stata ingoiata per la vittoria» (1 Cor 15,53-54).
Lo stile della Scuderi si presenta come neo-ermetico, epigrammatico, senza fronzoli, senza ornamenti, come sottolinea Anna Ruotolo, tra le “Motivazioni della giuria”, uno stile essenziale, fatto di pungenti frecciate, come “fescennini versus”. È una poesia rudimentale, che nella sua esposizione, anche ancestrale, si avvicina molto al tipo neo-futuristico della messaggeria contemporanea dei social. L’“Uomo del mio tempo” non ha tempo più per leggere, per meditare, per pensare. Heidegger sottolineava: «L’uomo contemporaneo non pensa più!». È un uomo macchina. E per di più ci avviciniamo all’era delle intelligenze artificiali. La poetica della Nostra ci invita allora ad una riflessone profonda, sulle tematiche essenziali, ridotte all’osso, della vita quotidiana. Proprio per questa ungarettiana simplicitas i suoi versi non ci possono lasciare indifferenti.
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