E FU SERA E FU MATTINA di Francesco Randazzo, Fara Editore
Francesco Randazzo, laureato in Regia all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio D’Amico” di Roma, lavora in Italia e all’estero come regista e autore. Ha fondato la Compagnia degli Ostinati – Officina Teatro, della quale è stato direttore artistico. Ha pubblicato testi teatrali, poesie (con Fara, Itaca deserta ruggine, 2020), racconti e quattro romanzi. Numerosi i premi di drammaturgia e letteratura nazionali e internazionali. Sue pièces sono state tradotte in spagnolo, ceco, francese e inglese. Con Graphofeel, negli ultimi anni, sono usciti: I duellanti di Algeri (2019), L’amore è quiete accesa (2021) e Freme la vita. I sogni di Goffredo Mameli (2024).
Ogni parola è un’invenzione, ogni suono è una scoperta, ogni silenzio è rivelazione. Di tutte le lingue del mondo quella che ha tutte le risposte è proprio quella che non sai: così si dice nella nota editoriale.
Di questo libro in tal modo si è espressa (trovandomi d’accordo) Daniela Domenici: «Sono appena riemersa dalle emozioni che mi ha regalato questa superba silloge poetica di Francesco Randazzo, regista teatrale, scrittore e poeta di origine siracusana le cui numerose opere ho avuto il piacere di recensire in questi anni. Due anni fa a proposito della sua silloge Sabbia aspra ho scritto: Mi ha affascinato ed emozionato sia per l’ampiezza dei temi trattati che per la straordinaria e multiforme varietà di stili adottati che per la spiritualità di cui sono intrise molte altre oltremodo particolari, infine, per la sua profonda conoscenza della mitologia; queste parole valgono anche per la sua nuova opera perché Randazzo sa utilizzare, con sapiente maestria e apparente nonchalance, l’enjambement e l’anafora, l’allitterazione e l’onomatopea, la sinestesia e la rima interna, è infatti un profluvio di stili che emozionano (…). La silloge è composta da sessantatré liriche, ventiquattro nel primo e nel secondo libro e quindici nel terzo; il primo s’intitola ‘Stanze del paradosso di Schroedinger’ in cui trovano spazio anche molte liriche dedicate al periodo della pandemia (quante/i di voi conoscono questo paradosso?), il secondo ‘Ogni volta c’è un Dio che fugge, libro d’ore’ è intriso di profonda fede e spiritualità e il terzo, che ha lo stesso titolo della silloge, è distopico, è una specie di apocalisse assolutamente originale da cui emerge il suo amore per il mondo animale.»
Raccolta interessante, insieme che vi consiglio.
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